        Il 25 aprile 1999 35mila anime gremiscono l&rsquo;Arechi di Salerno per assistere alla gara contro il Bologna. Le squadre si affrontano cos&igrave; per la quarta volta in Serie A, con un bilancio in totale equilibrio: una vittoria granata, una rossobl&ugrave; e un pareggio, maturato nell&rsquo;andata giocata al Dall&rsquo;Ara (1-1). I padroni di casa sono in serie positiva, non perdono da tre partite e nell&rsquo;ultima gara giocata tra le mura amiche hanno battuto 2-0 l&rsquo;Inter di Ronaldo. Ma mancano ormai 5 turni alla fine del campionato, e i punti da recuperare al Bari quintultimo sono ben 5, con lo scontro diretto disputato nella giornata precedente e terminato in parit&agrave;. Gli ospiti, invece, provengono da un rotondo successo per 3-0 arrivato contro la Fiorentina di Batistuta. Una vittoria che ha permesso alla squadra allenata da Carlo Mazzone di raggiungere quota 43 punti in classifica, a meno 2 dal piazzamento Uefa. La Salernitana cala il poker&nbsp; Nel pomeriggio primaverile dell&rsquo;Arechi la Salernitana gioca con la classica divisa granata, mentre il Bologna si presenta con la maglia gialla da trasferta. Non bisogna aspettare molto per vivere le prime emozioni: al quinto, dopo un&rsquo;azione iniziata da Gattuso, uno spettacolare doppio scambio nello stretto tra Giampaolo e Tedesco porta quest&rsquo;ultimo in area di rigore. Binotto stende il numero 10 granata e l&rsquo;arbitro Cesari indica il dischetto. Inizia qui il pomeriggio show di Marco Di Vaio: il giovane capitano &ndash; che indossa la fascia al posto dell&rsquo;infortunato Roberto Breda &ndash; trafigge Antonioli e porta in vantaggio la Salernitana. Passano solo 12 minuti quando il numero 11 intercetta un passaggio all&rsquo;indietro di Maini, s&rsquo;invola verso l&rsquo;area avversaria, mette letteralmente a sedere Mangone e punisce Antonioli con un preciso diagonale. Sulle ali dell&rsquo;entusiasmo la squadra di Oddo continua a giocare una grande partita, l&rsquo;Arechi &egrave; un catino bollente che esplode definitivamente al 68esimo, grazie alla bomba sganciata dal fenomenale numero 11: se il gol della doppietta era stato bello, quello della tripletta &egrave; un capolavoro di potenza e precisione. Il fendente scagliato dai 25 metri da Marco Di Vaio va a togliere la ragnatela dal sette della porta difesa da Antonioli. Il giovane attaccante romano ancora non pu&ograve; sapere che ha appena steso la squadra della quale qualche anno dopo diventer&agrave; capitano. In pieno recupero la Salernitana firma addirittura il poker sugli sviluppi di un&rsquo;azione partita con un calcio d&rsquo;angolo. A segnare &egrave; il difensore Aleksandar Kristic, entrato in campo al 92&rsquo;, proprio mentre Giacomo Tedesco sistemava il pallone sulla bandierina. Per Kristic, al debutto in campionato, &egrave; l&rsquo;unico gol in carriera in Serie A, torneo dove giocher&agrave; solo altri tre minuti nell&rsquo;ultima giornata contro il Piacenza. &nbsp;       

<p>Nel precedente giocato il 25 aprile 1999, l&rsquo;attaccante romano castig&ograve; la sua futura squadra con una prestazione memorabile</p>

Salernitana-Bologna, Di Vaio show all'Arechi: che tripletta!

