Carmelo Imbriani: quel campione sfortunato tra Napoli e Benevento

Carmelo Imbriani: quel campione sfortunato tra Napoli e Benevento

Giovane promessa a inizio carriera in azzurro, giocò in più occassioni con i sanniti dove iniziò anche ad allenare. Scomparve prematuramente il 15 febbraio 2013, all'età di 37 anni

Alessio Abbruzzese/Edipress

15.02.2023 16:00

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Napoli e Benevento sono unite da un cordone invisibile che porta il nome di Carmelo Imbriani. Un uomo che non c’è più dal febbraio del 2013, stroncato da un linfoma di Hodgkin di incredibile aggressività a soli 37 anni, quando la sua carriera da calciatore era appena finita e quella da allenatore iniziata da pochi mesi, proprio nella natia Benevento.

Carmelo Imbraini e gli inizi nel Napoli di Lippi

Era stato il Napoli, però, a consacrarlo come calciatore ai massimi livelli del calcio italiano. Cresciuto nel vivaio azzurro, viene notato in Primavera da Marcello Lippi e il tecnico viareggino non perde tempo. È un Napoli che vive nel ricordo dei fasti di Maradona ma che non ha i mezzi per sostenere il blasone, l’allenatore toscano ha a disposizione un organico giovanissimo, con qualche prestito dalle grandi, un paio di stelle e tanti ragazzi pronti a dare tutto in campo per i colori azzurri. Imbriani debutta in Serie A non appena compiuti i diciotto anni, il 27 febbraio 1994: è la carta della disperazione in una sfortunata sconfitta interna con il Cagliari. Il Napoli di Fonseca e Di Canio, di Pecchia e Cannavaro, di Ferrara e Thern, riesce comunque a centrare la qualificazione in Coppa Uefa. Con Boskov, un anno più tardi, Imbriani trova l’esordio da titolare contro il Brescia: per il giovane Carmelo è un sogno che si realizza, visto che va in gol insieme al “Condor” Massimo Agostini nell’1-2 finale. L’ex allenatore della grande Sampdoria crede molto in Imbriani e lo utilizza spesso da titolare o a gara in corso, trovando reti pesantissime contro Atalanta e Inter (nella celebre partita in cui Pagliuca, portiere nerazzurro, finì per litigare con i raccattapalle del San Paolo: secondo l’ex estremo, tra i ragazzini che lo fecero andare fuori di testa c’era anche Paolo Cannavaro) ma nel 1996 la società decide di mandarlo in prestito alla Pistoiese: una mossa classica per testare la qualità di un giovane.

Imbriani: l'addio al Napoli e le altre tappe fino a Benevento

Imbriani, dopo un anno a Pistoia, viene nuovamente spedito altrove, stavolta a Casarano. Sono due esperienze sfortunate, in cui Imbriani trova molto spazio e pochi gol. Il Napoli lo richiama per il campionato 1998-99, anche perché la squadra, nel frattempo, è retrocessa in B. La società non ha però tempo per gli esperimenti e consegna a Renzo Ulivieri una formazione molto esperta, con tanti giocatori di categoria. Imbriani gioca una sola gara e saluta, stavolta definitivamente, a gennaio, direzione Genoa. Nell’estate del 1999 viene prelevato dal Cosenza, dove si ritaglia spazio nel nuovo ruolo di esterno di centrocampo. Rimane in Calabria per tre anni, sfiorando addirittura la promozione in Serie A. Nel 2002 riceve la chiamata del Benevento e non resiste al richiamo della sua città natia: accetta di buon grado, pur dovendo scendere in Serie C1.

Imbriani e il Benevento, dal campo alla panchina

Nella stagione 2002-03 la squadra manca l’assalto alla promozione, pur potendo disporre di tanti giocatori di qualità. Il Benevento frena bruscamente nel girone di ritorno – infila infatti una serie di 7 pareggi e 2 sconfitte nella fase clou del torneo – e Imbriani, durante il mercato estivo, passa alla Salernitana. Non è una scelta illuminata, tant’è che a stagione in corso accetta il trasferimento al Foggia, dove non riesce a mettersi particolarmente in mostra. Torna dunque al Benevento per il campionato 2004-05: i sanniti sono reduci dalla sconfitta nella semifinale dei playoff promozione e sperano di poter disputare un campionato da protagonisti ma la realtà societaria non è delle migliori. Il clima è difficile, la squadra chiude ottava e la società fallisce, potendo però ripartire dalla C2. Imbriani decide di lasciare il Benevento ancora una volta, la possibilità di rimettersi alla prova in Serie B è troppo ghiotta per dire di no al Catanzaro. La stagione dei calabresi, però, è da dimenticare: si alternano ben quattro allenatori (Buso, Guerini, Giordano e Cittadino) e alla fine la retrocessione diventa inevitabile. Per l’ultima volta, nel 2006, Imbriani torna a casa. Il Benevento è ancora bloccato in C2 e perde la finale playoff, trovando però l’agognata promozione nella stagione successiva. Il nuovo patron è Oreste Vigorito, solido e ambizioso. Al ritorno in Lega Pro-Prima Divisione, il Benevento va a un passo dal doppio salto, perdendo nuovamente la finale dei playoff, stavolta per salire in B, contro il Crotone. Imbriani appende gli scarpini al chiodo e inizia ad allenare gli Allievi Nazionali del club.

La malattia e la morte di Imbriani

Dopo due stagioni nelle giovanili, nel novembre 2011 viene chiamato da Vigorito a raccogliere l’eredità di Simonelli, chiudendo la stagione al sesto posto in Prima Divisione. Viene confermato, ma durante il ritiro succede qualcosa di strano. È vero, in montagna piove e fa freddo, ma Imbriani inizia ad avvertire forti dolori. La febbre sale a 40°, i medici pensano a una broncopolmonite ma il responso è terribile: linfomi in più punti del corpo, uno maligno all’adduttore. Imbriani svela la malattia in una lunga intervista rilasciata al Mattino, cerca di diventare un simbolo nel momento più difficile della sua vita. Raccoglie l’affetto del mondo del calcio e combatte come un leone ma la malattia, nonostante i cicli di chemioterapia, degenera. Muore a Perugia il 15 febbraio 2013, lasciando nello sconforto la moglie Valeria e i piccoli Sofia e Fernando. Soltanto cinque giorni prima, in occasione del suo compleanno, diverse squadre professionistiche italiane erano scese in campo con la maglietta con scritto “Imbriani non mollare”, ma la situazione era già compromessa. Il Benevento, la società che gli aveva dato fiducia da giocatore e da allenatore, gli ha intitolato l’antistadio nel settembre del 2013.

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