Caccia alla Ducati, e a Francesco Bagnaia. Riprendendo il titolo di un celebre film, potrebbe essere questo il claim della stagione 2023 di una MotoGp che riparte da Portimao con la consapevolezza che in questo momento il binomio formato dalla moto di Borgo Panigale e dal centauro torinese &egrave; senza dubbio quello da battere. Se lo scorso anno Bagnaia aveva faticato all&rsquo;inizio a trovare il giusto feeling con la Ducati GP22 (poi instauratosi nel corso della stagione, arrivando addirittura a conquistare il titolo mondiale), nel corso dei test svoltisi nelle scorse settimane prima in Malesia sul circuito di Sepang e poi proprio a Portimao (sede della prima gara stagionale) il centauro torinese non ha nascosto il proprio feeling con la neonata Ducati GP23, arrivando a far registrare in pi&ugrave; occasioni il record della pista (1&rsquo;37&rdquo;968, ottenuto nel corso del pomeriggio dell&#39;ultima giornata di test), ma sopratutto dimostrando un&rsquo;ottima confidenza con la nuova moto.   Come raccontato nelle scorse ore nel corso della consueta Conferenza stampa di inizio stagione, Bagnaia &egrave; piuttosto contento dei test precampionato, cos&igrave; come della nuova moto, migliorata nell&rsquo;aderenza in curva e che &egrave; stata perfezionata al fine di adattarsi al meglio al suo stile di guida. Se lo scorso anno la Gp22 si muoveva molto, ed era molto difficile penetrare la curva correttamente, quest&rsquo;anno la GP23 permette una maggiore piega nell&rsquo;affrontare le curve, e questo aspetto tranquillizza non poco Bagnaia, il quale per&ograve; fissa come obiettivo numero uno della stagione il fatto di potersi riconfermare ai vertici della MotoGp, consapevole del fatto che anche l&rsquo;Aprilia &egrave; molto forte, e che Yamaha e Honda faranno di tutto per tornare quanto prima davanti.  Un aspetto che dovr&agrave; essere valutato con molta attenzione nell&rsquo;arco della stagione sar&agrave; il rapporto con Enea Bastianini, da quest&rsquo;anno nel team ufficiale Ducati al posto di Jack Miller, approdato in KTM. Se con Miller il rapporto era stato molto buono, lo scorso anno in pi&ugrave; occasioni abbiamo visto Bagnaia e Bastianini combattere in pista piuttosto intensamente per la vittoria di una determinata gara o per un podio. Non c&rsquo;&egrave; dubbio che entrambi, giocoforza, dovranno arrivare a un punto d&rsquo;incontro: se Bastianini (appena arrivato nel team ufficiale Ducati) da una parte scalpita per mostrare tutte le sue potenzialit&agrave;, dall&rsquo;altra per&ograve; comprensibilmente non conosce ancora bene la sua nuova squadra, per cui sar&agrave; per lui importante poter contare sull&rsquo;esperienza di Bagnaia (presente nel team ufficiale Ducati dal 2021), cos&igrave; come per il campione del mondo pu&ograve; sicuramente essere utile il talento di un giovane talento del calibro di Bastianini per ottimizzare lo sviluppo della GP23. Ecco, quindi, perch&eacute; trovare un&rsquo;intesa pu&ograve; sicuramente tornare utile per entrambi in vista della lotta al titolo mondiale.    Una Ducati, che oltre al team ufficiale, pu&ograve; schierare ben tre team clienti, a cominciare dalla Gresini Racing, che, dopo la straordinaria stagione caratterizzata dall&rsquo;esplosione di Enea Bastianini (non a caso approdato nel team ufficiale) riparte dal sopra raffigurato Alex Marquez, che affiancher&agrave; il riconfermato Fabio Di Giannantonio (poleman lo scorso anno al Mugello). Attese conferme anche per il team Pramac, con Jorge Martin e Johann Zarco che lo scorso anno in ben 7 delle 20 gare facenti parte del calendario hanno ottenuto la pole position (5 con Martin, e 2 con Zarco), cos&igrave; come per il team Mooney VR46 Racing, con Luca Marini e Marco Bezzecchi (poleman lo scorso anno in Thailandia).    Alle spalle della Ducati ha ben figurato nei test l&rsquo;Aprilia guidata da Massimo Rivola, che si presenta al via con i riconfermati Aleix Espargar&ograve; (vincitore lo scorso anno in Argentina) e Maverick Vi&ntilde;ales (terzo lo scorso anno in Olanda sul circuito di Assen e a Misano), e al contempo con il nuovo team clienti RNF gestito da Razlan Razali, che potr&agrave; contare sulle RS-GP della passata stagione affidate a Miguel Olivera e Raul Fernandez.    Alle spalle di Ducati ed Aprilia (che schierano ben 12 delle 22 moto facenti parte della griglia) troviamo Yamaha e Honda, chiamate a dare una risposta dopo la scorsa stagione assai deludente. La Casa dei Tre Diapason prover&agrave; ad affidarsi al talento di Fabio Quartararo per ottenere il massimo da una moto che anche quest&rsquo;anno sembra ancora dimostrare dei limiti sotto il profilo motoristico (da qui la decisione di ingaggiare un motorista di valore del calibro di Luca Marmorini). Atteso al riscatto anche il secondo pilota della casa di Iwata, Franco Morbidelli, dopo una stagione decisamente sotto tono.   Situazione simile in casa Honda, dove sar&agrave; il sei volte campione del mondo della MotoGp (otto considerando i titoli in Classe 125 e Moto2) Marc Marquez il punto di riferimento su cui mettere a punto una moto che anche nei test non ha particolarmente impressionato, con la Honda in chiara fase di ricostruzione, come si evince dal fatto che nel 2022 non sia riuscita a vincere alcuna gara. Al fianco di Marquez quest&rsquo;anno troviamo il campione 2020 Joan Mir (proveniente dalla Suzuki, ritiratasi al termine della passata stagione), con l&rsquo;auspicio che anche il suo contributo possa essere importante alla Honda quantomeno per potersi risollevare in classifica. Da valutare anche la KTM (che nei test non ha particolarmente brillato), cos&igrave; come il neonato team GasGas, destinato inevitabilmente ad occupare le ultime caselle dello schieramento.  &nbsp;  Il debutto delle Sprint e la nuova impostazione del weekend di gara  Ritrovare la popolarit&agrave; perduta. Questo alla base della decisione della Dorna di proporre anche nella classe regina il format della gara Sprint, introdotta dal 2021 in Formula 1. Se nel Circus la Sprint &egrave; stata testata nel 2021 e nel 2022 in tre appuntamenti stagionali, salvo poi a partire da quest&rsquo;anno introdurla addirittura in ben sei occasioni, la MotoGp &egrave; voluta addirittura andare oltre, prevedendo una gara Sprint al sabato per tutti e 21 gli appuntamenti facenti parte del calendario 2023. Se in Formula 1 la Sprint attualmente viene disputata sulla distanza di 100 Km con i primi otto classificati a punti, per la MotoGp &egrave; stato deciso di effettuare la Sprint sulla met&agrave; dei giri previsti rispetto alla gara domenicale, con i primi 9 classificati a punti. Nella fattispecie al vincitore della Sprint andranno 12 punti, al secondo classificato andranno 9 punti, al terzo classificato 7 punti, al quarto 6 punti, al quinto 5 punti, al sesto 4 punti, al settimo 3 punti, all&rsquo;ottavo 2 punti, e infine al nono classificato 1 punto.  L&rsquo;introduzione della Sprint riservata alla sola MotoGp comporta anche una modifica al format dell&rsquo;intero weekend di gara. Nella giornata del venerd&igrave; restano confermate le due sessioni di prove libere sia per la MotoGp, sia per Moto2 e Moto3, con la PL1 in programma il venerd&igrave; mattina, e la PL2 il venerd&igrave; pomeriggio. Se in Moto 3 PL1 e PL2 saranno di 35 minuti, in Moto2 PL1 e Pl2 saranno di 40 minuti. In MotoGp invece la PL1 sar&agrave; di 45 minuti, mentre la PL2 sar&agrave; di 60 minuti. Rispetto allo scorso anno, l&rsquo;accesso alla top 10 in Q2 non sar&agrave; pi&ugrave; determinato dalla media dei tempi ottenuti nelle due sessioni di prove libere del venerd&igrave; e dalla PL3 del sabato mattina, ma solamente dalla PL1 e dalla PL2 del venerd&igrave;.  Il cambiamento pi&ugrave; significativo riguarda per&ograve; la giornata del sabato, con l&rsquo;abolizione della PL4 per la MotoGp. Questo, vuol dire, pertanto, che nella mattinata del sabato dopo le PL3 di Moto3 e Moto2 (della durata di 30 minuti circa a testa per categoria) avremo direttamente PL3 (durata 30 minuti) e a seguire le qualifiche della MotoGp, con la PL3 che sar&agrave; utile per le squadre per preparare sia la Sprint del pomeriggio, che la gara domenicale. Per quanto riguarda le qualifiche della classe regina, confermato l&rsquo;attuale format, con il Q1 di 15 minuti, al termine del quale i due migliori piloti in classifica accederanno in Q2, il quale determiner&agrave; non solo la griglia di partenza della Sprint, ma anche quella del Gp domenicale, visto che entrambe le gare presenteranno la medesima griglia di partenza.  Al termine delle qualifiche della MotoGp, spazio alle qualifiche di Moto3 e Moto2. Nel corso del sabato pomeriggio si svolger&agrave;, infine, la gara Sprint della MotoGp, che, come detto, verr&agrave; disputata su met&agrave; dei giri previsti rispetto alla gara domenicale, e con punteggio destinato a premiare i primi nove classificati.  La giornata di domenica vedr&agrave; in mattinata la novit&agrave; del Warm-up (10 minuti invece dei 20 delle scorse stagioni) riservato solo ed esclusivamente alla MotoGp. Moto3 e Moto2, invece, andranno in pista solamente per le rispettive gare domenicali, con la MotoGp che scender&agrave; in pista nel corso della domenica pomeriggio. Per la gara domenicale confermato il punteggio attuale, che tende a premiare i primi 15 classificati: al vincitore andranno 25 punti, mentre al secondo classificato spetteranno 20 punti. 16 punti andranno al terzo classificato, 13 al quarto, 11 al quinto, 10 al sesto, 9 al settimo, 8 all&rsquo;ottavo, 7 al nono, 6 al decimo, 5 all&rsquo;undicesimo, 4 al dodicesimo, 3 al tredicesimo, 2 al quattordicesimo, e infine 1 punto al quindicesimo classificato.  &nbsp;  Le gomme Michelin 2023  Anche quest&rsquo;anno (fino al 2026, dopo il rinnovo contrattuale firmato nel Settembre 2021) sar&agrave; la Michelin il fornitore unico ed ufficiale di pneumatici in MotoGp. Rispetto alla scorsa stagione, per&ograve;, cambia il numero di gomme fornite dal gommista francese. Se per l&rsquo;anteriore i piloti potranno continuare a scegliere tra le mescole simmetriche morbide, medie e dure, per il posteriore scenderanno da tre a due le mescole a disposizione (saranno soffice -media, o media-dura a seconda della tipologia del circuito e della temperature. Nella gara di esordio in Portogallo ad esempio saranno la morbida asimmetrica, e la media simmetrica). 12 saranno le gomme all&rsquo;anteriore, mentre quelle al posteriore saranno 21, delle quali sar&agrave; possibile usarne solamente 12. Al debutto anche il sensore per verificare il rispetto della pressione minima delle gomme, che invier&agrave; i dati alla Direzione Gara: se per le prime tre gare si tratter&agrave; di una sorta di prova generale, sar&agrave; dalla quarta gara di campionato in Spagna che il sistema di rilevazione entrer&agrave; in vigore al 100%, con relative sanzioni.  &nbsp;  MotoGp: le line-up 2023  Questo l&rsquo;elenco dei piloti e delle squadre che prenderanno parte alla MotoGp 2023.  &nbsp;           SQUADRA    MOTO    TEAM UFFICIALE O CLIENTE    PILOTI          Ducati Lenovo    Ducati Desmosedici GP23    Team ufficiale    1 Francesco Bagnaia          23 Enea Bastianini          Gresini Racing    Ducati Desmosedici GP23    Team cliente Ducati    49 Fabio Di Giannantonio          73 Alex Marquez          Prima Pramac Racing    Ducati Desmosedici GP23    Team cliente Ducati    5 Johann Zarco          89 Jorge Martin          Mooney VR46 Racing    Ducati Desmosedici GP23    Team cliente Ducati    10 Luca Marini          72 Marco Bezzecchi          Monster Energy Yamaha    Yamaha YZR-M1    Team ufficiale    20 Fabio Quartararo          21 Franco Morbidelli          Aprilia Racing    Aprilia RS-GP    Team ufficiale    12 Maverick Vi&ntilde;ales          41 Aleix Espargar&ograve;          RNF    Aprilia RS-GP    Team cliente Aprilia    25 Ra&ugrave;l Fernandez          88 Miguel Oliveira          Red Bull KTM Factory Racing    KTM RC16    Team ufficiale    33 Brad Binder          43 Jack Miller          Repsol Honda    Honda RC213V    Team ufficiale    36 Joan Mir          93 Marc Marquez          LCR Honda Team Castrol    Honda RC213V    Team clienti Honda    42 Alex Rins          LCR Honda Team Idemitsu    Honda Rc213V    Team clienti Honda    30 Takaaki Nakagami          Tech 3 Gas Gas Factory Racing    Gas Gas    Team ufficiale    37 Augusto Fern&agrave;ndez          44 Pol Espargar&ograve;        In grassetto e in corsivo le novit&agrave; rispetto allo scorso anno. L&rsquo;inserimento delle squadre satellite nella presente tabella &egrave; stato fatto considerando i punti accumulati dalle stesse nell&rsquo;arco della stagione 2022.  &nbsp;  Il calendario 2023  Il Mondiale 2023 della MotoGp &egrave; costituito da ben 21 gare, cos&igrave; programmate: 25-26 Marzo Gp Portogallo, 1-2 Aprile Gp Argentina, 15-16 Aprile Gp Americhe, 29-30 Aprile Gp Spagna, 13-14 Maggio Gp Francia, 10-11 Giugno Gp Italia (circuito del Mugello), 17-18 Giugno Gp Germania, 24-25 Giugno Gp Olanda, 8-9 Luglio Gp Kazakistan, 5-6 Agosto Gp Gran Bretagna, 19-20 Agosto Gp Austria, 2-3 Settembre Gp Catalogna, 9-10 Settembre Gp di San Marino e della Riviera di Rimini (circuito di Misano), 23-24 Settembre Gp India, 30 Settembre-1&deg; Ottobre Gp Giappone, 14-15 Ottobre Gp Indonesia, 21-22 Ottobre Gp Australia, 28-29 Ottobre Gp Thailandia, 11-12 Novembre Gp Malesia, 18-19 Novembre Gp Qatar, 25-26 Novembre Gp Comunit&agrave; Valenciana.  Come possiamo vedere, sono diverse le novit&agrave; presenti nel calendario: se escludiamo il 2020 (che vide a causa della pandemia il debutto della MotoGp a Jerez, mentre Moto 3 e Moto2 avevano regolarmente corso in Qatar), era dal 2006 che il Motomondiale non prendeva il via da un circuito diverso da quello del Losail (in quell&rsquo;anno il Mondiale prese il via sul circuito spagnolo di Jerez), per via di alcuni lavori necessari per ospitare sia la Formula 1 il prossimo 8 Ottobre, sia la stessa MotoGp, che torner&agrave; in Qatar dal 17 al 19 Novembre. Da registrare poi il debutto del Kazakistan sul neonato circuito di Sokol (progettato da Hermann Tilke, costituito da 13 curve di cui 5 a destra e 8 a sinistra e lungo 4495 metri), e dell&rsquo;India sul circuito di Buddh, che dal 2011 al 2013 ospit&ograve; le tre edizioni del Gp dell&rsquo;India di Formula 1. Anche questo circuito &egrave; stato progettato da Hermann Tilke, &egrave; costituito da 16 curve di cui 8 a destra e 8 a sinistra, ed &egrave; lungo 5125 metri.  I back to back to back (tre gare consecutive) saranno presenti ben 3 volte: Gp Italia-Germania-Olanda, Gp Indonesia-Australia-Thailandia, e Gp Malesia-Qatar-Comunit&agrave; Valenciana. I back to back (due gare consecutive) saranno ben xx: Gp Portogallo-Argentina, Gp Catalogna-San Marino e Riviera di Rimini, Gp India-Giappone.  &nbsp;  La sigla della MotoGp 2023  Contestualmente alla Sprint, la MotoGp si &egrave; ispirata alla Formula 1 anche per la sigla. Se la massima serie motoristica dal 2018 pu&ograve; contare sul tema ideato e composto da Brian Tyler, la classe regina da quest&rsquo;anno potr&agrave; contare su un nuovo tema, composto e ideato da Marco Beltrami. Da rilevare come (al pari della sigla della Formula 1) si cominci dai rookie per poi ripercorrere a ritroso la classifica piloti della scorsa stagione, dall&rsquo;ultimo classificato fino al campione del mondo, Francesco Bagnaia. Resta solo da capire come questo ispirarsi (forse eccessivamente) alla Formula 1 possa venir considerato dagli appassionati del Motomondiale.   Ladies and gentlemen, the 2023 #MotoGP opening titles! ?  We are ready, let&#39;s go racing! pic.twitter.com/DGHzAfG9OP &mdash; MotoGP&trade; (@MotoGP) March 23, 2023    &nbsp;  La copertura televisiva su Sky e TV8  Confermata anche quest&#39;anno l&#39;accoppiata televisiva SKY-TV8. Le prime sei Sprint del Sabato (Portogallo, Argentina, Gp delle Americhe, Spagna, Francia e Italia) comprensive di qualifiche (non solo della MotoGp , ma anche di Moto 3 e Moto 2) verranno trasmesse in diretta in chiaro e in alta definizione su TV8, cos&igrave; come sei gare domenicali (Spagna, Italia, Olanda, Gran Bretagna, San Marino e India). Le rimanenti gare (sia Sprint che domenicali) saranno trasmesse in diretta esclusiva sui canali Sky Sport, in streaming su NOW e in differita integrale in chiaro su TV8. 

