        Europa, siamo a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta. Aria di forti cambiamenti, di rivolte, di crisi e, purtroppo, anche di guerre intestine brutali e cruente. Aveva cominciato la Germania, con la caduta del muro e l'unificazione della Repubblica Federale con quella Democratica e subito dopo c'&egrave; stato lo smembramento dell'Impero Sovietico e poi l'indicibile massacro iugoslavo. Ultima, in ordine temporale, la Cecoslovacchia, scissa in due entit&agrave; dopo un lustro trascorso a proporre e a trattare per una separazione pacifica ed indolore. Paradossi kafkiani di una vita vissuta da fratelli, spesso denominati come il maggiore - Praga - e il minore - Bratislava. L'impronta filocomunista contrapposta alla voglia di moderno, di occidente e di libert&agrave;. Diversi, ma pur sempre fratelli e dunque rispettosi l'un dell'altro, complici in uno stato unico che a questo punto, dopo 75 anni, si deve sdoppiare.   &nbsp; Cecoslovacchia, uniti e vincenti  Una terra bellissima, vasta, fatta di diffidenza, ma anche di etica e tanta cultura per il lavoro. Genio e sostanza dunque, come la Nazionale di calcio, che ha brillato di luce propria sin dalla prima partita ufficiale riconosciuta dalla FIFA, nell'ormai lontanissimo 28 agosto 1920. Erano i Giochi Olimpici di Anversa e il perentorio 7-0 rifilato alla Jugoslavia fu il preludio alla conquista di una medaglia d'argento, mai assegnatale dal Comitato Olimpico. Nel corso della finale contro i padroni di casa del Belgio, infatti, la Cecoslovacchia non diger&igrave; alcune decisioni di parte dell'arbitro e dell'organizzazione, abbandonando il campo al 39' sullo 0-2 e richiedendo la ripetizione della partita. Era la selezione allenata da Josef Fanta, quella dei vari Antonin Janda, Frantisek Kolenaty, Josef Sedlacek e Miroslav Pospisil. Quella che porr&agrave; le basi per l'affermazione della scuola cecoslovacca, realt&agrave; tanto solida da valere ai suoi interpreti l'epiteto di "Maestri". Il talento dei Puc, dei Silny e dei Planicka frutter&agrave; poi una finale mondiale persa a Roma nel 1934, per proseguire, meno di tre decadi pi&ugrave; tardi, a Santiago del Cile, con un'altra finale iridata, stavolta persa al cospetto del Brasile di Didi, Vav&agrave;, Garrincha e naturalmente Pel&eacute;. Quella cecoslovacca &egrave; classe cristallina e forza fisica, rigorosa organizzazione e cattiveria agonistica. Una nazione abituata a lottare e a combattere, riluttante con chi vuole infrangere le regole e soggiogare con la forza. Nel mezzo, un'influenza sovietica fin troppo evidente, nelle strutture cos&igrave; come nelle idee perlopi&ugrave; filo-comuniste dei governanti. Il Dukla Praga, uno dei club pi&ugrave; conosciuti, nasce come squadra dell'esercito e come tale, essendo mero strumento di propaganda, gode di una certa immunit&agrave; in patria. In patria, certo, ma in campo europeo sa offrire spettacolo tra la fine degli anni Cinquanta ed inizio Sessanta, grazie ad un gioco dinamico, "totale" e ad un mastino di centrocampo capace di fare tutto: Josef Masopust, Pallone d'Oro 1962. Con lui in mezzo e Ladislav Novak in difesa, il Dukla si aggiudica otto volte il Campionato Cecoslovacco dal 1953 al 1966 e la Cecoslovacchia vince la prestigiosa Coppa Internazionale 1955-60, giunta alla sua ultima edizione, dopo le fatiche organizzative di spalmarla su cinque anni. Poi arriva la Primavera di Praga, i carri armati in piazza e un primo irresoluto tentativo da parte del segretario del Partito Comunista Alexander Dubcek, di dividere Repubblica Ceca e Slovacchia. Non &egrave; casuale il fatto che lo Slovan, a settembre di quell'anno, cominci la sua cavalcata verso l'Olimpo nonch&eacute;, ad oggi, unico trionfo europeo di un club ceco o slovacco in un torneo UEFA: la Coppa delle Coppe 1968-69. I biancoazzurri non hanno fuoriclasse in rosa, ma indirizzano un messaggio forte e chiaro alla nidiata di talenti che sta per esplodere: tutto &egrave; possibile, basta volerlo. Si punta all' Europeo del 1976, con l'obbiettivo di far bella figura. Ivo Viktor &egrave; un portiere eccellente e assieme a lui vengono convocati Zdenek Nehoda, Antonin Panenka, Marian Masny e Karol Dobias.    Nel frattempo Gustav Husak, il nuovo Presidente di Stato, riesce a placare gli animi della popolazione civile contribuendo al miglioramento del loro tenore di vita. Meno repressivo dei suoi predecessori, ma sempre con il vizio di controllare attraverso la STB (la polizia segreta dell'epoca). In campo la Cecoslovacchia non fa sconti a nessuno, dominando il suo girone di qualificazione con Inghilterra, Portogallo e Cipro e strapazzando l'Unione Sovietica ai quarti. Unita e decisa, nel 1976 si presenta alle final four in Jugoslavia da quarto incomodo, battendo l'Olanda ai supplementari e la Germania Ovest ai rigori e vincendo sorprendentemente il titolo. Seguono anni di alti (pochi) e bassi (tanti) ed uno sbilanciamento nelle convocazioni sempre pi&ugrave; a favore di Praga. L'ultima recita assieme avviene mercoled&igrave; 17 novembre 1993, a Bruxelles. La separazione politica &egrave; gi&agrave; in atto da gennaio, ma i giocatori non guardano atlanti e mappamondi e preferiscono continuare a giocare sotto un'unica bandiera col sogno di agguantare i mondiali americani. Gli occhi per&ograve; sono malinconici e la testa altrove. Tanti pareggi in quel girone, un sussulto contro la Romania e poi