Questa notte, poco prima che il sole sorga sulla nostra Penisola, il popolo del tennis italiano sar&agrave; collegato con l&rsquo;altro emisfero della terra per seguire la 22esima semifinale Slam della storia azzurra. Il grande protagonista agli Australian Open avr&agrave; le sembianze di Jannik Sinner. Sar&agrave; un appuntamento imperdibile &ndash; e non potrebbe essere altrimenti &ndash; anche perch&eacute; il 22enne azzurro si presenta al massimo della fiducia grazie al torneo perfetto disputato fin qui a Melbourne, senza cedere sul proprio cammino neanche un set in cinque partite. Un percorso senza macchie che lo ha portato a giocarsi, contro il numero 1 del mondo Novak Djokovic, per la prima volta in carriera l&rsquo;accesso all&rsquo;atto conclusivo dello Slam australiano. In assoluto sar&agrave; la seconda presenza di Sinner fra i migliori quattro giocatori di un torneo di questo livello, dopo che lo scorso luglio era stato proprio il serbo a negargli l&rsquo;esordio tra i finalisti di un Major.  &nbsp;  Prima di Sinner solo Berrettini, Cecchinato e un grande vuoto  &nbsp;  Un&rsquo;impresa centrata, invece, sempre sull&rsquo;erba londinese due anni prima da Matteo Berrettini. Anche il romano per&ograve;, come una maledizione arrivata da Belgrado chiamata Novak, fu costretto ad arrendersi al recordman di titoli Slam. Una delusione cocente per Berrettini, che la stagione successiva fu in grado di ripetersi proprio all&rsquo;Australian Open diventando il primo italiano ad arrivare cos&igrave; in fondo nell&rsquo;Happy Slam a completare il tris con la semifinale giocata allo US Open 2019. Prima di lui, ad accendere le speranze dei tifosi italiani era stato Marco Cecchinato che aveva compiuto un&rsquo;autentica impresa arrivando ad un passo dalla finale al Roland Garros. In quell&rsquo;occasione Djokovic fu costretto a farsi da parte nei quarti e il palermitano colm&ograve; un vuoto che apr&igrave; la strada ad un Rinascimento del tennis azzurro, che da allora &egrave; riuscito a portare ben sei giocatori in una semifinale Major negli ultimi sette anni. Cecchinato fu in quel caso in grado di regalare al pubblico italiano due settimane esaltanti come non si vedevano da esattamente 40 anni.  &nbsp;  Parigi val bene una messa per l&rsquo;Italia  &nbsp;  Era infatti il 1978 quando Corrado Barazzutti si spinse fino al penultimo atto del torneo parigino, contribuendo cos&igrave; ad arricchire la tradizione positiva per l&rsquo;Italia sulla terra francese. In totale sono infatti 15 le edizioni del Roland Garros in cui almeno un tennista azzurro ha staccato il biglietto per la semifinale, un bilancio che ha avuto il suo picco massimo con Adriano Panatta che nel 1976 divenne l&rsquo;ultimo italiano a trionfare in un Major, almeno fin qui. Il romano era riuscito a raggiungere l&rsquo;obiettivo sfiorato in precedenza, sempre a Parigi, nel 1973 e nel 1975. Tornando indietro al periodo prima dell&rsquo;era Open (iniziata nel 1969), i giocatori azzurri erano stati protagonisti al penultimo atto del Roland Garros in ben 10 occasioni di cui cinque terminate con una vittoria. Uberto De Morpurgo nel 1930 fu il primo italiano di sempre ad entrare fra i primi quattro di uno Slam, Giorgio De Stefani nel 1932 il primo a a superare l&rsquo;ostacolo, ma fu Nicola Pietrangeli solo nel 1959 e nel 1960 a tagliare il grande traguardo della gloria. Sinner, adesso due volte semifinalista Slam come Barazzutti, Merlo e De Stefani, a Melbourne ha intanto salito un altro gradino all&rsquo;interno di questa prestigiosa &eacute;lite del tennis azzurro. Se riuscir&agrave; a compiere il passo decisivo o meno sar&agrave; soltanto il campo a svelarcelo. 

<p>Con la sua prima volta a Melbourne, l&rsquo;altoatesino &egrave; diventato il decimo tennista azzurro fra i migliori quattro di un Major. Una striscia iniziata nel 1930: 15 volte &egrave; successo al Roland Garros, in totale sono sei negli ultimi sette anni</p> 

