        Un rapporto antico quanto controverso, quello tra il calcio e i Giochi Olimpici. Una lunga tradizione, mai probabilmente percepita del tutto come tale, per una serie di ragioni. Due, in particolare: la concorrenza con la Coppa del Mondo, inaugurata nel 1930, con cadenza quadriennale ma sfasata rispetto alle Olimpiadi; poi, il fatto che tra le tante discipline il calcio &egrave; stata quella per la quale &egrave; stato pi&ugrave; rapido, diremmo repentino l&rsquo;approdo al professionismo, la&nbsp;dimensione antitetica per antonomasia&nbsp;al dilettantismo &ldquo;sacro&rdquo; dello spirito olimpico. La prima volta del calcio alle Olimpiadi &nbsp; Embrione di disciplina nel 1896, risulta ufficialmente &ldquo;accolto&rdquo; in quella del 1900, per quanto tra squadre di club e non tra selezioni nazionali. Idem nel 1904. &Egrave; interessante notare come, mentre la FIFA non volle riconoscere quei tornei come ufficiali, il CIO ritenne automatico&nbsp;considerarli tali.&nbsp;1908 e 1912: le prime edizioni olimpiche del torneo di calcio animate dalla presenza di rappresentative nazionali.&nbsp;In entrambe le occasioni, medaglia d&rsquo;oro al Regno Unito, argento alla Danimarca e bronzo per i Paesi Bassi. Un particolare dirimente: la formazione britannica era composta da calciatori dilettanti della Football Association, la federazione inglese, con il benestare delle federazioni gallese, scozzese, irlandese. L&rsquo;ingresso delle selezioni extraeuropee e la lotta Fifa-Cio&nbsp; &nbsp; L&rsquo;edizione del 1920, ad Anversa,&nbsp;ospita per la prima volta&nbsp;una selezione extraeuropea, l&rsquo;Egitto. Nel 1924 e nel 1928&nbsp;l&rsquo;ingresso di Turchia, Usa, Uruguay; quindi di Cile, Messico e Argentina. Queste due edizioni, entrambe vinte dall&rsquo;Uruguay (uniche due edizioni disputate dalla Celeste nel ventesimo secolo), per la FIFA avevano lo status di &ldquo;Campionati mondiali dilettantistici&rdquo;. Gli anni trenta sono, di fatto, la decade della querelle tra FIFA e CIO, perch&eacute; la massima istituzione calcistica mondiale pretende l&rsquo;apertura al professionismo e, di fronte al diniego del Comitato Olimpico, come gi&agrave; anticipato&nbsp;fa nascere la Coppa del Mondo, come torneo alternativo a cadenza quadriennale.&nbsp; La vittoria dell&rsquo;Italia a Berlino &rsquo;36 e i cambi di formula &nbsp; Assente nel 1932, il calcio torna come torneo olimpico a Berlino &lsquo;36, edizione caratterizzata tra l&rsquo;altro dall&rsquo;unico successo italiano con il 2-1 inflitto all&rsquo;Austria in finale.&nbsp;Dal secondo dopoguerra e quasi fino alla fine del ventesimo secolo, la competizione calcistica alle Olimpiadi sar&agrave; quasi monopolizzata dalle nazionali dell&rsquo;Europa orientale: ufficialmente dilettanti, i calciatori dell&rsquo;URSS e dei paesi satelliti erano de facto professionisti, inquadrati come dipendenti statali e pi&ugrave; esperti della media dei loro avversari, nonostante il divieto, istituito dal CIO nel 1960, di partecipazione per i calciatori gi&agrave; schierati dalle proprie nazionali nella Coppa del Mondo.&nbsp;Con l&rsquo;Olimpiade di Los Angeles del 1984 cade il divieto per i calciatori professionisti e, dai Giochi di Barcellona del 1992 viene stabilito che le rose delle nazionali debbano essere composte da calciatori under 23, con la possibilit&agrave;, dal 1996 in poi, di schierare tre &ldquo;fuori quota&rdquo; a discrezione dei commissari tecnici.&nbsp;       

La prima edizione nel 1900 tra squadre di club. Cambi di formule e diatribe tra Fifa e Cio: una storia antica e controversa