Dall&rsquo;introduzione della gara Sprint al sabato alle line-up delle squadre, dalla riduzione da tre a due delle mescole dei pneumatici posteriori Michelin al calendario della stagione e alla copertura televisiva dei Gp: questo il nostro vademecum sulla stagione 2023 della classe regina

Guida alla MotoGp 2023

        Un tab&ugrave; finalmente spezzato. Dopo 50 anni un pilota italiano torna a conquistare il titolo mondiale della classe regina a bordo di una moto italiana. A riuscirci &egrave; stato Francesco Bagnaia, che, nel giorno in cui la Suzuki saluta il Motomondiale conquistando con Alex Rins il Gp della Comunit&agrave; Valenciana, conquista il suo primo titolo mondiale in sella alla Ducati GP22 grazie al nono posto finale, e alla luce del quarto posto del suo rivale per il titolo, il francese Fabio Quartararo su Yamaha. Una stagione, quella 2022, che alla luce delle difficolt&agrave; patite nel corso della stagione da Honda e Yamaha consacra una volta di pi&ugrave; tutto il lavoro portato avanti dalla Ducati (non a caso vincitrice anche del titolo team e costruttori) sia attraverso la squadra ufficiale, sia attraverso le sue squadre satellite: vedi la Pramac con le cinque pole stagionali di Jorge Martin e la pole di Zarco a Portimao, o il terzo posto finale in classifica piloti di Enea Bastianini (dal prossimo anno in Ducati al fianco di Bagnaia dopo l&rsquo;ottima stagione disputata con il team Gresini) che ha visto nelle vittorie in Qatar, Usa, Francia e Aragona i suoi punti pi&ugrave; emozionanti. Sotto il profilo prettamente statistico, la conquista del titolo mondiale da parte di Bagnaia fa s&igrave; che un pilota italiano torni a conquistare il titolo mondiale della classe regina a distanza di 13 anni (l&rsquo;ultima volta era stato Valentino Rossi nel 2009 con la Yamaha), che la Ducati possa tornare ad assaporare l&rsquo;ebbrezza del titolo mondiale dopo la vittoria 2007 con Casey Stoner, ma sopratutto che (come gi&agrave; detto) a distanza di 50 anni un pilota italiano possa tornare a conquistare il mondiale nella classe regina in sella a una moto italiana: l&rsquo;ultima volta era successo nel 1972, con il settimo e ultimo titolo mondiale consecutivo vinto dal binomio Giacomo Agostini-MV Agusta. Il Mondiale di Bagnaia: la stagione ai raggi X. Vincere quel titolo mondiale perso per un soffio lo scorso anno. Questo l&rsquo;obiettivo di Francesco Bagnaia per il 2022, forte del finale della passata stagione che lo aveva visto vincere le ultime due gare di campionato a Portimao e a Valencia. Guai, per&ograve;, a pensare a una cavalcata trionfale: se nel 2021 era evidente il feeling che legava Pecco alla sua Ducati, non altrettanto &egrave; avvenuto quest&rsquo;anno, con le prime gare di campionato che hanno visto il centauro torinese alla disperata ricerca di un feeling con la nuova Ducati, arrivato solo dopo alcune gare.  Una sensazione, quella dello scarso feeling di Bagnaia con la sua nuova Ducati GP22, emersa fin da subito nel corso dei test precampionato svoltisi in Qatar sul circuito di Losail, che ha poi ospitato la prima gara della stagione. Si capisce subito che in Ducati ci sar&agrave; tanto lavoro da fare per consentire a Pecco di sentire sua la nuova moto, e certamente non aiuta il ritiro dopo soli 11 giri per via di una caduta in cui viene coinvolta anche la Ducati Pramac del poleman Jorge Martin, in una domenica in cui Enea Bastianini vince la sua prima gara in classe regina in sella alla Ducati del team Gresini (moto 2021), e con il rivale al titolo Quartararo solo nono. Al termine della gara nel confermare le difficolt&agrave; intravviste Bagnaia racconter&agrave; di aver chiesto alla squadra di non toccare nulla sulla moto, in modo tale da adattarsi a guidare il meglio possibile e al contempo migliorare il feeling con la moto 2022.  Nella gara successiva in Indonesia, aldil&agrave; dell&rsquo;anonimo quindicesimo posto finale si comincia a intravvedere qualche piccolo segnale di ripresa: se sul bagnato in gara Pecco non riesce n&eacute; a spingere n&eacute; a frenare, nelle libere su pista asciutta grazie a una modifica messa a punto dai meccanici, riesce a sentirsi decisamente pi&ugrave; a suo agio con la Ducati 2022. Nella terza gara della stagione in Argentina, continuano in parte i problemi di feeling con la moto: se in qualifica Francesco deve accontentarsi di un tredicesimo posto in griglia, in gara il passo &egrave; decisamente migliore al punto da risalire fino al quinto posto finale nonostante si rilevi una perdita di potenza in rettilineo e una minore confidenza in staccata ed ingresso curva, in una gara che vede pole e vittoria ad opera dell&rsquo;Aprilia di Aleix Espargar&ograve;, con la Yamaha di Quartararo solo nona. In Classifica Piloti &egrave; quindi Espargar&ograve; a passare in testa con 45 punti, seguito da Brad Binder (38) e il duo Bastianini-Rins a quota 36, con Quartararo quinto a 35 punti, e Bagnaia quattordicesimo con 12 punti. Gara dai due volti in America, sul Circuit Of The Americas di Austin: se in qualifica la Ducati registra ben cinque moto nei primi cinque posti con Bagnaia terzo alle spalle del poleman Martin e del compagno di squadra Jack Miller, e davanti alla seconda Pramac di Zarco e a Bastianini, in gara &egrave; il giovane talento del team Gresini a conquistare il Gp degli Usa, con Pecco solamente quinto (staccato di 6&rdquo;045 da Bastianini) e mai in lotta per la vittoria, denotando anche in questo caso delle difficolt&agrave; in fase di accelerazione. In Classifica Piloti Bastianini torna in pista con 61 punti, seguito da Alex Rins (Suzuki) a quota 56 e ad Espargar&ograve; (Aprilia) a quota 50. Quartararo &egrave; quinto con 44 punti, mentre Bagnaia &egrave; dodicesimo a quota 23. Gara difficile anche in Portogallo, con Bagnaia che su pista bagnata manca l&rsquo;accesso diretto al Q2 per via del 13&deg; tempo conseguito al termine della FP3, e che a pochi minuti dalla conclusione del Q1 dopo aver montato per azzardo un set di gomme slick cade in curva 3 passando su una chiazza di bagnato, riportando un forte dolore scapolo-omerale, che lo costringer&agrave; a sottoporsi a dei controlli sia presso il centro medico che presso l&rsquo;ospedale di Portimao, senza che per fortuna vengano rilevate delle fratture. Il pilota torinese decide di partecipare comunque alla gara dove, partito dall&rsquo;ultimo posto risalir&agrave; fino all&rsquo;ottavo posto finale, nonostante nel finale riemerga il dolore al braccio legato alla caduta del giorno prima sopratutto in staccata e nei cambi di direzione. A vincere la gara in solitaria &egrave; il campione del mondo Fabio Quartarar&ograve; su Yamaha con 5&rdquo;4 di vantaggio sulla Ducati Pramac di Johann Zarco, e con 6&rdquo;068 sull&rsquo;Aprilia di Aleix Espargar&ograve;. In Classifica Piloti Quartararo (Yamaha) e Rins (Suzuki) passano in testa con 69 punti, seguiti da Espargar&ograve; (Aprilia) a quota 66, Bastianini (Gresini Ducati) fermo a quota 61, e Zarc&ograve; a quota 51. Bagnaia &egrave; decimo con 31 punti, a pari merito con Marc Marquez (Honda). A Jerez (sede del Gp di Spagna, sesta gara del Mondiale 2022) arriva il primo acuto stagionale di Francesco Bagnaia: se in qualifica Pecco ottiene la pole infliggendo dei distacchi piuttosto pesanti agli avversari (con Quartararo secondo staccato di 463 millesimi, ed Aleix Espargar&ograve; staccato con la sua Aprilia di 763 millesimi), la gara vedr&agrave; la vittoria del pilota torinese della Ducati, abile a tenersi dietro alle spalle per tutto il Gp il pilota francese della Yamaha, arrivato a 285 millesimi dal vincitore. Nettamente pi&ugrave; staccata l&rsquo;Aprilia di Espargar&ograve;, a 10&rdquo;977 dalla Ducati numero 63. In Classifica Piloti Quartararo resta in testa con 89 punti, seguito da Espargar&ograve; (82), Bastianini e Rins (69), e il duo Bagnaia-Mir (56), con il pilota torinese che per la prima volta nella stagione entra nella top 5 in Classifica Piloti, a conferma che grazie al duro lavoro svolto in Ducati nell&rsquo;arco del weekend finalmente &egrave; stato possibile estrarre tutto il potenziale dalla moto 2022. La sensazione &egrave; che per Pecco sia finalmente cambiato il vento, e che altre soddisfazioni possano arrivare nell&rsquo;arco della stagione, e una conferma in tal senso arriva dalla tappa successiva in Francia, che vede Bagnaia conquistare la seconda pole position consecutiva davanti al compagno di squadra Jack Miller. La gara riserver&agrave; per&ograve; tutt&rsquo;altro scenario, con il duello tutto italiano tra Bagnaia e Bastianini, con il pilota riminese che supera Pecco a sei giri dal termine, e con il pilota torinese che nel corso della tornata successiva perde l&rsquo;anteriore cadendo in curva 13. Gara finita per lui, con Bastianini che si aggiudica cos&igrave; la gara davanti alla Ducati di Miller e all&rsquo;Aprilia di Espargar&ograve;. In Classifica Piloti Quartararo resta in testa con 102 punti, seguito da Espargar&ograve; (98) e Bastianini (94), con Bagnaia settimo a quota 56.  Nel Gp d&rsquo;Italia arriva per&ograve; il pronto riscatto di Bagnaia: se le qualifiche ci mostreranno ben cinque Ducati davanti a tutti con la pole position ad opera della Ducati Gresini di Fabio di Giannantonio davanti alle Ducati del team VR46 con Marco Bezzecchi secondo davanti a Luca Marini terzo, con la Ducati Pramac di Johann Zarco quarto e Bagnaia quinto in sella alla Ducati ufficiale, la gara vedr&agrave; la vittoria di quest&rsquo;ultimo (abile a sfruttare l&rsquo;ottimo passo gara evidenziato nel corso delle libere) davanti alla Yamaha di Quartararo e all&rsquo;Aprilia di Alexis Espargar&ograve;. In Classifica Piloti Quartararo &egrave; sempre in testa con 122 punti, seguito da Espargar&ograve; (114) e da Bastianini (94), ma al quarto posto in classifica sale Bagnaia con 81 punti. Solamente 41 punti dividono il centauro torinese dal rivale per la lotta al titolo iridato. Dopo due ritiri in Catalogna (caduta innescata dalla Honda di Takaaaki Nakagami nel primo giro) e in Germania (caduta nel corso del quarto giro quando si trovava in seconda posizione) con entrambe le gare vinte dalla Yamaha di Fabio Quartararo, Quartararo), arrivano per Bagnaia ben quattro vittorie consecutive (Olanda, Gran Bretagna, Austria e Gp di San Marino e della Riviera di Rimini), che rilanciano le ambizioni iridate di Pecco, portandolo a 30 punti dal pilota francese della Yamaha a sei gare dalla conclusione del Mondiale.  Nella gara successiva di Aragon il primo colpo di scena: se Bagnaia conquista un preziosissimo secondo posto alle spalle del vincitore Enea Bastianini (che dal prossimo anno diventer&agrave; compagno di squadra proprio del centauro torinese al posto di Miller), Quartararo cade nel corso del primo giro dopo aver tamponato la Honda di Marc Marquez. In Classifica Piloti il pilota francese mantiene la leadership con 211 punti, ma Bagnaia si avvicina a quota 201, con Espargar&ograve; terzo a quota 194, e Bastianini quarto e pi&ugrave; staccato con 163 punti. La successiva tappa giapponese di Motegi vede la vittoria della Ducati di Jack Miller davanti alla KTM di Brad Binder e alla Ducati Pramac di Jorge Martin, con Enea Bastianini nono e Bagnaia costretto al ritiro nel corso dell&rsquo;ultimo giro. Quartararo chiude la gara in ottava posizione, con il distacco nei confronti di Bagnaia in Classifica Piloti che risale a +18. Tra il Gp di Thailandia e il Gp d&rsquo;Australia la classifica subisce la scossa decisiva: ai due terzi posti di Bagnaia corrisponderanno un diciassettesimo posto e un ritiro da parte di Quartararo, con il ducatista che supera il pilota francese in testa alla classifica. 233 i punti di Bagnaia contro i 219 di Quartararo.  Nella penultima gara della stagione sul circuito di Sepang Bagnaia (in rimonta dalla nona posizione) si aggiudica il Gp della Malesia davanti a un coriaceo Bastianini e a un buon Quartararo terzo (in rimonta dalla dodicesima posizione), con la Classifica Piloti che a una gara dal termine vede Bagnaia in testa con 258 punti, Quartararo a quota 235, e per il terzo posto una lotta piuttosto ravvicinata tra Espargar&ograve; (212) e Bastianini (211).  Nell&rsquo;ultima gara di campionato in programma sul circuito Ricardo Tormo di Valencia &egrave; importante per Bagnaia non prendere rischi: se a vincere il Gp della Comunit&agrave; Valenciana &egrave; la Suzuki di Alex Rins davanti alla KTM di Brad Binder e alla Ducati Pramac di Jorge Martin con Fabio Quartararo quarto, a Pecco basta il nono posto per conquistare il titolo mondiale, forte dei 19 punti di vantaggio in Classifica Piloti su Quartararo.  Passing the baton to his protege! @ValeYellow46 has to be mad proud of @PeccoBagnaia #PerfectComb1nation  pic.twitter.com/1CyEMbKrZn &mdash; MotoGP&trade; (@MotoGP) November 6, 2022    Comprensibile a fine gara la gioia del pilota torinese, il quale non esita ad abbracciare tutti gli uomini della sua squadra ma anche il suo prezioso mentore Valentino Rossi, al suo fianco in questa giornata di festa che regala un nuovo campione italiano alla classe regina.  We've all been waiting for this! @FabioQ20 congratulates @PeccoBagnaia  What a great show they've put on until the very end #PerfectComb1nation  pic.twitter.com/b5Cg88aDqc &mdash; MotoGP&trade; (@MotoGP) November 6, 2022    Uno dei grandi pregi di Pecco &egrave; quello di rispettare profondamente i suoi avversari, motivo per il quale non deve sorprendere l&rsquo;abbraccio a fine gara con Quartararo, venuto a complimentarsi direttamente con il ducatista.  &copy; MotoGP via Twitter Tante le sfide che attendono Bagnaia il prossimo anno, con Quartararo che presumibilmente si presenter&agrave; al via del prossimo Mondiale in sella alla sua Yamaha con una forte voglia di riscatto, al pari di Marc Marquez sul fronte Honda, desideroso di mettersi alle spalle i momenti non semplici affrontati nelle ultime stagioni per poter lottare per il titolo, cos&igrave; come sar&agrave; da valutare con molta attenzione quale potr&agrave; essere sulla lunga distanza la convivenza tra lo stesso Bagnaia e il nuovo compagno di squadra Enea Bastianini, in arrivo nel team ufficiale Ducati dopo aver fatto molto bene con la moto 2021 assieme al Team Gresini. Se Bagnaia riuscir&agrave; a creare un nuovo ciclo di vittorie e titoli al pari dei pi&ugrave; grandi campioni della storia recente (e non) del Motomondiale, sar&agrave; solo il tempo a dirlo.       