la partita in Belgio, decisiva, ma giocata con poco ardore. Quella del tecnico Jezek &egrave; gi&agrave; sostanzialmente la Repubblica Ceca, eccezion fatta per il talentuoso Moravcik e il subentrante Timko. Finir&agrave; 0-0 tra l'euforia dei Diavoli Rossi e le lacrime di una Nazione che non esiste pi&ugrave;. &nbsp;   L'esordio della Repubblica Ceca a Istanbul &nbsp; Ed eccoci a mercoled&igrave; 23 febbraio 1994. A un mese dalla fine dell'inverno, a Praga, c'&egrave; ancora qualche spruzzata di neve e la gente si riempie di gulash e di birra per combattere il freddo. Mala Strana e Stare Mesto sono avvolte da una foschia che conferisce ancor pi&ugrave; fascino e mistero alla citt&agrave; boema e i calciatori si imbarcano per Istanbul emettendo nuvolette ad ogni respiro o parola. Una nuova tuta, una nuova maglietta e un nuovo stemma: adesso sono la Repubblica Ceca. L'ultimo a salire la scaletta dell'aereo &egrave; Dusan Uhrin, ironia della sorte, uno slovacco. Dusan ha occhi cerulei e due pomelli rossi sulle guance ed &egrave; il nuovo Commissario Tecnico scelto dalla Federcalcio locale per sostituire Vaclav Jezek. Ha un curriculum trascurabile da calciatore; meglio in panchina, dove si &egrave; distinto per una coppa nazionale vinta a Cipro con l'Apollon e successivamente una coppa nazionale (1991-92) e un campionato (1992-93) con lo Sparta Praga. Come un bravo alchimista, mescola alla perfezione veterani e giovani: Stejskal, Kadlec e Nemecek sono i reduci da Italia '90, Kuka e Siegl due bomber nel pieno della maturit&agrave; e poi un manipolo di buoni giocatori che agiscono in patria. L'emozione dei cechi &egrave; identica a quella di Fatih Terim, rampante allenatore della Turchia. Personaggio dai lineamenti marcati e sguardo truce, &egrave; uno di quelli che affronta la vita a petto in fuori, senza paura del prossimo: lo conosceremo anche in Italia, quando sieder&agrave; sulle panchine di Fiorentina e Milan all'inizio degli anni 2000. Terim era gi&agrave; stato in precedenza, per una volta sola e in veste di semplice &ldquo;traghettatore&rdquo; &ndash; in quanto all&rsquo;epoca responsabile della Nazionale Under 21 turca &ndash; alla guida della Nazionale maggiore, in occasione di un'amichevole in Danimarca, persa 1-0 nell'aprile del 1990, per poi lasciare il posto proprio a Sepp Piontek, giunto alla sua ultima presenza come selezionatore della nazionale scandinava. Fatih finalmente pu&ograve; portare avanti il suo ciclo come commissario tecnico e nelle due precedenti sfide d'esordio, valevoli per le qualificazioni ai Mondiali 1994, ha cominciato con convincenti vittorie casalinghe su Polonia e Norvegia (entrambe per 2-1). Ma ci&ograve; non &egrave; bastato per portare il buonumore ai suoi compatrioti: sulle rive del Bosforo infatti, non se la passano bene. La Turchia ha perso il suo Presidente &ndash; Turgut &Ouml;zal &ndash; l&rsquo;anno precedente e il debito pubblico &egrave; schizzato ai massimi storici. Per le strade &egrave; tutto un brulicare di auto che vagano senza meta e sui marciapiedi file di persone con le taniche in mano, cercano acqua alle fontanelle. Pochi, pochissimi entrano all'Inonu, uno stadio solitamente bollente, oggi freddo e semivuoto. Nei quattro precedenti casalinghi, i turchi han battuto la Cecoslovacchia soltanto una volta nel 1958, poi sono arrivate due sconfitte pesanti ed un pareggio a reti inviolate allo stadio &ldquo;19 maggio&rdquo; di Ankara. Delle 10 sfide complessive i turchi ne hanno vinto una sola, pareggiate due e perse sette. In due di queste gare era in campo Terim, terzino della nazionale turca: amichevole del 7 settembre 1977 a Praga (1-0 per i padroni di casa) e il 15 aprile 1981 ad Istanbul, per le qualificazioni ai Mondiali 1982 i turchi del capitano Terim vengono battuti per 3-0 nell&rsquo;ultima sfida in ordine di tempo fra le due Nazionali. Ora, per cercare una prima rivincita contro i Cechi, Fatih convoca 16 giocatori, di cui sei del Galatasaray, tre di Besiktas, Fenerbah&ccedil;e e Trabzonspor e uno del Samsunspor.    Alle ore 19 locali, i capitani si stringono le mani a centrocampo e poi fanno lo stesso con la terna arbitrale tedesca: Hans-Peter Dellwing coadiuvato dai giudici di linea Peter Augar e Ludwig Lommer. E dopo qualche istante la Nazionale della Repubblica Ceca entra ufficialmente nella storia. Gli uomini di Terim partono bene: sei giri d'orologio e Hakan Sukur &egrave; steso in area dal gigantesco portiere Stejskal. Ertugrul Saglam, longilineo attaccante del Samsunspor, &egrave; glaciale dal dischetto. Gli ospiti reagiscono, approfittando dell'inadeguato Tugay nel ruolo di libero e in dieci minuti la ribaltano, riuscendo poi ad aumentare il vantaggio nel resto della gara guidati da Jiri Nemec. Segnano subito Jiri Novotny e Radoslav Latal, entrambi da palla inattiva, ma ad impressionare &egrave; un'ala dai capelli lunghissimi e chiari. Tocca, danza, scatta. Karel Poborsky &egrave; una furia, &egrave; il nuovo che avanza. Una rockstar capace di puntare sempre l'uomo e di saltarlo sistematicamente. Sar&agrave; lui l'uomo della svolta, il calciatore che assieme a Pavel Nedved, Martin Bejbl e Patrick Berger trasciner&agrave; due anni pi&ugrave; tardi la Repubblica Ceca in finale agli Europei inglesi. Perder&agrave;, come gi&agrave; successo nel 1934 e nel 1962, ma dimostrer&agrave; al mondo che i Maestri, anche se divisi, son tornati. &nbsp;       