Il calcio alle Olimpiadi: dalle origini a Tokyo 2020

        L&rsquo;estate 2021 ha gi&agrave; regalato enormi soddisfazioni allo sport italiano: dalla finale Wimbledon di Matteo Berrettini alla Nazionale di calcio di Roberto Mancini, laureatasi campione d&rsquo;Europa a 53 anni di distanza dalla prima volta. La ciliegina sulla torta sarebbe un medagliere olimpico ricco. Una marea azzurra, grazie allo sport, &egrave; tornata ad abbracciarsi, festeggiare per un gol o un dritto vincente, dimenticando cos&igrave; per un attimo 15 mesi di restrizioni, distanziamento sociale e coprifuoco. Ma come un boomerang l&rsquo;emergenza sanitaria &egrave; tornata a farsi sotto, costringendo il CIO a vietare l&rsquo;ingresso del pubblico in occasione di Tokyo 2020, manifestazione slittata di un anno, cos&igrave; come gli Europeo di calcio, a causa del Covid-19. Non ci resta dunque che fare il tifo per gli azzurri da casa, trasportandoci idealmente allo Stadio Nazionale di Tokyo, dove si terr&agrave; la cerimonia inaugurale della 32&ordf; edizione dei Giochi Olimpici, in programma il 23 luglio alle ore 13:00 (20:00 locali). Ma conosciamo meglio la storia dell&rsquo;impianto su cui saranno puntati i riflettori di tutto il mondo nelle prossime settimane. Dalle Olimpiadi del 1964 all'avveniristico progetto di Kengo Kuma &nbsp; L'impianto che ospiter&agrave; la cerimonia d'apertura e chiusura di Tokyo 2020, nonch&eacute; le gare di atletica e alcune partite di calcio, nasce sulle ceneri dello Stadio Nazionale, costruito nel 1958 e che ospit&ograve; i Giochi estivi nel 1964. In quell'occasione la spedizione azzurra, con 27 medaglie (10 ori, 10 argenti e 7 bronzi) si piazz&ograve; al quinto posto nel medagliere dietro Stati Uniti, Unione Sovietica, Giappone e Germania. Inizialmente si pens&ograve; di riqualificare la struttura gi&agrave; esistente, ma alla fine si decise di buttare gi&ugrave; il vecchio impianto per dar vita a un nuovo stadio. Completata la demolizione nel maggio 2015, il nuovo progetto fu affidato all'archistar iraniana Zaha Hadid. I costi, per&ograve;, sono elevatissimi, pertanto, il 17 luglio 2015, il primo ministro Shinzo Abe annuncia che sarebbe stato avviato un nuovo concorso. Ad aggiudicarselo &egrave; l'architetto nipponico Kengo Kuma in collaborazione con la Taisei Corporation. Il via ai lavori l'11 dicembre 2016. Stadio Nazionale di Tokyo: capienza, caratteristiche e costi &nbsp; Situato nel distretto Meiji Jingu Gaien di Tokyo, il nuovo Stadio Nazionale pu&ograve; ospitare 60mila spettatori. Un vero e proprio giardino-stadio, con ampie aree verdi e parchi intorno alla struttura principale. Il rispetto dell'ambiente &egrave; totale, tanto che per costruite la copertura sono state utilizzate 12.928 tavole di cedro (2mila metri cubi) provenienti da tutte le 47 prefetture del Giappone. La struttura comprende una terrazza che circonda lo stadio lunga 850 metri che sar&agrave; aperta al pubblico anche quando non si terranno eventi. Uno stadio accessibile a tutti, una celebrazione del &ldquo;design universale&rdquo;. Il primo piano &egrave; infatti posto a livello stradale per permettere un facile accesso alle persone con scarsa abilit&agrave; motoria e alle carrozzine. I 500 posti designati alle sedie a rotelle sono disposti in modo che gli spettatori seduti davanti non ostruiscano loro la vista, mentre i sedili delle toilette sono stati spostati in avanti di un centimetro e le indicazioni in braille degli ascensori innalzate di due millimetri. Il costo totale &egrave; di 1,3 miliardi di euro, ben al di sotto di quanto stanziato dal governo giapponese.        