Il 25enne pilota torinese conquista a Valencia il titolo mondiale della MotoGp in sella alla sua Ducati GP22. Era dal 1972 con il binomio Agostini-MV Agusta che un pilota italiano non vinceva pi&ugrave; il titolo in sella a una moto italiana

Bagnaia e il titolo iridato con Ducati

        Un vincente, semplicemente un vincente, la rappresentazione plastica di cosa voglia dire arrivare davanti a tutti sempre e per sempre, e nel corso di un lungo periodo. Giacomo Agostini &egrave; stato il pilota che ha vinto pi&ugrave; titoli mondiali di chiunque altro, 15, in varie categorie, pi&ugrave; 123 Gran Premi conquistati: pietra di paragone per chiunque, anche per i migliori di epoche pi&ugrave; recenti, non ha ancora trovato un vero erede, ma al massimo solo degli emuli. "Ago" compie 80 anni e lo celebriamo ripercorrendo la sua incredibile carriera.  Pap&agrave; Aurelio Agostini nasce il 16 giugno 1942 a Brescia: &egrave; il primo figlio di Aurelio e Maria Vittoria, originari di Lovere, splendido paesino sul Lago d'Iseo. Il padre di Giacomo ha una torbiera, ma &egrave; da sempre un grande fan delle moto. Passione che trasmette fin da subito al figlio, la cui prima moto &egrave; una Bianchi Aquilotto. Quando compie 18 anni, come regalo il padre gli compra una moto "vera", una di quelle con cui fare la differenza: la Morini 175 Settebello, capace di raggiungere una velocit&agrave; massima di 160 km/h.&nbsp;Con quella moto "Ago" partecipa alla sua prima gara, la Trento-Bondone del 1961. Finisce secondo dietro Attilio Damiani, "Lo Scoiattolo della Montagna", e capisce che forse la strada &egrave; giusta. Corre ancora con la Morini fino a quando la Scuderia gli d&agrave; una moto ufficiale per il circuito di Cesenatico. Nel 1963 con la Morini 175 ufficiale vince il Campionato Italiano della Montagna, trionfando in tutte le gare del calendario, e conquista 8 Gran Premi e 2 secondi posti nel campionato italiano velocit&agrave; juniores, vincendo anche qui. Il mondo delle moto, comunque, si accorge di questo ragazzo. C'&egrave; il Gran Premio delle Nazioni, penultimo appuntamento del campionato del mondo. La Morini ha bisogno di un partner da affiancare a Tarquinio Provini e si affida ad Agostini, come se fosse la cosa pi&ugrave; normale del mondo, ma sono molte le squadre che si sono accorte del bresciano. &nbsp;&nbsp; Comincia la leggenda Nel 1965 Giacomo lascia Morini per accasarsi alla MV Agusta: &egrave; una buonissima occasione per crescere, piano piano naturalmente. Debutta nella prima gara del campionato italiano e la vince. Per il palcoscenico mondiale &egrave; ancora presto, ma manca poco per arrivarci; il livello &egrave; durissimo, per&ograve; Ago ha qualcosa in pi&ugrave;, qualcosa di diverso. L&igrave; per l&igrave; &egrave; solamente il compagno di squadra di una leggenda come Mike "The Bike" Hailwood.  I due poi si separano, con Hailwood che va alla Honda, mentre all'Agusta rimane Agostini che nel 1966 vince il suo primo titolo mondiale nella classe 500 e in contemporanea arriva secondo nella 350. Gi&agrave; l'anno prima era stato a un passo dal primo titolo iridato, in questa categoria, dopo aver perso per strada all'ultima gara un condensatore di un filo elettrico male saldato: ritiro e Mondiale sfumato, ma da l&igrave; in avanti guai a lasciare da parte il minimo dettaglio nel settaggio della moto.&nbsp;Comunque &egrave; l'inizio di una rivalit&agrave; entusiasmante, quella tra Agostini e Hailwood: nel 1967 Giacomo &egrave; primo nella 500 e secondo nella 350 e l'inglese, viceversa, arriva secondo nella 500 e trionfa in 350. Secondo nella 500 per modo di dire, perch&eacute; a parit&agrave; di punti e di vittorie nei Gran Premi (5 a testa) prevale il bresciano per il computo dei secondi posti, 3-2. Roba veramente da lana caprina.&nbsp;Sul pi&ugrave; bello, per&ograve;, la Honda si ritira e Hailwood deve lasciare il Motomondiale, per dedicarsi all&rsquo;automobilismo. Meglio per Agostini, che tra il 1968 e il 1972 stravince tutto, Gran Premi e Mondiali, sulla sua MV Agusta: cinque titoli nella 350, altrettanti nella 500.  Il "tradimento" Nel 1973 il Motomondiale conosce da vicino quanto una corsa possa tramutarsi in tragedia, con la morte in pista a Monza di Pasolini e Saarinen. In generale &egrave; una pessima annata per tutti, compreso Agostini, che mai come in quella stagione soffre di problemi tecnici con la sua MV Agusta. Forse il rapporto &egrave; un po' logoro, lui ha pure superato la trentina, per&ograve; in pochissimi si aspettano una decisione come quella che prende il fenomeno bresciano, ovverosia passare "allo straniero", e cio&egrave; alla Yamaha.&nbsp;La casa giapponese, che gi&agrave; in passato aveva provato a strappare Agostini all'Agusta, gli offre un contratto stellare, da circa 300 milioni di lire, e carta bianca su tutto. Per mesi Giacomo rimarr&agrave; in Giappone alla ricerca del miglior sviluppo possibile della moto, con il primo appuntamento in pista fissato, almeno dal punto di vista ufficiale, per il 10 marzo 1974, alla 200 miglia di Daytona, una corsa leggendaria e che di solito premiava i piloti locali.  Il rivale da battere &egrave; Kenny Roberts, pap&agrave; di quel Kenny Roberts Junior che diventer&agrave; campione del mondo nella 500 davanti a Valentino Rossi, nel 2000. Prima della corsa Agostini opta per il basso profilo, mentre in realt&agrave; sta facendo di tutto per acclimatarsi, compreso correre sotto il sole cocente con la tuta per ore e ore. Quinto in prova, considerato poco pi&ugrave; che un outsider, Agostini sta preparando il colpo gobbo: vola in testa e controlla la situazione per tutti i 52 giri del circuito americano, vincendo davanti proprio a Roberts. Uno sforzo fisico notevole, tanto che la premiazione avviene con un certo ritardo, con "Ago" disteso sul divano della sala stampa a recuperare energie. Nel 1974 e nel 1975 arrivano gli ultimi due titoli mondiali, uno in 350 e uno in 500, sempre in sella alla Yamaha. Totale, quindici: un numero tuttora imbattuto e che mette impressione. Il ritiro arriver&agrave; nel 1977.  Il personaggio Fenomeno in pista, Giacomo Agostini (che proseguir&agrave; nel Motomondiale come direttore sportivo, dirigente e commentatore) &egrave; stato un volto conosciutissimo durante tutta la sua carriera. Forse il primo atleta capace di diventare famoso anche per un pubblico non solo appassionato di Motomondiale.&nbsp;Rotocalchi, riviste di gossip, storie e storielle vere o presunte con modelle e stelle dello spettacolo, il bresciano annovera addirittura partecipazioni ad alcuni film: "Amore Formula 2", per la regia di Mario Amendola, "Bolidi sull'asfalto - A tutta birra!", di Bruno Corbucci; "Formula 1 - Nell'Inferno del Grand Prix", regia di Guido Malatesta. E poi le leggende su di lui, l'immagine della Madonna nel casco o la presunta astinenza sessuale assoluta prima delle gare, onde evitare distrazioni. Un mito italiano, comunque, "Ago", il pi&ugrave; grande di tutti.  (La copertina del libro di Motosprint dedicato al mitico Giacomo Agostini)       

Quindici volte campione del Motomondiale, volto conosciutissimo al grande pubblico, il bresciano ha creato un prima e un dopo nella storia dello sport

Giacomo Agostini, 80 anni da mito

Quello del predestinato &egrave; un concetto che affonda le sue radici nel mondo antico. Secondo la filosofia Stoica tutti gli uomini sono soggetti a un fato gi&agrave; scritto in precedenza dagli dei, o meglio dal logos, l&rsquo;interezza della ragione divina del cosmo. Nel mondo cristiano poi, il concetto &egrave; stato ripreso, anche se in termini diversi, soprattutto da Sant&rsquo;Agostino. Oggigiorno, specialmente in ambito sportivo, il predestinato &egrave; quell&rsquo;atleta che, gi&agrave; da giovanissimo, dimostra un talento fuori dal comune, una predisposizione naturale alla vittoria che lo rende campione tra i campioni, come se il solco del suo destino fosse gi&agrave; tracciato verso traguardi gloriosi. Valentino Rossi &egrave; stato senza dubbio alcuno un predestinato, e lo ha dimostrato definitivamente al mondo il 14 ottobre del 2001.  &nbsp;  Il cammino trionfale  &nbsp;  Prima di arrivare alla storica vittoria nella classe regina, il giovanotto di Tavullia ha gi&agrave; un discreto passato costellato di successi. Campione italiano della Sport Production nel &#39;94, nel 1997&nbsp; conquista il titolo nazionale della 125 ad appena 18 anni. Vince il mondiale sempre negli anni dispari, sempre nella seconda stagione in una classe: 125 nel &#39;97 e 250 nel &#39;99, e nel 2001 quello della classe 500.  &nbsp;  La consacrazione del 2001  &nbsp;  Phillip Island. Valentino ha gi&agrave; ottenuto 8 vittorie sui 13 precedenti Gran Premi e si avvia con solerzia verso il titolo iridato. In qualifica &egrave; arrivato secondo, alle spalle di Max Biaggi e davanti Alex Barros. Al Dottore a dire il vero basterebbe un ottavo posto per laurearsi campione, ma memore della gara australiana dell&rsquo;anno precedente, quando Biaggi vinse superandolo all&rsquo;ultimo giro, vuole ricambiare il favore, e ci riesce. Il duello tra i due &egrave; serrato fino all&rsquo;ultima staccata, quando Rossi supera il rivale all&rsquo;interno e si invola verso il traguardo. I due giungono all&rsquo;arrivo quasi fianco a fianco, ma Rossi &egrave; davanti. Alla fine, con Capirossi terzo, il podio sar&agrave; tutto italiano. Il ventiduenne di Tavullia alza cos&igrave; il suo terzo titolo mondiale, primo nella classe regina, dimostrando a tutto il mondo, in caso non fosse gi&agrave; ampiamente chiaro, di essere un predestinato.&nbsp; 

Il 14 ottobre di 20 anni fa il Dottore vinceva il mondiale 500. A Phillip Island podio tutto italiano quel giorno

