Sir Bobby Robson: un genio in panchina

Sir Bobby Robson: un genio in panchina

Dal miracolo Ipswich alla Nazionale inglese; le vittorie con Psv, Porto e Barcellona; gli anni d'oro a Newcastle. Il tecnico partito dal Fulham è stato un'istituzione

Paolo Marcacci/Edipress

18.02.2023 ( Aggiornata il 18.02.2023 10:33 )

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Una storia di calcio lunga una vita; anzi: più di una vita, perché l’esistenza sarebbe potuta essere più lunga, mentre la carriera sembra infinita, tra aneddoti, vittorie e indelebili pagine di calcio. C’è poi, una cartina di tornasole nella sua parabola calcistica: pensate a un grande nome nella storia del calcio, dagli anni Ottanta fino al primo decennio del Duemila, che non abbia intersecato in un modo o nell’altro la storia di Sir Bobby Robson e difficilmente lo troverete, da Maradona a Mourinho, passando per Gascoigne e Ronaldo il Fenomeno. 

Il Fulham due volte nel destino di Bobby Robson 

Calciatore importante, allenatore indimenticabile, Bobby Robson da Sacriston, Contea di Durham, dove nacque il 18 febbraio del 1933 e dove poco tempo dopo rinacque al calcio, come indomabile passione e come unica ambizione da perseguire. Figlio della “working class”, apprendista elettricista, il giovane Robson si dedicava al calcio senza perdere il contatto con la realtà, come dimostra il fatto che, pur avendo già sottoscritto il suo primo vero contratto, per qualche tempo continuerà a lavorare come elettricista, allenandosi alla sera. Quel primo contratto lo firmerà con il Fulham, con la cui maglia esordì nel 1950 e con la quale avrebbe chiuso la sua carriera inglese - prima di una esperienza più che altro esistenziale in Canada a Vancouver - nel 1967. In mezzo, una consistente “parentesi” di sei stagioni e mezza con il West Bromwich, sempre agendo da mezzala tecnica e manovriera. Per quanto riguarda la Nazionale inglese, ha sempre definito incompiuta la sua esperienza da calciatore, vista la delusione patita in Svezia nel ‘58 e la dolorosa rinuncia a Cile ‘62 per infortunio; in realtà vanta una storia di 20 presenze bagnate da quattro realizzazioni con i Leoni. Nel gennaio del ‘68, comincia la sua seconda vita calcistica, col compito di allenatore: ancora una volta, a battezzarlo nel nuovo ruolo è il Fulham. 

Bobby Robson e i trionfi nell'Ipswich

La vera storia da tecnico comincia però con l’approdo all’Ipswich Town nel 1969: una scommessa tanto per lui quanto per il club, da anni in cerca di definitivo rilancio. La sua cultura del lavoro convince la dirigenza ad aspettare i risultati, che a livello di piazzamenti cominciano ad arrivare nel 1973, con un quarto posto in campionato. Da lì in poi la squadra abita regolarmente nei piani alti della classifica e soprattutto vince la FA Cup del 1978 e la Coppa Uefa del 1981. Davanti alla Curva Cobbold dello stadio dell’Ipswich, club che Robson lascia nel 1982, campeggia oggi la sua statua, in memoria dei fasti che il club ha vissuto sotto la sua guida tecnica. 

Robson e l'Inghilterra: Maradona, la mano de Dios, le lacrime di Gascoigne

Il 7 luglio del 1982 comincia la sua avventura da ct dell’Inghilterra, dove a lunghe serie di risultati positivi si alternano momenti opachi come quello della mancata qualificazione a Euro ‘84, in seguito alla quale Robson rassegnerà le dimissioni, respinte dalla FA. Una nazionale che aveva tutto per arrivare fino in fondo, tanto in Messico nel 1986 quanto, soprattutto, nel Mondiale italiano del 1990. All’appuntamento messicano, il celeberrimo quarto di finale contro l’Argentina di Maradona, con la doppietta di quest’ultimo scandita da due reti diversamente memorabili: la seconda, quella mirabolante ottenuta grazie all’indimenticabile progressione dal “tredici tocchi”, seguita alla prima, quella della “Mano de Dios”, per la quale Robson ebbe parole caustiche, di grande rimprovero e delusione nei confronti del Maradona uomo. In Italia, quattro anni dopo, l’approdo alla semifinale contro la Germania Ovest, a Torino: partita a tratti dominata dall’Inghilterra, con un Paul Gascoigne - in lacrime dopo il cartellino giallo che gli preclude la possibilità di disputare l’eventuale finale - autentico mattatore, che dopo l’1-1 dei 90’ regolamentari si trascina fino ai rigori, nei quali all’assoluta precisione dei tedeschi fanno da contraltare gli errori di Pearce e Waddle per gli inglesi. 

Robson giramondo: il Psv di Romario, il giovane Ronaldo, un collaboratore di nome Mourinho

Dopo gli anni della Nazionale, per Bobby Robson cominciano quelli da giramondo, a spasso per varie piazze e panchine europee, gestendo fuoriclasse a volte bizzosi, come Romario ai tempi del PSV Eindhoven, altre da battezzare al grande calcio come Ronaldo “Il fenomeno”, avuto nel Barcellona 1996-97. Oppure, collaborando con grandi futuri tecnici come Pep Guardiola, avuto come giocatore sempre a Barcellona, o José Mourinho, suo assistente allo Sporting Lisbona, come secondo al Porto e poi di nuovo al Barcellona. 

L’ultima tranche della sua lunghissima carriera da tecnico Robson la vive al Newcastle, dopo un’altra parentesi al PSV nel 1998-99. Dall’estate del ‘99 all’agosto del 2004, quando viene licenziato in modo irriguardoso per un inizio di campionato stentato, Robson proietta i Magpies nei quartieri alti della Premier League, con tanto di partecipazioni continuative alla Champions League. 

Le malattie di Bobby Robson

Muore il 31 luglio del 2009, a settantasei anni, dopo aver a lungo convissuto con un tumore al polmone, dopo aver avuto un tumore al colon nel 1992, un melanoma maligno nel 1995 e, nel 2005, due forme di cancro al polmone destro e al cervello. In seguito al suo vissuto per quanto riguarda le varie forme di malattia, negli ultimi anni si è impegnato strenuamente per sostenere la lotta contro i tumori, inaugurando la “Sir Bobby Robson Foundation” un anno prima della morte. 

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