Dal vecchio impianto datato 1958 al nuovo progetto di Kengo Kuma: un inno al design universale con aree verdi e massiccio utilizzo del legno

Tokyo 2020, Stadio Nazionale: storia ed evoluzione

Matteo Berrettini sano avrebbe potuto vincere due medaglie, come ha detto il presidente del CONI Malag&ograve; al Corriere dello Sport? &Egrave; possibile, ma purtroppo Berrettini a Tokyo non c&#39;&egrave;, fermato da un problema muscolare che gi&agrave; si era notato nella storica finale di Wimbledon, e l&#39;analisi del tabellone maschile non lo vedr&agrave; coinvolto. Dal sorteggio relativo ai tornei che inizieranno, considerando gli orari italiani, nella notte fra venerd&igrave; 23 e sabato 24 luglio, non sono in ogni caso uscite buone notizie per i tre italiani coinvolti.  Lorenzo Musetti ha un primo turno complicato contro Millman ed un secondo ancora pi&ugrave; difficile contro Davydovich Fokina, in ogni caso negli ottavi proprio come nella memorabile partita vista all&#39;ultimo Roland Garros (Musetti si ritir&ograve; al quinto set, dopo che era stato in vantaggio di due) si trover&agrave; contro il muro Djokovic, per tutti il grande favorito di un torneo che vale poco meno di uno US Open, perch&eacute; non c&#39;&egrave; Nadal ma quasi tutti gli altri forti (Tsitsipas, Zverev, Rublev, Medvedev) invece s&igrave;. Lorenzo Sonego &egrave; la testa di serie numero 13 ed avr&agrave; un primo turno facile contro l&#39;idolo di casa Taro Daniel, un secondo abbordabile contro Basilashvili o Carballes Baena e poi Zverev negli ottavi.  Anche Fabio Fognini &egrave; testa di serie, con la numero 15: per lui il giapponese Sugita al primo turno, Gerasimov o Simon al secondo, ed eventualmente Medvedev negli ottavi. Insomma, nessun buco nel tabellone ed un discorso medaglie che per gli italiani apparre abbastanza chiuso. Poteva andare meglio anche nel doppio, dove Musetti e Sonego hanno un primo turno facile contro Andujar e Carballes Baena, per poi trovare al secondo la coppia croata Mektic-Pavic, un po&#39; il simbolo del declino di questa specialit&agrave;: come singolaristi ben oltre la posizione numero 200 nel ranking, ma migliori del mondo come coppia e inoltre freschissimi vincitori a Wimbledon.  Al di l&agrave; dei discorsi sugli iitaliani e tornando al tabellone del singolare, nella sua strada verso il Golden Slam, Grande Slam pi&ugrave; oro olimpico (unico essere umano ad esserci riuscito Steffi Graf nel 1988), Djokovic oltre a Musetti dovrebbe trovare nei quarti Rublev, in semifinale Zverev e in finale, tutto ovviamente in teoria, Medvedev. Tutto molto difficile, anche se sei il numero 1 del mondo. Il regolamento del torneo, si gioca due set su tre e non tre su cinque, rende pi&ugrave; facili le sorprese e l&#39;ultima cosa che Djokovic chiede nel prossimo mese e mezzo &egrave; una sorpresa. Fra l&#39;altro lui, come Federer, l&#39;oro olimpico in singolare non l&#39;ha mai vinto e ci terrebbe tantissimo in ogni caso.&nbsp; 

Sorteggiati i tabelloni olimpici di uno dei tornei pi&ugrave; attesi, con il numero 1 del mondo alla ricerca del Golden Slam: possibile che si riveda l&#39;ottavo del Roland Garros...

Tokyo 2020, Musetti ancora verso Djokovic

        Da quando i professionisti americani sono entrati nel mondo olimpico, quindi da Barcellona 1992, ad ogni edizione si dice e si scrive che il Dream Team era un'altra cosa. Eppure quasi sempre ai Giochi, anche quando nel 2004 non hanno vinto l'oro, gli Stati Uniti hanno schierato squadre clamorose, piene di giocatori che hanno fatto la storia al livello di Jordan, Magic, Bird, Barkley, eccetera. Nella squadra di Londra 2012 c'erano LeBron James, Bryant, Durant, Anthony Davis, Harden, Westbrook... E nella stessa squadra che nel 2004 fu umiliata dall'Argentina in semifinale c'erano Duncan, Iverson, i giovani James, Wade e Anthony... Tutta questa premessa per dire che al di l&agrave; del risultato finale, una probabile medaglia d'oro, la nazionale americana di pallacanestro presentata a Tokyo 2020 &egrave; la peggiore dal 1992 in poi. Non &egrave; certo colpa di Gregg Popovich, ma delle due stagioni falsate dal Covid e con calendari aggiustati, al di l&agrave; dell'effettiva volont&agrave; delle stelle di esserci. Comunque Durant, Booker, Draymond Green, Lillard e Middleton sono pi&ugrave; che sufficienti per vincere fischiettando, a patto di rispettare l'impegno e di non avere troppi problemi logistici. Perch&eacute; la realt&agrave; dice che al momento i 12 americani sono... 8. Mancano infatti Booker, Middleton e Holiday, ancora impegnati nelle NBA Finals, manca Zach LaVine fermato dal protocollo anti-Covid e che non &egrave; chiaro quando possa partire per il Giappone. Insomma, fra la guardia dei Bulls e le Finals che potrebbero andare a garasette Poopvich rischia di iniziare la sua Olimpiade, domenica alle 14 (ora italiana) contro la Francia, con 8 giocatori: Bam Adebayo (Miami Heat), Kevin Durant (Brooklyn Nets), Jerami Grant (Detroit Pistons), Draymond Green (Golden State Warriors), Keldon Johnson (San Antonio Spurs), Damian Lillard (Portland Trail Blazers), JaVale McGee (Denver Nuggets) e Jayson Tatum (Bostion Celtics). Come si nota, una squadra con un solo centro di ruolo, McGee, e del tutto marginale (del resto &egrave; stato chiamato al posto del fuori forma Kevin Love, tutt'altro tipo di lungo), una squadra quasi nettamente divisa fra mangiapalloni e gregari, per quanto di lusso. Una squadra non equilibrata, quindi non da Popovich, che per&ograve; potrebbe trovare una sua chimica e vincere l'oro pi&ugrave; facilmente del previsto. Esordio contro la Francia, poi Iran e Repubblica Ceca prima del quarto di finale di mercoled&igrave; 4 agosto.&nbsp;       

