C&rsquo;&egrave; stato un tempo ormai lontano, quasi dimenticato, agli albori di quel secolo breve che &egrave; stato il Novecento, in cui quel football inventato dagli inglesi cominciava a prendere piede in tutta Europa, durante il quale sorgevano le prime grandi potenze del calcio. L&rsquo;Ungheria, anche molto prima della Squadra d&rsquo;Oro, &egrave; stata una di queste: gi&agrave; dagli anni &rsquo;30 bastava nominare i magiari per incutere timore reverenziale negli avversari. Il 16 settembre di 110 anni fa nasceva uno dei giocatori ungheresi pi&ugrave; forti di sempre, Gyorgy Sarosi. <o:p></o:p> <h2>I primi anni, gli studi e il calcio<o:p></o:p></h2> Nato a Budapest, fin da giovanissimo dimostra di essere un vero e proprio talento. Il calcio per&ograve; sta vivendo quella fase di trasformazione da gioco piacevole e molto praticato a vero e proprio sport professionistico e il giovane Gyorgy, brillante studente di giurisprudenza, &egrave; molto combattuto tra diventare avvocato o intraprendere una carriera da atleta. Le grandissime insistenze del Ferencvaros, che lo aggrega in prima squadra appena diciannovenne, lo convincono definitivamente a giocare a calcio, scongiurando cos&igrave; il rischio pi&ugrave; che concreto di privare la storia del football di uno dei suoi interpreti pi&ugrave; grandi. Sarosi &egrave; un giocatore estremamente duttile: la sua azione svaria per tutto il fronte offensivo, non &egrave; un centravanti ma segna tantissimo. In alcune occasioni viene impiegato anche come difensore centrale, altro ruolo che interpreta alla perfezione. Esordisce giovanissimo anche in nazionale, contro la Jugoslavia nel 1931, stesso anno in cui incrocia per la prima volta il suo destino con l&rsquo;Italia, paese che in futuro diventer&agrave; sua patria d&rsquo;adozione: il 13 dicembre di quell&rsquo;anno infatti affronta la nostra nazionale a Torino in quel match deciso all&rsquo;ultimo minuto dalla rete di <a href="https://www.guerinsportivo.it/news/il-cuoio/accadde-oggi/2021/12/13-5017799/zona_cesarini_90_anni_fa_il_gol_al_90esimo_piu_celebre_di_sempre">Renato Cesarini, che fa diventare celebre la "Zona"</a>. <o:p></o:p> <h2>Gyorgy Sarosi, fuoriclasse magiaro <o:p></o:p></h2> Con il Ferencvaros vince ben cinque campionati ungheresi, oltre che la Coppa Dell&rsquo;Europa Centrale del 1937, sconfiggendo nella doppia finale la Lazio di Silvio Piola (due triplette per Sarosi nella doppia sfida), mentre con la maglia della nazionale magiara gioca sia i mondiali del 1934 che del 1938. Nel Mondiale Francese indossa la fascia da capitano, arriva in finale, segna anche il gol che accorcia le distanze a venti minuti dal termine, prima di arrendersi alla rete di quel Piola che l&rsquo;anno precedente aveva superato in Coppa. Il vizio del gol non se lo lever&agrave; per tutta la vita: in un periodo in cui non tutti i tabellini sono pervenuti, Sarosi conta 382 presenze e 351 gol con il Ferencvaros, ma c&rsquo;&egrave; chi giurerebbe che sono molti di pi&ugrave;. <o:p></o:p> <h2></h2> <h2>La carriera da allenatore in italia<o:p></o:p><o:p>&nbsp;</o:p></h2> Una volta appesi gli scarpini al chiodo nel 1948 lascia la patria natia alla volta dell&rsquo;Italia, probabilmente non contento della politica filo-sovietica ungherese, ufficialmente per diventare allenatore. Gyorgy, soprannominato dottor Sarosi dalla stampa nostrana, aveva terminato gli studi universitari durante la carriera, risultando a tutti gli effetti avvocato. Nel nostro paese allena con fortune altalenanti Bari, Lucchese, Genoa, Roma, Bologna, Brescia e si laurea campione d&rsquo;Italia alla guida della Juventus nel 1952. Rimane per tutta la vita in Italia, a Genoa per la precisione, dove si spegne il 20 giugno del 1993 all&rsquo;et&agrave; di ottant&rsquo;anni.

        C&rsquo;&egrave; stato un tempo ormai lontano, quasi dimenticato, agli albori di quel secolo breve che &egrave; stato il Novecento, in cui quel football inventato dagli inglesi cominciava a prendere piede in tutta Europa, durante il quale sorgevano le prime grandi potenze del calcio. L&rsquo;Ungheria, anche molto prima della Squadra d&rsquo;Oro, &egrave; stata una di queste: gi&agrave; dagli anni &rsquo;30 bastava nominare i magiari per incutere timore reverenziale negli avversari. Il 16 settembre di 110 anni fa nasceva uno dei giocatori ungheresi pi&ugrave; forti di sempre, Gyorgy Sarosi.  I primi anni, gli studi e il calcio Nato a Budapest, fin da giovanissimo dimostra di essere un vero e proprio talento. Il calcio per&ograve; sta vivendo quella fase di trasformazione da gioco piacevole e molto praticato a vero e proprio sport professionistico e il giovane Gyorgy, brillante studente di giurisprudenza, &egrave; molto combattuto tra diventare avvocato o intraprendere una carriera da atleta. Le grandissime insistenze del Ferencvaros, che lo aggrega in prima squadra appena diciannovenne, lo convincono definitivamente a giocare a calcio, scongiurando cos&igrave; il rischio pi&ugrave; che concreto di privare la storia del football di uno dei suoi interpreti pi&ugrave; grandi. Sarosi &egrave; un giocatore estremamente duttile: la sua azione svaria per tutto il fronte offensivo, non &egrave; un centravanti ma segna tantissimo. In alcune occasioni viene impiegato anche come difensore centrale, altro ruolo che interpreta alla perfezione. Esordisce giovanissimo anche in nazionale, contro la Jugoslavia nel 1931, stesso anno in cui incrocia per la prima volta il suo destino con l&rsquo;Italia, paese che in futuro diventer&agrave; sua patria d&rsquo;adozione: il 13 dicembre di quell&rsquo;anno infatti affronta la nostra nazionale a Torino in quel match deciso all&rsquo;ultimo minuto dalla rete di Renato Cesarini, che fa diventare celebre la "Zona".  Gyorgy Sarosi, fuoriclasse magiaro  Con il Ferencvaros vince ben cinque campionati ungheresi, oltre che la Coppa Dell&rsquo;Europa Centrale del 1937, sconfiggendo nella doppia finale la Lazio di Silvio Piola (due triplette per Sarosi nella doppia sfida), mentre con la maglia della nazionale magiara gioca sia i mondiali del 1934 che del 1938. Nel Mondiale Francese indossa la fascia da capitano, arriva in finale, segna anche il gol che accorcia le distanze a venti minuti dal termine, prima di arrendersi alla rete di quel Piola che l&rsquo;anno precedente aveva superato in Coppa. Il vizio del gol non se lo lever&agrave; per tutta la vita: in un periodo in cui non tutti i tabellini sono pervenuti, Sarosi conta 382 presenze e 351 gol con il Ferencvaros, ma c&rsquo;&egrave; chi giurerebbe che sono molti di pi&ugrave;.   La carriera da allenatore in italia&nbsp; Una volta appesi gli scarpini al chiodo nel 1948 lascia la patria natia alla volta dell&rsquo;Italia, probabilmente non contento della politica filo-sovietica ungherese, ufficialmente per diventare allenatore. Gyorgy, soprannominato dottor Sarosi dalla stampa nostrana, aveva terminato gli studi universitari durante la carriera, risultando a tutti gli effetti avvocato. Nel nostro paese allena con fortune altalenanti Bari, Lucchese, Genoa, Roma, Bologna, Brescia e si laurea campione d&rsquo;Italia alla guida della Juventus nel 1952. Rimane per tutta la vita in Italia, a Genoa per la precisione, dove si spegne il 20 giugno del 1993 all&rsquo;et&agrave; di ottant&rsquo;anni.        

Nato il 16 settembre del 1912 e soprannominato &ldquo;il dottore&rdquo; per la sua laurea in giurisprudenza, ha vestito in carriera solo la maglia del Ferencvaros e quella della nazionale ungherese

Gyorgy Sárosi: l’avvocato magiaro con il vizio del gol

L&rsquo;esordio mondiale del 1982 di El Salvador rappresenta ancora, statistiche alla mano, la sconfitta pi&ugrave; larga nella storia della Coppa del Mondo. In quel 15 giugno di 40 anni fa i centroamericani vennero sconfitti dall&rsquo;Ungheria per 10 a 1, una d&eacute;b&acirc;cle senza precedenti, che per&ograve; affonda le radici, pi&ugrave; che nell&rsquo;inettitudine dei giocatori in campo, in numerosi e diversi fattori che per un motivo o un altro marcarono negativamente la spedizione de La&nbsp;Selecta. <o:p></o:p> <h2>El Salvador, calcio e guerra<o:p></o:p></h2> Iniziamo con una premessa che ai fini del nostro racconto potrebbe sembrare marginale, ma che non lo &egrave; affatto: El Salvador nel 1982 &egrave; un Paese dilaniato dalla guerra civile. Le forze governative e il Fronte Farabundo Mart&igrave; per la Liberazione Nazionale si affrontano in una sanguinosa lotta senza quartiere ormai da circa due anni. Gli schieramenti, come nella maggior parte delle guerre civili all&rsquo;epoca della cortina di ferro, godono rispettivamente dell&rsquo;appoggio e delle armi degli Stati Uniti e dell&rsquo;Unione Sovietica. All&rsquo;interno di questo clima, i ragazzi di El Salvador conquistano un&rsquo;incredibile qualificazione al Mondiale spagnolo, la seconda della loro storia dopo quella che nel 1969 pose le basi per l<a href="https://www.guerinsportivo.it/news/il-cuoio/accadde-oggi/2021/07/14-4490322/il_14_luglio_del_1969_scoppio_la_guerra_del_calcio">a Guerra del Calcio contro Honduras</a>. <o:p></o:p> <h2>Un Mondiale travagliato <o:p></o:p></h2> La federazione calcistica del Paese centroamericano &egrave; disseminata di funzionari corrotti che vedono nella nazionale e nella qualificazione al Mondiale pi&ugrave; un&rsquo;opportunit&agrave; di lucro che un traguardo sportivo. Il cammino dei ragazzi de La Selecta, trascinati fino a quel momento da un certo Magico Gonzalez, inizia subito in salita: l&rsquo;ultima amichevole in patria i giocatori di El Salvador la disputano il 6 giugno, appena 9 giorni prima dell&rsquo;esordio contro l&rsquo;Ungheria, con la maggior parte delle squadre che sono gi&agrave; in Spagna. Il viaggio &egrave; un&rsquo;odissea di scali e ritardi: la nazionale impiega quarantotto ore per arrivare a Madrid, prima di prendere un ultimo volo per Alicante. Qui ad attenderli c&rsquo;&egrave; un pullman con i colori del Messico: probabilmente gli organizzatori, vista la situazione in patria, non credevano che i salvadoregni alla fine avrebbero partecipato. Per una curiosa beffa del destino l&rsquo;hotel sede del ritiro a Campoamor sorge proprio di fianco a un centro di tiro al piattello, costringendo i giocatori a sentire gli spari e a far tornare alla memoria la tremenda situazione che erano costretti a vivere a El Salvador. I problemi legati all&rsquo;organizzazione si fanno vedere subito: la federazione porta solamente 20 giocatori, invece di 22, adducendo come scusa l&rsquo;elevato esborso economico. In realt&agrave; molti funzionari portano in Europa le proprie famiglie, utilizzando i posti dello staff e addirittura dei calciatori. Come se non bastasse, appena arrivati i giocatori si rendono conto che delle 7 divise ufficiali che l&rsquo;Adidas aveva inviato alla nazionale ne erano sparite ben quattro, oltre a tutti i venticinque palloni Tango. I salvadoregni si allenano cos&igrave; con altri (pochi) palloni rimediati, e il giorno della partita contro l&rsquo;Ungheria ne chiedono in prestito un paio agli avversari, per utilizzarli durante il riscaldamento. I ragazzi centroamericani non riescono nemmeno a prepararsi tatticamente, non conoscono affatto l&rsquo;avversario, visto che la federazione mesi prima aveva rifiutato di fare una tourn&eacute;e in Europa a discapito di una molto pi&ugrave; lucrosa in centro e sud America. <h2>La disfatta dei salvadoregni<o:p></o:p></h2> Viste queste premesse, la partita non pu&ograve; che rivelarsi un disastro. La Selecta, nonostante l&rsquo;ottimo percorso ottenuto durante le qualificazioni, non si &egrave; mai misurata con il calcio europeo, e l&rsquo;impatto risulta subito traumatico: a Elche contro l&rsquo;Ungheria dopo ventitr&eacute; giri di lancette vanno sotto di tre reti. Dopo pochi minuti Rugam&agrave;s, mediano incontrista, si infortuna e al suo posto viene inserito disperatamente un attaccante, Luis Ramirez Zapata. Nonostante le difficolt&agrave; i salvadoregni tengono il campo e finiscono la prima frazione sul 3-0. L&rsquo;impreparazione tattica dei centroamericani purtroppo alla lunga si fa sentire, i magiari li attendono e ripartono in contropiede e ne fanno altri due all&rsquo;inizio del secondo tempo. Poi, arriva inaspettato un momento di gloria: El Magico Gonzalez si invola sulla sinistra, serve Ramirez Zapata che insacca e segna il primo, e ancora unico, gol della storia salvadoregna ai Mondiali. Alcuni giocatori esultano smodatamente, in fin dei conti si tratta del gol della bandiera, ma in quell&rsquo;esultanza probabilmente sono concentrate tutte le difficolt&agrave; e tutta la sofferenza patita dai giocatori de La Selecta. Il resto della partita si trasforma in un incubo: i magiari segnano altre 5 volte, chiudendo il match con il pi&ugrave; alto numero di gol segnati in una partita della Coppa del Mondo. El Salvador perder&agrave; anche le successive due partite, anche se senza ulteriori umiliazioni. Una volta tornati in patria molti giocatori di quella squadra non trovarono pi&ugrave; club disposti a farli giocare, l&rsquo;unico che nella sfortuna riusc&igrave; a cavarsela fu El Magico Gonzalez, che con il suo estro era riuscito a incantare molte squadre europee. Il fantasista centroamericano rimarr&agrave; a giocare nel Vecchio Continente, ricevendo proposte da numerosi grandi club. Ma questa &egrave; un&rsquo;altra storia. <o:p></o:p> <h2>Ungheria-El Salvador 10-1 del 15 giugno 1982: il tabellino&nbsp;<o:p></o:p></h2> UNGHERIA: M&eacute;sz&aacute;ros, B&aacute;lint, Martos, Garaba, T&oacute;th, M&uuml;ller (23&prime;st Szentes), Nyilasi, Sallai, Fazekas, T&ouml;r?csik (11&prime;st L. Kiss), P&ouml;l&ouml;skei. A DISP.: Rab, Bodonyi, Csongradi, Kerekes, Csuhay, Katzirz, Varga, Csapo, I. Kiss. ALL.: M&eacute;sz&ouml;ly. <o:p></o:p> EL SALVADOR: Mora, Castillo,Jovel, Rodr&iacute;guez, Recinos, Huezo, Rugamas ( 30&rsquo; Ram&iacute;rez Zapata), Ventura (34&rsquo; st Fagoaga), Rivas, F. Hern&aacute;ndez, M&aacute;gico Gonz&aacute;lez. A DISP.: Hernandez, Aquino, Osorto, Ragazzone, Diaz, J. Hern&aacute;ndez, Munguia, Alfaro. ALL: Rodriguez.<o:p></o:p> ARBITRO: Al Doy Ebrahim (Bahrain).<o:p></o:p> MARCATORI: 4&prime; 38&rsquo;st Nyilasi, 11&prime; P&ouml;l&ouml;skei, 23&prime; 9&prime;st Fazekas, 5&prime;st T&oacute;th, 19&prime;st Ramirez Zapata (E), 25&prime;st 28&rsquo;st 33&rsquo;st L. Kiss, 26&prime;st Szentes.

