Mark Schwarzer: il portiere dei record

Mark Schwarzer: il portiere dei record

Middlesbrough, Fulham e nazionale australiana le tappe più importanti nella carriera del numero uno classe 1972. È il calciatore più anziano ad aver giocato in Champions e ad aver vinto la Premier League

Massimiliano Lucchetti/Edipress

06.10.2022 ( Aggiornata il 06.10.2022 10:35 )

  • Link copiato

Nella storia del ruolo più bello del mondo (sono partigiano, sì…) troviamo diverse classifiche: i portieri più forti della storia (Dino Zoff, Lev Yashin …), i portieri più titolati (Edwin van der Sar, Stefano Tacconi, Giovanni Galli…); esistono poi estremi difensori che hanno ottenuto dei record significativi, anche senza essere stati dei fenomeni assoluti. La storia di Mark Schwarzer fa riferimento a quest’ultima tipologia.

Il trasferimento in Europa

La storia di Mark ha origine in uno dei luoghi più belli e più affascinanti del mondo: l’Australia; il Nostro nasce infatti a North Richmond, un sobborgo di Sidney, il 6 ottobre 1972. I suoi genitori, Hans-Joachim e Doris, erano emigrati dalla Germania nel paese australiano qualche anno prima. Forse proprio per questo, dopo aver mosso i primi passi da calciatore, nella squadra di calcio locale, i Colo Cougars, si trasferì alla Dinamo Dresda, paese natale della sua famiglia. Tuttavia, l’impatto col calcio tedesco non fu semplice come sperato. Schwarzer pagò la lontananza da casa e dalle abitudini e pertanto, complice anche la giovane età, il suo rendimento si attestò ben al di sotto delle aspettative. In due stagioni collezionò appena sette presenze tra Dinamo Dresda e Kaiserslautern. Fortunatamente nel momento più difficile della sua giovane carriera, arrivò in soccorso Chris Kamara, oggi noto come opinionista di Sky Sport UK, all’epoca allenatore del Bradford City.

Kamara era convinto che quel ragazzone australiano fosse la persona giusta da schierare tra i pali dei Bantams. A Schwarzer bastarono appena 13 presenze per impressionare l’ambiente inglese ed iniziare a far parlare di sé, a tal punto che il Bradford City non potette far nulla per trattenerlo di fronte alle avances di squadre più blasonate.

L’epopea al Boro

L’avventura con il Middlesbrough fu semplicemente indimenticabile. Potete chiedere a qualunque supporter si trovi nei pressi del Riverside Stadium chi sia il goalkeeper a cui è più legato: quasi tutti risponderanno Mark Schwarzer. Egli, insieme alla squadra, riuscì nella clamorosa impresa, di passare in pochi anni dalla First Division, alla finale di Coppa Uefa. L’annata più fruttuosa fu sicuramente il 2003-04 quando il Boro vinse per la prima volta nella sua storia la Coppa di Lega Inglese (oggi Carabao Cup) in finale contro il Bolton; Se gli Smoggies trionfarono per due reti a uno fu anche grazie a una prestazione monstre del proprio guardiano dei pali. Nell’anno successivo poi ci fu la parata più importante nella carriera del nostro eroe. Lo scenario fu quello dell’ultima giornata della Premier League quando si affrontarono Manchester City e Middlesbrough che nutrivano entrambe sogni di gloria europei. Il match fu molto spigoloso ed equilibrato e si stava andando a concludere sul risultato di 1-1. Nei minuti di recupero venne decretato un penalty a favore dei Citizens e sul dischetto si presentò uno dei giocatori di maggior esperienza e prestigio della compagine, Robbie Fowler; se quest’ultimo avesse segnato la squadra blu di Manchester sarebbe andata in Coppa Uefa a discapito del Boro. Il centravanti calciò fortissimo sulla sua destra, ma Mark, non si sa bene come, bloccò la sfera, con il telecronista inglese che impazzì definendolo: “Australian hero”.

L’anno successivo un terremoto mediatico inaugurò l’estate calcistica del Boro. Sembrò che qualcosa tra il numero 1 e il club si fosse rotto; invece, dopo un paio di settimane di silenzio le cose si sistemarono; mai scelta fu più azzeccata, perché il team si rese nuovamente artefice di una sensazionale cavalcata sino alla finale di Coppa Uefa. C’è da dire che Mark si dimostrò molto tosto, perché il destino, come al solito, cercò di mettergli il bastone tra le ruote, rivelandosi più temibile dei centravanti avversari. A poche settimane dalla finale europea Mark rimediò una seria frattura allo zigomo in uno scontro di gioco. La sua assenza venne data per certa ma egli dette seguito a parole inequivocabili e riuscì a scendere in campo: “Qualsiasi partita, ma non la fottuta finale, cascasse il mondo sarò tra i pali a guardia di una fede”. Purtroppo, la sua presenza non fu sufficiente per portare a casa il trofeo a causa di un ingiocabile Siviglia che archiviò la pratica con una sonante quaterna firmata Luis Fabiano, Kanouté e da una doppietta di Enzo Maresca.