La nazionale americana di pallacanestro, allenata da Popovich, presenta a Tokyo la sua peggior versione dal 1992. Ma per l'oro forse baster&agrave;...

C'era una volta il Dream Team

A Tokyo 2020 il torneo di tennis &egrave; forse il pi&ugrave; penalizzato dalle assenze, con il Covid che c&#39;entra meno della paura del Covid. Per non parlare di altri infortuni, veri o presunti, che rendono la situazione difficile da leggere, anche se singolare maschile e femminile hanno evidenti favoriti con Novak Djokovic e Naomi Osaka. Fra i grandi assenti anche alcuni tennisti italiani, anche se per motivi diversi: Jannik Sinner per scelta di programmazione e Matteo Berrettini per un infortunio muscolare che gli aveva fatto chiudere menomato il suo straordinario Wimbledon. Chi mancher&agrave; quindi alla partenza?  Fra i primi dieci della classifica maschile non saranno a Tokyo, per il torneo che inizier&agrave; sabato 24 luglio per finire domenica 1 agosto, Nadal, Thiem, Berrettini, Federer e Shapovalov. Va per&ograve; detto che oltre allo scontato Djokovic, all&#39;inseguimento del Golden Slam (i quattro tornei dello Slam pi&ugrave; l&#39;oro olimpico, impresa riuscita soltanto a Steffi Graf nel 1988), a dare qualit&agrave; saranno Medvedev, Tsitsipas, Zverev e Rublev, tutti possibili vincitori di Slam e in teoria tutti buoni giocatori sul cemento. Certo le defezioni aumentano le possibilit&agrave; di Fognini, Sonego e Musetti, se capiteranno in una buona zona del tabellone a 64, ma &egrave; presto per fare previsioni.  Per quanto invece riguarda le donne, mentre scriviamo questo post le defezioni fra le prime dieci del ranking WTA sono soltanto quelle di Kenin, Andreescu e Halep. Presenti, sempre con l&#39;asterisco, Barty, Osaka, Sabalenka, Svitolina, Pliskova, Swiatek e Muguruza. Insomma, sar&agrave; in tutto e per tutto un torneo degno degli US Open, chiaramente con tutti gli occhi su Naomi Osaka, che &egrave; nata in Giappone da madre giapponese ma che di fatto &egrave; sempre vissuta negli Stati Uniti. In crisi psicologica (ha rinunciato all&#39;ultimo Wimbledon, non riesce pi&ugrave; a reggere le conferenze stampa) ma certo non di risultati, visto che a 23 anni ha gi&agrave; vinto 4 tornei dello Slam fra cui l&#39;Australian Open di quest&#39;anno, la donna da battere sar&agrave; lei cos&igrave; come Djokovic lo sar&agrave; in un torneo in cui non &egrave; mai riuscito ad arrivare all&#39;oro. 

Da Nadal a Berrettini, da Federer a Sinner, ci sono pochi dubbi su quale sia il torneo olimpico pi&ugrave; penalizzato da Covid, infortuni veri e infortuni finti...

5 risultati per 'tokyo 2020'

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Tokyo 2020, i grandi assenti del tennis