        L&rsquo;esordio mondiale del 1982 di El Salvador rappresenta ancora, statistiche alla mano, la sconfitta pi&ugrave; larga nella storia della Coppa del Mondo. In quel 15 giugno di 40 anni fa i centroamericani vennero sconfitti dall&rsquo;Ungheria per 10 a 1, una d&eacute;b&acirc;cle senza precedenti, che per&ograve; affonda le radici, pi&ugrave; che nell&rsquo;inettitudine dei giocatori in campo, in numerosi e diversi fattori che per un motivo o un altro marcarono negativamente la spedizione de La&nbsp;Selecta.  El Salvador, calcio e guerra Iniziamo con una premessa che ai fini del nostro racconto potrebbe sembrare marginale, ma che non lo &egrave; affatto: El Salvador nel 1982 &egrave; un Paese dilaniato dalla guerra civile. Le forze governative e il Fronte Farabundo Mart&igrave; per la Liberazione Nazionale si affrontano in una sanguinosa lotta senza quartiere ormai da circa due anni. Gli schieramenti, come nella maggior parte delle guerre civili all&rsquo;epoca della cortina di ferro, godono rispettivamente dell&rsquo;appoggio e delle armi degli Stati Uniti e dell&rsquo;Unione Sovietica. All&rsquo;interno di questo clima, i ragazzi di El Salvador conquistano un&rsquo;incredibile qualificazione al Mondiale spagnolo, la seconda della loro storia dopo quella che nel 1969 pose le basi per la Guerra del Calcio contro Honduras.  Un Mondiale travagliato  La federazione calcistica del Paese centroamericano &egrave; disseminata di funzionari corrotti che vedono nella nazionale e nella qualificazione al Mondiale pi&ugrave; un&rsquo;opportunit&agrave; di lucro che un traguardo sportivo. Il cammino dei ragazzi de La Selecta, trascinati fino a quel momento da un certo Magico Gonzalez, inizia subito in salita: l&rsquo;ultima amichevole in patria i giocatori di El Salvador la disputano il 6 giugno, appena 9 giorni prima dell&rsquo;esordio contro l&rsquo;Ungheria, con la maggior parte delle squadre che sono gi&agrave; in Spagna. Il viaggio &egrave; un&rsquo;odissea di scali e ritardi: la nazionale impiega quarantotto ore per arrivare a Madrid, prima di prendere un ultimo volo per Alicante. Qui ad attenderli c&rsquo;&egrave; un pullman con i colori del Messico: probabilmente gli organizzatori, vista la situazione in patria, non credevano che i salvadoregni alla fine avrebbero partecipato. Per una curiosa beffa del destino l&rsquo;hotel sede del ritiro a Campoamor sorge proprio di fianco a un centro di tiro al piattello, costringendo i giocatori a sentire gli spari e a far tornare alla memoria la tremenda situazione che erano costretti a vivere a El Salvador. I problemi legati all&rsquo;organizzazione si fanno vedere subito: la federazione porta solamente 20 giocatori, invece di 22, adducendo come scusa l&rsquo;elevato esborso economico. In realt&agrave; molti funzionari portano in Europa le proprie famiglie, utilizzando i posti dello staff e addirittura dei calciatori. Come se non bastasse, appena arrivati i giocatori si rendono conto che delle 7 divise ufficiali che l&rsquo;Adidas aveva inviato alla nazionale ne erano sparite ben quattro, oltre a tutti i venticinque palloni Tango. I salvadoregni si allenano cos&igrave; con altri (pochi) palloni rimediati, e il giorno della partita contro l&rsquo;Ungheria ne chiedono in prestito un paio agli avversari, per utilizzarli durante il riscaldamento. I ragazzi centroamericani non riescono nemmeno a prepararsi tatticamente, non conoscono affatto l&rsquo;avversario, visto che la federazione mesi prima aveva rifiutato di fare una tourn&eacute;e in Europa a discapito di una molto pi&ugrave; lucrosa in centro e sud America.  La disfatta dei salvadoregni Viste queste premesse, la partita non pu&ograve; che rivelarsi un disastro. La Selecta, nonostante l&rsquo;ottimo percorso ottenuto durante le qualificazioni, non si &egrave; mai misurata con il calcio europeo, e l&rsquo;impatto risulta subito traumatico: a Elche contro l&rsquo;Ungheria dopo ventitr&eacute; giri di lancette vanno sotto di tre reti. Dopo pochi minuti Rugam&agrave;s, mediano incontrista, si infortuna e al suo posto viene inserito disperatamente un attaccante, Luis Ramirez Zapata. Nonostante le difficolt&agrave; i salvadoregni tengono il campo e finiscono la prima frazione sul 3-0. L&rsquo;impreparazione tattica dei centroamericani purtroppo alla lunga si fa sentire, i magiari li attendono e ripartono in contropiede e ne fanno altri due all&rsquo;inizio del secondo tempo. Poi, arriva inaspettato un momento di gloria: El Magico Gonzalez si invola sulla sinistra, serve Ramirez Zapata che insacca e segna il primo, e ancora unico, gol della storia salvadoregna ai Mondiali. Alcuni giocatori esultano smodatamente, in fin dei conti si tratta del gol della bandiera, ma in quell&rsquo;esultanza probabilmente sono concentrate tutte le difficolt&agrave; e tutta la sofferenza patita dai giocatori de La Selecta. Il resto della partita si trasforma in un incubo: i magiari segnano altre 5 volte, chiudendo il match con il pi&ugrave; alto numero di gol segnati in una partita della Coppa del Mondo. El Salvador perder&agrave; anche le successive due partite, anche se senza ulteriori umiliazioni. Una volta tornati in patria molti giocatori di quella squadra non trovarono pi&ugrave; club disposti a farli giocare, l&rsquo;unico che nella sfortuna riusc&igrave; a cavarsela fu El Magico Gonzalez, che con il suo estro era riuscito a incantare molte squadre europee. Il fantasista centroamericano rimarr&agrave; a giocare nel Vecchio Continente, ricevendo proposte da numerosi grandi club. Ma questa &egrave; un&rsquo;altra storia.  Ungheria-El Salvador 10-1 del 15 giugno 1982: il tabellino&nbsp; UNGHERIA: M&eacute;sz&aacute;ros, B&aacute;lint, Martos, Garaba, T&oacute;th, M&uuml;ller (23&prime;st Szentes), Nyilasi, Sallai, Fazekas, T&ouml;r?csik (11&prime;st L. Kiss), P&ouml;l&ouml;skei. A DISP.: Rab, Bodonyi, Csongradi, Kerekes, Csuhay, Katzirz, Varga, Csapo, I. Kiss. ALL.: M&eacute;sz&ouml;ly.  EL SALVADOR: Mora, Castillo,Jovel, Rodr&iacute;guez, Recinos, Huezo, Rugamas ( 30&rsquo; Ram&iacute;rez Zapata), Ventura (34&rsquo; st Fagoaga), Rivas, F. Hern&aacute;ndez, M&aacute;gico Gonz&aacute;lez. A DISP.: Hernandez, Aquino, Osorto, Ragazzone, Diaz, J. Hern&aacute;ndez, Munguia, Alfaro. ALL: Rodriguez. ARBITRO: Al Doy Ebrahim (Bahrain). MARCATORI: 4&prime; 38&rsquo;st Nyilasi, 11&prime; P&ouml;l&ouml;skei, 23&prime; 9&prime;st Fazekas, 5&prime;st T&oacute;th, 19&prime;st Ramirez Zapata (E), 25&prime;st 28&rsquo;st 33&rsquo;st L. Kiss, 26&prime;st Szentes.       

Goleada dei magiari ai salvadoregni, arrivati a disputare la gara in condizioni ai limiti del grottesco nel Mundial vinto dagli Azzurri di Bearzot

Spagna ’82, Ungheria-El Salvador 10-1: storia di una disfatta Mondiale

Dell&rsquo;Aranycsapat (&ldquo;squadra d&rsquo;oro&rdquo;), la nazionale ungherese pi&ugrave; forte di sempre, era il centravanti arretrato, il &ldquo;falso nueve&rdquo; come si dice oggi. Un ruolo inventato dal ct Sebes e tagliato su misura per Nandor Hidegkuti che, con i suoi movimenti, lasciava spazio ai veri attaccanti di quella squadra formidabile: Puskas e Kocsis. Ma Hidegkuti i gol li segnava eccome! Ben 39 in 69 partite con la nazionale, tra cui la splendida tripletta ai maestri inglesi a Wembley in un 6-3 che ha fatto storia. Alla vigilia della partita, Gianni Brera chiese al ct inglese Winterbottom se avrebbe fatto marcare a uomo Hidegkuti, la risposta fu: &ldquo;Il nostro stopper lo seguir&agrave; fin quando lo riterr&agrave; opportuno&rdquo;. Il giornalista disse poco dopo a un suo collega: &ldquo;Domani ne prendono sei&rdquo;. Previsione azzeccata. <h2>Il Miracolo di Berna</h2> La favola della Grande Ungheria si interruppe poi a Berna dove sub&igrave; l&rsquo;unica sconfitta in 50 partite, e purtroppo era la pi&ugrave; importante di tutte: la finale dei Mondiali 1954 contro la Germania Ovest. Con un Puskas a mezzo servizio a causa di un infortunio, i magiari si fecero rimontare da 0-2 a 3-2. E pensare che al primo turno avevano strapazzato 8-3 i tedeschi con Hidegkuti autore di una doppietta. Proprio per questo l'inaspettata impresa teutonica passer&agrave; alla storia come "il Miracolo di Berna".&nbsp; <h2>La fine della Grande Ungheria e l'esperienza in Serie A &nbsp;</h2> Le rivolte di Budapest del 1956 divisero per sempre la &ldquo;squadra d&rsquo;oro&rdquo;: molti si rifugiarono in altri Paesi, mentre il centravanti rimase nella sua Ungheria disputando anche i Mondiali 1958. Poco dopo, arriv&ograve; in Italia ad allenare la Fiorentina vincendo la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe nel 1960-61, il primo trofeo europeo conquistato da un'italiana, l'unico della storia viola. In seguito ha guidato anche il Mantova. Oggi, 3 marzo 2022, il primo &ldquo;falso nueve&rdquo; della storia avrebbe compiuto 100 anni. E nel calcio che vediamo tutti i giorni, si sarebbe ritrovato sicuramente a suo agio.