<p>Contro la Turchia and&ograve; in scena il match di esordio di una nazionale ricca di talento e tradizione</p>

La prima volta della Repubblica Ceca

ITALIA Un Under 21 azzurra cos&igrave; forte, esperta e &ndash; pi&ugrave; che futuribile &ndash; gi&agrave; carica di presente forse non c'era mai stata. O quantomeno bisognerebbe fare un salto indietro di parecchi anni. Gigi Di Biagio ha potuto scegliere a man bassa tra giocatori gi&agrave; titolari in Serie A, alcuni anche da pi&ugrave; stagioni: Pellegrini, Benassi, Berardi, Bernardeschi sono tra quelli che hanno all'attivo gi&agrave; parecchie presenze. E poi ci sono Rugani e Gagliardini, Conti e Barreca, Petagna e Chiesa: tutti ragazzi che nell'ultima stagione hanno avuto modo di mettersi in mostra. &#8232;Nel 4-3-3 ci sono alternative valide in ogni ruolo, nonostante le assenze di Romagnoli, Di Francesco e &ndash; notizia dei giorni scorsi &ndash; di Murru (sostituito da Pezzella). &#8232;Forse manca il centravanti prolifico, ma le qualit&agrave; di Petagna e Cerri sono ideali per aprire spazi ai compagni.&#8232;In porta ci sar&agrave; Donnarumma, ma il caos mediatico legato al mancato rinnovo del contratto col Milan potrebbe fargli perdere serenit&agrave; (e per questo non sar&agrave; la stella nel nostro resoconto): in rampa di lancio ci sarebbe Cragno, salito in Serie A col Benevento e titolare della porta azzurrina nel biennio.  La stella: Federico Bernardeschi In questa stagione ha avanzato il suo raggio d'azione e innalzato il livello del suo gioco. &Egrave; nel mirino di tante big, la Fiorentina vorrebbe trattenerlo e chiss&agrave; cosa ci regaler&agrave; il mercato. Di certo questo Europeo &ndash; dopo che in quello di due anni fa arriv&ograve; acciaccato &ndash; &egrave; l'occasione per mettersi in vetrina definitivamente.  L'esperto: Domenico Berardi Ha gi&agrave; segnato 43 gol in Serie A, ma solo 5 quest'anno in una stagione segnata da un lungo infortunio. Non decisivo due anni fa, sembra maturato anche caratterialmente: pu&ograve; e deve trascinare l'Under 21 perch&eacute; ne ha le capacit&agrave;.  La sorpresa: Alberto Cerri Forse parte dietro Petagna nelle scelte di Di Biagio, ma il centravanti reduce da una stagione cos&igrave; cos&igrave; a Pescara ce la metter&agrave; tutta per diventare titolare e mettere in mostra le proprie caratteristiche. Ricorda Pell&egrave;.  &nbsp;  GERMANIA Se fosse venuta con l'Under 21 al completo, saremmo al cospetto dei probabili favoriti. Invece tantissimi giovani vivranno l'esperienza della Confederations Cup con la nazionale maggiore e allora ecco che il ct Kuntz far&agrave; di necessit&agrave; virt&ugrave;.&#8232;Il modulo &egrave; variabile: si &egrave; passati dal 4-4-2 al 4-2-3-1 fino al 3-5-2 che potrebbe essere lo schema prediletto per questi Europei Under 21. &#8232;In difesa c'&egrave; da tener d'occhio Kehrer dello Schalke 04, mentre l'esterno sinistro sar&agrave; Gerhardt, fludificante del Wolfsburg che soffiato il posto a Ricardo Rodriguez costringendolo a migrare verso altri lidi (nella fattispecie, il Milan). &#8232;Tra centrocampo e attacco non mancano comunque nomi importanti: c'&egrave; Dahoud, c'&egrave; Max Meyer e anche l'interessantissimo Serge Gnabry, pronto per mettersi in luce al Bayern Monaco.&#8232;Attenzione a Davie Selke, reduce da una gran stagione al Lipsia.  La stella: Serge Gnabry Centrocampista esterno o trequartista, ha segnato 11 reti nell'ultima stagione con la maglia del Werder Brema. L'anno prossima sar&agrave; a disposizione di Ancelotti nel Bayern: insomma, un giocatore che &egrave; da tenere d'occhio perch&eacute; pu&ograve; fare cose grandi.  L'esperto: Max Meyer Max Meyer ha gi&agrave; giocato e segnato in nazionale maggiore, &egrave; il capitano di quella Under 21 e conta pi&ugrave; di 100 presenze in Bundesliga e pi&ugrave; di 30 nelle coppe europee. Insomma, &egrave; il faro della squadra.  La scommessa: Nadiem Amiri Origini afghane, con 20 anni &egrave; il pi&ugrave; giovane della spedizione tedesca. Nell'Hoffenheim &egrave; stato titolare e protagonista di una stagione importante: questa manifestazione lo lancer&agrave; definitivamente.  &nbsp;  REPUBBLICA CECA Profuma d'Italia la selezione Under 21 ceca guidata da Lavicka: in attacco l'ambitissimo Schick &ndash; poco amato in patria, ma gi&agrave; una stella in Serie A &ndash; dovr&agrave; continuare a dimostrare di avere i numeri giusti; a centrocampo Jankto giostrer&agrave; in un ruolo per lui inedito in Italia: far&agrave; il trequartista di sinistra in un 4-2-3-1; in porta c'&egrave; Zima, mai utilizzato dal Genoa, ma pronto a mettersi in luce e prendere magari il posto del partente Perin. E poi c'&egrave; Simic, milanista per cartellino, ma in prestito ai belgi del Mouscron nell'ultimo campionato. &#8232;Insomma, dopo il fallimentare Europeo Under 21 casalingo di due anni fa, c'&egrave; la base per sorprendere e sognare: in difesa L&uuml;ftner sar&agrave; il centrale di riferimento, a centrocampo c'&egrave; una coppia interessante formata da Travnik e Hubinek. Se trova la giusta quadratura, la Repubblica Ceca pu&ograve; essere la mina vagante della competizione.  La stella: Patrick Schick Come non indicare l'attaccante della Sampdoria &ndash; per quanto ancora? &ndash; come star della squadra: &egrave; un giocatore dalle qualit&agrave; uniche, dalle cifre importanti &ndash; doppia cifra in campionato, un gol ogni 137 minuti &ndash; e con tantissime richieste sul mercato: &egrave; a un passo dalla Juventus, ma chiss&agrave; che un buon Europeo non ingolosisca anche altre squadre.  L'esperto: Michal Travnik I galloni da capitano lo rendono importante per questa squadra, oltre ad avere il ruolo di centrocampista centrale. A lui le chiavi della squadra, il pallino del gioco e la capacit&agrave; di guidare i compagni.  La scommessa: Vaclav Cerny Diciannove anni, reduce da una stagione all'Ajax dove, per&ograve;, &egrave; spesso sceso in campo con la squadra giovanile. Ha numeri importanti e la manifestazione continentale servir&agrave; a lanciarlo agli di tutta Europa e, magari, anche della sua squadra.  &nbsp;  DANIMARCA Cenerentola del gruppo C, ma due anni fa un'altra scandinava (la Svezia) si presentava come la pi&ugrave; debole di un girone con Italia, Portogallo e Inghilterra: fin&igrave; vincendo l'Europeo. Il tecnico Frederiksen, anche lui amante del 4-2-3-1, non ha materiale di altissimo livello, ma di certo c'&egrave; solidit&agrave; e capacit&agrave; di non deconcetrarsi mai. &#8232;Tra i talenti da seguire: il centrocampista offensivo Hjulsager, semifinalista &ndash; ma non titolare &ndash; in Europa League con il Celta Vigo e l'attaccante Andersen, reduce da una stagione al Grasshoppers dopo non essere riuscito a sfondare in Olanda con l'Ajax. C'&egrave; una vecchia conoscenza del calcio giovanile italiano: l'ex Fiorentina Primavera Zohore, origini ivoriane e cugino di secondo grado di Didier Drogba. Buon sangue, per&ograve;, finora ha mentito.  La stella: Andrew Hjulsager Nei sei mesi passati al Celta Vigo non &egrave; ancora riuscito a incidere in maniera significativa, anche se un gol in Liga lo ha comunque segnato. Tornare a giocare con giocatori che parlano la sua nordica lingua calcistica pu&ograve; dargli quella fiducia utile a maturare e lanciarsi definitivamente.  L'esperto: Lasse Vigen Christensen Come tanti altri capitani &egrave; un centrocampista centrale. &Egrave; di propriet&agrave; del Fulham, ma nell'ultima parte di stagione &egrave; stato in prestito al Burton Albion. Gioca in Under 21 da parecchio tempo ed era nella spedizione di due anni fa quando i danesi arrivarono in semifinale, sconfitti dai cugini svedesi.  La sorpresa: Marcus Ingvartsen Otto gol in nove partite con l'Under 21 e ben 23 reti nelle 36 partite giocate in stagione con la maglia del Nordsjelland. Il centravanti &egrave; un ruolo dove segnare &egrave; importante e lui sa farlo. Pronto a migrare: se mantiene questa media all'Europeo la fila sar&agrave; lunga.   Edoardo Cozza