Australia 2001, il primo titolo in classe regina di Rossi

        &ldquo;Avevo detto che durante questa stagione avrei preso una decisione definitiva sul mio futuro dopo la pausa estiva, e l&rsquo;ho presa: ho deciso di ritirarmi alla fine di questa stagione&rdquo;. Con queste parole Valentino Rossi in una conferenza stampa organizzata nel pomeriggio di Gioved&igrave; 4 Agosto sul circuito del Red Bull Ring (lo stesso che lo aveva visto conquistare il primo podio in carriera in Classe 125) ha ufficializzato agli appassionati la sua decisione di ritirarsi dal Motomondiale al termine della stagione corrente. Finisce cos&igrave; nelle due ruote l&rsquo;era di un grande campione, capace di conquistare nelle 26 stagioni disputate nel Motomondiale 9 titoli mondiali, 115 vittorie, 235 podi (con la possibilit&agrave; di migliorare ancora questo dato), 65 pole position, 96 giri veloci. Determinante nell&rsquo;assumere questa decisione &egrave; stata la prima parte di campionato, coincisa con l&rsquo;approdo nel team Petronas (squadra satellite Yamaha), in cui purtroppo sono emerse ancora pi&ugrave; prepotentemente le difficolt&agrave; del Dottore a bordo della Yamaha ufficiale, gi&agrave; viste negli ultimi anni. Fino all&rsquo;ultimo i ragazzi della sua Academy hanno sperato che continuasse, e in particolare il fratello Luca Marini aveva proposto a Valentino di continuare ancora per una stagione (quella 2022) all&rsquo;interno dello Sky Racing Team VR46 (squadra fondata nel 2014 dal campione di Tavullia in collaborazione con Sky e approdata quest&rsquo;anno in MotoGp dopo gli ottimi risultati conseguiti in Moto3 e Moto 2) in modo da poter almeno disputare una stagione insieme nella stessa squadra, ma la risposta &egrave; stata negativa. Il Motomondiale saluta cos&igrave; un grande campione, divenuto negli anni una leggenda all&rsquo;interno del mondo delle due ruote, e capace di avvicinare moltissime persone all&rsquo;interno del movimento motociclistico. Rossi e l&rsquo;esordio nel Motomondiale Dopo aver vinto nel 1995 il Campionato italiano di Classe 125, il 31 Marzo 1996 Valentino Rossi debutta nel Motomondiale, in occasione della prima gara stagionale in Malesia alla guida di una Aprilia del team privato AGV. Dopo il quarto posto ottenuto in Spagna e nel Gp d&rsquo;Italia al Mugello, il 4 Agosto 1996 arriva per il 17enne pilota di Tavullia il primo podio nel Gp d&rsquo;Austria sul circuito dell&rsquo;A1 Ring (attuale Red Bull Ring), a cui segue due settimane dopo nel Gp della Repubblica Ceca corso sul circuito di Brno la prima pole position e la prima vittoria nel Motomondiale. Saranno questi i suoi lampi in una stagione d&rsquo;esordio che lo vedr&agrave; chiudere al nono posto con 111 punti. Promosso nel team ufficiale Aprilia, nel 1997 Rossi conquista il suo primo titolo mondiale aggiudicandosi 11 delle 15 gare in programma (Malesia, Spagna, Italia, Francia, Olanda, Imola, Germania, Brasile, Gran Bretagna,Catalogna e Indonesia) e conseguendo ben 4 pole position (Malesia, Olanda, Imola e Germania). Inevitabile il passaggio in Classe 250, che avviene nel 1998 sempre all&rsquo;interno del team Aprilia, con una buona stagione d&rsquo;esordio caratterizzata dal secondo posto finale con 201 punti, 23 in meno del vincitore e compagno di squadra Loris Capirossi, e dalla conquista di cinque gare (Olanda, Imola, Catalogna, Australia e Argentina). Come gi&agrave; avvenuto in 125, &egrave; nel secondo anno che Rossi tende a conquistare il titolo, e cos&igrave; avviene anche in Classe 250, con il campione di Tavullia che nel 1999 si aggiudica nella quarto di litro il suo secondo campionato nel Motomondiale&nbsp;ottenendo cinque pole position (Malesia, Francia, Olanda, Germania e Argentina), e ben nove vittorie (Spagna, Italia, Catalogna, Gran Bretagna, Germania, Rep. Ceca, Australia, Sudafrica e Brasile), chiudendo la stagione davanti a tutti con 309 punti. Inevitabile la promozione in Classe 500, che avviene nel 2000 grazie alla Honda che gli mette a disposizione l&rsquo;esperto capotecnico australiano Jeremy Burgess, che affiancher&agrave; Rossi fino al 2013. Se la prima parte della stagione 2000 si riveler&agrave; essere per Valentino una stagione di apprendistato, nella seconda parte (sopratutto grazie alle vittorie in Gran Bretagna e Brasile) torner&agrave; in gioco per il titolo iridato, chiudendo al secondo posto con 209 punti.Rossi &egrave; pronto per puntare alla conquista del titolo iridato, che avviene puntualmente nel 2001 (in quella che &egrave; l&rsquo;ultima annata della mezzo litro prima di diventare MotoGp) in virt&ugrave; dei 325 punti finali, con 11 vittorie su 16 gare (Giappone, Sudafrica, Spagna, Catalogna, Gran Bretagna, Rep. Ceca, Portogallo, Pacifico, Australia, Malesia e Brasile), 4 pole position (Sudafrica, Spagna, Italia e Catalogna). La rivalit&agrave; tra Valentino Rossi e Max Biaggi Esplode in quello stesso anno in pista la rivalit&agrave; tra Valentino Rossi e Max Biaggi, nata nel 1997 in occasione dei festeggiamenti successivi alla conquista del Gp d&rsquo;Italia in Classe 125 da parte di Rossi, che nel giro d&rsquo;onore port&ograve; in moto una bambola gonfiabile simile a Claudia Schiffer, che venne vista dai media dell&rsquo;epoca come una risposta ironica alla storia d&rsquo;amore che Biaggi (vincitore di quattro titoli mondiali consecutivi dal 1994 al 1997 in Classe 250 tra Aprilia e Honda) aveva in quel momento con Naomi Campbell. Una rivalit&agrave;, quella tra Biaggi e Rossi, che vedr&agrave; due momenti topici nel 2001 con il duello senza esclusioni di colpi (con tanto di dito medio alzato da parte del pesarese a sorpasso avvenuto, dopo che un allargamento di gomito da parte del centauro romano lo aveva portato fuoripista nel giro precedente) nel corso della prima gara di campionato in Giappone, e la rissa tra i due piloti al termine del Gp di Barcellona (gara che aveva visto salire sul podio oltre a Rossi (vincitore con Honda) e Biaggi (Yamaha) anche la Ducati di Loris Capirossi) per via di alcuni spintoni iniziali tra il centauro romano e Gibo Badioli (manager e amico di Rossi). Rossi e Biaggi si sono poi scusati (dietro pressione della Dorna) prima della gara successiva (Gp d&rsquo;Olanda ad Assen). Negli anni successivi sarebbero seguiti ulteriori duelli, tra cui l&rsquo;ultimo (Gp d&rsquo;Italia 2005 al Mugello), caratterizzato da una stretta di mano finale. Negli ultimi anni la rivalit&agrave; &egrave; andata progressivamente scemando al punto che lo stesso Biaggi nelle ore successive all&rsquo;annuncio del ritiro di Rossi ha auspicato sui social la possibilit&agrave; che un giorno lui e Valentino possano trovarsi insieme davanti a un buon bicchiere di vino a sorridere nel ricordo di quei momenti.             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Max Biaggi (@maxbiaggiofficial)      Rossi e gli anni trascorsi in MotoGp Nel 2002 la Classe 500 cambia vestito trasformandosi in MotoGp: via le moto con motore a due tempi da 500 cm&sup3; di cilindrata (seppur ammesse eccezionalmente in quella prima stagione), dentro le moto a quattro tempi con cilindrata da 1000 cm&sup3;. Valentino Rossi per&ograve; non risente di questo cambiamento sebbene non lo apprezzi fortemente al punto da valutare inizialmente anche l&rsquo;ipotesi di correre con una vecchia moto a due tempi, e cos&igrave; nel 2002 e nel 2003 si riconferma Campione del mondo dominando entrambi i campionati. Se nel 2002 il campione di Tavullia conquister&agrave; 355 punti (facendo segnare sette pole position e ben 11 vittorie su 16 gare diventando il primo motociclista a laurearsi campione in quattro classi differenti), nel 2003 saranno 357 i punti conquistati (facendo segnare nove pole e nove vittorie) al termine di una stagione che vedr&agrave; a fine anno il divorzio tra Rossi e la Honda, con il pesarese che accetter&agrave; la proposta della rivale Yamaha, portando con se buona parte del suo staff, a cominciare dal capomeccanico Jeremy Burgess, e regalando alla casa del diapason gi&agrave; nel loro primo anno di contratto le prime soddisfazioni iridate. Rossi nel 2004 si confermer&agrave; infatti a bordo della nuova moto (la YZR-M1) Campione del Mondo superando le Honda di Max Biaggi e di Sete Gibernau ottenendo cinque pole position e ben otto vittorie, chiudendo la stagione con ben 304 punti. Rossi si ripeter&agrave; l&rsquo;anno successivo (2005), conquistando con quattro gare di anticipo il secondo Mondiale consecutivo con Yamaha (il settimo in carriera) ottenendo nelle 17 gare facenti parte del Mondiale ben undici vittorie, chiudendo la stagione con 367 punti. Se il 2006 vede Rossi classificarsi secondo nel Mondiale alle spalle della Honda dell&rsquo;ex compagno di squadra Nicky Hayden, e il 2007 terzo alle spalle della Ducati dell&rsquo;australiano Casey Stoner e della Honda dello spagnolo Daniel Pedrosa, nel 2008 e nel 2009 Valentino torna a vincere gli ultimi due titoli mondiali della sua carriera all&rsquo;interno per&ograve; di una rivalit&agrave; in casa Yamaha con il suo nuovo compagno di squadra, il campione spagnolo della Classe 250 Jorge Lorenzo. Vuoi la differente gommatura (Rossi con Bridgestone, Lorenzo con Michelin), vuoi una reciproca insofferenza, nei primi Gp assisteremo addirittura all&rsquo;innalzamento di un muro tra i due piloti all&rsquo;interno dello stesso box affinch&eacute; non ci fosse il bench&egrave; minimo scambio di informazioni tra i tecnici addetti alle due moto. Ci&ograve; non impedir&agrave; comunque al Dottore di conquistare, come detto, nel 2008 e nel 2009 il titolo mondiale: se nel 2008 Rossi chiude la stagione con nove vittorie dopo un inizio non facile, nel 2009 bastano sei vittorie per confermarsi Campione del mondo, con Lorenzo secondo classificato. Anche il 2010 sembra iniziare bene per Valentino, che nelle prime tre gare ottiene una vittoria in Qatar, un terzo posto in Spagna e un secondo posto in Francia. La sfortuna per&ograve;, &egrave; in agguato: nel corso delle prove del Gp d&rsquo;Italia, il campione di Tavullia viene disarcionato dalla sua Yamaha riportando la frattura scomposta di tibia e perone, che lo porter&agrave; a saltare oltre alla gara del Mugello le tre corse successive (Gran Bretagna, Olanda e Catalogna). Rossi torner&agrave; in Germania a poco pi&ugrave; di un mese dall&rsquo;infortunio, ma &egrave; chiaro a tutti che non pu&ograve; essere da subito competitivo: dopo il terzo posto ottenuto a Laguna Seca prima della sosta e a Misano dopo la pausa estiva, il Dottore torner&agrave; ad essere particolarmente competitivo sul finale di stagione ottenendo una vittoria (Malesia), un secondo posto (Portogallo) e ben tre terzi posti (Giappone, Australia, e Gp della Comunit&agrave; Valenciana). Al termine della stagione, Rossi lascia la Yamaha per approdare in Ducati con il sogno di poter conquistare il titolo con una moto italiana, cos&igrave; come fece Giacomo Agostini con la MV Agusta, ma lo scarso adattamento alla Desmosedici consentir&agrave; a Valentino di ottenere come miglior risultato nel biennio 2011-2012 solamente tre podi (terzo posto in Francia nel 2011, secondo posto in Francia e a Misano nel 2012) prima di tornare nuovamente in Yamaha a partire dal 2013 al fianco di Jorge Lorenzo, con cui la rivalit&agrave; era andata progressivamente a scemare negli anni in Ducati. Se nel 2013 Rossi chiuder&agrave; al quarto posto con un&rsquo;unica vittoria ad Assen, nel 2014 il Dottore torner&agrave; a lottare seriamente per il titolo chiudendo in seconda posizione con 295 punti alle spalle dello spagnolo Marc Marquez (362), ottenendo due vittorie (Misano e Australia), sei secondi posti e cinque terzi posti. Nel 2015 Rossi arriva molto vicino alla conquista del suo decimo titolo iridato, ma &egrave; costretto a desistere in seguito alla penalit&agrave; inflitta al campione di Tavullia al termine del Gp di Malesia (concluso al terzo posto dietro alla Honda di Pedrosa e alla Yamaha del compagno di squadra Lorenzo) per via di un possibile contatto con la Honda di Marc Marquez, che avrebbe successivamente portato alla caduta del pilota spagnolo. Rossi si trova cos&igrave; al via dell&rsquo;ultima gara stagionale a Valencia a dover partire dal 26&deg; e ultimo posto in griglia: inizier&agrave; una lunga rimonta che lo porter&agrave; al quarto posto finale, insufficiente per&ograve; per conquistare il titolo, aggiudicatosi per soli cinque punti di vantaggio da Lorenzo. Rossi continuer&agrave; a lottare contro Marquez per il titolo chiudendo al secondo posto nella Classifica Piloti nel 2016 e nel 2017, ottenendo per&ograve; solamente tre vittorie: due nel 2016 in Spagna e in Catalogna, e una nel 2017 nel Gp d&rsquo;Olanda corso sul circuito di Assen, in quella che a oggi &egrave; l&rsquo;ultima vittoria del Dottore nel Motomondiale. Dopo aver chiuso nel 2018 al terzo posto alle spalle del duo Marquez-Dovizioso in una stagione che lo vedr&agrave; conseguire cinque podi nelle prime nove gare (un secondo posto in Germania e quattro terzi posti in Qatar, Francia, Italia e Catalogna), Valentino nel 2019 dopo un avvio piuttosto positivo (con due secondi posti nelle prime tre gare in Argentina e nel Gp degli Usa ad Austin) comincia sempre pi&ugrave; a trovarsi in difficolt&agrave; nel guidare la sua moto a differenza del neo compagno di squadra Vinales o del giovane talento del team Petronas Fabio Quartararo, al punto che nel 2020 viene ufficializzato il suo passaggio nel team satellite Petronas, al fine di assicurare l&rsquo;approdo in prima squadra del giovane pilota francese.  Proprio il 26 Luglio 2020 Valentino ottiene un&rsquo;ultima gioia nel team ufficiale Yamaha in quello che sar&agrave; il suo annus horribilis (concluso al quindicesimo posto) tra difficolt&agrave; tecniche e l&rsquo;assenza per alcune gare a causa del Covid: il terzo posto in occasione del Gp dell&rsquo;Andalusia a Jerez. Approdato quest&rsquo;anno nel team Petronas (squadra satellite Yamaha), la sua competitivit&agrave; risulta purtroppo peggiorata rispetto alle ultime annate: da qui la decisione sofferta di ritirarsi al termine della stagione corrente. Rossi e il suo futuro al volante delle auto Se al termine della stagione 2021 Valentino Rossi si ritirer&agrave; dal Motomondiale, questo non vuol dire che finir&agrave; in contemporanea anche la sua carriera di pilota. Come spiegato nel corso della Conferenza Stampa, il campione di Tavullia continua e continuer&agrave; per sempre a sentirsi un pilota. Ecco perch&eacute;, a domanda formulata dalla stampa, Valentino ha rivelato che la sua intenzione, una volta finita la sua carriera con le moto, sarebbe quella il prossimo anno di continuare a correre con le macchine. Non deve assolutamente stupire questa decisione: fin da piccolissimo Rossi era affascinato dal mondo delle macchine, al punto che gi&agrave; all&rsquo;et&agrave; di nove anni, infatti, aveva acquisito la licenza per guidare i kart. Poi, come la storia (e lo stesso Rossi) ci racconta, la sua carriera grazie a una minimoto ha preso la direzione delle due ruote, ma il fascino delle quattro ruote ha sempre stregato il campione di Tavullia, come ci dimostrano i test svolti con la Ferrari il 21 Aprile 2004 a Fiorano, nel 2005 al Mugello, nel 2006 a Valencia in quello che fu il primo test serio del Dottore al volante della Rossa, e infine al 2008 di nuovo al Mugello e a Barcellona. In quelle sessioni il Dottore impression&ograve; tantissimo non solo Michael Schumacher ma addirittura l&rsquo;allora management del Cavallino, al punto che l&rsquo;ex Presidente Luca Cordero di Montezemolo propose a Valentino di fare un anno in Sauber in Formula 1 prima di approdare al volante della Rossa per sostituire il ritirato Schumacher. Rossi ringrazi&ograve; moltissimo, ma alla fine decise di restare al volante della sua Yamaha, con cui avrebbe poi vinto il titolo nel 2008 e nel 2009.  Questo, per&ograve;, non gli ha impedito di compiere altre esperienze su quattro ruote, come ad esempio nel 2019 un test congiunto che a Valencia lo ha visto guidare la Mercedes W08 del 2017 di Lewis Hamilton, con il campione inglese al volante della sua Yamaha, o di partecipare nel corso degli anni ad alcune gare del Mondiale Rally o di partecipare sempre nel 2019 assieme al fratello Luca Marini e all&rsquo;amico Alessio Salucci (detto Uccio) alla 12 Ore del Golfo, trionfando con una Ferrari 488 GT3 nella categoria Pro Am. Ecco, quindi, che una possibile partecipazione nelle gare endurance (ad esempio nella 24 Ore di Le Mans) non &egrave; assolutamente da escludere. Con l&rsquo;auspicio che Valentino possa continuare a regalare ai suoi tifosi tutte quelle emozioni che hanno caratterizzato i suoi 26 anni all&rsquo;interno di quel mondo speciale che &egrave; rappresentato dal Motomondiale.       