        Dell&rsquo;Aranycsapat (&ldquo;squadra d&rsquo;oro&rdquo;), la nazionale ungherese pi&ugrave; forte di sempre, era il centravanti arretrato, il &ldquo;falso nueve&rdquo; come si dice oggi. Un ruolo inventato dal ct Sebes e tagliato su misura per Nandor Hidegkuti che, con i suoi movimenti, lasciava spazio ai veri attaccanti di quella squadra formidabile: Puskas e Kocsis. Ma Hidegkuti i gol li segnava eccome! Ben 39 in 69 partite con la nazionale, tra cui la splendida tripletta ai maestri inglesi a Wembley in un 6-3 che ha fatto storia. Alla vigilia della partita, Gianni Brera chiese al ct inglese Winterbottom se avrebbe fatto marcare a uomo Hidegkuti, la risposta fu: &ldquo;Il nostro stopper lo seguir&agrave; fin quando lo riterr&agrave; opportuno&rdquo;. Il giornalista disse poco dopo a un suo collega: &ldquo;Domani ne prendono sei&rdquo;. Previsione azzeccata. Il Miracolo di Berna La favola della Grande Ungheria si interruppe poi a Berna dove sub&igrave; l&rsquo;unica sconfitta in 50 partite, e purtroppo era la pi&ugrave; importante di tutte: la finale dei Mondiali 1954 contro la Germania Ovest. Con un Puskas a mezzo servizio a causa di un infortunio, i magiari si fecero rimontare da 0-2 a 3-2. E pensare che al primo turno avevano strapazzato 8-3 i tedeschi con Hidegkuti autore di una doppietta. Proprio per questo l'inaspettata impresa teutonica passer&agrave; alla storia come "il Miracolo di Berna".&nbsp; La fine della Grande Ungheria e l'esperienza in Serie A &nbsp; Le rivolte di Budapest del 1956 divisero per sempre la &ldquo;squadra d&rsquo;oro&rdquo;: molti si rifugiarono in altri Paesi, mentre il centravanti rimase nella sua Ungheria disputando anche i Mondiali 1958. Poco dopo, arriv&ograve; in Italia ad allenare la Fiorentina vincendo la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe nel 1960-61, il primo trofeo europeo conquistato da un'italiana, l'unico della storia viola. In seguito ha guidato anche il Mantova. Oggi, 3 marzo 2022, il primo &ldquo;falso nueve&rdquo; della storia avrebbe compiuto 100 anni. E nel calcio che vediamo tutti i giorni, si sarebbe ritrovato sicuramente a suo agio.        

Nato il 3 marzo 1922, il centravanti protagonista della Grande Ungheria &egrave; il precursore di un ruolo &ldquo;moderno&rdquo;. Da allenatore vinse la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe con la Fiorentina

Nandor Hidegkuti, il centenario del primo “falso nueve”

Un primato difficilmente battibile: sei ori olimpici consecutivi nella stessa competizione, in barba all'et&agrave; e alla guerra, che ha cancellato due edizioni dei Giochi. Tutto questo (e molto di pi&ugrave;) &egrave; stato Alad&aacute;r Gerevich, il principe della scherma a cinque cerchi. Nato a J&aacute;szber&eacute;ny (Ungheria) il 16 marzo 1910, atleta forte ed elegante, specialista della sciabola. Prende parte alla sua prima Olimpiade a Los Angeles 1932, vincendo l'oro con la squadra magiara: un trionfo ungherese rinnovato quattro anni dopo a Berlino (pi&ugrave; il bronzo individuale). Poi&nbsp;la Seconda Guerra Mondiale cancella le edizioni 1940 e 1944, prima di Londra 1948. Gerevich &egrave; ancora l&igrave;, e come se il tempo si fosse fermato, si porta a casa due medaglie d'oro nella prova individuale e a squadre. Un ungherese inossidabile, che&nbsp;addirittura a Helsinki 1952 (42 anni) ottiene l'ennesimo oro a squadre, l'argento nell'individuale e il bronzo nel fioretto a squadre. Man mano che passano gli anni Alad&aacute;r Gerevich rimane ai vertici, infischiandosene del fatto di dover combattere con compagni ed avversari molto pi&ugrave; giovani, perch&eacute; si sa: la classe non ha et&agrave;. Vince il sesto oro a Melbourne con i connazionali della sciabola. Gerevich &egrave; ormai diventato una leggenda. Ma come per tutti i fuoriclasse, arriva il momento in cui bisogna raffrontarsi con la realt&agrave;: vuole partecipare ancora una volta alle Olimpiadi di Roma 1960. Ma Alad&aacute;r ha la bellezza di 50 anni compiuti e la federazione ungherese&nbsp;gli dice senza molti giri di parole che ormai &egrave; vecchio: <blockquote> <h3>"Vecchio io? Fatemi sfidare gli altri componenti della squadra di sciabola e ne riparliamo".</h3> </blockquote> Gerevich li batte tutti, battendo anche lo scetticismo. Nel concorso individuale manca la finale per una sola stoccata contro l'italiano Calvarese, poi gareggia con i compagni conquistando il suo settimo oro, decima medaglia olimpica di una carriera straordinaria: nella sua bacheca figurano anche 9 ori, 2 argenti e 2 bronzi mondiali. L'arco di tempo intercorso tra il primo oro ai Giochi e l'ultimo &egrave; di ben 28 anni. Un record forse imbattibile. Come invidiabile &egrave; la sua famiglia di sportivi: la moglie, il suocero ed il figlio salgono tutti e tre sul podio olimpico in carriera, mai per&ograve; sul gradino pi&ugrave; alto. A quello aveva gi&agrave; provveduto il principe della scherma... Alad&aacute;r Gerevich muore a Budapest il 14 maggio 1991. Fabio Ornano @fabio_ornano

Un primato difficilmente battibile: sei ori olimpici consecutivi nella stessa competizione, in barba all'et&agrave; e alla guerra, che ha cancellato due edizioni dei Giochi. Tutto questo (e molto di pi&ugrave;) &egrave; stato Alad&aacute;r Gerevich, il principe della scherma a cinque cerchi.  Nato a J&aacute;szber&eacute;ny (Ungheria) il 16 marzo 1910, atleta forte ed elegante, specialista della sciabola. Prende parte alla sua prima Olimpiade a Los Angeles 1932, vincendo l'oro con la squadra magiara: un trionfo ungherese rinnovato quattro anni dopo a Berlino (pi&ugrave; il bronzo individuale). Poi&nbsp;la Seconda Guerra Mondiale cancella le edizioni 1940 e 1944, prima di Londra 1948. Gerevich &egrave; ancora l&igrave;, e come se il tempo si fosse fermato, si porta a casa due medaglie d'oro nella prova individuale e a squadre. Un ungherese inossidabile, che&nbsp;addirittura a Helsinki 1952 (42 anni) ottiene l'ennesimo oro a squadre, l'argento nell'individuale e il bronzo nel fioretto a squadre. Man mano che passano gli anni Alad&aacute;r Gerevich rimane ai vertici, infischiandosene del fatto di dover combattere con compagni ed avversari molto pi&ugrave; giovani, perch&eacute; si sa: la classe non ha et&agrave;. Vince il sesto oro a Melbourne con i connazionali della sciabola. Gerevich &egrave; ormai diventato una leggenda. Ma come per tutti i fuoriclasse, arriva il momento in cui bisogna raffrontarsi con la realt&agrave;: vuole partecipare ancora una volta alle Olimpiadi di Roma 1960. Ma Alad&aacute;r ha la bellezza di 50 anni compiuti e la federazione ungherese&nbsp;gli dice senza molti giri di parole che ormai &egrave; vecchio:  "Vecchio io? Fatemi sfidare gli altri componenti della squadra di sciabola e ne riparliamo".  Gerevich li batte tutti, battendo anche lo scetticismo. Nel concorso individuale manca la finale per una sola stoccata contro l'italiano Calvarese, poi gareggia con i compagni conquistando il suo settimo oro, decima medaglia olimpica di una carriera straordinaria: nella sua bacheca figurano anche 9 ori, 2 argenti e 2 bronzi mondiali. L'arco di tempo intercorso tra il primo oro ai Giochi e l'ultimo &egrave; di ben 28 anni. Un record forse imbattibile. Come invidiabile &egrave; la sua famiglia di sportivi: la moglie, il suocero ed il figlio salgono tutti e tre sul podio olimpico in carriera, mai per&ograve; sul gradino pi&ugrave; alto. A quello aveva gi&agrave; provveduto il principe della scherma... Alad&aacute;r Gerevich muore a Budapest il 14 maggio 1991.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Pagine Olimpiche: Aladar Gerevich, la stoccata infinita

Il bilancio di Euro 2016, squadra per squadra

Ci si aspettava un approccio d'attesa da parte dell'Ungheria, pi&ugrave; che altro orientato a limitare i danni e ripartire nelle rare concessioni&nbsp;regalate da un Belgio d'attacco. Nel primo tempo il copione &egrave; stato rispettato. Al 10' belgi gi&agrave; in vantaggio: punizione da sinistra di De Bruyne verso il centro dell'area, Alderweireld (colpevolmente lasciato solo insieme a Lukaku) insacca di testa da pochi passi. Hazard in serata particolarmente ispirata, contrariamente allo sgusciante&nbsp;Mertens ed il possente Lukaku. Invece De Bruyne - oltre all'assist dell'1-0 - &egrave; arrivato a colpire una traversa su punizione (35'): decisivo per&ograve; il tocco dell'eterno Kir&aacute;ly, efficace in pi&ugrave; di un'occasione a chiudere la saracinesca. Ungheresi comunque attivi, uniti nonostante lo svantaggio ed in cerca dell'azione manovrata: ottimi i tentativi di Lovrencsics (al 6' di sinistro e al 39' con un destro alto di pochissimo) e Dzsudzs&aacute;k (41', mancino rasoterra di poco a lato). La schiacciante supremazia del Belgio si fa meno oppressiva nella ripresa, con i magiari che con coraggio cercano il pari. Al 68' ci vanno vicinissimi con Juh&aacute;sz, il cui esterno destro in diagonale termina di poco sul fondo. Per&ograve; poi la squadra di Wilmots riprende vigore e cancella le velleit&agrave; ungheresi in 3 minuti. Il grande protagonista &egrave; Hazard: prima serve all'appena entrato Batshuayi (78') un pallone solo da spingere in rete, poi conclude in prima persona un grande spunto con un destro imparabile sul secondo palo (80'). La punizione per l'Ungheria diventa pesante (ed esagerata) al 91' con Ferreira Carrasco, che di sinistro monetizza un assist di Nainggolan. Affermazione chiarissima del Belgio, che affronter&agrave; il Galles nei quarti. Un grande applauso alla sorprendente Ungheria di Storck e al leggendario Gabor Kir&aacute;ly, che torna a casa con il record di giocatore pi&ugrave; anziano nella storia degli Europei. Momento da brividi a fine gara, con la Nazionale magiara a cantare l'inno insieme&nbsp;ai propri tifosi. I PI&Ugrave; E I MENO + Eden Hazard:&nbsp;quando accende la luce non ce n'&egrave; per nessuno. Performance di altissima qualit&agrave;. + Gergo Lovrencsics:&nbsp;oltre a Kir&aacute;ly, il pi&ugrave; positivo tra i magiari con personalit&agrave; e spunti efficaci. + Gabor Kir&aacute;ly:&nbsp;finch&eacute; ha potuto, ha tenuto in gara i suoi con interventi a ripetizione. Mitico. + Toby Alderweireld:&nbsp;oltre alla rete del vantaggio, sfodera una bella prestazione nella propria area. - Dries Mertens:&nbsp;sciupa un grande pallone datogli da Hazard, non brillando in generale nella serata. IL TABELLINO Tolosa, 26 giugno Ungheria-Belgio 0-4 10' Alderweireld, 78' Batshuayi, 80' Hazard, 91' Ferreira Carrasco. Ungheria (4-2-3-1):&nbsp;Kir&aacute;ly; Lang, Juh&aacute;sz (79' B&ouml;de), Guzmics, K&aacute;d&aacute;r; Gera (46' Elek), Nagy; Lovrencsics, Pint&eacute;r (75' Nikolic), Dzsudzs&aacute;k; Szalai. In panchina: Korhut, Fiola, Nem&eacute;th, Dibuzs, Kleinheisler, Stieber, Priskin, Bese, Gul&aacute;csi. Ct: Storck. Belgio (4-2-3-1):&nbsp;Courtois; Meunier, Alderweireld, Vermaelen, Vertonghen; Witsel, Nainggolan; Mertens (70' Ferreira Carrasco), De Bruyne, Hazard (82' Fellaini); R. Lukaku (76' Batshuayi). In panchina: Mignolet, Gillet, Denayer, Origi, Kabasele, Demb&eacute;l&eacute;, Benteke, J. Lukaku, Ciman. Ct: Wilmots. Arbitro:&nbsp;Mazic (Serbia). Note:&nbsp;ammoniti K&aacute;d&aacute;r, Lang, Elek, Vermaelen, Batshuayi, Fellaini, Szalai; recupero: 0' pt, 0' st. Uomo partita Uefa:&nbsp;Hazard. Fabio Ornano @fabio_ornano