Europeo Under 21, presentazione del Girone C

Il bilancio di Euro 2016, squadra per squadra

Oltre al (mezzo) suicidio della Spagna, che perdendo in rimonta contro la Croazia finisce nella parte pi&ugrave; difficile del tabellone, il girone D si conclude anche con quello (tutto intero) della Repubblica Ceca, che perde contro la Turchia e dice addio al suo Europeo con un solo punto totalizzato, proprio contro la Croazia capolista. E pensare che alla vigilia del match, la squadra di Vrba sognava non solo di passare come terza, ma addirittura come seconda. E invece, ecco l&rsquo;orgoglio della Turchia, inguardabile nelle prime due uscite e rinata improvvisamente alla terza. Anzi, i turchi sognano ora il passaggio del turno come terzi ripescati: non sarebbe una novit&agrave;, visto che anche per arrivare in Francia, furono la miglior terza delle qualificazioni. Il 2-0 contro i cechi permette intanto di superare l&rsquo;Albania nella graduatoria delle terze (per i gol fatti), ma ora servir&agrave; un&rsquo;altra squadra da tenersi dietro, magari nel girone dell&rsquo;Italia, classifica alla mano il pi&ugrave; papabile. La partita di Lens &egrave; stata giocata a viso aperto da due compagini a caccia del pass per gli ottavi e ne &egrave; uscita una partita vibrante: al 9&rsquo; i turchi sbloccano la partita con un gol di Burak Yilmaz proprio quando nell&rsquo;altro campo aveva segnato la Spagna. Doccia gelata per la Repubblica Ceca, che si butta in avanti alla ricerca del pari: Sivok di testa colpisce il palo, poi altre occasioni capitano a Necid, Kaderabek e Plasil. Nella ripresa, il raddoppio di Ozan Tufan sugli sviluppi di una punizione (ma a dire il vero c&rsquo;era Topal in posizione irregolare) rappresenta la pietra tombale per gli uomini di Vrba: l&rsquo;Europeo di Cech e compagni finisce qua. La Turchia si sveglia alla terza giornata. Con questa formula, potrebbe anche non essere troppo tardi.  I PI&Ugrave; E I MENO  + Volkan Babacan: reattivo, chiude la porta in faccia ai disperati attaccanti della Repubblica Ceca. Salva su Kaderabek, Plasil e Darida. + Burak Yilmaz: proprio dopo il vantaggio della Spagna sulla Croazia che dava vigore ai cechi, sblocca la partita di Lens con un colpo di piatto su assist di Emre Mor. Parte da dietro e arriva come un treno su Sivok che non riesce a fermarlo. + Emre Mor: un assist e tanta corsa lungo l'out di destra. Classe 1997, sarebbe stato un elemento da seguire con attenzione in chiave mercato, ma ci ha gi&agrave; pensato il Borussia Dortmund. - Tomas Necid: l'uomo che aveva salvato il pari contro i croati alla seconda giornata trasformando un rigore al 90', questa volta non lascia il segno. Imbrigliato dall'attenta difesa turca. - David Pavelka: in mezzo soffre parecchio e rischia pure di lasciare i suoi in dieci uomini.  IL TABELLINO  Lens, 21 giugno Repubblica Ceca-Turchia 0-2 10&rsquo; Yilmaz, 64&rsquo; Ozan Tufan. Repubblica Ceca (4-3-3): Cech; Kaderabek, Hubnik, Sivok, Pudil; Pavelka (57&rsquo; Skoda), Darida, Plasil (90&rsquo; Kolar); Dockal (71&rsquo; Sural), Necid, Krejci.&nbsp; In panchina: Vaclik, Limbersky, Koubek, Kadlec, Gebre Selassie, Suchy, Skalak, Rosicky, Lafata. Ct: Vrba. Turchia (4-2-3-1): Babacan; G&ouml;n&uuml;l, Mehmet Topal, Hakan Balta, Koybasi; Ozan Tufan, Sel&ccedil;uk Inan; Emre Mor (69&rsquo; Sahan), Arda Turan, Volkan Sen (60&rsquo; &Ouml;zyakup); Burak Yilmaz (90&rsquo; Tosun). Onur Kivrak, Erkin, Harun Tekin, &Ccedil;alik, Ozbayrakli, Yusan Malli, Sahin, Semih Kaya, &Ccedil;alhanoglu. Ct: Terim. Arbitro: Collum (Scozia). Note: ammoniti Koybasi, Pavelka, Plasil, Hakan Balta e Sural; recupero: 1&rsquo; pt, 5&rsquo; st. Uomo partita Uefa: Yilmaz.  Giovanni Del Bianco @g_delbianco