        Nascere nel settore giovanile biancoceleste. Portare a casa due scudetti, esordire in prima squadra e poi maturare, crescere e diventare grande altrove. Marco Di Vaio &egrave; stato protagonista di una storia incredibile. Dopo aver bruciato le tappe e aver esordito giovanissimo con la Lazio, ha lasciato la Capitale, per costruire i suoi successi altrove. &laquo;Ma la Lazio rester&agrave; sempre nel mio cuore. I biancocelesti e la Juventus rappresentano due delle squadre che hanno caratterizzato la mia carriera. A Roma sono nato, cresciuto e ho passato dieci anni meravigliosi. La Lazio era casa mia e mi ha permesso di conoscere persone fantastiche che fanno ancora parte della mia vita. La Juve mi ha formato come professionista, facendomi fare gli step necessari per dare una svolta alla mia carriera&raquo;. Per un ragazzo nato a Roma e tifoso biancoceleste, cosa vuol dire esordire in prima squadra? &laquo;&Egrave; stato il coronamento di un sogno. Sono cresciuto in una famiglia laziale. Mio padre mi portava allo stadio ed eravamo tutti legatissimi a quei colori. Gi&agrave; giocare nelle giovanili biancocelesti era una forma di vanto per tutta la famiglia. Poi esordire in prima squadra &egrave; stato il massimo&raquo;. Cosa ricorda degli esordi nel settore giovanile? &laquo;Avevamo formato un gran bel gruppo e ancora oggi ci sentiamo. Abbiamo una chat nella quale parliamo spesso. Ci siamo formati come ragazzi e calciatori e abbiamo vinto: ben due scudetti. Uno con i Giovanissimi Nazionali e uno con la Primavera, pi&ugrave; un&rsquo;altra finale sempre con la Primavera di Mimmo Caso. Ricordi bellissimi&raquo;.&nbsp; L&rsquo;esordio in prima squadra arriva a settembre del 1993, con Dino Zoff in panchina. &laquo;In Coppa Uefa a Plovdiv, in Bulgaria. Un ambiente particolare. Faceva freddo, tanto. Poi arriv&ograve; anche l&rsquo;esordio in Coppa Italia. Mentre per giocare la prima in campionato ho dovuto attendere un po&rsquo; di pi&ugrave;: circa un anno&raquo;. 20 novembre 1994: Lazio-Padova. &laquo;Entro in campo e segno dopo pochi minuti. Una gioia incredibile. Tutto grazie a Zeman, che mi ha lanciato&raquo;. Si dice che il boemo sia uno dei tecnici migliori per lanciare i giovani. &Egrave; vero? &laquo;Alla Lazio sono stato fortunato. Negli ultimi tre anni, tra Primavera e prima squadra, ho lavorato con Mimmo Caso e Zeman, che mi hanno aiutato tantissimo. Caso mi ha aperto a un mondo diverso, portandomi a ragionare non pi&ugrave; da giocatore delle giovanili, ma da semiprofessionista. Zeman mi ha fatto crescere sia dal punto di vista fisico che mentale&raquo;. Il suo momento pi&ugrave; bello alla Lazio? &laquo;L&rsquo;esordio con il gol in prima squadra e la vittoria dello scudetto Primavera. Giocammo all&rsquo;Olimpico la finale contro il Perugia davanti a 40.000 persone. E venivamo da un anno difficile contrassegnato dalla malattia di Mimmo Caso. Volevamo fargli un regalo e ci siamo riusciti. E poi un gol al Trabzonspor in Coppa Uefa, pochi giorni dopo l&rsquo;esordio in A. Un gol bello e importante&raquo;. Perch&eacute; Marco Di Vaio lasci&ograve; la Lazio? &laquo;Dopo il primo campionato con i grandi iniziammo la nuova stagione, ma a dicembre eravamo gi&agrave; fuori dalle Coppe e lo spazio era poco. In squadra c&rsquo;erano attaccanti fortissimi: Signori, Boksic, Casiraghi, Rambaudi. Per me, a 18 anni, giocare sarebbe stato difficilissimo. Zeman non voleva mandarmi via, ma io ero convinto che mi avrebbe fatto bene andare a giocare con un po&rsquo; pi&ugrave; di regolarit&agrave;. Cos&igrave; nel mercato di novembre accettai di andare in prestito. Lasciai la Lazio convinto che a distanza di sette mesi sarei tornato ancora pi&ugrave; forte. Purtroppo non and&ograve; cos&igrave;&raquo;. &Egrave; rammaricato per questa scelta? &laquo;Assolutamente s&igrave;. Anche perch&eacute; a distanza di pochi anni la Lazio divenne la squadra pi&ugrave; forte d&rsquo;Europa, con i tanti investimenti di Cragnotti&raquo;. C&rsquo;&egrave; mai stata la possibilit&agrave; di tornare a Roma? &laquo;Una volta ci andai molto vicino. Con Lotito e Sabatini. Ne ho parlato con lui anche a Bologna. Ero reduce dall&rsquo;esperienza al Valencia e la Lazio si era interessata a me. Purtroppo avevo uno stipendio incompatibile con il monte ingaggi della societ&agrave; in quegli anni e non se ne fece nulla. Peccato&raquo;. La prima volta da avversario allo Stadio Olimpico? &laquo;Indimenticabile. Giocavo con la Salernitana. Ricordo l&rsquo;Olimpico pieno, un&rsquo;emozione strana. E poi mi marcava Nesta. Al di l&agrave; del fatto che non mi fece toccare palla, fu davvero strana la situazione. Diciamo che ogni volta che ho affrontato la Lazio allo stadio Olimpico non sono mai riuscito a superare l&rsquo;emozione e fare bene. Non ho mai segnato alla Lazio a Roma. Ci sono riuscito in altri stadi&raquo;.&nbsp;       