Ci si aspettava un approccio d'attesa da parte dell'Ungheria, pi&ugrave; che altro orientato a limitare i danni e ripartire nelle rare concessioni&nbsp;regalate da un Belgio d'attacco. Nel primo tempo il copione &egrave; stato rispettato. Al 10' belgi gi&agrave; in vantaggio: punizione da sinistra di De Bruyne verso il centro dell'area, Alderweireld (colpevolmente lasciato solo insieme a Lukaku) insacca di testa da pochi passi. Hazard in serata particolarmente ispirata, contrariamente allo sgusciante&nbsp;Mertens ed il possente Lukaku. Invece De Bruyne - oltre all'assist dell'1-0 - &egrave; arrivato a colpire una traversa su punizione (35'): decisivo per&ograve; il tocco dell'eterno Kir&aacute;ly, efficace in pi&ugrave; di un'occasione a chiudere la saracinesca. Ungheresi comunque attivi, uniti nonostante lo svantaggio ed in cerca dell'azione manovrata: ottimi i tentativi di Lovrencsics (al 6' di sinistro e al 39' con un destro alto di pochissimo) e Dzsudzs&aacute;k (41', mancino rasoterra di poco a lato). La schiacciante supremazia del Belgio si fa meno oppressiva nella ripresa, con i magiari che con coraggio cercano il pari. Al 68' ci vanno vicinissimi con Juh&aacute;sz, il cui esterno destro in diagonale termina di poco sul fondo. Per&ograve; poi la squadra di Wilmots riprende vigore e cancella le velleit&agrave; ungheresi in 3 minuti. Il grande protagonista &egrave; Hazard: prima serve all'appena entrato Batshuayi (78') un pallone solo da spingere in rete, poi conclude in prima persona un grande spunto con un destro imparabile sul secondo palo (80'). La punizione per l'Ungheria diventa pesante (ed esagerata) al 91' con Ferreira Carrasco, che di sinistro monetizza un assist di Nainggolan. Affermazione chiarissima del Belgio, che affronter&agrave; il Galles nei quarti. Un grande applauso alla sorprendente Ungheria di Storck e al leggendario Gabor Kir&aacute;ly, che torna a casa con il record di giocatore pi&ugrave; anziano nella storia degli Europei. Momento da brividi a fine gara, con la Nazionale magiara a cantare l'inno insieme&nbsp;ai propri tifosi.  I PI&Ugrave; E I MENO  + Eden Hazard:&nbsp;quando accende la luce non ce n'&egrave; per nessuno. Performance di altissima qualit&agrave;. + Gergo Lovrencsics:&nbsp;oltre a Kir&aacute;ly, il pi&ugrave; positivo tra i magiari con personalit&agrave; e spunti efficaci. + Gabor Kir&aacute;ly:&nbsp;finch&eacute; ha potuto, ha tenuto in gara i suoi con interventi a ripetizione. Mitico. + Toby Alderweireld:&nbsp;oltre alla rete del vantaggio, sfodera una bella prestazione nella propria area. - Dries Mertens:&nbsp;sciupa un grande pallone datogli da Hazard, non brillando in generale nella serata.  IL TABELLINO  Tolosa, 26 giugno Ungheria-Belgio 0-4 10' Alderweireld, 78' Batshuayi, 80' Hazard, 91' Ferreira Carrasco. Ungheria (4-2-3-1):&nbsp;Kir&aacute;ly; Lang, Juh&aacute;sz (79' B&ouml;de), Guzmics, K&aacute;d&aacute;r; Gera (46' Elek), Nagy; Lovrencsics, Pint&eacute;r (75' Nikolic), Dzsudzs&aacute;k; Szalai. In panchina: Korhut, Fiola, Nem&eacute;th, Dibuzs, Kleinheisler, Stieber, Priskin, Bese, Gul&aacute;csi. Ct: Storck. Belgio (4-2-3-1):&nbsp;Courtois; Meunier, Alderweireld, Vermaelen, Vertonghen; Witsel, Nainggolan; Mertens (70' Ferreira Carrasco), De Bruyne, Hazard (82' Fellaini); R. Lukaku (76' Batshuayi). In panchina: Mignolet, Gillet, Denayer, Origi, Kabasele, Demb&eacute;l&eacute;, Benteke, J. Lukaku, Ciman. Ct: Wilmots. Arbitro:&nbsp;Mazic (Serbia). Note:&nbsp;ammoniti K&aacute;d&aacute;r, Lang, Elek, Vermaelen, Batshuayi, Fellaini, Szalai; recupero: 0' pt, 0' st. Uomo partita Uefa:&nbsp;Hazard.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Euro 2016, Ungheria-Belgio 0-4

Grandi emozioni tra Ungheria e Portogallo, che danno vita a una gara ricca di colpi di scena, che alla fine lascia contente entrambe. Sei gol, alcuni di pregevole fattura ed entrambe le compagini qualificate agli ottavi. I magiari avevano gi&agrave; la certezza del passaggio del turno e dovevano solo capire in quale parte di tabellone sarebbero terminati; per i lusitani invece si trattava di un dentro-fuori, dopo i due pareggi nelle prime due giornate. Alla fine della giostra l'Ungheria passa come prima, mentre il Portogallo arriva terzo, in virt&ugrave; del gol islandese contro l'Austria arrivato quando il match di Lione era gi&agrave; terminato. Il canovaccio della sfida vede sempre l'Ungheria andare avanti e il Portogallo a rimontare. Si parte con il gran gol a fil di palo del trentasettenne Gera, secondo marcatore pi&ugrave; anziano della storia del torneo; in chiusura di tempo, Nani, su assist di Ronaldo, beffa Kiraly sul primo palo e rimette la gara in parit&agrave;. A inizio ripresa, accade di tutto. Dzsudzsak riporta avanti i suoi realizzando il 2-1 su punizione (deviazione decisiva di Andr&eacute; Gomes in barriera). Pochi minuti dopo, Cristiano Ronaldo decide di cominciare il suo Europeo e con un magnifico colpo di tacco, trasforma in gol l'assist di Jo&atilde;o Mario. Pochi minuti ancora e Dzsudzsak riporta avanti l'Ungheria per la terza e ultima volta. Ma Ronaldo risponde all'ungherese replicando a colpi di doppietta e al 61' segna di testa il gol del 3-3, che consegna definitivamente la qualificazione ai portoghesi. Dopo gli atti isterici, al momento dei gol subiti, Cristiano Ronaldo ha guidato i suoi, che con tre pareggi ottenuti sono ancora in attesa di vincere la prima gara qua in Francia, ma &egrave; anche vero che la Sele&ccedil;&atilde;o das Quinas finisce nella parte "comoda" del tabellone. Se la squadra registra la difesa e se il suo fenomeno continuer&agrave; ad essere quello ammirato oggi, potr&agrave; fare strada. Agli ottavi, per la squadra di Santos ci sar&agrave; la Croazia, per quella di Storck, la seconda del girone dell'Italia. I PI&Ugrave; E I MENO + Balazs Dzsudzsak: doppietta d&rsquo;autore per l&rsquo;esterno del Bursaspor: a inizio ripresa va a segno prima su punizione diretta (deviazione della barriera), poi sugli sviluppi di un altro calcio piazzato (colpisce la barriera, poi la palla gli torna tra i piedi e fa partire il colpo del 3-2 dal vertice dell&rsquo;area, ancora una volta con deviazione). + Cristiano Ronaldo: serve l&rsquo;assist a Nani nel primo tempo e si sblocca nella ripresa segnando di tacco il gol del momentaneo 2-2 e di testa quello del definitivo 3-3. Dopo una vigilia tesa (ha lanciato in un lago il microfono di un giornalista televisivo), regala la qualificazione al Portogallo. Otto gol complessivi agli Europei: solo Platini ha fatto meglio. + Nani: a fine primo tempo gli viene annullato un gol per fuorigioco. Pochi minuti dopo segna il gol buono. &Egrave; tra i pi&ugrave; in forma della squadra portoghese. - Roland Juhasz: &egrave; atteso da un lavoraccio, quello di marcare Ronaldo nella sua miglior giornata in questa competizione. Perde il duello. - Ricardo Carvalho: pomeriggio da dimenticare un po' per tutta la difesa portoghese, in particolare per il centrale del Monaco, il pi&ugrave; in affanno. IL TABELLINO Lione, 22 giugno Ungheria-Portogallo 3-3 19&rsquo; Gera, 42&rsquo; Nani, 47&rsquo; Dzsudzsak, 49' Cristiano Ronaldo, 54' Dzsudzsak, 61' Cristiano Ronaldo. Ungheria (4-2-3-1): Kiraly; Lang, Guzmics, Juhasz, Korhut; Gera (46&rsquo; Bese), Pinter; Dzsudzsak, Elek, Lovrencsics (83' Stieber); Szalai (71' Nemeth). In panchina: Gulacsi, Dibusz, Fiola, Kadar, Nagy, Kleinheisler, Priskin, Bode, Nikolic. Ct: Storck. Portogallo (4-4-2): Rui Patricio; Vieirinha, Pepe, Ricardo Carvalho, Eliseu; Gomes (61' Quaresma), William Carvalho, Jo&atilde;o Moutinho (46&rsquo; Renato Sanches), Jo&atilde;o Mario; Cristiano Ronaldo, Nani (81' Danilo Pereira). In panchina:&nbsp;Eduardo, Anthony Lopes, Bruno Alves, Fonte, Cedric Soares, Guerreiro, Adrien Silva, Eder, Rafa. Ct: Fernando Santos. Arbitro: Atkinson (Inghilterra). Note: ammoniti Guzmics, Juhasz, Gera e Dzsudzsak; recupero: 1&rsquo; pt, 3&rsquo; st. Uomo partita Uefa: Cristiano Ronaldo. Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Grandi emozioni tra Ungheria e Portogallo, che danno vita a una gara ricca di colpi di scena, che alla fine lascia contente entrambe. Sei gol, alcuni di pregevole fattura ed entrambe le compagini qualificate agli ottavi. I magiari avevano gi&agrave; la certezza del passaggio del turno e dovevano solo capire in quale parte di tabellone sarebbero terminati; per i lusitani invece si trattava di un dentro-fuori, dopo i due pareggi nelle prime due giornate. Alla fine della giostra l'Ungheria passa come prima, mentre il Portogallo arriva terzo, in virt&ugrave; del gol islandese contro l'Austria arrivato quando il match di Lione era gi&agrave; terminato. Il canovaccio della sfida vede sempre l'Ungheria andare avanti e il Portogallo a rimontare. Si parte con il gran gol a fil di palo del trentasettenne Gera, secondo marcatore pi&ugrave; anziano della storia del torneo; in chiusura di tempo, Nani, su assist di Ronaldo, beffa Kiraly sul primo palo e rimette la gara in parit&agrave;. A inizio ripresa, accade di tutto. Dzsudzsak riporta avanti i suoi realizzando il 2-1 su punizione (deviazione decisiva di Andr&eacute; Gomes in barriera). Pochi minuti dopo, Cristiano Ronaldo decide di cominciare il suo Europeo e con un magnifico colpo di tacco, trasforma in gol l'assist di Jo&atilde;o Mario. Pochi minuti ancora e Dzsudzsak riporta avanti l'Ungheria per la terza e ultima volta. Ma Ronaldo risponde all'ungherese replicando a colpi di doppietta e al 61' segna di testa il gol del 3-3, che consegna definitivamente la qualificazione ai portoghesi. Dopo gli atti isterici, al momento dei gol subiti, Cristiano Ronaldo ha guidato i suoi, che con tre pareggi ottenuti sono ancora in attesa di vincere la prima gara qua in Francia, ma &egrave; anche vero che la Sele&ccedil;&atilde;o das Quinas finisce nella parte "comoda" del tabellone. Se la squadra registra la difesa e se il suo fenomeno continuer&agrave; ad essere quello ammirato oggi, potr&agrave; fare strada. Agli ottavi, per la squadra di Santos ci sar&agrave; la Croazia, per quella di Storck, la seconda del girone dell'Italia.  I PI&Ugrave; E I MENO  + Balazs Dzsudzsak: doppietta d&rsquo;autore per l&rsquo;esterno del Bursaspor: a inizio ripresa va a segno prima su punizione diretta (deviazione della barriera), poi sugli sviluppi di un altro calcio piazzato (colpisce la barriera, poi la palla gli torna tra i piedi e fa partire il colpo del 3-2 dal vertice dell&rsquo;area, ancora una volta con deviazione). + Cristiano Ronaldo: serve l&rsquo;assist a Nani nel primo tempo e si sblocca nella ripresa segnando di tacco il gol del momentaneo 2-2 e di testa quello del definitivo 3-3. Dopo una vigilia tesa (ha lanciato in un lago il microfono di un giornalista televisivo), regala la qualificazione al Portogallo. Otto gol complessivi agli Europei: solo Platini ha fatto meglio. + Nani: a fine primo tempo gli viene annullato un gol per fuorigioco. Pochi minuti dopo segna il gol buono. &Egrave; tra i pi&ugrave; in forma della squadra portoghese. - Roland Juhasz: &egrave; atteso da un lavoraccio, quello di marcare Ronaldo nella sua miglior giornata in questa competizione. Perde il duello. - Ricardo Carvalho: pomeriggio da dimenticare un po' per tutta la difesa portoghese, in particolare per il centrale del Monaco, il pi&ugrave; in affanno.  IL TABELLINO  Lione, 22 giugno Ungheria-Portogallo 3-3 19&rsquo; Gera, 42&rsquo; Nani, 47&rsquo; Dzsudzsak, 49' Cristiano Ronaldo, 54' Dzsudzsak, 61' Cristiano Ronaldo. Ungheria (4-2-3-1): Kiraly; Lang, Guzmics, Juhasz, Korhut; Gera (46&rsquo; Bese), Pinter; Dzsudzsak, Elek, Lovrencsics (83' Stieber); Szalai (71' Nemeth). In panchina: Gulacsi, Dibusz, Fiola, Kadar, Nagy, Kleinheisler, Priskin, Bode, Nikolic. Ct: Storck. Portogallo (4-4-2): Rui Patricio; Vieirinha, Pepe, Ricardo Carvalho, Eliseu; Gomes (61' Quaresma), William Carvalho, Jo&atilde;o Moutinho (46&rsquo; Renato Sanches), Jo&atilde;o Mario; Cristiano Ronaldo, Nani (81' Danilo Pereira). In panchina:&nbsp;Eduardo, Anthony Lopes, Bruno Alves, Fonte, Cedric Soares, Guerreiro, Adrien Silva, Eder, Rafa. Ct: Fernando Santos. Arbitro: Atkinson (Inghilterra). Note: ammoniti Guzmics, Juhasz, Gera e Dzsudzsak; recupero: 1&rsquo; pt, 3&rsquo; st. Uomo partita Uefa: Cristiano Ronaldo.   Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Euro 2016, Ungheria-Portogallo 3-3