Al termine della stagione 2021 il campione di Tavullia saluter&agrave; dopo 26 anni il Motomondiale.

Valentino Rossi e il ritiro dalla MotoGp

        Che il ragazzino avesse talento, era evidente. Ma che potesse anche regalare spettacolo oltre la linea del traguardo, quello se lo aspettavano in pochi: forse solo i suoi amici pi&ugrave; stretti, &ldquo;Uccio&rdquo; Salucci e compagnia. Valentino Rossi ha vinto nove volte sul circuito del Mugello, la prima nell&rsquo;ormai lontano 1997 nella classe 125, un quarto di secolo fa, quasi, nell&rsquo;anno del primo titolo mondiale. Spettacolare in pista, ancora pi&ugrave; spettacolare dopo, se possibile. Verso il Mondiale &nbsp; Di momenti iconici Valentino Rossi ne ha regalati a decine, naturalmente: il travestimento da Robin Hood nel Gran Premio d&rsquo;Inghilterra, per esempio, o le esultanze sfrenate con i tifosi. Come accoppiata grande vittoria-grande festeggiamento, per&ograve;, probabilmente nessun trionfo del Dottore batter&agrave; mai quella del 18 maggio di 24 anni fa. Importante in tal caso ricordare il contesto di quella stagione, di quel periodo della carriera di Rossi in cui, toltosi di dosso il timore reverenziale, stava cominciando a imporre il suo talento. Quarto gran premio della stagione, due vittorie (Malesia e Spagna) e un ritiro (Giappone), con gli avversari gi&agrave; costretti a rincorrere, vanamente, nella classifica del mondiale. Si arriva al Mugello e arriva il terzo successo, comodo, con un vantaggio di tre secondi abbondanti, su Jorge Martinez e Garry McCoy, che se la risolvono tra di loro in volata. Il tutto su un&rsquo;Aprilia nuova, visto che nel warm-up della mattina il motore gli si era ingrippato e quindi aveva dovuto cambiarlo in fretta e furia. &laquo;Me la sono quasi fatta addosso sulla linea di partenza, non ero preparato&raquo;, ammetter&agrave; nel dopo-gara. Dettagli, visto il dominio dal decimo giro in avanti. Ma dopo la vittoria, sissignori, ecco scodellato lo show del neo-maggiorenne di Tavullia, mentre al muretto dell&rsquo;Aprilia ci si congratula e si abbraccia. Naomi e Claudia &nbsp; S&igrave;, perch&eacute; una volta superata per l&rsquo;ultima volta la linea del traguardo, ultimate le impennate di festeggiamento, Valentino Rossi, spalleggiato dai suoi amici presenti al circuito, accoglie sulla sua moto un&rsquo;ospite speciale: una bambola gonfiabile bionda e tricolore (top rosso, maglietta bianca e gonnellino verde), con dietro la scritta &ldquo;Claudia Skiffer&rdquo;. Il tutto effettuando un burnout, naturalmente. Una volta caricata la &ldquo;signorina&rdquo;, via verso i box per ultimare il giro di saluti. Claudia Skiffer, s&igrave;, quasi come la supermodella tedesca; come mai? Il motivo va ricercato nella classe 250, in partenza di l&igrave; a pochi minuti con un altro italiano protagonista, e che protagonista! Max Biaggi, all&rsquo;epoca il pilota pi&ugrave; famoso nel nostro Paese, pluricampione del mondo, secondo i gossip nel pieno di una relazione sentimentale infuocata nientemeno che con Naomi Campbell, l&rsquo;altra grande top model icona degli anni Novanta. &laquo;E allora &ndash; pensa Rossi &ndash; se Biaggi ha la Campbell io perch&eacute; non posso avere la Schiffer?&raquo;: puro sberleffo, puro guanto di sfida, fin l&igrave; solo a distanza, tra i due, che diventeranno ancora pi&ugrave; rivali quando si scontreranno, anche fisicamente, nella classe regina, la 500, e poi la MotoGP. La bambola gonfiabile non arriver&agrave; intera ai box, trascinata dalla moto, ma quel momento rimarr&agrave; per sempre nell&rsquo;immaginario collettivo dell&rsquo;inimitabile carriera di Valentino.       

Il 18 maggio &rsquo;97 il Dottore firmava una vittoria indimenticabile nella classe 125 in sella all&rsquo;Aprilia