Negli anni successivi raggiunse un nuovo importante traguardo; dopo essere sceso in campo nella partita contro il Portsmouth il 29 dicembre 2007, Schwarzer divenne lo straniero con più presenze in un club inglese, superando Dennis Bergkamp. Al termine della stagione 2007-08 lasciò il Middlesbrough con uno score mostruoso, avendo giocato 445 partite, di cui 332 in Premier.

I Socceroos

Se il rigore parato a Fowler lo fece entrare di diritto nella storia del Boro e della Premier, quelli respinti nello spareggio contro l’Uruguay in occasione della qualificazione alla Coppa del Mondo 2006 lo resero leggenda in patria. Fortuna volle per i colori azzurri che il miracolo non venisse ripetuto negli ottavi di finale, all’ultimo minuto, quando, nonostante l’intuizione dell’angolo giusto, non riuscì a neutralizzare il rigore di Francesco Totti; ciò consentì alla nazionale azzurra di continuare il percorso in quella Coppa del Mondo, che poi conquistò.

Mark giocò anche i Mondiale del 2010 e le qualificazioni di quello del 2014, ma si ritirò prima dell’inizio della competizione. Con 109 gettoni detiene tutt’oggi il record di presenze tra i wallabies.

I primati a Fulham, Chelsea e Leicester

Tornando alla sua carriera nei club, successivamente al rifiuto di andare alla Juventus o al Bayern Monaco, come secondo, si accasò al Craven Cottage. I bianconeri del Fulham gli fecero firmare un contratto biennale. Nella prima annata, oltre a giocare tutte le partite di campionato, mantenne la porta inviolata in 15 occasioni. Il contributo di Schwarzer fu determinante per portare anche questa compagine in Europa tanto che ricevette il Fulham Player of the Year 2008-2009. Nella stagione successiva fu nominato (primo giocatore australiano a ricevere questo riconoscimento) Giocatore del mese della Premier League del mese di febbraio 2010, periodo in cui subì un solo gol nelle tre vittorie e due pareggi della sua squadra. Nello stesso anno riuscì nuovamente nell’impresa di raggiungere la finale di Europa League, ma anche in questa occasione non portò a casa il trofeo.

Nell’estate del 2013 firmò un contratto annuale con il Chelsea diventando, nella stessa stagione, giocatore più anziano ad aver esordito in Uefa Champions League alla veneranda età di 41 anni e 65 giorni. “Per me è stata una grande emozione e ringrazio il manager per avermi dato la chance di realizzare il mio sogno di giocare in Champions League. Mia moglie dice sempre che non faccio trasparire le emozioni, ma ieri ero assolutamente entusiasta. È stata una bella gara da giocare”. Alla fine dell’anno il team di Londra puntò sul giovane Courtois, ed è incredibile pensare, come il Nostro esordì tra i professionisti due anni prima che il fenomeno belga nascesse.

Alla fine dell’anno Schwarzer intraprese l’ultima tappa della sua carriera: il Leicester City. Probabilmente, come tutti, non si sarebbe mai immaginato di entrare nella storia proprio in quest’ultima. La squadra guidata da Claudio Ranieri conquistò una incredibile ed inimmaginabile Premier e Mark (pur non giocando mai) diventò il giocatore più anziano a potersi fregiare di tale titolo.

A quel punto Schwarzer si tolse i guantoni per l’ultima volta, dedicandosi alla scrittura. Scrisse un libro con Neil Montagnana-Wallace, “Megs and the Vootball Kids”, e si dedicò alla crescita sportiva di suo figlio Julian, naturalmente con il numero 1 sulle spalle; ancora non sappiamo se questi seguirà le orme del padre in maglia australiana poiché ha la possibilità di optare per la nazionale filippina (di cui è cittadina la madre).

La storia di Mark Schwarzer è legata indissolubilmente al calcio inglese e di certo nessuno dimenticherà mai quello che ha rappresentato nel campionato d’Oltremanica il numero uno australiano: è l’unico membro “non-british” a far parte di un club davvero esclusivo come quello dei calciatori con più di 500 presenze nel campionato inglese. Il gigante australiano ha trascorso due decadi a guardia delle porte in Terra d’Albione, ergendosi a ultimo e imprescindibile baluardo pressoché ovunque abbia indossato i suoi guantoni.

Condividi

  • Link copiato

Commenti