Incontro tra le due sorprese della prima giornata, per quanto riguarda il gruppo F: l'Ungheria vincitrice sull'Austria e l'Islanda che ha inchiodato il Portogallo di CR7 sul pari. Formazioni iniziali pressoch&eacute; invariate rispetto al debutto, con Storck che sostituisce la punta Szalai con Priskin, Fiola con Lang e N&eacute;meth con Stieber. Nel primo quarto d'ora un'occasione per parte, sempre di testa, con Bodvarsson e Priskin. Grande occasione per Gudmundsson (31'), che si libera di un ingenuo K&aacute;d&aacute;r e va al tiro di sinistro: respinta di Kir&aacute;ly. Primo tempo poco emozionante, ma ad ogni modo viene sbloccato il tabellino dei marcatori: uscita poco accorta di Kir&aacute;ly su Gudmundsson, palla a Gunnarsson che viene atterrato da K&aacute;d&aacute;r. Il penalty viene trasformato da Gylfi Sigurdsson (31'), che di piatto destro spiazza il portiere per l'1-0. Risponde Kleinheisler (34') con un sinistro insidioso a girare, che si spegne per&ograve; sul fondo. Ungheria pi&ugrave; concreta nella&nbsp;seconda frazione. Storck tenta il tutto per tutto inserendo B&ouml;de, Nikolic e Szalai. Arriva infine l'ennesimo gol in extremis di questo Europeo. Si tratta di un'autorete di Saevarsson (88'), che devia sfortunatamente nella propria porta un cross del subentrato Nikolic. Per gli islandesi, che pregustavano una vittoria storica,&nbsp;si tratta di una corposa delusione. Al contrario, i sorprendenti magiari balzano al comando del raggruppamento e "vedono" gli ottavi. I PI&Ugrave; E I MENO + Ragnar Sigurdsson: grande partita di sostanza ed efficacia nei suoi interventi difensivi. + Laszlo Kleinheisler: un motorino&nbsp;molto intraprendente,&nbsp;che corre e attacca in profondit&agrave;. + Birkir Bjarnason: gara tatticamente accorta, una sicurezza per il centrocampo islandese. -&nbsp;Hannes Halld&oacute;rsson: purtroppo per lui, si capisce perch&eacute; sia arrivato&nbsp;tardi al professionismo. -&nbsp;Tam&aacute;s K&aacute;d&aacute;r: si addormenta su Gudmundsson e quasi costa un gol. Provoca il rigore dell'1-0. IL TABELLINO Marsiglia, 18 giugno Islanda-Ungheria 1-1 40' rig. G. Sigurdsson, 88' aut. Saevarsson. Islanda (4-4-2): Halld&oacute;rsson; Saevarsson, R. Sigurdsson, Arnason, Sk&uacute;lason; Gudmundsson, G. Sigurdsson, Gunnarsson (C) (66' Hallfredsson), B. Bjarnason; Sight&oacute;rsson (84' Gudjohnsen), B&ouml;dvarsson (69' Finnbogason). In panchina: Hauksson, Hermannsson, Ingason, Kristinsson, Jonsson, Sigurjonsson, E. Bjarnason,&nbsp; Magnusson, Traustason. Ct: Lagerb&auml;ck e Hallgr&iacute;msson. Ungheria (4-2-3-1): Kir&aacute;ly; Lang, Guzmics, Juh&aacute;sz (84' Szalai), K&aacute;d&aacute;r; Gera, Nagy; Dzsudzs&aacute;k (C), Kleinheisler, Stieber (66' Nikolic); Priskin (66' B&ouml;de). In panchina: Korhut, Fiola, Elek, Szalai, N&eacute;meth, Dibusz, Lovrencsics, Pint&eacute;r, Bese, Gulacsi. Ct: Storck. Arbitro: Karasev (Russia). Note: ammoniti Gudmundsson, Finnbogason, Saevarsson, K&aacute;d&aacute;r, Kleinheisler, Nagy; recupero: 1' pt, 4' st. Uomo partita Uefa: Sightorsson. Fabio Ornano @fabio_ornano

Incontro tra le due sorprese della prima giornata, per quanto riguarda il gruppo F: l'Ungheria vincitrice sull'Austria e l'Islanda che ha inchiodato il Portogallo di CR7 sul pari. Formazioni iniziali pressoch&eacute; invariate rispetto al debutto, con Storck che sostituisce la punta Szalai con Priskin, Fiola con Lang e N&eacute;meth con Stieber. Nel primo quarto d'ora un'occasione per parte, sempre di testa, con Bodvarsson e Priskin. Grande occasione per Gudmundsson (31'), che si libera di un ingenuo K&aacute;d&aacute;r e va al tiro di sinistro: respinta di Kir&aacute;ly. Primo tempo poco emozionante, ma ad ogni modo viene sbloccato il tabellino dei marcatori: uscita poco accorta di Kir&aacute;ly su Gudmundsson, palla a Gunnarsson che viene atterrato da K&aacute;d&aacute;r. Il penalty viene trasformato da Gylfi Sigurdsson (31'), che di piatto destro spiazza il portiere per l'1-0. Risponde Kleinheisler (34') con un sinistro insidioso a girare, che si spegne per&ograve; sul fondo. Ungheria pi&ugrave; concreta nella&nbsp;seconda frazione. Storck tenta il tutto per tutto inserendo B&ouml;de, Nikolic e Szalai. Arriva infine l'ennesimo gol in extremis di questo Europeo. Si tratta di un'autorete di Saevarsson (88'), che devia sfortunatamente nella propria porta un cross del subentrato Nikolic. Per gli islandesi, che pregustavano una vittoria storica,&nbsp;si tratta di una corposa delusione. Al contrario, i sorprendenti magiari balzano al comando del raggruppamento e "vedono" gli ottavi.  I PI&Ugrave; E I MENO  + Ragnar Sigurdsson: grande partita di sostanza ed efficacia nei suoi interventi difensivi. + Laszlo Kleinheisler: un motorino&nbsp;molto intraprendente,&nbsp;che corre e attacca in profondit&agrave;. + Birkir Bjarnason: gara tatticamente accorta, una sicurezza per il centrocampo islandese. -&nbsp;Hannes Halld&oacute;rsson: purtroppo per lui, si capisce perch&eacute; sia arrivato&nbsp;tardi al professionismo. -&nbsp;Tam&aacute;s K&aacute;d&aacute;r: si addormenta su Gudmundsson e quasi costa un gol. Provoca il rigore dell'1-0.  IL TABELLINO  Marsiglia, 18 giugno Islanda-Ungheria 1-1 40' rig. G. Sigurdsson, 88' aut. Saevarsson. Islanda (4-4-2): Halld&oacute;rsson; Saevarsson, R. Sigurdsson, Arnason, Sk&uacute;lason; Gudmundsson, G. Sigurdsson, Gunnarsson (C) (66' Hallfredsson), B. Bjarnason; Sight&oacute;rsson (84' Gudjohnsen), B&ouml;dvarsson (69' Finnbogason). In panchina: Hauksson, Hermannsson, Ingason, Kristinsson, Jonsson, Sigurjonsson, E. Bjarnason,&nbsp; Magnusson, Traustason. Ct: Lagerb&auml;ck e Hallgr&iacute;msson. Ungheria (4-2-3-1): Kir&aacute;ly; Lang, Guzmics, Juh&aacute;sz (84' Szalai), K&aacute;d&aacute;r; Gera, Nagy; Dzsudzs&aacute;k (C), Kleinheisler, Stieber (66' Nikolic); Priskin (66' B&ouml;de). In panchina: Korhut, Fiola, Elek, Szalai, N&eacute;meth, Dibusz, Lovrencsics, Pint&eacute;r, Bese, Gulacsi. Ct: Storck. Arbitro: Karasev (Russia). Note: ammoniti Gudmundsson, Finnbogason, Saevarsson, K&aacute;d&aacute;r, Kleinheisler, Nagy; recupero: 1' pt, 4' st. Uomo partita Uefa: Sightorsson.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Euro 2016, Islanda-Ungheria 1-1

I destini di Austria e Ungheria sono tornati ad incrociarsi in un grande torneo ottantadue anni dopo la prima e unica volta. Nel 1934, al Mondiale italiano, erano le grandi rappresentanti - assieme alla Cecoslovacchia - della temuta &ldquo;scuola danubiana&rdquo;, filosofia calcistica ai tempi tra le pi&ugrave; forti e affermate (non a caso, l&rsquo;Austria nel &lsquo;34 arriv&ograve; in semifinale, mentre l&rsquo;Ungheria giunse in finale nell&rsquo;edizione del &lsquo;38) e si affrontarono in un quarto di finale. Questa volta, si affrontavano con tutt&rsquo;altre ambizioni e gi&agrave; essere in Francia costituiva per entrambe una prima vittoria: i magiari, infatti, sono alla prima presenza a un Europeo dal lontano 1972, mentre gli austriaci si sono qualificati per la prima volta (escludiamo l&rsquo;edizione del 2008, alla quale hanno preso parte come nazionale ospitante). Il derby del vecchio impero austroungarico &egrave; andato alla fine a un'Ungheria umile e concentrata. Kiraly e compagni sono stati capaci di sovvertire il pronostico e di ottenere nella ripresa un 2-0 rotondo, maturato con i gol di Szalai e Stieber. Bellissima l&rsquo;azione del primo gol, arrivato con un triangolo tra il marcatore e Kleinheisler; in contropiede il bis, confezionato dai neoentrati Priskin e Stieber, col secondo lanciato in profondit&agrave;dal compagno di squadra particolarmente ispirato nei venti minuti concessigli dal tedesco Storck, che lo ha buttato nella mischia proprio per sostituire l&rsquo;uomo che aveva sbloccato la partita, quell&rsquo;Adam Szalai reduce da una stagione senza reti con le sue squadre di club (Hoffenheim prima, Hannover poi). L&rsquo;Austria recrimina per il palo colpito nei primi secondi di gioco da Alaba, tra i migliori dei suoi, e per il gol annullato a Hinteregger nel secondo tempo (gioco fermato per un fallo di Dragovic, ammonito nell'occasione per la seconda volta e dunque cacciato dal campo: danno e beffa per gli uomini di Koller). Dopo un primo tempo di marca austriaca, l&rsquo;Ungheria ha avuto il merito di far valere il suo palleggio e la sua organizzazione nella ripresa, &ldquo;scegliendo&rdquo; i momenti giusti per colpire al cuore gli avversari, colpevolmente convinti di avere vita facile. Quanto all'Austria, la piacevole nazionale che aveva chiuso da imbattuta le qualificazioni, a Bordeaux non si &egrave; vista per niente. I PI&Ugrave; E I MENO + Gabor Kiraly: esordisce a quarant&rsquo;anni ad un Europeo, divenendo il giocatore pi&ugrave; vecchio nella storia della manifestazione (superato Lothar Matth&auml;us). Festeggia il debutto vincendo il derby mitteleuropeo con l&rsquo;Austria e senza gol al passivo. Pronto quando viene chiamato in causa su Alaba e su Junuzovic. + Adam Szalai: sonnacchioso fino al momento del gol, ha il merito di portare in vantaggio la sua nazionale, coronando una strepitosa azione corale. Torna al gol dopo quarantanove partite di digiuno! + Laszlo Kleinheisler: complimenti a questo giovane centrocampista, che senza paura ha retto il centrocampo magiaro. Da applausi l'uno-due con cui manda a segno Szalai. Cerca gloria anche in prima persona, ma non riesce a entrare nel tabellino dei marcatori. Lo avrebbe meritato. + David Alaba: colpisce il palo dopo trentuno secondi e impegna Kiraly poco dopo. Il pi&ugrave; vivo degli austriaci. - Aleksandar Dragovic: due colpe: si perde Szalai sul gol e si fa espellere per doppia ammonizione. - Martin Harnik: avrebbe una chance su assist di Arnautovic, ma si calcia addosso, non riuscendo a correggere in porta. IL TABELLINO Bordeaux, 14 giugno Austria-Ungheria 0-2 62' Szalai, 87' Stieber. Austria (4-2-3-1): Almer; Klein, Dragovic, Hinteregger, Fuchs; Alaba, Baumgartlinger; Harnik (78&rsquo; Schopf), Junuzovic (59&rsquo; Sabitzer), Arnautovic; Janko (65&rsquo; Okotie). In panchina: Lindner, &Ouml;zcan, Garics, Ilsanker, Suttner, Pr&ouml;dl, Wimmer, Hinterseer, Jantscher. Ct: Koller Ungheria (4-1-4-1): Kiraly; Fiola, Guzmics, Lang, Kadar; Gera; Nemeth (89&rsquo; Pinter), Nagy, Kleinheisler (79&rsquo; Stieber), Dzsudzsak; Szalai (68&rsquo; Priskin). In panchina: Dibusz, Gulacsi, Korhut, Elek, Bode, Lovrencsics, Nikolic, Bese, Juhasz. Ct: Storck. Arbitro: Turpin (Francia). Note: espulso al 66&rsquo; Dragovic per doppia ammonizione; ammoniti Dragovic e Nemeth; recupero: 1&rsquo; pt, 5&rsquo; st. Uomo partita Uefa: Kleinheisler. Giovanni Del Bianco @g_delbianco

