Franco Baresi, quell'addio al calcio tra le lacrime

Franco Baresi, quell'addio al calcio tra le lacrime

Il 28 ottobre 1997 il capitano rossonero con un'amichevole benefica si ritirò ufficialmente, lasciando per sempre anche la sua numero 6, da allora mai più indossata da nessuno al Milan

Alessandro Ruta/Edipress

28.10.2022 ( Aggiornata il 28.10.2022 11:24 )

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Piansero tutti, lui per primo. Franco Baresi sembrava calcisticamente immortale e ogni anno del suo ritiro non era conveniente parlarne, fino a quando l'evidenza non si sarebbe rivelata. Fine della storia al termine della stagione 1996-97, ma il vero addio al calcio il capitano del Milan l'avrebbe dato la sera del 28 ottobre 1997.

Il viale del tramonto

"El piscinìn", lo chiamava Gianni Brera: "Il piccolino", in milanese. Del resto Baresi aveva cominciato a giocare vent'anni prima, quand'era ancora minorenne ma già splendeva nelle giovanili del Milan. Il tempo di prendere le misure e poi era arrivato subito lo scudetto della Stella, da protagonista assoluto, lanciato da Nils Liedholm senza paura.
Libero modernissimo, gran piede e testa alta, molto più maturo della sua età, Franco non era più solamente il fratello minore di Beppe, che invece aveva scelto l'Inter. Piuttosto, al contrario, col tempo Baresi II (come da figurina Panini) sarebbe diventato uno dei difensori più forti della storia del calcio, italiano e mondiale.
Fino a quando, dopo aver vinto tutto il vincibile con la maglia del Milan, dopo aver seguito la squadra anche nelle due stagioni in B nel 1980-81 e nel 1982-83, al termine della stagione 1996-97 decide di dire basta. Le avvisaglie ci sono state tutte, gli scricchiolii evidenti: ci sono partite in cui ai tifosi rossoneri piange il cuore, vedendolo arrancare dietro ad attaccanti più giovani e più forti fisicamente. Un momento su tutti, l'1-6 con cui la Juventus umilia il Milan a San Siro e Baresi non sa più che falle tappare per evitare gli spifferi e i gol di Vieri e Amoruso, che potrebbero quasi essere figli suoi, tanta è la differenza di età.
Il Diavolo di quegli anni è crepuscolare, quasi sente di dover assistere a un momento storico, al ritiro del suo capitano, del suo numero 6. E quindi va in tilt, prima con Tabarez che sostituisce Capello e in seguito con Arrigo Sacchi, che lascia la Nazionale per tornare al capezzale di un Milan che non è più il suo, a partire da Baresi.
Ecco dunque l'addio al calcio, ufficiale nell'estate del 1997 e definitivo con una partita dal tremendo sapore nostalgico: un'amichevole di lusso, in un San Siro pieno tra le vecchie glorie del Milan e le maggiori stelle internazionali, compreso suo fratello Giuseppe.  

Lacrime

Parata di grandi nomi, quella sera, con incasso devoluto all'Unicef: sono in 60mila a San Siro che si spellano le mani e che si asciugano le lacrime. Il capitano si ritira per davvero, dopo 719 partite e una ventina di titoli portati a casa tra Italia ed Europa. Si è già deciso che la maglia numero 6 non verrà più indossata da nessuno, è la prima volta che il Milan lo fa e si ripeterà solo quando si ritirerà Paolo Maldini con la 3.
Se l'è meritata quella cerimonia Baresi, che viene schierato in difesa con Giovanni Galli, Tassotti, Filippo Galli e Mussi. Davanti a sé ha Zico, Romario, Hugo Sanchez, gente affrontata "per davvero" nelle stagioni precedenti, ma che ora partecipano alla festa. Sembra un tuffo in un passato glorioso, e pazienza se le All Star vanno in vantaggio con Hierro dopo una mezza papera di Giovanni Galli. Il pareggio è proprio di Baresi con un inserimento dei suoi, da dietro, suonando la carica.
La partita ha un peso agonistico modesto, perché quello che conta è il sentimento. Impossibile non piangere per i presenti, specie quando a sei minuti (ovviamente) dalla fine Baresi si esibisce in un giro di campo commovente, adesso sì che è davvero finita. Il Milan nel frattempo è volato 5-1 con doppietta di Weah e timbri di Lentini e Roberto Baggio, però il risultato non interessa a nessuno. Sulle note di "Grande grande grande" di Mina e in seguito di "The best" di Tina Turner l'intero stadio si alza in piedi a omaggiare uno dei migliori di sempre.

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