Lazio-Roma: quando la punizione di Veron regalò il derby a Eriksson

Lazio-Roma: quando la punizione di Veron regalò il derby a Eriksson

Il 25 marzo 2000 iniziò la rimonta scudetto bianceleste: attendendo lo scontro al vertice contro la Juve, battuti 2-1 i giallorossi nella stracittadina grazie alla magia della Brujita 

Jacopo Pascone/Edipress

25.03.2023 19:10

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È da poco iniziato il nuovo millennio e il campionato di Serie A è un serbatoio di campioni che tutt’oggi ancora rimpiangiamo. A Roma, il 25 marzo 2000, si gioca il derby di ritorno. La cornice di pubblico è quella delle grandi occasioni con 74.000 tifosi che infiammano l’Olimpico. Le squadre arrivano al match con morali diversi: la Roma nel turno precedente ha incassato una pesante sconfitta casalinga contro la Reggina; la Lazio, nonostante la caduta a Verona per mano di Morfeo, proviene dalla vittoria di Londra in Champions League con il Chelsea e vuole riaprire il discorso scudetto. La Juventus capolista ha infatti perso nell’anticipo del venerdì contro il Milan. Shevchenko – che a fine torneo sarà capocannoniere con 24 reti – con una doppietta ha affossato i bianconeri. La Juve resta a +9, ma con una vittoria i biancocelesti rientrerebbero prepotentemente in corsa, visto anche lo scontro diretto in programma nel turno successivo.

Lazio-Roma, quante stelle in campo

I due tecnici schierano formazioni con caratteristiche differenti. Eriksson opta per un prudente 4-5-1 affidando la retroguardia ai centrali Negro e Couto, che devono sopperire le pesanti assenze di Nesta e Mihajlovic. Proprio il serbo, dopo la dolorosa sconfitta subita all’andata per 4-1, in attesa del derby e a insaputa dei tifosi ha deciso di caricare la squadra a modo suo, esponendo un cartello negli spogliatoi di Formello per tutta la settimana: “A volte le aquile scendono al livello delle galline, ma una gallina non potrà mai volare in alto come un’aquila”. A centrocampo Conceicao e Nedved agiscono sulle corsie; Almeyda, Simeone e Veron al centro, con “La Brujita” più libera di svariare per dare appoggio all’unica punta Inzaghi. Risponde Capello con un più offensivo 3-4-3. Lupatelli – al debutto in A – è il portiere; Zago, Aldair e Mangone i tre centrali; in mediana la fantasia e la corsa di Nakata e Di Francesco con il pendolino Cafu a destra e il francese Candela a sinistra. Davanti Totti-Delvecchio-Montella.

Nedved e Veron ribaltano il vantaggio firmato Montella

Inizia il match e i giallorossi passano subito. Delvecchio calcia addosso a Marchegiani: sul seguente corner è Montella a portare avanti i suoi in spaccata. La Roma continua a spingere chiudendo i biancocelesti nella propria metà campo. Tra le aquile sembrano riemergere i fantasmi dell’andata, ma il calcio è strano e imprevedibile. Passano i minuti, la gara è molto spezzettata, in campo i giocatori se le danno di santa ragione. Veron sfiora la traversa di testa e improvvisamente la partita cambia. Al 25’ Pancaro serve Inzaghi, la sponda dell’ex Piacenza è sporca ma efficace: come una furia arriva Nedved che prima cicca e poi mette dentro. La Roma accusa il colpo e dopo tre minuti concede il bis. L’arbitro Messina assegna una punizione dai 25 metri. Come detto non c’è Mihajlovic e sul punto di battuta si presenta Veron. L’argentino con l’interno destro dà un violento schiaffo al pallone, il risultato è una perla assoluta: la sfera termina come un proiettile sotto al sette. Nel finale di tempo ci riprovano i giallorossi, prima con Delvecchio poi con Totti. Proprio nella seconda azione uno scontro tra Marchegiani e il numero 24 giallorosso costringe il portiere al forfait. Al suo posto entra Ballotta.

Aspettando Juve-Lazio, il derby è biancoceleste

A inizio ripresa Capello cambia: fuori Nakata dentro Assuncao. Totti prova a impensierire Ballotta, ma l’esperto portiere laziale si fa trovare pronto. Rispondono i biancocelesti con Pancaro che confeziona un prezioso assist per Conceicao, il portoghese arriva sul pallone in precario equilibrio chiamando comunque Lupatelli agli straordinari. La girandola di cambi continua, tra i giallorossi entra anche Tommasi; Eriksson invece sostituisce Inzaghi e il match winner Veron con Boksic – più adatto alle ripartenze – e Sensini – che garantisce maggiore equilibrio –. Il tempo stringe, la Roma attacca. Delvecchio si conferma in giornata no quando servito splendidamente dal suo capitano conclude centralmente. Totti ci prova ancora con un tiro a giro che esce di un soffio. Con i giallorossi tutti in avanti Simeone ha sulla testa la chance per chiudere i giochi, ma la sua capocciata termina a lato. Solo sette giorni più tardi – su assist di un ispiratissimo Veron – ammutolirà il Delle Alpi regalando ai suoi la vittoria chiave per la rimonta scudetto. Messina fischia tre volte dando il via ai festeggiamenti del popolo laziale. Quando mancano solo sette giornate al termine la Juve comanda la classifica con 59 punti; la Lazio insegue a 53…

Lazio-Roma 2-1 del 25 marzo 2000: il tabellino

LAZIO (4-5-1): Marchegiani (43’ pt Ballotta); Gottardi, Negro, Couto, Pancaro; Conceicao, Almeyda, Simeone, Veron (21’ st Sensini), Nedved; Inzaghi. A DISP.: Lombardo, Mancini, Ravanelli, Salas. ALL.: Eriksson.

ROMA(3-4-3): Lupatelli; Zago, Aldair, Mangone; Cafu (37’ pt Rinaldi), Di Francesco, Nakata (1’ st Assuncao), Candela (13’ st Tommasi); Delvecchio, Totti, Montella. A DISP: Campagnolo, Gurenko, Blasi, Poggi. ALL.: Capello.

ARBITRO: Messina (Bergamo). MARCATORI: 3’ pt Montella (R), 25’ pt Nedved (L).

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