I destini di Austria e Ungheria sono tornati ad incrociarsi in un grande torneo ottantadue anni dopo la prima e unica volta. Nel 1934, al Mondiale italiano, erano le grandi rappresentanti - assieme alla Cecoslovacchia - della temuta &ldquo;scuola danubiana&rdquo;, filosofia calcistica ai tempi tra le pi&ugrave; forti e affermate (non a caso, l&rsquo;Austria nel &lsquo;34 arriv&ograve; in semifinale, mentre l&rsquo;Ungheria giunse in finale nell&rsquo;edizione del &lsquo;38) e si affrontarono in un quarto di finale. Questa volta, si affrontavano con tutt&rsquo;altre ambizioni e gi&agrave; essere in Francia costituiva per entrambe una prima vittoria: i magiari, infatti, sono alla prima presenza a un Europeo dal lontano 1972, mentre gli austriaci si sono qualificati per la prima volta (escludiamo l&rsquo;edizione del 2008, alla quale hanno preso parte come nazionale ospitante). Il derby del vecchio impero austroungarico &egrave; andato alla fine a un'Ungheria umile e concentrata. Kiraly e compagni sono stati capaci di sovvertire il pronostico e di ottenere nella ripresa un 2-0 rotondo, maturato con i gol di Szalai e Stieber. Bellissima l&rsquo;azione del primo gol, arrivato con un triangolo tra il marcatore e Kleinheisler; in contropiede il bis, confezionato dai neoentrati Priskin e Stieber, col secondo lanciato in profondit&agrave;dal compagno di squadra particolarmente ispirato nei venti minuti concessigli dal tedesco Storck, che lo ha buttato nella mischia proprio per sostituire l&rsquo;uomo che aveva sbloccato la partita, quell&rsquo;Adam Szalai reduce da una stagione senza reti con le sue squadre di club (Hoffenheim prima, Hannover poi). L&rsquo;Austria recrimina per il palo colpito nei primi secondi di gioco da Alaba, tra i migliori dei suoi, e per il gol annullato a Hinteregger nel secondo tempo (gioco fermato per un fallo di Dragovic, ammonito nell'occasione per la seconda volta e dunque cacciato dal campo: danno e beffa per gli uomini di Koller). Dopo un primo tempo di marca austriaca, l&rsquo;Ungheria ha avuto il merito di far valere il suo palleggio e la sua organizzazione nella ripresa, &ldquo;scegliendo&rdquo; i momenti giusti per colpire al cuore gli avversari, colpevolmente convinti di avere vita facile. Quanto all'Austria, la piacevole nazionale che aveva chiuso da imbattuta le qualificazioni, a Bordeaux non si &egrave; vista per niente.  I PI&Ugrave; E I MENO  + Gabor Kiraly: esordisce a quarant&rsquo;anni ad un Europeo, divenendo il giocatore pi&ugrave; vecchio nella storia della manifestazione (superato Lothar Matth&auml;us). Festeggia il debutto vincendo il derby mitteleuropeo con l&rsquo;Austria e senza gol al passivo. Pronto quando viene chiamato in causa su Alaba e su Junuzovic. + Adam Szalai: sonnacchioso fino al momento del gol, ha il merito di portare in vantaggio la sua nazionale, coronando una strepitosa azione corale. Torna al gol dopo quarantanove partite di digiuno! + Laszlo Kleinheisler: complimenti a questo giovane centrocampista, che senza paura ha retto il centrocampo magiaro. Da applausi l'uno-due con cui manda a segno Szalai. Cerca gloria anche in prima persona, ma non riesce a entrare nel tabellino dei marcatori. Lo avrebbe meritato. + David Alaba: colpisce il palo dopo trentuno secondi e impegna Kiraly poco dopo. Il pi&ugrave; vivo degli austriaci. - Aleksandar Dragovic: due colpe: si perde Szalai sul gol e si fa espellere per doppia ammonizione. - Martin Harnik: avrebbe una chance su assist di Arnautovic, ma si calcia addosso, non riuscendo a correggere in porta.  IL TABELLINO  Bordeaux, 14 giugno Austria-Ungheria 0-2 62' Szalai, 87' Stieber. Austria (4-2-3-1): Almer; Klein, Dragovic, Hinteregger, Fuchs; Alaba, Baumgartlinger; Harnik (78&rsquo; Schopf), Junuzovic (59&rsquo; Sabitzer), Arnautovic; Janko (65&rsquo; Okotie). In panchina: Lindner, &Ouml;zcan, Garics, Ilsanker, Suttner, Pr&ouml;dl, Wimmer, Hinterseer, Jantscher. Ct: Koller Ungheria (4-1-4-1): Kiraly; Fiola, Guzmics, Lang, Kadar; Gera; Nemeth (89&rsquo; Pinter), Nagy, Kleinheisler (79&rsquo; Stieber), Dzsudzsak; Szalai (68&rsquo; Priskin). In panchina: Dibusz, Gulacsi, Korhut, Elek, Bode, Lovrencsics, Nikolic, Bese, Juhasz. Ct: Storck. Arbitro: Turpin (Francia). Note: espulso al 66&rsquo; Dragovic per doppia ammonizione; ammoniti Dragovic e Nemeth; recupero: 1&rsquo; pt, 5&rsquo; st. Uomo partita Uefa: Kleinheisler.   Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Euro 2016, Austria-Ungheria 0-2

Clicca sulla tabella per ingrandirla. <a href="http://cdn.guerinsportivo.it/images/2016/06/09/euro-2016-convocati-russia-ungheria.png"><img class="alignnone size-full wp-image-33193" src="http://cdn.guerinsportivo.it/images/2016/06/09/euro-2016-convocati-russia-ungheria.png" alt="Euro 2016 - Convocati Russia - Ungheria" width="917" height="3816" /></a> A cura di Fabio Ornano

Clicca sulla tabella per ingrandirla.    A cura di Fabio Ornano

Europei, convocazioni e curiosit&agrave; dalla R (Russia) alla U (Ungheria)

Finalmente. La Nazionale magiara ritorna sulla scena internazionale dopo 30 anni: all'indomani del Mondiale messicano del 1986, nessuno avrebbe immaginato che l'esilio ai margini del grande calcio sarebbe stato cos&igrave; lungo. Per addetti ai lavori ed appassionati &egrave; piacevole riabbracciare una rappresentativa con una storia gloriosa come l'Ungheria, anche se tutti sanno bene che questa lontananza non &egrave; stata casuale o frutto della sfortuna: il movimento &egrave; in crisi da decenni. A testimonianza di ci&ograve;, la presenza di soli due nazionali ungheresi nei migliori 5 campionati d'Europa. Obiettivamente troppo poco per crescere. Il tedesco Storck si affider&agrave; all'esperienza dei navigati Kir&aacute;ly, Gera e Juh&aacute;sz, all'imprevedibilit&agrave; di Dzsudzs&aacute;k e alla new-entry 22enne Kleinheisler: esordiente nello spareggio con la Norvegia dopo una stagione ai box per dispute contrattuali, ha segnato subito una rete meritando la chiamata del Werder Brema. La stella: Bal&aacute;sz Dzsudz&aacute;k Esterno d'attacco utilizzabile su entrambe le fasce, si &egrave; messo in luce in patria con il Debrecen tra il 2004 ed il 2008, vincendo 3 campionati e 3 Supercoppe nazionali prima del passaggio al Psv Eindhoven a gennaio 2008. Con il sodalizio olandese ha vinto subito l'Eredivisie, imperversando spesso e volentieri in zona gol nell'arco di 4 stagioni. Uno dei giovani pi&ugrave; interessanti d'Europa, la cui carriera ha subito un drastico ridimensionamento dopo una scelta decisiva: lasciare il Psv per l'Anzhi Makhachkala, attirato da un club ricco ed ambizioso. Da allora la sua &egrave; stata una discesa lenta e graduale, tra Dinamo Mosca e Bursapor, dove milita dall'agosto 2015. Capitano dell'Ungheria, con cui ha debuttato nel 2007 con quasi 80 presenze all'attivo. <a href="http://cdn.guerinsportivo.it/images/2016/06/01/dzsudzsak.jpg"><img class=" size-full wp-image-33050 aligncenter" src="http://cdn.guerinsportivo.it/images/2016/06/01/dzsudzsak.jpg" alt="Dzsudzsak" width="620" height="349" /></a> Il Commissario Tecnico: Bernd Storck (25.01.1963) Difensore in Bundesliga negli anni Ottanta con le casacche di Bochum e Borussia Dortmund, con 7 presenze nell'Under 21 della Germania Ovest. Ha cominciato la sua carriera di tecnico nello staff di Hertha Berlino, Wolfsburg, Partizan Belgrado e Borussia Dortmund, prima di vivere un'importante parentesi in Kazakistan. Siede sulla panchina dell'Ungheria dal 2015, dopo aver guidato l'Under 20 al Mondiale di categoria. &Egrave; approdato a Euro 2016 dopo aver avuto la meglio sulla Norvegia nello spareggio, preparato con la consulenza dell'ex compagno di squadra e stella della Germania euro-mondiale Andreas M&ouml;ller. I nomi della rosa: PORTIERI: G&aacute;bor KIR&Aacute;LY (01.04.1976, Halad&aacute;s), D&eacute;nes DIBUSZ (16.11.1990, Ferencv&aacute;ros), P&eacute;ter GUL&Aacute;CSI (06.05.1990, RB Lipsia &ndash; GER), Bal&aacute;zs MEGYERI (31.03.1990, Getafe - SPA) DIFENSORI: Roland JUH&Aacute;SZ (01.07.1983, Videoton), Tam&aacute;s K&Aacute;D&Aacute;R (14.03.1990, Lech Pozna&#324; &ndash; POL), Zsolt KORCSM&Aacute;R (09.01.1989, Vasas), Rich&aacute;rd GUZMICS (16.04.1987, Wis&#322;a Cracovia &ndash; POL), Attila FIOLA (17.02.1990, Pusk&aacute;s Akademia), Gerg&ouml; LOVRENCSICS (01.09.1988, Lech Pozna&#324; &ndash; POL), &Aacute;d&aacute;m LANG (17.01.1993, Videoton), Mih&aacute;ly KORHUT (01.12.1988, Debrecen), Barnab&aacute;s BESE (06.05.1994, MTK Budapest), Gerg&#337; KOCSIS (07.03.1994, Pusk&aacute;s Akademia) CENTROCAMPISTI: Zolt&aacute;n GERA (22.04.1979, Ferencv&aacute;ros), Bal&aacute;zs DZSUDZS&Aacute;K (23.12.1986, Bursaspor &ndash; TUR), &Aacute;kos ELEK (21.07.1988, Di&oacute;sgy&#337;ri VTK), &Aacute;d&aacute;m PINT&Eacute;R (12.06.1988, Ferencv&aacute;ros), &Aacute;d&aacute;m GYURCS&Oacute; (06.03.1991, Pogo&#324; Stettino &ndash; POL), Zolt&aacute;n STIEBER (16.10.1988, Norimberga &ndash; GER), &Aacute;d&aacute;m NAGY (17.06.1995, Ferencv&aacute;ros), L&aacute;szl&oacute; KLEINHEISLER (08.04.1994, Werder Brema &ndash; GER), Roland SALLAI (22.05.1987, Pusk&aacute;s Akademia), M&aacute;t&eacute; VIDA (08.03.1996, Vasas) ATTACCANTI: Tam&aacute;s PRISKIN (27.09.1986, Slovan Bratislava &ndash; SLC), &Aacute;d&aacute;m SZALAI (09.12.1987, Hannover 96 &ndash; GER), Kriszti&aacute;n N&Eacute;METH (05.01.1989, Al-Gharafa &ndash; QAT), Nemanja NIKOLI&#262; (31.12.1987, Legia Varsavia &ndash; POL), D&aacute;niel B&Ouml;DE (24.10.1986, Ferencv&aacute;ros), L&aacute;szl&oacute; LENCSE (02.07.1988, &Uacute;jpest) Cos&igrave; nelle qualificazioni: Gruppo F (Irlanda del Nord 21, Romania 20, UNGHERIA 16, Finlandia 12, F&auml;r &Oslash;er e Grecia 6) 07/09/2014, Budapest, Ungheria-Irlanda del Nord 1-2 (Priskin) 11/10/2014, Bucarest, Romania-Ungheria 1-1 (Dzsudzs&aacute;k) 14/10/2014, Torsh&aacute;vn, F&auml;r &Oslash;er-Ungheria 0-1 (Szalai) 14/11/2014, Budapest, Ungheria-Finlandia 1-0 (Gera) 29/3/2015, Budapest, Ungheria-Grecia 0-0 13/06/2015, Helsinki, Finlandia-Ungheria 0-1 (Stieber) 04/09/2015, Budapest, Ungheria-Romania 0-0 07/09/2015, Belfast, Irlanda del Nord-Ungheria 1-1 (Guzmics) 08/10/2015, Budapest, Ungheria-F&auml;r &Oslash;er 2-1 (Bode 2) 11/10/2015, Pireo, Grecia-Ungheria 4-3 (Lovrencsics, N&eacute;meth 2) PLAYOFF: 12/11/2015, Oslo, Norvegia-Ungheria 0-1 (Kleinheisler) PLAYOFF: 15/11/2015, Budapest, Ungheria-Norvegia 2-1 (Priskin, Henriksen aut.) Probabile formazione (4-2-3-1): Kir&aacute;ly &ndash; Fiola, Guzmics, Lang, K&aacute;d&aacute;r &ndash; Nagy, Gera &ndash; Dzsudzs&aacute;k (Lovrencsics), Kleinheisler, Nem&eacute;th (Dzsudzs&aacute;k) &ndash; Priskin (Nikoli&#263;). Pronostico: primo turno. ________________________________ Fabio Ornano