<p>Cresciuto calcisticamente nella Capitale, debutt&ograve; in Serie A esattamente 27 anni fa contro il Padova. A&nbsp;Torino sponda bianconera si &egrave; poi formato come calciatore e come uomo&nbsp;</p>

Lazio-Juventus: Di Vaio ricorda i suoi anni in biancoceleste

Fabrizio Bertuzzi ci descrive le qualit&agrave; tecnico tattiche dei due nuovi arrivati in casa nerazzurra, Saphir Taider e Wallace Oliveira dos Santos: " L'Inter ha operato un calciomercato attento e mirato, affinch&egrave; arrivassero giocatori duttili e utili al sistema di gioco di Walter Mazzarri. Non sono arrivati grossi nomi perch&egrave; la crisi economica ha colpito anche il generoso presidente dell'Inter, Massimo Moratti. La societ&agrave; negli ultimi giorni di mercato &egrave; riuscita ad accaparrarsi due giovani talenti. Con mio grosso rammarico il primo &egrave; l'ex Bologna Saphir Taider, centrocampista classe 1992, di madre algerina e padre tunisino ma con passaporto francese e di mentalit&agrave; europea. Saphir da il meglio di se come mezzala, difficilmente perde dei palloni in maniera stupida ed &egrave; un calciatore molto determinato, probabile che vivano in lui i geni dei guerrieri cartaginesi di Annibale che tanto spaventarono i Romani. Ricordo benissimo come tre estati fa, Taider, appena giunto a Bologna, nella prima amichevole estiva ad Andalo, rub&ograve; il pallone a Marco Di Vaio che stava calciando una punizione e tir&ograve; una bordata sotto l'incrocio, ricevendo i complimenti dell'ex capitano rossoblu e dimostrando tutta la sua tecnica e la grande personalit&agrave;. E' un centrocampista molto duttile che riesce a calciare con entrambi i piedi ed oltre ad essere un combattente &egrave; anche un ragazzo molto lucido, ricordo il suo esordio al San Paolo contro il Napoli dove annull&ograve; lo svizzero Inler e dopo il match lo chiamai per chiedergli se fosse stato intimorito dalla grande platea, il ragazzo mi rispose che era sempre stato il suo sogno giocare in grandi stadi. L'Inter si &egrave; poi assicurata per la stagione in corso, le prestazioni del giovane terzino destro cresciuto nel Fluminense, Wallace Oliveira dos Santos. Il brasiliano, classe 1994, &egrave; arrivato con la formula del prestito secco dal Chelsea di Mourinho. Wallace si mise per la prima volta in mostra durante i mondiali Under 17 del 2011 ed era considerato il nuovo Maicon. In quel torneo fece molto bene, in squadra militavano altri grandi nomi come Lucas Piazon e Adryan del Flamengo, giocatori che ora hanno valutazioni enormi. Mentre nel sud americano Under 20 il calciatore in forza all'Inter non mi &egrave; piaciuto, si &egrave; un po involuto, comunque credo che non sia andato smarrito, in quanto difficilmente gli osservatori del Chelsea sbagliano nelle loro scelte, sebbene a volte rinuncino ai propri talenti troppo presto, svendendoli sul mercato. L'inter l'ha preso preso pensando che Jonathan fosse un calciatore farlocco, ma in questo inizio stagione ha impressionato tutti prendendosi una bella rivincita. Sono certo per&ograve; che Wallace dar&agrave; il suo contributo e in un ottica futura potr&agrave; essere uno dei pi&ugrave; forti laterali di destra del panorama europeo".  http://www.youtube.com/watch?v=SmarGCF4YYY&amp;feature=c4-overview&amp;list=UUewnn7OLZBtWs5NkYPNwJ9g  Scopriamo le giocate del terzino brasiliano Wallace Oliveira dos Santos.  http://www.youtube.com/watch?v=q6jOCUeHpNI 