Il primo trionfo al Mugello di Valentino Rossi

        Due mondi cos&igrave; diversi, ma mai cos&igrave; vicini. Da sempre la Formula 1 e la MotoGp sono le competizioni motoristiche pi&ugrave; apprezzate dagli appassionati delle due e delle quattro ruote, che non vedono l&rsquo;ora di poter assiepare le tribune dei circuiti di tutto il mondo (o causa pandemia di assistere alle gare davanti alla televisione nel salotto di casa) per assistere alle gesta dei propri beniamini. Un rapporto, quello tra Formula 1 e MotoGp che nell&rsquo;immediato futuro &egrave; destinato a diventare ancora pi&ugrave; stretto come ci dimostra la presenza sul codone delle Pramac di Johann Zarco e di Jorge Martin del logo della massima serie motoristica, che fin da subito ha calamitato l&rsquo;attenzione di tutti nel corso della prima sessione di test precampionato della classe regina, svoltasi lo scorso fine settimana sul circuito di Losail, in Qatar, che peraltro ospiter&agrave; le prime due gare della stagione 2021 (Gp Qatar e Gp Doha) previsti rispettivamente i prossimi 28 Marzo e 4 Aprile.  @f1 and @motogp can hit the track together!Carmelo Ezpeleta, Stefano Domenicali and Paolo Campinoti are close friends and both want to do more together to showcase our amazing events and sporting excellence to ensure more fans become followers of both series#Motorsport?? pic.twitter.com/d04v0Z9Zr4 &mdash; Pramac Racing MotoGP (@pramacracing) March 7, 2021    Una scelta, quella di ospitare sulla propria moto il logo della Formula 1, resa possibile grazie alla forte amicizia tra il patron della Pramac, Paolo Campinoti, e il nuovo Ceo del Circus, Stefano Domenicali, rafforzatasi negli scorsi anni grazie alla partnership con Lamborghini, che del team satellite Ducati curava le livree della moto. Se a questo aggiungiamo anche la forte amicizia di Domenicali con il patron della MotoGp Carmelo Ezpeleta, ecco perch&eacute; non &egrave; impossibile immaginare in futuro una partnership ancora pi&ugrave; stretta tra Formula 1 e MotoGp, le cui strade in passato si sono pi&ugrave; volte incrociate. Diversi sono stati infatti i piloti che hanno voluto provare l&rsquo;ebbrezza di un passaggio dalle due alle quattro ruote e viceversa, a cominciare dal leggendario John Surtees, ad oggi l&rsquo;unico pilota ad aver vinto il titolo iridato in entrambe le competizioni.  "I was a bit nuts really"John Surtees, famed as the only world champion on two and four wheels, was born on this day in 1934His Hall of Fame entry &gt;&gt; https://t.co/ugUsBMBThw#OnThisDay pic.twitter.com/q3cyAqefbK &mdash; Formula 1 (@F1) February 11, 2018    Nella fattispecie Surtees si aggiudic&ograve; ben 7 titoli mondiali nel Motomondiale con la MV Agusta conquistando nel 1956 il titolo in Classe 500, e nel triennio 1958-1960 contemporaneamente sia in Classe 350 che in Classe 500, oltre a vincere nel 1964 il titolo mondiale in Formula 1 al volante della Ferrari 158. Il secondo pilota del Motomondiale dopo Surtees a provare l&rsquo;ebbrezza della guida al volante di una monoposto di Formula 1 &egrave; stato un altro grande campione delle due ruote: il britannico Mike Hailwood, capace di vincere 9 titoli iridati, di cui 3 in Classe 250 (1961, 1966 e 1967 con Honda), 2 in Classe 350 (1966 e 1967 con Honda), e addirittura 4 titoli consecutivi in Classe 500 dal 1962 al 1965 con la MV Agusta. Hailwood, come detto, approder&agrave; in Formula 1 dal 1963 al 1965 al volante della Lotus, dal 1971 al 1973 nel team Surtees, e nel 1974 al volante della McLaren, senza per&ograve; ottenere gli stessi successi conseguiti con le moto. Il suo miglior risultato resta il secondo posto ottenuto nel Gp d&rsquo;Italia il 10 Settembre 1972, anno che lo vedr&agrave; conquistare sempre con il team Surtees il titolo in Formula 2.  Max Biaggi (&lsquo;98 Ferrari V10, F300). Fiorano Test, 19th January 1999. #F1 pic.twitter.com/u6HJkQKP0m &mdash; F1 in the 1990s  (@1990sF1) January 19, 2021    Negli anni a seguire diversi sono stati i piloti del Motomondiale che si sono voluti cimentare (anche se per poche ore o giorni) al volante di una monoposto di Formula 1, a cominciare dal centauro romano Max Biaggi, che il 18 Gennaio 1999 scese in pista a Fiorano a bordo della Ferrari F300 dell&rsquo;anno prima arrivando a sette secondi dal record di Schumacher. Il test svolto da Biaggi viene ricordato anche perch&eacute; fu il primo effettuato dalla scuderia di Maranello con le gomme scanalate Bridgestone (da quella stagione fornitore esclusivo della Formula 1 dopo l&rsquo;addio al termine della stagione 1998 dell&rsquo;americana Goodyear).  A dream come true! Thanks @MercedesAMGF1 and @MonsterEnergy to make it possible! #2wheels2four #FormulaLorenzo pic.twitter.com/5ePFRq2Okz &mdash; Jorge Lorenzo (@lorenzo99) October 6, 2016    Anche un grande amico di Biaggi e campione della MotoGp quale Jorge Lorenzo ha vissuto per poche ore l&rsquo;ebbrezza della Formula 1, guidando a Silverstone nell'Ottobre 2016 la Mercedes W05, la monoposto che avrebbe dato il via nel 2014 all&rsquo;attuale dominio tecnico della scuderia tedesca. Il 5 Giugno 2018 &egrave; stata la volta di Marc Marquez provare l&rsquo;ebbrezza della Formula 1 guidando sul circuito del Red Bull Ring la Red Bull RB8 del 2012, la quale per&ograve; presentava la livrea della Toro Rosso. 43 le tornate effettuate in pista dal 28enne campione spagnolo originario di Cervera, vincitore di un titolo in Classe 125 nel 2010, di un titolo in Moto2 nel 2012 e di ben sei titoli in MotoGp nel 2013,2014, 2016, 2017, 2018 e 2019 con la Honda, atteso presto al rientro dopo l&rsquo;infortunio patito lo scorso anno nelle fasi finali della prima gara della stagione a Jerez. C&rsquo;&egrave; stato per&ograve; un pilota di quelli attualmente impegnati nel Motomondiale che &egrave; andato veramente vicino a un possibile debutto nel Mondiale di Formula 1: stiamo parlando di Valentino Rossi, che tra il 2004 e il 2010 effettu&ograve; diversi test con Ferrari. Se il primo test venne concesso dalla scuderia di Maranello come una cortesia nei confronti del campione di Tavullia (come raccontato nelle scorse settimane in un&rsquo;intervista dall&rsquo;ex Presidente del Cavallino Luca Cordero di Montezemolo), proprio in quel frangente emerse la velocit&agrave; in macchina e il talento di Rossi, al punto da spingere la Ferrari a valutare seriamente la possibilit&agrave; di puntare su Valentino per il dopo Schumacher, ipotizzando una prima stagione nel 2007 in Sauber (una volta scaduto il contratto con Yamaha a fine 2006), a cui poi sarebbe seguito l&rsquo;approdo vero e proprio a Maranello al volante della Rossa. In tanti ricordano non a caso la partecipazione del campione della MotoGp ai test collettivi della Formula 1 a Valencia sul finire del 2005, dove con la F2004 della precedente stagione riusc&igrave; ad arrivare a quasi sette decimi dal tempo fatto segnare da Michael Schumacher con la F2005 (1&rsquo;12&rdquo;362 il tempo del campione di Tavullia contro 1&rsquo;11&rdquo;640 fatto segnare dal campione di Kerpen). A dire no a quello scenario cos&igrave; intrigante fu proprio Rossi: tra essere uno dei piloti pi&ugrave; bravi in Formula 1 ed essere il migliore al mondo in MotoGp, il campione di Tavullia scelse le moto, riportando alla Yamaha nel 2008 e nel 2009 il titolo piloti (gi&agrave; vinto con la casa del diapason nel 2004 e nel 2005)dopo i titoli vinti nel 2006 dal compianto Nicky Hayden su Honda, e nel 2007 dall&rsquo;australiano Casey Stoner su Ducati. Proprio Rossi &egrave; stato protagonista il 10 Dicembre 2019 di un bellissimo switch che ha coinvolto anche il sette volte campione della Formula 1 Lewis Hamilton, il cui sogno era quello di poter guidare la Yamaha M1 di Valentino, riportando cos&igrave; un pilota di F1 a guidare una moto della classe regina dopo i test effettuati nel 2005 e nel 2007 da Michael Schumacher con la Ducati.  &copy; Getty Images&nbsp; Uno scambio, quello tra Rossi e Hamilton, avvenuto presso il circuito Ricardo Tormo di Valencia a porte chiuse, e che ha visto il pesarese salire a bordo della Mercedes W08 del 2017 e il campione inglese della Mercedes salire a bordo della Yamaha M1 di Valentino, con entrambi questi campioni che non si sono risparmiati anche a costo di fare degli errori, ma fortemente desiderosi di imparare l&rsquo;uno dall&rsquo;altro, e accomunati da una forte stima reciproca e da una passione comune per il Motorsport. Quest&rsquo;immagine, pi&ugrave; di tante altre, pu&ograve; sicuramente rappresentare il potenziale futuro legame tra Formula 1 e MotoGp, inaugurato con la presenza del logo del Circus sul codone della Ducati Pramac: un legame tra due discipline indubbiamente differenti, ma accomunate dall&rsquo;appartenenza al mondo del Motorsport.       

La presenza del logo della Formula 1 sul codone delle Pramac di Johann Zarco e di Jorge Martin nei test pre-campionato della MotoGp in Qatar apre una nuova fase nei rapporti tra le due competizioni motoristiche pi&ugrave; amate dai tifosi.

La Formula 1 e il legame ancora più stretto con la MotoGp

        Una decisione che era nell'aria gi&agrave; da tempo, e che &egrave; stata ufficializzata solo nella giornata di ieri. Quella che sta per cominciare sar&agrave; l'ultima stagione di Valentino Rossi all'interno del team ufficiale Yamaha in MotoGp. Dopo aver rinnovato nella giornata di marted&igrave; il contratto di Maverick Vinales estendendolo fino al termine della stagione 2022, ed aver annunciato oggi il ritorno come collaudatore di Jorge Lorenzo, la casa del Diapason ha comunicato nella giornata di ieri la promozione nel team ufficiale del 20enne pilota francese Fabio Quartararo a scapito del pluricampione del mondo italiano. Per Quartararo la promozione nella factory ufficiale Yamaha rappresenta senza ombra di dubbio il premio per un'ottima stagione di esordio disputata in MotoGp con il team Petronas (la scuderia satellite di Yamaha) conclusa in quinta posizione nel Mondiale Piloti, e che lo ha visto pi&ugrave; volte sopratutto nella seconda met&agrave; di campionato lottare per la vittoria con il pluricampione del mondo Marc Marquez, arrivando in ben cinque occasioni secondo dietro al pilota originario di Cervera.  .@ValeYellow46 will take until mid-2020 to decide whether he will remain an active rider in MotoGP in 2021. If he does continue, Yamaha offers to provide a Factory-spec bike and full engineering supportRead  https://t.co/mKV7HpEZgM#MonsterYamaha | #MotoGP pic.twitter.com/Eaupwnbbvf &mdash; Monster Energy Yamaha MotoGP (@YamahaMotoGP) January 29, 2020    Come recita il comunicato diffuso da Yamaha nella giornata di ieri, nel caso in cui decidesse di continuare nel 2021, a Rossi verr&agrave; comunque messa a disposizione una moto ufficiale della stessa specifica di quella che verr&agrave; utilizzata da Vinales e da Quartararo il prossimo anno (all'interno per&ograve; del team Petronas a fianco del 25enne pilota romano Franco Morbidelli) oltre ovviamente al totale supporto ingegneristico. Una mossa, quella di Yamaha, che mette indubbiamente fine a un'era nella storia della MotoGp che ha visto in Valentino Rossi un autentico punto di riferimento sia per la casa di Iwata, che per lo stesso movimento motociclistico internazionale, ma che al contempo vuole essere una sorta di assicurazione per il futuro, visto l'indiscusso talento evidenziato da Quartararo nel corso della passata stagione (ottenendo quattro pole, sei podi e il riconoscimento di Rookie dell'anno), a fronte di una difficolt&agrave; da parte del campione pesarese ad adattarsi alla YZR-M1 2019.  Se gi&agrave; Yamaha aveva deciso di confermare nei propri ranghi per i prossimi anni Quartararo mettendogli a disposizione gi&agrave; da quest'anno una moto ufficiale (dopo aver disputato la MotoGp 2019 con soli cinque motori (invece dei sette tradizionali) e con un regime di rotazione ridotto di 500 giri al minuto, eliminato poi nel corso della stagione nei rettilinei pi&ugrave; lunghi), la voglia di poter lottare per il Mondiale con Marc Marquez all'interno del team ufficiale aveva spinto Quartararo prima di prolungare il proprio contratto con Yamaha a valutare altre opzioni, Ducati in primis. Da qui la decisione della casa di Iwata di non lasciar scappare verso altri lidi il proprio talento, chiamato a riconfermare quanto di buono visto lo scorso anno.  Una decisione, quella di promuovere Quartararo a scapito di Valentino Rossi, che la casa del Diapason ha preso congiuntamente al campione di Tavullia: come ha infatti spiegato in queste ore il Ds della VR46 Riders Academy nonch&eacute; carissimo amico del Dottore, Alessio Uccio Salucci, c'&egrave; stata grandissima trasparenza da entrambe le parti, perch&egrave; nessuno voleva assolutamente rompere l'ottimo rapporto instaurato con gli anni con Yamaha. Una decisione, quella della casa di Iwata che al contempo mette Rossi nella condizione di poter studiare il proprio futuro con molta tranquillit&agrave;, visto che solamente a met&agrave; stagione verr&agrave; deciso cosa fare per la MotoGp 2021. Il tempo necessario per valutare con attenzione il feeling con la nuova moto, i risultati dei primi test e delle prime gare di campionato, e cos&igrave; decidere se ritirarsi al termine della stagione, o proseguire anche il prossimo anno, consapevoli di poter comunque contare su una moto ufficiale Yamaha seppur in un team satellite. Un bivio a cui solamente la competitivit&agrave; della nuova moto e al contempo il lavoro ai box coadiuvato dal nuovo capomeccanico David Munoz (che da quest'anno prende il posto di Silvano Galbusera, promosso in queste ore capotecnico di Lorenzo nel Yamaha Racing Factory Test Team) sapr&agrave; dare una risposta.       

La scuderia giapponese dopo aver esteso la durata del contratto a Maverick Vinales fino al 2022 compreso, ha ufficializzato nelle scorse ore la promozione nel team ufficiale del 20enne pilota francese Fabio Quartararo, al posto di Valentino Rossi. Proviamo a capire i motivi che hanno spinto la Yamaha a prendere questa decisione, e al contempo anticipare quali potrebbero essere le prossime mosse del Dottore.