Euro 2016, Repubblica Ceca-Turchia 0-2

Darijo Srna ha perso il pap&agrave; domenica scorsa, &egrave; volato in Croazia dalla sua famiglia ed &egrave; ritornato in Francia in tempo per la partita di oggi, per onorare la memoria di un padre orgoglioso di lui: inevitabili e struggenti le lacrime che ne hanno solcato il viso durante l'inno croato. Calcio d'inizio. Buona occasione dopo 2 minuti per la Croazia: il colpo di testa di Mandzukic trova Cech attento. Badelj (8') ci prova di destro, palla sul fondo. Mandzukic di nuovo al centro dell'azione al 21': serve da sinistra in mezzo Perisic, che per un pelo non arriva sulla sfera in scivolata. Ancora croati in attacco, stavolta con Rakitic (37') che finta su Hubnik, rientra sul mancino e calcia, ma Cech c'&egrave;. Qualche attimo dopo la supremazia della squadra di Cacic trova finalmente la via del successo con Perisic, che fulmina il portierone ceco con un bel diagonale di sinistro. All'inizio della ripresa un timido segno di risveglio della Repubblica Ceca con una mezza girata di Krejci (52'). Poi il difensore ceco Hubn&iacute;k sbaglia clamorosamente un disimpegno ed innesca Brozovic: assist in verticale per Rakitic (59'), che con un morbido pallonetto di destro supera Cech in uscita. Vida (66') spreca da due passi, Rakitic (72') calcia sul fondo una punizione. Quando il risultato sembra gi&agrave; in ghiaccio per i croati, l'inatteso gol della Repubblica Ceca: Rosicky si ricorda di avere ancora qualche ottimo colpo e serve un pregevole cross in area d'esterno destro per Skoda, che batte sullo stacco Corluka e di testa manda in rete all'incrocio. All'86' imperdonabile atto di incivilt&agrave; da parte di alcuni "tifosi" croati, che lanciano dei fumogeni vicino all'area ceca: gioco fermo per permettere agli incaricati di raccoglierli. Ma durante le operazioni, viene lanciato un ultimo fumogeno che esplode proprio accanto ad un operatore. Gioco fermo per 5 minuti. Assolutamente vergognoso, un fatto che di certo creerer&agrave; problemi alla Croazia. Ma i colpi di scena non finiscono qui, perch&eacute; Clattenburg fischia un generoso penalty alla Repubblica Ceca per un fallo di mano di Vida. Dal dischetto l'altro neo entrato Necid non sbaglia, destro centrale e tutti a casa. 2-2. La Croazia ha buttato letteralmente al vento una vittoria gi&agrave; in tasca, ma va dato merito a Vrba di aver azzeccato i cambi. Croazia-Repubblica Ceca diventa la gara con il pi&ugrave; alto numero di reti tra tutte quelle finora disputate.  I PI&Ugrave; E I MENO  + Ivan Rakitic: piedi educati e movenze eleganti, realizza il 2-0 con un morbido pallonetto. + Darijo Srna: emozionanti le sue lacrime al momento dell'inno, gioca una partita di grande qualit&agrave;. + Pavel Kader&aacute;bek: un ottimo laterale in prospettiva. Buona corsa e giocate intelligenti. + Ivan Perisic: il suo sinistro preciso e mortifero ha aperto le marcature. Ottima prestazione. + Pavel Vrba: ha l'indubbio merito, dato dai fatti, di aver indovinato due sostituzioni su tre. - Roman Hubn&iacute;k: un suo sciagurato passaggio d&agrave; il via al raddoppio croato. Un errore pesante. - Domagoj Vida: sciupa un'ottima occasione da gol, poi causa con un fallo di mano il rigore del pareggio.  IL TABELLINO  Saint-&Eacute;tienne, 17 giugno Repubblica Ceca-Croazia 2-2 37' Perisic, 59' Rakitic, 76' Skoda, 89' rig. Necid. Repubblica Ceca (4-1-4-1): Cech; Kader&aacute;bek, Sivok, Hubn&iacute;k, Limbersk&yacute;; Plasil (86' Necid); Rosick&yacute;; Skal&aacute;k (67' Sural), Krejci, Darida; Lafata (67' Skoda). In panchina: Kadlec, Gebre Selassie, Dockal, Pudil, Kol&aacute;r, Pavelka, Vacl&iacute;k, Such&yacute;, Koubek. Ct: Vrba. Croazia (4-2-3-1): Subasic; Srna, Corluka, Vida, Strinic (90+8 Vrsaljko); Badelj, Modric (62' Kovacic); Brozovic, Rakitic (90+6 Schildenfeld), Perisic; Mandzukic. In panchina: Vargic, Jedvaj, Kramaric, L. Kalinic, Rog, N. Kalinic, Coric, Pjaca, Cop. Ct: Cacic. Arbitro: Clattenburg (Inghilterra). Note: ammoniti Badelj, Sivok, Brozovic, Vida; recupero 1' pt, 6'st; all'86' gioco fermato per 5 minuti per lancio di petardi da parte della tifoseria croata. Uomo del match Uefa: Rakitic.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Euro 2016, Repubblica Ceca-Croazia 2-2