Storia delle semifinali Slam dell&#39;Italia: dal 1930 a... Sinner

        Riscrivere la storia del tennis italiano. Diventarne protagonista a tutti gli effetti, al pari dei pi&ugrave; grandi atleti azzurri. Matteo Berrettini &egrave; riuscito in questa straordinaria impresa. Con la finale a Wimbledon, il tennista romano ha raggiunto la definitiva consacrazione. Dopo la vittoria nel torneo del Queens, Berrettini non si &egrave; fermato e sul prato di Wimbledon ha continuato a stupire. Mai nessun tennista nostrano era mai riuscito ad arrivare cos&igrave; in alto nel torneo inglese. Nicola Pietrangeli si era fermato in semifinale nel 1960. Il suo sogno venne interrotto dall'australiano Laver, che lo ha fermato ad un passo dalla finalissima in un match tirato e concluso al quinto set. Adriano Panatta ha raggiunto al massimo i quarti di finale (nel 1979). Berrettini entra nel gotha del tennis internazionale e irrompe, con la stessa forza dei suoi colpi da fondo campo, nel mondo dorato dei tennisti azzurri capaci di imprese memorabili nei tornei del grande slam.&nbsp; La Doppietta di Pietrangeli &nbsp; Il primo tennista azzurro a lasciare il segno &egrave; stato Nicola Pietrangeli, vincitore di due edizioni del Roland Garros. Nel 1959 esordisce battendo il messicano Llamas, poi elimina Couder e Ulrich, prima di sconfiggere in semifinale il campione australiano Neale Fraser. La finale del torneo &egrave; con il sudafricano Ian Vermaak. La testa di serie numero tre, contro la numero quattro. Una sfida dalle mille emozioni. Vermaak si aggiudica il primo set, poi cede alla distanza sotto i colpi micidiali del tennista italiano, che porta a casa vittoria (3-6 6-3 6-4 6-1)e titolo. Il primo torneo del Grande Slam nella storia del nostro tennis. Per il secondo bisogna attendere solo dodici mesi. Lo scenario e il protagonista sono gli stessi: sul centrale del Roland Garros, Nicola Pietrangeli concede il bis. L'avversario stavolta &egrave; il cileno Luis Ayala. Due stili diversi, forse sarebbe pi&ugrave; giusto dire due mondi opposti. La sera prima il cileno ripassa con il suo tecnico i colpi dell'italiano. Quest'ultimo si &ldquo;rilassa&rdquo; in discoteca, tirando l'alba, nonostante i consigli dei suoi amici pi&ugrave; fidati che provano in tutti i modi a riportarlo in albergo. Ma Nicola non fa una piega e il giorno dopo sfodera una prestazione super. Un match che assume gli epici contorni della battaglia. &ldquo;La finale del Roland Garros 1960 contro Ayala fu davvero una partita all'ultimo sangue &ndash; ha ricordato Pietrangeli sulla sua pagina Facebook a distanza di anni -&nbsp;Il mio avversario, infatti, aveva intuito che mi spostavo molto bene lateralmente, ma che avevo difficolt&agrave; a correre avanti e indietro. E cos&igrave;, inizi&ograve; a farmi muovere ripetutamente in questa direzione. Durante la pausa al termine del 3&deg; set, per&ograve;, dopo essermi tolto le scarpe, mi accorsi per la prima volta che avevo i piedi completamente insanguinati. Rientrai in campo, ma ovviamente la cosa and&ograve; avanti per tutta la partita, conclusasi poi a mio favore. Fu una finale davvero sofferta, nel vero senso della parola&rdquo;. Il match &egrave; un concentrato di emozioni. Ayala vince il primo set (3-6), ne cede due a Pietrangeli (6-3, 6-4) e poi &ldquo;risorge&rdquo; al quarto (4-6). L'ultimo set &egrave; spettacolare, incerto e viene vinto dall'azzurro (6-3). Due successi consecutivi al Roland Garros. Un'impresa rimasta ancora oggi ineguagliata nella storia del nostro tennis. L'impresa di Panatta &nbsp; Per ritrovare un'altra vittoria azzurra nei tornei del Grande Slam bisogna attendere il 1976. A firmarla, sempre sui campi in terra francesi, &egrave; Adriano Panatta. Il romano arriva al Roland Garros fresco vincitore degli Internazionali d'Italia ed &egrave; uno dei tennisti pi&ugrave; attesi. Un trionfo straordinario e per certi versi ineguagliabile: basti pensare che la sua avventura poteva interrompersi al primo turno, quando fu costretto ad annullare un match point al ceco Pavel Hutka. La sfida, che assunse i contorni della maratona, si chiuse al quinto set, che Panatta port&ograve; a casa al ventiduesimo games (12-10). Dopo aver sconfitto Kuki ed Hrebec, nei quarti di finale arriva la grande impresa: Panatta sconfigge ed elimina Bjorn Borg, numero tre al mondo e testa di serie n. 1 del torneo. Lo svedese, campione in carica, era reduce da 18 vittorie consecutive al Roland Garros ed era il favorito per la vittoria finale. La sconfitta con Panatta, fu la sua ultima debacle nel torneo francese, che vincer&agrave; per quattro anni consecutivi.&nbsp;Adriano, sulle ali dell'entusiasmo sconfigge agevolmente Eddie Dibbs in semifinale e nella finalissima affronta lo statunitense Harold Salomon, che aveva gi&agrave; battuto a Roma in una gara dalle mille polemiche. Nel quinto e decisivo set l'americano abbandon&ograve; la sfida per proteste, convinto di aver subito un torto dal giudice di linea. Salomon prepara la finalissima come una rivincita personale, ma la sua voglia di rivalsa viene annientata da Panatta, che si impone in quattro set: 6-1, 6-4, 4-6, 7-6. I successi al femminile &nbsp; Da Panatta in poi il tennis italiano non ha pi&ugrave; assaporato il dolce nettare del successo in un torneo dello Slam. Almeno in ambito maschile. Nel 2010 Francesca Schiavone vince il Roland Garros battendo in finale l'australiana Samantha Stosur, mentre nel 2015 Flavia Pennetta trionfa agli US Open, imponendosi in una finale tutta italiana contro Roberta Vinci. Ora sar&agrave; Berrettini a tentare di riscrivere la storia. &nbsp;       

<p>Il tennista romano &egrave; il primo azzurro ad arrivare alla finalissima di Wimbledon. Nella storia solo Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta hanno portato a casa tornei del grande slam</p>

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Berrettini e i suoi "fratelli": le grandi imprese del tennis italiano