Spagna '82: Polonia-Italia, doppietta di Rossi e finale Mundial

Spagna '82: Polonia-Italia, doppietta di Rossi e finale Mundial

Dopo l'impresa con il Brasile gli azzurri superano anche i polacchi e approdano alla finalissima del Mondiale spagnolo. Ancora decisivo Pablito 

Paolo Valenti/Edipress

08.07.2022 01:49

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E’ bollente la Spagna nei primi giorni del mese di luglio del 1982. E anche in Italia non si scherza con le temperature, che affogano la gente in bagni di sudore che l’andamento del Mundial rende più sopportabili. L’Italia di Bearzot, dopo gli inimmaginabili exploit collezionati con Argentina e Brasile, si proietta quasi con inerzia verso un finale di stagione sportivo che si preconizza fantastico. Un finale di stagione che assomiglia alla conclusione di una serie televisiva, all’epoca un genere ancora agli albori ma già ben sperimentato nella sua capacità di attirare l’interesse del pubblico. Una serie, quella dell’Italia, con tutti i requisiti giusti per avere successo: dalle difficoltà iniziali che sembrano portare alla rovina i protagonisti agli episodi nei quali le sorte viene ribaltata con bravura e coraggio. Mancano le ultime due puntate a definire un plot narrativo diventato terribilmente avvincente, nel quale Barcellona, inizialmente, è ancora il set dove si girano le scene. La semifinale alla quale sono approdati gli azzurri, però, merita un palcoscenico più ampio del Sarriá, che pure ha ospitato i gloriosi momenti che la nostra nazionale ha vissuto contro argentini e brasiliani. Tocca al Camp Nou prepararsi a festa per ospitare Polonia-Italia, in un ulteriore pomeriggio di calore che metterà a dura prova la resistenza fisica dei giocatori.

La vigilia della semifinale Mondiale 1982

L’attesa, rispetto ai match precedenti, ha vibrazioni diverse: non è più il timore di non farcela, di non essere adeguati all’appuntamento che preoccupa calciatori e tifosi. Nelle emozioni della vigilia è l’impazienza verso il tempo che scorre lento a consumare energie vitali: la squadra di Piechniczek, più che un ostacolo davvero pericoloso, appare come un fastidioso ingorgo nel traffico che ritarda l’arrivo alla destinazione finale. Eppure la nazionale di Zbigniew Boniek, il giocatore di maggior talento, è una compagine solida, arcigna: nelle cinque partite disputate prima della semifinale ha subito un solo gol, peraltro ininfluente (quello segnato dal Perù dopo i cinque già subiti), e ha eliminato dalla competizione l’Unione Sovietica, che era arrivata in Spagna con l’etichetta della possibile sorpresa, e il Belgio vice campione d’Europa. Inoltre porta con sé il respiro di libertà di un’intera nazione, che in quegli anni, con le lotte sostenute dal sindacato Solidarno??, aveva avviato un processo di graduale distacco dall’appartenenza al blocco sovietico. Processo (supportato dai governi occidentali e dal papa polacco Karol Wojtyla) non privo di rischi, nel quale i giocatori della nazionale dovevano districarsi tra la vigilanza della Federazione e gli afflati di cambiamento del popolo.

Il grande assente, Zibì Boniek

La stella indiscussa della squadra era, come accennato, Zbigniew Boniek, calciatore poliedrico, verticale, capace di partire da centrocampo per ruzzolare inarrestabile verso la porta avversaria piuttosto che di giocare in attacco per dare supporto alla punta centrale. A fine carriera farà anche il libero ma a 26 anni opera molto più vicino all’area avversaria che alla propria. E’ soprattutto su di lui che poggiano le speranze di replicare, e possibilmente migliorare, il risultato di otto anni prima ai mondiali di Germania, quando la Polonia di Tomaszewski, Deyna e Lato, presente anche in Spagna, conquistò un ottimo terzo posto. Di Zibì, però, gli azzurri non si devono preoccupare: ammonito a pochi minuti dal termine dell’incontro contro l’URSS, è squalificato. Proprio come colui che, presumibilmente, avrebbe potuto essere il suo marcatore, Claudio Gentile, caduto anch’egli sotto la ghigliottina della squalifica dopo le ammonizioni rimediate nelle battaglie combattute contro Maradona e Zico.

La partita

L’assenza di Boniek (che a Mundial terminato indosserà la maglia della Juventus) è un elemento ulteriore che, nella valutazione dei pronostici, spinge le preferenze verso l’Italia, che l’8 luglio, all’ormai canonico orario delle 17,15, scende in campo col mantello di consapevolezza che le vittorie conseguite contro l’opinione pubblica e le migliori squadre del mondo le hanno poggiato sulle spalle. Beppe Bergomi, il teenager con la faccia da veterano, sostituisce Gentile. Per il resto viene confermata la formazione con Zoff tra i pali, Collovati e Scirea difensori centrali e Cabrini terzino sinistro. Il centrocampo è coperto dall’estro di Conti, le intuizioni di Antognoni e la sostanza di Oriali e Tardelli, mentre in attacco Graziani deve aprire gli spazi nei quali si può inserire Rossi.
Nei primi venti minuti l’Italia comanda il gioco pur senza soverchiare l’avversario. E’ una superiorità tranquilla, quasi d’attesa, inerziale quella che gli azzurri manifestano con Rossi, Tardelli e Graziani, che arrivano al tiro prima che Pablito infili la quarta perla del suo mondiale con un gesto per lui tipico: avventandosi in mezzo a compagni e avversari nell’unico spazio utile dove poter deviare in porta un traversone ben calibrato in mezzo all’area da Antognoni su calcio di punizione. E’ il primo sigillo di una supremazia che non viene incrinata neanche dopo l’uscita per infortunio del 10 della Fiorentina, toccato duro al piede in un contrasto di gioco, o in seguito all’unica, vera occasione degli avversari: il palo colpito su punizione da Kupcewicz al 35’ minuto. I polacchi, per rabbia e impotenza, iniziano a giocare duro senza riuscire a provocare reazioni fuori luogo negli azzurri, padroni dei loro nervi e della partita, che vanno a chiudere con una folata a trazione anteriore al 73’ quando Altobelli suggerisce a Conti la verticale dentro l’area di rigore, dentro la quale il folletto di Nettuno pennella un assist perfetto sulla testa dell’accorrente Pablito, che deve solo inginocchiarsi per realizzare il quinto gol del suo pazzesco torneo. Quanto basta per salire sull’aereo per Madrid con biglietto di sola andata, destinazione paradiso.

Polonia-Italia 0-2 dell’8 luglio 1982: il tabellino

ITALIA: Zoff (C); Bergomi, Cabrini; Oriali, Collovati, Scirea; Conti, Tardelli, Rossi; Antognoni (28’ pt Marini), Graziani (25’ st Altobelli). A DISP.: Bordon, Galli, Baresi, Vierchowod, Dossena, Causio, Massaro, Selvaggi. CT: Enzo Bearzot.

POLONIA: Mlynarczyk; Dziuba, Zmuda (C), Janas, Majewski; Lato, Matysik, Kupcewicz, Buncol; Ciolek (1’ st Palasz), Smolarek (32’ st Kusto). A DISP.: Dolny, Skrobowski, Kazimierski, Mowlik, Wojcicki, Iwan, Jalocha, Szarmach. CT: Antoni Piechniczek.

ARBITRO: Cardellino (Uruguay). MARCATORI: 22’ pt e 28’ st Rossi (I).

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