Al fischio d'avvio, il materializzarsi della fine di un regno: quello di Iker Casillas, sostituito tra i pali dall'erede designato David De Gea. Vrba lascia in panchina il suo migliore uomo nelle qualificazioni, Dockal. Fase di studio nei primi dieci minuti, con l'unica emozione (per cos&igrave; dire) data da Morata che abbatte in scivolata uno degli assistenti dell'arbitro Marciniak. Da quel momento in poi si assiste ad un monologo della squadra di Del Bosque, con la Repubblica Ceca mai oltre la trequarti avversaria e che si limita a respingere gli attacchi senza costruire nulla. Spagna pericolosamente al tiro due volte con Morata: prima di destro su suggerimento di Silva e poi con un diagonale mancino su imbeccata di Iniesta. L'effervescente Nolito vede Busquets, lo serve al limite dell'area ma il destro al volo finisce alto. Iniesta prova addirittura a sorprendere fuori dai pali il guardiano ceco, senza fortuna. Al 41' Dav&iacute;d Silva calcia addosso a Cech in uscita bassa, che neutralizza facilmente anche un tiro pretenzioso da quaranta metri di Sergio Ramos: come si sarebbe detto in passato, una parata solo per i fotografi. Si va al riposo a reti inviolate, con la bilancia nettamente pendente dalla parte iberica. La ripresa si apre subito con un pericoloso disimpegno in angolo di Hubn&iacute;k e l'occasione ceca ad opera dello stesso difensore: un tentativo in spaccata che costringe De Gea ad interrompere il suo sonnellino. La Spagna continua il dominio, schiacciando sempre pi&ugrave; gli avversari nella loro met&agrave; campo, ma senza concretizzare. Al 65' la Spagna rischia ancora grazie al provvidenziale salvataggio di F&agrave;bregas sul colpo di testa di Gebre Selassie destinato al compagno Kader&aacute;bek. Il nettissimo dominio della Roja prende forma finalmente all'87': morbido cross di Iniesta verso il secondo palo ed incornata vincente di Piqu&eacute;. C'&egrave; ancora la possibilit&agrave; del pari per i cechi al 92', ma il destro di Darida vede l'opposizione di De Gea. Finisce 1-0 con i campioni in carica deludenti e, a dirla tutta, bravissimi a guardarsi allo specchio senza badare alla concretezza. La Repubblica Ceca, poverissima di qualit&agrave; ed idee, non poteva fare di pi&ugrave;: ma ha a lungo creduto in&nbsp;un pari che sarebbe stato decisamente immeritato.  I PI&Ugrave; E I MENO  + Andr&eacute;s Iniesta: la classe non &egrave; acqua. Non spreca mai un pallone, cercando di produrre il lampo decisivo per tutta la gara. I suoi sforzi trovano infine soddisfazione, con l'assist per Piqu&eacute;. + &Aacute;lvaro Morata: va pi&ugrave; volte al tiro. Non riesce a risultare efficace fino in fondo, ma dimostra che c'&egrave; e possiede la qualit&agrave; per essere titolare. + Theodor Gebre Selassie: schierato sulla destra ma da centrocampista, viene scelto da Vrba per opporre dinamicit&agrave;. Se la cava bene. - Jordi Alba: non incide con le sue accelerazioni sulla corsia mancina, risultando un po' impacciato. - Tom&aacute;s Rosicky: il capitano della Repubblica Ceca &egrave; da anni solo l'ombra del centrocampista talentuoso del passato. Una presenza quasi impalpabile. - Pavel Vrba: esclude il migliore suo giocatore, Dockal, con un'inspiegabile decisione. La sua squadra risulta piuttosto molle ed arrendevole.  IL TABELLINO  Tolosa, 13 giugno Spagna-Repubblica Ceca 1-0 87' Piqu&eacute; Spagna (4-3-1-2): De Gea; Juanfran, Piqu&eacute;, Sergio Ramos, Jordi Alba; F&agrave;bregas (70' Thiago Alc&aacute;ntara), Busquets, Iniesta; David Silva; Morata (62' Aduriz), Nolito (82' Pedro). In panchina: Casillas, Azpilicueta, Bartra, Koke, V&aacute;zquez, Beller&iacute;n, San Jos&eacute;, Bruno Soriano, Sergio Rico. Ct: Del Bosque. Repubblica Ceca (4-2-3-1): Cech; Kaderabek, Sivok, Hubnik, Limbersky; Darida, Plasil; Gebre Selassie (86' Sural), Rosicky (88' Pavelka), Krejci; Necid (75' Lafata). In panchina: Kadlec, Dockal, Pudil, Skoda, Kol&aacute;r, Vacl&iacute;k, Skal&aacute;k, Koubek. Ct: Vrba. Arbitro: Marciniak (Polonia). Note: ammonito Limbersky; recupero: 1' pt, 3' st. Uomo partita Uefa: Iniesta.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Euro 2016, Spagna-Repubblica Ceca 1-0