Finalmente. La Nazionale magiara ritorna sulla scena internazionale dopo 30 anni: all'indomani del Mondiale messicano del 1986, nessuno avrebbe immaginato che l'esilio ai margini del grande calcio sarebbe stato cos&igrave; lungo. Per addetti ai lavori ed appassionati &egrave; piacevole riabbracciare una rappresentativa con una storia gloriosa come l'Ungheria, anche se tutti sanno bene che questa lontananza non &egrave; stata casuale o frutto della sfortuna: il movimento &egrave; in crisi da decenni. A testimonianza di ci&ograve;, la presenza di soli due nazionali ungheresi nei migliori 5 campionati d'Europa. Obiettivamente troppo poco per crescere. Il tedesco Storck si affider&agrave; all'esperienza dei navigati Kir&aacute;ly, Gera e Juh&aacute;sz, all'imprevedibilit&agrave; di Dzsudzs&aacute;k e alla new-entry 22enne Kleinheisler: esordiente nello spareggio con la Norvegia dopo una stagione ai box per dispute contrattuali, ha segnato subito una rete meritando la chiamata del Werder Brema.  La stella: Bal&aacute;sz Dzsudz&aacute;k Esterno d'attacco utilizzabile su entrambe le fasce, si &egrave; messo in luce in patria con il Debrecen tra il 2004 ed il 2008, vincendo 3 campionati e 3 Supercoppe nazionali prima del passaggio al Psv Eindhoven a gennaio 2008. Con il sodalizio olandese ha vinto subito l'Eredivisie, imperversando spesso e volentieri in zona gol nell'arco di 4 stagioni. Uno dei giovani pi&ugrave; interessanti d'Europa, la cui carriera ha subito un drastico ridimensionamento dopo una scelta decisiva: lasciare il Psv per l'Anzhi Makhachkala, attirato da un club ricco ed ambizioso. Da allora la sua &egrave; stata una discesa lenta e graduale, tra Dinamo Mosca e Bursapor, dove milita dall'agosto 2015. Capitano dell'Ungheria, con cui ha debuttato nel 2007 con quasi 80 presenze all'attivo.    Il Commissario Tecnico: Bernd Storck (25.01.1963) Difensore in Bundesliga negli anni Ottanta con le casacche di Bochum e Borussia Dortmund, con 7 presenze nell'Under 21 della Germania Ovest. Ha cominciato la sua carriera di tecnico nello staff di Hertha Berlino, Wolfsburg, Partizan Belgrado e Borussia Dortmund, prima di vivere un'importante parentesi in Kazakistan. Siede sulla panchina dell'Ungheria dal 2015, dopo aver guidato l'Under 20 al Mondiale di categoria. &Egrave; approdato a Euro 2016 dopo aver avuto la meglio sulla Norvegia nello spareggio, preparato con la consulenza dell'ex compagno di squadra e stella della Germania euro-mondiale Andreas M&ouml;ller.  I nomi della rosa: PORTIERI: G&aacute;bor KIR&Aacute;LY (01.04.1976, Halad&aacute;s), D&eacute;nes DIBUSZ (16.11.1990, Ferencv&aacute;ros), P&eacute;ter GUL&Aacute;CSI (06.05.1990, RB Lipsia &ndash; GER), Bal&aacute;zs MEGYERI (31.03.1990, Getafe - SPA)  DIFENSORI: Roland JUH&Aacute;SZ (01.07.1983, Videoton), Tam&aacute;s K&Aacute;D&Aacute;R (14.03.1990, Lech Pozna&#324; &ndash; POL), Zsolt KORCSM&Aacute;R (09.01.1989, Vasas), Rich&aacute;rd GUZMICS (16.04.1987, Wis&#322;a Cracovia &ndash; POL), Attila FIOLA (17.02.1990, Pusk&aacute;s Akademia), Gerg&ouml; LOVRENCSICS (01.09.1988, Lech Pozna&#324; &ndash; POL), &Aacute;d&aacute;m LANG (17.01.1993, Videoton), Mih&aacute;ly KORHUT (01.12.1988, Debrecen), Barnab&aacute;s BESE (06.05.1994, MTK Budapest), Gerg&#337; KOCSIS (07.03.1994, Pusk&aacute;s Akademia)  CENTROCAMPISTI: Zolt&aacute;n GERA (22.04.1979, Ferencv&aacute;ros), Bal&aacute;zs DZSUDZS&Aacute;K (23.12.1986, Bursaspor &ndash; TUR), &Aacute;kos ELEK (21.07.1988, Di&oacute;sgy&#337;ri VTK), &Aacute;d&aacute;m PINT&Eacute;R (12.06.1988, Ferencv&aacute;ros), &Aacute;d&aacute;m GYURCS&Oacute; (06.03.1991, Pogo&#324; Stettino &ndash; POL), Zolt&aacute;n STIEBER (16.10.1988, Norimberga &ndash; GER), &Aacute;d&aacute;m NAGY (17.06.1995, Ferencv&aacute;ros), L&aacute;szl&oacute; KLEINHEISLER (08.04.1994, Werder Brema &ndash; GER), Roland SALLAI (22.05.1987, Pusk&aacute;s Akademia), M&aacute;t&eacute; VIDA (08.03.1996, Vasas)  ATTACCANTI: Tam&aacute;s PRISKIN (27.09.1986, Slovan Bratislava &ndash; SLC), &Aacute;d&aacute;m SZALAI (09.12.1987, Hannover 96 &ndash; GER), Kriszti&aacute;n N&Eacute;METH (05.01.1989, Al-Gharafa &ndash; QAT), Nemanja NIKOLI&#262; (31.12.1987, Legia Varsavia &ndash; POL), D&aacute;niel B&Ouml;DE (24.10.1986, Ferencv&aacute;ros), L&aacute;szl&oacute; LENCSE (02.07.1988, &Uacute;jpest)  Cos&igrave; nelle qualificazioni: Gruppo F (Irlanda del Nord 21, Romania 20, UNGHERIA 16, Finlandia 12, F&auml;r &Oslash;er e Grecia 6) 07/09/2014, Budapest, Ungheria-Irlanda del Nord 1-2 (Priskin) 11/10/2014, Bucarest, Romania-Ungheria 1-1 (Dzsudzs&aacute;k) 14/10/2014, Torsh&aacute;vn, F&auml;r &Oslash;er-Ungheria 0-1 (Szalai) 14/11/2014, Budapest, Ungheria-Finlandia 1-0 (Gera) 29/3/2015, Budapest, Ungheria-Grecia 0-0 13/06/2015, Helsinki, Finlandia-Ungheria 0-1 (Stieber) 04/09/2015, Budapest, Ungheria-Romania 0-0 07/09/2015, Belfast, Irlanda del Nord-Ungheria 1-1 (Guzmics) 08/10/2015, Budapest, Ungheria-F&auml;r &Oslash;er 2-1 (Bode 2) 11/10/2015, Pireo, Grecia-Ungheria 4-3 (Lovrencsics, N&eacute;meth 2) PLAYOFF: 12/11/2015, Oslo, Norvegia-Ungheria 0-1 (Kleinheisler) PLAYOFF: 15/11/2015, Budapest, Ungheria-Norvegia 2-1 (Priskin, Henriksen aut.)  Probabile formazione (4-2-3-1): Kir&aacute;ly &ndash; Fiola, Guzmics, Lang, K&aacute;d&aacute;r &ndash; Nagy, Gera &ndash; Dzsudzs&aacute;k (Lovrencsics), Kleinheisler, Nem&eacute;th (Dzsudzs&aacute;k) &ndash; Priskin (Nikoli&#263;).  Pronostico: primo turno.  ________________________________  Fabio Ornano