Taider e Wallace per un&rsquo;Inter giovane ma forte

BOLOGNA Uomo simbolo, oltre che capitano e goleador Marco. Con le sue prodezze conquista 21 punti da solo, la met&agrave; dei 42 totali del Bologna a fine campionato. Le vicende societarie non influiscono sul rendimento della squadra e dei giocatori, che rimangono concentrati nelle prestazioni e lontano dalle sirene esterne. Tutti hanno dato il massimo, concentrati fino alla fine con il gruppo sempre attorno a Malesani.  VIVIANO 7- Ha raggiunto la Nazionale e sembra intenzionato a non mollarla facilmente, nonostante l&rsquo;ampia concorrenza. Pu&ograve; ancora migliorare ma il titolo di &ldquo;nuovo Buffon&rdquo; sembra appartenergli di diritto. BUSCE&rsquo; 5,5 &ndash; Un po&rsquo; sottotono, sente il peso degli anni che passano; di conseguenza fatica a solcare la fascia come ai tempi d&rsquo;oro di Empoli. ESPOSITO 5,5- Cos&igrave; cos&igrave;, dopo aver promesso qualcosa di buono ai tempi di Lecce (due scudetti primavera consecutivi e buon esordio in prima squadra). Non ha convinto al Genoa e nemmeno a Bologna ha dato il meglio di s&egrave; in un ruolo adattato: spesso infatti ha agito da terzino destro, lui che &egrave; un centrale di vocazione.&nbsp; Da rivedere. BRITOS 5.5 &ndash; Non ancora al top, e chiss&agrave; se arriver&agrave; mai ai livelli auspicati dagli estimatori (in primis dal suo procuratore). Buona prestanza fisica ma rimangono degli errori pacchiani che compromettono la sua stagione. PORTANOVA 6,5- Leader della retroguardia e solito guerriero. Insieme a Viviano, Di Vaio e Mudingayi compone la spina dorsale della squadra che ha dovuto condurre in mezzo alla tempesta. RUBIN 6 &ndash; Sufficienza stiracchiata. Va apprezzato l&rsquo;impegno e l&rsquo;ardore da (ex) cuore Toro ma i limiti tecnici sono evidenti e i margini di miglioramento appaiono poco chiari. DELLA ROCCA 7 &ndash; La vera rivelazione della stagione rossoblu. Fratello del pi&ugrave; quotato Luigi, attaccante della Triestina, dopo un lungo peregrinare che gli ha fruttato stagioni anonime, quasi per caso si ritrova titolare ma ha il merito di sfruttare alla grande la chance offertagli dal tecnico Malsani. E ora si appresta a diventare un uomo mercato. MUDINGAYI 6.5 &ndash; Altro combattente, cuore del centrocampo rossoblu, gli vengono perdonate molte brutture tecniche ma averne di giocatori cos&igrave;! EKDAL 5,5 &ndash; L&rsquo;inizio &egrave; promettente ma per questo 20enne svedese di scuola juventina il cammino sembra ancora piuttosto lungo. Deve trovare la giusta posizione (mediano? Mezz&rsquo;ala? Trequartista?) e crescere in personalit&agrave;. MEGGIORINI 5,5- Spiace per il buon Riccardo ma onestamente ci si aspettava di pi&ugrave; da lui, dopo le promesse di Bari. Complice una fastidiosa pubalgia che lo ha costretto ad allenarsi a ranghi ridotti per buona parte della stagione, nel girone di ritorno guadagna la fiducia del tecnico come spalla di Di Vaio, ma gli manca la freddezza in zona gol. GIMENEZ 6- Alterna giocate di classe a pause tremende. Non ha confermato in pieno le buone intuizioni dell&rsquo;anno precedente. RAMIREZ 6.5 &ndash; E&rsquo; giovanissimo e l&rsquo;esordio nel nostro campionato &egrave; stato positivo. Un po&rsquo; discontinuo