Clicca sulla tabella per ingrandirla.    A cura di Fabio Ornano

Euro 2016, convocazioni e curiosit&agrave; dalla I (Irlanda) alla R (Romania)

Riuscire a vincere un gruppo di qualificazione sulla carta difficile, non &egrave; certo scontato: soprattutto se in squadra non ci sono stelle, eccezion fatta per il monumento tra i pali che risponde al nome di Petr &#268;ech. Di questo va dato atto alla Repubblica Ceca, che conta ancora sul recupero di Rosi&#269;ky, un'altra istituzione, i cui panni sono stati indossati con efficacia dall'eclettico Do&#269;kal. Il grande punto debole della rappresentativa riguarda la latitanza dei nazionali dai migliori club d'Europa, caratteristica che in passato aveva fatto crescere il movimento e fornito linfa vitale. Il livello complessivo della squadra &egrave; quindi medio-basso, che &ndash; con massimo rispetto parlando &ndash; rispecchia il campionato locale che d&agrave; molti giocatori a Vrba, soprattutto dello Sparta Praga.  La stella: Petr &#268;ech Resta l'ultimo superstite della generazione d'oro del calcio ceco dello scorso decennio, che aveva portato la Nazionale a ben figurare al Mondiale 2006 e a spingersi fino alle semifinali di Euro 2004. Titolare indiscusso dal 2002 (anno in cui vinse l'Europeo Under 21) e ancora oggi tra i migliori portieri al mondo, nonostante qualche errore occasionale. &Egrave; arrivato al calcio inglese dopo essersi messo in mostra in patria oltre che nel Rennes in Francia. Con il Chelsea ha acquisito grande notoriet&agrave; internazionale grazie alle numerose vittorie: Champions League (2012), Europa League (2013), 4 Premier, League 4 FA Cup, 3 Coppe di Lega e 2 Community Shield. Riconoscibile per il caschetto che indossa in ogni partita, da quando sub&igrave; una frattura cranica contro il Reading ad ottobre 2006. Ha lasciato nel 2015 il Chelsea dopo 11 anni, per passare all'Arsenal. Nella squadra ideale UEFA per l'Europeo 2004, sta per diventare il recordman di presenze nella Nazionale ceca.    Il Commissario Tecnico: Pavel Vrba (06.12.1963) Ex difensore centrale dalla carriera agonistica abbastanza mediocre, si &egrave; rifatto con gli interessi in panchina grazie a diversi successi. Ha guidato lo &#381;ilina al titolo slovacco nel 2007, prima di creare il miracolo Viktoria Plzen, trasformandola da provinciale a club leader del calcio ceco. Senza sacrificare il gioco offensivo che rappresenta il suo marchio di fabbrica, Vrba ha conquistato con il Viktoria due titoli nazionali, una Coppa della Repubblica Ceca e qualificandosi per due volte alla fase a gironi di Champions League. Ha assunto il comando della Nazionale a fine 2013 ed &egrave; un grande ammiratore dell'ex selezionatore Karel Br&uuml;ckner.  I nomi della rosa: PORTIERI: Petr &#268;ECH (20.05.1982, Arsenal &ndash; ING), Tom&aacute;&scaron; KOUBEK (26.08.1992, Slovan Liberec), Tom&aacute;&scaron; VACL&#304;K (29.03.1989, Basilea - SVI).  DIFENSORI: Theodor GEBRE SELASSIE (24.12.1986, Werder Brema &ndash; GER), Pavel KADE&#344;&Aacute;BEK (25.04.1992, Hoffenheim &ndash; GER), Michal KADLEC (13.12.1984, Fenerbah&ccedil;e &ndash; TUR), David LIMBERSK&Yacute; (06.10.1983, Viktoria Plze&#328;), Daniel PUDIL (27.09.1985, Watford &ndash; ING), Tom&aacute;&scaron; SIVOK (15.09.1983, Bursaspor &ndash; TUR), Marek SUCH&Yacute; (29.03.1988, Basilea &ndash; SVI), Jakub BRABEC (06.08.1992, Sparta Praga), Roman HUBN&Iacute;K (06.06.1984, Viktoria Plze&#328;).  CENTROCAMPISTI: Vladim&iacute;r DARIDA (08.08.1990, Hertha Berlino &ndash; GER), Bo&#345;ek DO&#268;KAL (30.09.1988, Sparta Praga), Daniel KOL&Aacute;&#344; (27.10.1985, Viktoria Plze&#328;), Ladislav KREJ&#268;&#304; (05.07.1992, Sparta Praga), David PAVELKA (18.05.1991, Kas&#305;mpa&#351;a &ndash; TUR), Jaroslav PLA&Scaron;IL (05.01.1982, Bordeaux &ndash; FRA), Ji&#345;i SKAL&Aacute;K (12.03.1992, Brighton &amp; Hove Albion &ndash; ING), Josef &Scaron;URAL (30.05.1990, Sparta Praga), Luk&aacute;&scaron; MARE&#268;EK (Sparta Praga), Tom&aacute;&scaron;&nbsp; ROSICK&Yacute; (04.10.1980, Arsenal &ndash; ING), Kamil VACEK (10.05.1987, Piast Gliwice &ndash; POL), V&aacute;clav &#268;ERN&Yacute; (17.10.1997, Ajax &ndash; OLA), Jan KOVAR&Iacute;K (19.06.1988, Viktoria Plze&#328;).  ATTACCANTI: David LAFATA (18.09.1981, Sparta Praga), Tom&aacute;&scaron; NECID (13.08.1989, Bursaspor &ndash; TUR), Mat&#283;j VYDRA (01.05.1992, Reading &ndash; ING), Milan &Scaron;KODA (16.01.1986, Slavia Praga), Patrik SCHICK (24.01.1996, Bohemians).  Cos&igrave; nelle qualificazioni: Gruppo A (REPUBBLICA CECA 22, Islanda 20, Turchia 18, Olanda 13, Kazakistan e Lettonia 5)  9/9/2014, Praga, Repubblica Ceca-Olanda 2-1 (Do&#269;kal, Pila&#345;) 10/10/2014, Istanbul, Turchia-Repubblica Ceca 1-2 (Sivok, Do&#269;kal) 13/10/2014, Astana, Kazakistan-Repubblica Ceca 2-4 ( Do&#269;kal, Lafata, Krej&#269;i, Necid) 16/11/2014, Plze&#328;, Repubblica Ceca-Islanda 2-1 (Kade&#345;&aacute;bek, aut. Halld&oacute;rsson) 28/3/2015, Praga, Repubblica Ceca-Lettonia 1-1 (Pila&#345;) 12/6/2015, Reykjavik, Islanda-Repubblica Ceca 2-1 (Do&#269;kal) 3/9/2015, Plze&#328;, Repubblica Ceca-Kazakistan 2-1 (&Scaron;koda 2) 06/09/2015, Riga, Lettonia-Repubblica Ceca 1-2 (Limbersk&yacute;, Darida) 10/10/2015, Praga, Repubblica Ceca-Turchia 0-2 13/10/2015, Amsterdam, Olanda-Repubblica Ceca 2-3 (Kade&#345;&aacute;bek, &Scaron;ural, aut. Van Persie)  Probabile formazione (4-5-1): &#268;ech &ndash; Kade&#345;&aacute;bek, S&iacute;vok (Such&yacute;), Kadlec, Limbersk&yacute; &ndash; Pla&scaron;il (Skal&aacute;k), Pavelka, Do&#269;kal (Kol&aacute;&#345;), Darida, Krej&#269;i &ndash; Ne&#269;id.  Fase finale - Gruppo D 13/6, Tolosa, Spagna-Repubblica Ceca 17/6, Saint-&Egrave;tienne, Repubblica Ceca-Croazia 21/6, Lens, Repubblica Ceca-Turchia  Pronostico: primo turno  ________________________________  Fabio Ornano