MotoGp, Rossi e l'ultimo anno in Yamaha

        Uno scambio fortemente atteso. Non solo dagli appassionati di MotoGp e di Formula 1, ma anche e sopratutto dai diretti interessati. Non &egrave; un mistero che Valentino Rossi e Lewis Hamilton, accomunati da una forte stima reciproca e da una grande passione per il mondo dei motori, sognassero per un giorno di potersi scambiare i propri mezzi per mettersi alla prova l'uno con le attuali monoposto di F1, l'altro per provare l'ebbrezza di guidare la Yamaha M1 attualmente impegnata nella MotoGp. Uno scambio pi&ugrave; volte rimandato, ma che alla fine grazie allo sponsor comune di Yamaha e Mercedes (Monster) &egrave; divenuto realt&agrave;, con i due campioni del mondo che hanno potuto finalmente realizzare il proprio sogno luned&igrave; scorso, 10 Dicembre, in un circuito Ricardo Tormo di Valencia a porte rigorosamente chiuse. Non &egrave; la prima volta che Valentino Rossi e Lewis Hamilton si sono cimentati l'uno alla guida di una monoposto di Formula 1, e l'altro al volante di una moto da gara: se infatti l'esacampione del mondo di Formula 1 pur non guidando una moto impegnata nel Mondiale di MotoGp aveva gi&agrave; avuto modo negli scorsi mesi di guidare una Yamaha R1 grazie al supporto del motociclista britannico Alex Lowes (attualmente impegnato in Superbike dove, dopo un quadriennio passato in Yamaha (2016-2019) a partire dal prossimo anno approder&agrave; in Kawasaki), il campione di Tavullia aveva gi&agrave; testato pi&ugrave; volte tra il 2004 e il 2010 la Ferrari effettuando alcuni test a Fiorano tra il 2004 e il 2005, al Mugello e a Barcellona nel 2010 con la F2008, e partecipando infine al test collettivo della F1 a fine 2005 a Valencia dove con la Rossa della stagione precedente (la F2004) era arrivato a quasi sette decimi dal tempo fatto segnare da Michael Schumacher con la F2005 (1'12&rdquo;362 il tempo del pilota di Tavullia contro l'1'11&rdquo;640 del campione di Kerpen). Non c'&egrave; dubbio sul fatto che Rossi in quel frangente sia stato molto vicino al poter debuttare nel 2007 con la Ferrari in Formula 1 (vista la scadenza del contratto con Yamaha a fine 2006) con la possibilit&agrave; addirittura di poter gi&agrave; incrociare allora in pista Lewis Hamilton (al debutto quell'anno in F1 sulla McLaren), ma alla fine il pilota pesarese prefer&igrave; rinnovare con Yamaha tornando a vincere il titolo in MotoGp nel 2008 e nel 2009 (dopo le vittorie di Hayden (Honda) nel 2006 e di Stoner (Ducati) nel 2007), con la scuderia di Maranello che per sostituire Michael Schumacher si affid&ograve; al finlandese Kimi Raikkonen (laureatosi poi nel 2007 campione del mondo). Alla fine, per fortuna degli appassionati di MotoGp e di Formula 1, lo scambio di mezzi tra Hamilton e Rossi seppur per un giorno &egrave; potuto diventare realt&agrave;, e cos&igrave;, dopo aver fatto le prove per i rispettivi sedili, i due dopo aver cenato insieme domenica sera ed essersi cominciati a dare i primi consigli, si sono presentati sul circuito di Valencia il luned&igrave; mattina, con Hamilton intorno alle 9 per effettuare l'installation lap della Mercedes W08 del 2017 (eccezionalmente con il numero 46) prima di affidarla alle mani di Valentino, arrivato alle 9:30 sul circuito.  Per Rossi (che non guidava pi&ugrave; una monoposto di F1 dal 2010, quando le macchine erano decisamente diverse da quelle attuali, presentavano una motorizzazione aspirata rispetto all'attuale turbo-ibrida e diverso carico aerodinamico) i primi giri sono stati fondamentali per prendere confidenza in primis con la visibilit&agrave; all'interno dell'abitacolo (diversa giocoforza da quella che si ha in moto) e poi con la stessa W08 per poi cominciare sempre di pi&ugrave; a spingere sull'acceleratore. Non sono stati forniti dei tempi ufficiali di questo esperimento, ma giro dopo giro era altrettanto evidente come a distanza di quasi dieci anni Rossi avesse ripreso confidenza con la F1 e con un mondo diverso dal suo, ma neanche troppo, girando con sempre pi&ugrave; sicurezza nei confronti del proprio mezzo, andando a migliorare staccate e frenate, divenute man mano sempre pi&ugrave; precise.  Dopo quel primo contatto del campione di Tavullia con la Mercedes W08, &egrave; stato il turno di Lewis Hamilton di scendere in pista sulla Yamaha M1, con Rossi che, visto il vento e l'asfalto freddo, non ha esitato a scendere in pista davanti all'inglese con la sua M1 numero 46 per aiutare il pilota inglese a prendere confidenza con le giuste traiettorie, quasi come un maestro pronto a dare i suoi consigli a un allievo desideroso di imparare.  Non sono mancati errori da parte di entrambi (un testacoda di Rossi all'ultima curva e una leggera scivolata di Hamilton al mattino in curva 1), e sicuramente all'interno dei box saranno state analizzate telemetrie e prestazioni cronometriche, ma quello che pi&ugrave; contava era imparare uno dall'altro, in una giornata che rimarr&agrave; speciale per entrambi, e che va oltre l'abbraccio che i due si sono dati sia dopo quel primo run corso insieme in moto, e poi al termine della giornata, quando Rossi sulla Mercedes W08 ed Hamilton sulla Yamaha M1 sono tornati insieme in pista per un ultimo conclusivo run.  In pista non c'erano solamente 15 titoli mondiali (i 6 vinti da Hamilton in Formula 1 (2008 con McLaren, 2014,2015,2017,2018 e 2019 con Mercedes) e i 9 vinti da Rossi tra Classe 125 (1997), 250 (1999), 500 (2001) e MotoGp (2002, 2003, 2004, 2005, 2008 e 2009)), ma sopratutto due grandi campioni uniti da una forte stima reciproca (al punto da non esitare a farsi complimenti l'uno con l'altro e sperare di poter fare un nuovo test insieme) ma ancor pi&ugrave; da una forte passione comune per il Motorsport.       

Nei giorni scorsi &egrave; andato in scena sul circuito Ricardo Tormo di Valencia lo &ldquo;scambio&rdquo; tra Valentino Rossi e Lewis Hamilton con il campione di Tavullia che ha potuto guidare la Mercedes W08 del 2017, e l'esacampione del mondo di Formula 1 che ha potuto testare la Yamaha M1.

Rossi-Hamilton e uno scambio all'insegna della passione motoristica

Un gesto eroico, quasi di altri tempi. Il pilota francese Johann Zarco su Yamaha Tech3 ci ha regalato ieri pomeriggio una bellissima pagina di sport sul finale del Gp d&#39;Italia della MotoGp, disputatosi sul circuito di Misano, che aveva visto fino a quel momento l&#39;ottima gara della Ducati Pramac di Petrucci, superato nel finale di gara dalla Honda dello spagnolo Marc Marquez. Arrivato all&#39;ultimo giro nei tubi di scarico del compagno di squadra Scott Redding, Zarco prova a superarlo, ma a cinque curve dal termine della gara ecco sopraggiungere l&#39;imprevisto: sulla sua moto si accende la spia che segnala che la benzina &egrave; finita. Il pilota francese prosegue, ma all&#39;ultima curva la sua moto inevitabilmente si spegne, quando era ancora in settima posizione.     Chiunque probabilmente in questo frangente sarebbe ritornato sconsolato ai box. Non il centauro della Tech3, il quale scende dalla sua Yamaha, la prende per il manubrio, e la spinge lungo il rettilineo finale, con l&#39;intento almeno di fare tagliare il traguardo. Il pubblico rimane colpito dal gesto del pilota francese, e comincia ad applaudirlo. Diversi piloti sul rettilineo supereranno Zarco, il quale, stremato, riuscir&agrave; comunque non solo a portare la sua Yamaha fino al traguardo, ma addirittura a conquistare un preziosissimo quindicesimo posto, che nel Motomondiale equivale a un punto iridato.   Un gesto, quello di Zarco, che riporta alla mente il precedente forse pi&ugrave; celebre nel mondo del motorsport: quello di Nigel Mansell al Gp degli Stati Uniti disputato sul circuito di Dallas l&#39;8 Luglio 1984.     Una gara, quella statunitense, che in qualifica aveva visto tutta la prima fila occupata dalle Lotus-Renault con il giovane leone d&#39;Inghilterra (1&#39;37&rdquo;041) davanti al compagno di squadra, il nostro Elio De Angelis (1&#39;37&rdquo;635), e in gara si riveler&agrave; massacrante non solo per i piloti ma anche per le monoposto in virt&ugrave; del caldo a dir poco massacrante (38&deg;) su una pista piena di sconnessioni e con i muretti troppo vicini ad essa.   Se la prima parte di gara vide il pilota inglese fronteggiare in testa gli attacchi degli avversari, solamente in seguito al comparire dei primi problemi al cambio al 36&deg; dei 67 giri in programma Mansell fu costretto a rallentare e a venir superato prima dalla Williams-Honda di Keke Rosberg, poi dalla McLaren motorizzata TAG Porsche di Alain Prost (costretto al ritiro nel corso del 57&deg; Giro per la rottura della sospensione generato da qualcosa che probabilmente sporgeva da un muretto, dopo che otto giri prima aveva conquistato la testa della gara superando Rosberg) e dalle monoposto che seguivano (in primis la Ferrari di Arnoux e la Lotus di De Angelis).     Arriviamo cos&igrave; all&#39;ultimo giro con Mansell impegnato ad affrontare l&#39;ultima curva, con la monoposto che improvvisamente rimane a secco di benzina e si ferma sul rettilineo a pochi metri dal traguardo. All&#39;epoca il regolamento non consentiva di spingere la monoposto, ma il pilota inglese, seppur stremato per via del cambio, divenuto sempre pi&ugrave; pesante, non ci pensa su due volte: scende dalla monoposto, e si mette a spingerla, desidera con tutte le sue forze che la sua Lotus possa comunque tagliare il traguardo. La stanchezza e il forte caldo fanno la loro parte, con Mansell che sviene dopo pochi metri, ma il pubblico statunitense dimostra di apprezzare fortemente quell&#39;ultimo, quasi estremo tentativo da parte del pilota inglese di portare la sua Lotus a tagliare la linea del traguardo (si classificher&agrave; sesto, portandosi a casa un preziosissimo punto iridato), applaudendolo non poco una volta ripresosi dopo il tempestivo soccorso da parte dei medici.     Passando ad altre discipline non legate al motorsport, il gesto di Zarco ci fa rivenire in mente l&#39;emozionante storia della squadra giamaicana di Bob a 4 alle Olimpiadi invernali di Calgary (divenuta poi nel 1993 un film di successo della Disney). Protagonisti, purtroppo, di una rovinosa caduta nel corso della finale il 28 Febbraio 1988, non esitarono con molta dignit&agrave;, a pochi passi dal traguardo, a caricarsi il bob sulle spalle, e a tagliare a piedi il traguardo. Il pubblico apprezz&ograve; molto questo gesto, con tantissime persone che vollero stringer loro la mano, una volta tagliato il traguardo.   Storie, quella di Zarco di ieri, quella di Mansell del 1984 e quella della squadra giamaicana di bob del 1988, accomunate da quell&#39;unico grande denominatore che &egrave; il cuore, capace di regalarci delle pagine di storia sportiva veramente emozionanti come quelle che abbiamo provato a raccontare.  R&uuml;diger Franz Gaetano Herberhold  Twitter: @ruggero81  

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