e vittima del tourbillon di Malesani che in pratica ad ogni partita cambia moduli e giocatori. DI VAIO 8- A 35 anni sta vivendo una seconda giovinezza. E&rsquo; riuscito a ripetere i fasti di due stagioni fa. Goleador implacabile, leader assoluto, ha salvato letteralmente il Bologna con i suoi pesantissimi e spesso assai pregiati gol. CASARINI 6.5 &ndash; Altro golden boy rossoblu che sta accumulando la necessaria esperienza per imporsi nella massima serie. Garantisce sempre corsa e abnegazione, ha persino giostrato da terzino destro, anche se appare pi&ugrave; a suo agio da interno di centrocampo. MUTARELLI 5- Non al top della condizione, compensa con l&rsquo;esperienza l&rsquo;evidente calo di rendimento. PEREZ 6- Fa pesare la sua carriera internazionale nelle scelte del tecnico ma in campo poteva dare di pi&ugrave;. Troppo timido rispetto ai fasti con la sua Nazionale. CHERUBIN 5.5 &ndash; Alla seconda chance in serie A dopo la Reggina, paga il salto dalla tranquillit&agrave; della provincia rappresentata dal Cittadella alla bagarre della realt&agrave; bolognese. Abile tecnicamente potrebbe comporre con Portanova un&rsquo;adeguata coppia di centrali difensivi ma viene penalizzato oltremodo dal turnover di Malesani. PAPONI 6- Di stima. Salutiamo il suo ritorno in serie A, dopo una fugace caduta addirittura in Lega Pro. E&rsquo;ancora molto giovane ma pi&ugrave; che un centravanti tecnico (come sembrava nei suoi esordi al Parma) pu&ograve; diventare un corridore alla Sculli. Grezzo e veloce si &egrave; impegnato tantissimo. SILIGARDI 6- Discreto girone d&rsquo;andata, penalizzato da un ruolo ancora da decifrare (sebbene da primavera interista furoreggiasse lungo la fascia in uno squadrone che comprendeva tra gli altri Biabiany e Balotelli), scompare letteralmente nel girone di ritorno. GARICS 5- Si &egrave; perso nei meandri di un infortunio. Da Napoli all&rsquo;Atalanta (dove aveva trovato un estimatore in Delneri) fino al Bologna sembra aver gi&agrave; dato il meglio della sua avventura italiana. MORAS 5,5- Sembrava ormai fuori dai progetti tecnici della squadra e invece si ritaglia il suo spazio, nonostante palesi incertezze e sballottamenti di ruolo (terzino destro e centrale). Ormai al capolinea della sua esperienza felsinea. MORLEO 5,5- Alle buone premesse delle prime uscite ha alternato disagi e passaggi a vuoto, specie nel girone di ritorno, durante il quale ha sofferto la concorrenza del pi&ugrave; esperto (a questi livelli) Rubin. KHRIN e RADOVANOVIC sv- Entrambi sottoutilizzati, soprattutto il primo era atteso al varco, considerando la grande stima che nutre presso l&rsquo;ambiente interista (&egrave; considerato uno dei maggiori talenti degli ultimi anni) e il fatto che faccia gi&agrave; parte del giro della nazionale maggiore slovena. Da rivedere con continuit&agrave;.  Gianni Gardon

Il Bologna chiude nel peggiore dei modi la stagione 2010/2011 ma riesce a rimanere in serie A. 

4 risultati per 'Marco Di Vaio'

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Lazio-Juventus: Di Vaio ricorda i suoi anni in biancoceleste

Taider e Wallace per un’Inter giovane ma forte

Le pagelle di serie A: il Bologna anche con i 3 punti di penalizzazione non lascia la A