Euro 2016, Repubblica Ceca: poche le stelle in squadra

Al sorteggio del mondiale senza un addetto stampa. Se una cosa del genere fosse successo ad una nazionale africana, si sarebbero letti i soliti commenti relativi alla cronica assenza di organizzazione delle federazioni del continente, all&rsquo;incapacit&agrave; di crescere, eccetera. Invece &egrave; accaduto ad una compagine europea, la Slovacchia, l&rsquo;unica debuttante tra le 32 squadre presenti in Sudafrica. Un episodio minore ma tutt&rsquo;altro che irrilevante, simbolo di un movimento calcistico in grande difficolt&agrave;. Una volta terminata l&rsquo;euforia per la grande avventura mondiale, sta per arrivare il brusco ritorno alla realt&agrave;.   Il calcio in Slovacchia &egrave; in declino. Ed il primo a saperlo &egrave; proprio il ct della nazionale Vladimir Weiss, il cui nervosismo palesato durante tutta la kermesse sudafricana era frutto delle condizioni ambientali in cui lavorava da diversi mesi. Improvvisazione, scarsa capacit&agrave; gestionale, superficialit&agrave;: questi i capi di accusa nei confronti della Federcalcio slovacca.  &ldquo;Il calcio in Slovacchia &egrave; rimasto indietro di vent&rsquo;anni&rdquo;, afferma l&rsquo;ex nazionale Lubomir Moravcik (42 presenze nella Cecoslovacchia, 37 nella Slovacchia). &ldquo;Non ci sono soldi, n&eacute; stadi moderni, n&eacute; infrastrutture&rdquo;. Si tratta di un circolo vizioso. I giovani partono per l&rsquo;estero gi&agrave; in tenerissima et&agrave;: a sedici anni Miroslav Stoch &egrave; andato nell&rsquo;Academy del Chelsea, mentre il figlio del ct Vladimir Weiss ha scelto quella del Manchester City.  A 17 anni Marek Hamsik firmava per il Brescia. La fuga di talenti impoverisca il gi&agrave; modesto  livello della Corgon Liga, la massima divisione slovacca, svuotando gli stadi e, di conseguenza, le casse dei club.  I numeri non mentono. Dei 23 selezionati da Weiss per il Sudafrica, solamente due elementi (Kamil Kopunik e Kornel Salata) giocano in patria. Dove lo Spartak Tranava detiene la media spettatori pi&ugrave; alta con 5500 presenze, seguito dalle 4000 dello Slovan Bratislava e dai 3700 dei campioni dello Zilina, gli unici che possono permettersi uno stadio moderno grazie alle notevoli disponibilit&agrave; del proprio presidente. Il club slovacco &egrave; ora atteso dalla grande avventura in Champions League. Attorno a lui, per&ograve;, il deserto, o quasi  Lungo la Hlavne Namestie, una delle pi&ugrave; rinomate vie del centro storico di Bratislava,  le uniche magliette della nazionale slovacca in vendita dei negozi sono quelle con il nome di Marek Hamsik e Martin Skrtel. Non ne esistono altre. E sono meno vendute di quelle della nazionale di hockey su ghiaccio, campione del mondo nel 2002.  La Slovacchia si &egrave; separata dalla Repubblica Ceca il primo gennaio del 1993. Una separazione che nessuno ha mai rimpianto. &ldquo;Il mondo ha finalmente preso atto&rdquo;, prosegue Moravcik, &ldquo;che esistevano i cechi e gli slovacchi, due popoli differenti. Eppure per il calcio questa divisione &egrave; stata una catastrofe. Il campionato cecoslovacco aveva sempre gli stadi pieni, anche grazie alle rivalit&agrave; all&rsquo;interno del paese. Riunificare i due tornei, come da tempo abbiamo chiesto alla UEFA, sarebbe un ottimo punto di partenza per salvare il nostro calcio&rdquo;.       

Al sorteggio del mondiale senza un addetto stampa. E' accaduto ad una compagine europea, la Slovacchia, l&rsquo;unica debuttante tra le 32 squadre presenti in Sudafrica. Un episodio minore ma tutt&rsquo;altro che irrilevante, simbolo di un movimento calcistico in grande difficolt&agrave;. Una volta terminata l&rsquo;euforia per la grande avventura mondiale, sta per arrivare il brusco ritorno alla realt&agrave;. 

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