Euro 2016, l'Ungheria torna a un grande torneo dopo 30 anni

NORVEGIA: &Egrave; ASSENTE DA EURO 2000 La Norvegia era inserita nel girone dell&rsquo;Italia e dunque &egrave; un undici che conosciamo bene. All&rsquo;ultimo turno del girone, venne a giocare a Roma, dando la caccia alla qualificazione diretta e al primato. I gol di Florenzi e Pell&egrave; ribaltarono il vantaggio scandinavo propiziato da una rete di Tettey, e cos&igrave;, la formazione del Ct Hogmo, quarantaseiesima nel ranking Fifa, &egrave; stata superata sul pi&ugrave; bello dalla Croazia, uscita vincitrice dalla gara contro Malta. Nei play-off, la Norvegia se la vedr&agrave; contro l&rsquo;Ungheria e andr&agrave; a caccia di un posto tra le magnifiche ventiquattro, per tornare a presenziare a un grande torneo per la prima volta dai tempi di Euro 2000. UNGHERIA: LA GRANDE DELUSA Probabilmente la squadra pi&ugrave; delusa di essere qui. All&rsquo;ultima giornata, i magiari hanno assistito alla tv alla vittoria della Turchia sull&rsquo;Islanda (maturata al 90&rsquo;) e alla sconfitta della Lettonia col Kazakistan. Risultati che hanno cambiato la classifica del girone e tolto all&rsquo;Ungheria il posto di miglior terza, passato invece ai turchi. Decisiva la vittoria dei kazaki, che vincendo, hanno mandato all'ultimo posto i lettoni, cambiando tutti i calcoli per il posto da miglior terza, che esclude dal conteggio i risultati contro l&rsquo;ultima in classifica. La Turchia aveva perso punti contro i lettoni e totalizzato il punteggio pieno con i kazaki, e dunque doveva tifare proprio nell&rsquo;ultimo posto della Lettonia per ottenere i punti utili, e cos&igrave; &egrave; stato. Il tutto a discapito dei ragazzi del tedesco Bernd Storck, che dovranno superare lo scoglio-Norvegia per tornare a un torneo per la prima volta da Mexico &lsquo;86. BOSNIA ED ERZEGOVINA: IN CERCA DEL BIS Dopo la partecipazione agli scorsi Mondiali, la Bosnia, che in precedenza non aveva mai disputato un torneo riservato alle nazionali maggiori, sogna il bis. Per volare in Francia, ci sar&agrave; da scavalcare l&rsquo;ostacolo irlandese. Nella formazione bosniaca militano tanti elementi del nostro campionato: Pjanic, Dzeko, Lulic su tutti, ma anche Krunic, Zukanovic e Djuric. Il raggiungimento matematico dei play-off &egrave; arrivato solo all&rsquo;ultimo match del girone, con la vittoria in casa di Cipro: tre punti che hanno permesso di respingere gli assalti di Israele e dello stesso Cipro. Con Belgio e Galles saldamente al comando dall'inizio della campagna europea, il terzo posto era presto diventato l&rsquo;obiettivo vero della squadra. IRLANDA: IMBATTUTA CONTRO LA GERMANIA L&rsquo;Eire &egrave; giunta terza nel girone D, uno dei pi&ugrave; equilibrati e imprevedibili. Alla fine, il pass diretto lo hanno ottenuto i Campioni del Mondo della Germania (non senza fatica) e la Polonia; l&rsquo;ex formazione di Giovanni Trapattoni, ha invece avuto la meglio sulla Scozia - suicidatasi in Georgia - per raggiungere gli spareggi. L&rsquo;Irlanda, che all&rsquo;andata contro la Bosnia sar&agrave; priva degli squalificati Walters e O&rsquo;Shea, cercher&agrave; di ottenere la seconda qualificazione consecutiva agli Europei. Nella sua storia, due partecipazioni di fila non si sono mai verificate nel torneo continentale, mentre una doppietta i verdi la piazzarono ai Mondiali (1990-94) e, in generale a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando presero parte a Euro 1988 e a Italia '90. Agli spareggi, arriva con la consapevolezza di poter dar battaglia a tutti: il biglietto da visita &egrave; l&rsquo;imbattibilit&agrave; ottenuta contro i tedeschi, frutto di un pari in trasferta e di una storica vittoria a Dublino. UCRAINA: LA MALEDIZIONE DEGLI SPAREGGI Ogni volta che ha partecipato ai play-off, l&rsquo;Ucraina (terza nel girone C, dietro a Spagna e Slovacchia) &egrave; stata eliminata. &Egrave; accaduto contro la Croazia nella corsa ai Mondiali del &lsquo;98, contro la Slovenia in quella per gli Europei del 2000, contro la Germania in quella per i Mondiali del 2002, contro la Grecia in quella per i Mondiali del 2010 e infine contro la Francia in quella per i Mondiali del 2014. Una maledizione da sfatare e l&rsquo;avversario riservatogli dal sorteggio potrebbe in effetti prestarsi per segnare la fine del sortilegio (d&rsquo;altronde, c&rsquo;&egrave; in palio la &ldquo;vendetta&rdquo; per gli spareggi di Euro 2000). Ranking alla mano, infatti, la Slovenia era il team pi&ugrave; abbordabile di quelli disponibili. SLOVENIA: DIMENTICARE IL K.O. CON LA SVIZZERA Nel girone E, alle spalle dell&rsquo;Inghilterra, uscita vincitrice da tutte e dieci le gare giocate, si sono date battaglia per la qualificazione diretta Svizzera e Slovenia, con gli elvetici usciti vincitori dal testa a testa. Per gli sloveni un comodo atterraggio agli spareggi, dal momento che Estonia e Lituania mai hanno incalzato il terzo posto, ma che rammarico per la sconfitta con gli svizzeri... Nel confronto diretto del 5 settembre, Novakovic e Cesar portarono avanti di due gol la formazione del Ct Katanec, ma le reti di Drmic all&rsquo;80&rsquo;, di Stocker all&rsquo;84&rsquo; e di nuovo di Drmic al &lsquo;94, riscrissero totalmente il tabellino dell'incontro e la classifica del girone. Una rimonta incredibile, che la Slovenia potr&agrave; perdonarsi solo in caso di qualificazione. SVEZIA: A CACCIA DEL QUINTO EUROPEO CONSECUTIVO Giunta alle spalle di Austria e Russia, la nazionale svedese dovr&agrave; giocare contro la Danimarca uno storico derby scandinavo. Eliminata per mano dal Portogallo nei play-off per i Mondiali, questa volta affronta lo spareggio da favorita, ma l&rsquo;incontro con la Danimarca non &egrave; da sottovalutare. Non pu&ograve; permetterselo Ibrahimovic, all&rsquo;ultima (o forse penultima) occasione di partecipare a un grande torneo con la sua nazionale. Sull&rsquo;economia del proprio girone hanno pesato la sconfitta nello scontro diretto contro i russi lo scorso settembre, e&nbsp; l&rsquo;1-4 casalingo contro l&rsquo;Austria. Un calo alla distanza proprio mentre la Russia usciva dal dopo-Capello e risaliva la china, piazzando il sorpasso. DANIMARCA: L&rsquo;ULTIMO ASSALTO DI MORTEN OLSEN La Danimarca era inclusa nel girone da cinque squadre, di fatto ridotto ad una lotta a tre, con l&rsquo;Armenia che non ha vinto neanche una gara e la Serbia penalizzata e ben presto tagliata fuori dalla corsa. La sfida con Portogallo e Albania ha visto prevalere proprio queste ultime: i danesi, infatti, hanno chiuso con un ritardo di due punti dalla formazione di Gianni De Biasi. I nordici sono mancati negli scontri diretti, non avendone vinto neppure uno. Ed essere rimasti a secco di gol e di vittorie nelle ultime tre giornate, quando si giocava sul filo dei punti, non ha certo aiutato la causa di Morten Olsen, Ct in carica dal 2000 e ormai alla fine di una lunga gestione (ha gi&agrave; annunciato che lascer&agrave; dopo gli Europei del prossimo anno). Giovanni Del Bianco @g_delbianco

NORVEGIA: &Egrave; ASSENTE DA EURO 2000 La Norvegia era inserita nel girone dell&rsquo;Italia e dunque &egrave; un undici che conosciamo bene. All&rsquo;ultimo turno del girone, venne a giocare a Roma, dando la caccia alla qualificazione diretta e al primato. I gol di Florenzi e Pell&egrave; ribaltarono il vantaggio scandinavo propiziato da una rete di Tettey, e cos&igrave;, la formazione del Ct Hogmo, quarantaseiesima nel ranking Fifa, &egrave; stata superata sul pi&ugrave; bello dalla Croazia, uscita vincitrice dalla gara contro Malta. Nei play-off, la Norvegia se la vedr&agrave; contro l&rsquo;Ungheria e andr&agrave; a caccia di un posto tra le magnifiche ventiquattro, per tornare a presenziare a un grande torneo per la prima volta dai tempi di Euro 2000.  UNGHERIA: LA GRANDE DELUSA Probabilmente la squadra pi&ugrave; delusa di essere qui. All&rsquo;ultima giornata, i magiari hanno assistito alla tv alla vittoria della Turchia sull&rsquo;Islanda (maturata al 90&rsquo;) e alla sconfitta della Lettonia col Kazakistan. Risultati che hanno cambiato la classifica del girone e tolto all&rsquo;Ungheria il posto di miglior terza, passato invece ai turchi. Decisiva la vittoria dei kazaki, che vincendo, hanno mandato all'ultimo posto i lettoni, cambiando tutti i calcoli per il posto da miglior terza, che esclude dal conteggio i risultati contro l&rsquo;ultima in classifica. La Turchia aveva perso punti contro i lettoni e totalizzato il punteggio pieno con i kazaki, e dunque doveva tifare proprio nell&rsquo;ultimo posto della Lettonia per ottenere i punti utili, e cos&igrave; &egrave; stato. Il tutto a discapito dei ragazzi del tedesco Bernd Storck, che dovranno superare lo scoglio-Norvegia per tornare a un torneo per la prima volta da Mexico &lsquo;86.  BOSNIA ED ERZEGOVINA: IN CERCA DEL BIS Dopo la partecipazione agli scorsi Mondiali, la Bosnia, che in precedenza non aveva mai disputato un torneo riservato alle nazionali maggiori, sogna il bis. Per volare in Francia, ci sar&agrave; da scavalcare l&rsquo;ostacolo irlandese. Nella formazione bosniaca militano tanti elementi del nostro campionato: Pjanic, Dzeko, Lulic su tutti, ma anche Krunic, Zukanovic e Djuric. Il raggiungimento matematico dei play-off &egrave; arrivato solo all&rsquo;ultimo match del girone, con la vittoria in casa di Cipro: tre punti che hanno permesso di respingere gli assalti di Israele e dello stesso Cipro. Con Belgio e Galles saldamente al comando dall'inizio della campagna europea, il terzo posto era presto diventato l&rsquo;obiettivo vero della squadra.  IRLANDA: IMBATTUTA CONTRO LA GERMANIA L&rsquo;Eire &egrave; giunta terza nel girone D, uno dei pi&ugrave; equilibrati e imprevedibili. Alla fine, il pass diretto lo hanno ottenuto i Campioni del Mondo della Germania (non senza fatica) e la Polonia; l&rsquo;ex formazione di Giovanni Trapattoni, ha invece avuto la meglio sulla Scozia - suicidatasi in Georgia - per raggiungere gli spareggi. L&rsquo;Irlanda, che all&rsquo;andata contro la Bosnia sar&agrave; priva degli squalificati Walters e O&rsquo;Shea, cercher&agrave; di ottenere la seconda qualificazione consecutiva agli Europei. Nella sua storia, due partecipazioni di fila non si sono mai verificate nel torneo continentale, mentre una doppietta i verdi la piazzarono ai Mondiali (1990-94) e, in generale a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando presero parte a Euro 1988 e a Italia '90. Agli spareggi, arriva con la consapevolezza di poter dar battaglia a tutti: il biglietto da visita &egrave; l&rsquo;imbattibilit&agrave; ottenuta contro i tedeschi, frutto di un pari in trasferta e di una storica vittoria a Dublino.  UCRAINA: LA MALEDIZIONE DEGLI SPAREGGI Ogni volta che ha partecipato ai play-off, l&rsquo;Ucraina (terza nel girone C, dietro a Spagna e Slovacchia) &egrave; stata eliminata. &Egrave; accaduto contro la Croazia nella corsa ai Mondiali del &lsquo;98, contro la Slovenia in quella per gli Europei del 2000, contro la Germania in quella per i Mondiali del 2002, contro la Grecia in quella per i Mondiali del 2010 e infine contro la Francia in quella per i Mondiali del 2014. Una maledizione da sfatare e l&rsquo;avversario riservatogli dal sorteggio potrebbe in effetti prestarsi per segnare la fine del sortilegio (d&rsquo;altronde, c&rsquo;&egrave; in palio la &ldquo;vendetta&rdquo; per gli spareggi di Euro 2000). Ranking alla mano, infatti, la Slovenia era il team pi&ugrave; abbordabile di quelli disponibili.  SLOVENIA: DIMENTICARE IL K.O. CON LA SVIZZERA Nel girone E, alle spalle dell&rsquo;Inghilterra, uscita vincitrice da tutte e dieci le gare giocate, si sono date battaglia per la qualificazione diretta Svizzera e Slovenia, con gli elvetici usciti vincitori dal testa a testa. Per gli sloveni un comodo atterraggio agli spareggi, dal momento che Estonia e Lituania mai hanno incalzato il terzo posto, ma che rammarico per la sconfitta con gli svizzeri... Nel confronto diretto del 5 settembre, Novakovic e Cesar portarono avanti di due gol la formazione del Ct Katanec, ma le reti di Drmic all&rsquo;80&rsquo;, di Stocker all&rsquo;84&rsquo; e di nuovo di Drmic al &lsquo;94, riscrissero totalmente il tabellino dell'incontro e la classifica del girone. Una rimonta incredibile, che la Slovenia potr&agrave; perdonarsi solo in caso di qualificazione.  SVEZIA: A CACCIA DEL QUINTO EUROPEO CONSECUTIVO Giunta alle spalle di Austria e Russia, la nazionale svedese dovr&agrave; giocare contro la Danimarca uno storico derby scandinavo. Eliminata per mano dal Portogallo nei play-off per i Mondiali, questa volta affronta lo spareggio da favorita, ma l&rsquo;incontro con la Danimarca non &egrave; da sottovalutare. Non pu&ograve; permetterselo Ibrahimovic, all&rsquo;ultima (o forse penultima) occasione di partecipare a un grande torneo con la sua nazionale. Sull&rsquo;economia del proprio girone hanno pesato la sconfitta nello scontro diretto contro i russi lo scorso settembre, e&nbsp; l&rsquo;1-4 casalingo contro l&rsquo;Austria. Un calo alla distanza proprio mentre la Russia usciva dal dopo-Capello e risaliva la china, piazzando il sorpasso.  DANIMARCA: L&rsquo;ULTIMO ASSALTO DI MORTEN OLSEN La Danimarca era inclusa nel girone da cinque squadre, di fatto ridotto ad una lotta a tre, con l&rsquo;Armenia che non ha vinto neanche una gara e la Serbia penalizzata e ben presto tagliata fuori dalla corsa. La sfida con Portogallo e Albania ha visto prevalere proprio queste ultime: i danesi, infatti, hanno chiuso con un ritardo di due punti dalla formazione di Gianni De Biasi. I nordici sono mancati negli scontri diretti, non avendone vinto neppure uno. Ed essere rimasti a secco di gol e di vittorie nelle ultime tre giornate, quando si giocava sul filo dei punti, non ha certo aiutato la causa di Morten Olsen, Ct in carica dal 2000 e ormai alla fine di una lunga gestione (ha gi&agrave; annunciato che lascer&agrave; dopo gli Europei del prossimo anno).  Giovanni Del Bianco @g_delbianco

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