Romano Cazzaniga, il dodicesimo del Torino scudettato del 1976

Romano Cazzaniga, il dodicesimo del Torino scudettato del 1976

Nato il 17 febbraio del 1943, dopo aver difeso le porte di Pro Patria, Poggibonsi, Monza, Reggina e Taranto, fu il vice di Luciano Castellini nell’anno del tricolore granata

Massimiliano Lucchetti/Edipress

17.02.2023 ( Aggiornata il 17.02.2023 13:52 )

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Nel calcio odierno le squadre che competono per grandi obiettivi hanno tra le loro fila almeno due portieri di alto livello, per via dei numerosi impegni che debbono fronteggiare. Qualche decennio addietro non era affatto così. Una volta il ruolo di “secondo portiere” veniva considerato una posizione marginale, perché solitamente le possibilità di essere impiegati erano davvero ridotte; basta ricordare i nomi di Piloni, Alessandrelli, “vice” di Dino Zoff che si sono avvicendati nel corso di un paio di decenni senza praticamente mai vedere il campo. Nonostante ciò, ci sono stati dei numeri 12 che sono riusciti, pur giocando sporadicamente, a ritagliarsi un posto nella memoria collettiva dei tifosi. In questo pezzo andremo a raccontare la storia di uno di loro: Romano Cazzaniga.

Romano Cazzaniga, i primi calci alla Pro Patria

Romano nacque a Roncello, in Brianza, il 17 febbraio 1943. La sua passione per il pallone e per il ruolo del portiere si manifestò fin dalla giovane età. La squadra in cui mosse i primi passi fu la Pro Patria, unica formazione nel panorama italiano dalla maglia interamente a strisce orizzontali; erano gli anni d’oro del vivaio Tigrotto dove Gazzaniga approdò nel 1964-65, diventando titolare della Primavera. L’anno seguente, quello del servizio di leva svolto a Siena, venne mandato in prestito al Poggibonsi, per fare la sua prima esperienza tra i grandi. Successivamente la Pro Patria, nel frattempo retrocessa in Serie C, lo riportò a casa. Una serie di risultati negativi costò il posto al mister Angelo Turconi tanto che alla guida della prima squadra venne promosso Carlo Regalia, l’allenatore che aveva reso grande il settore giovanile negli anni precedenti; il nuovo allenatore relegò in panchina il più esperto Luigi Bertossi (che qualche anno prima a Udine, aveva ceduto il posto nientemeno che a Dino Zoff) a favore del nostro giovane portierino brianzolo. In quella compagine figuravano calciatori di livello superiore quali Luciano Re Cecconi e Alessandro Turini ma questo non bastò per l’immediata risalita in B; tuttavia, con 87 presenze in campionato, una migliore dell’altra, Cazzaniga si guadagnò la stima dei tifosi, nonché la chiamata del Monza in Serie B.

Cazzaniga, il Monza e la stima di mister Radice

Nella stagione 1969-70 sulla panchina del Monza era seduto Luigi Radice, tornato a guidare i brianzoli con l’intenzione di fare il salto di categoria. In porta c’era il numero uno più forte della cadetteria: Luciano Castellini. Il mister era consapevole che per vincere un campionato difficile come la Serie B sarebbero stati necessari ben più di undici titolari e che “il Giaguaro” non sarebbe potuto rimanere molto tempo tra i cadetti, dato il suo valore. Romano in quella annata riuscì a totalizzare solo due presenze, entrambe subentrando a partita in corso, ma acquistò la stima di tutto l’ambiente e soprattutto dell’allenatore; così, quando Castellini partì, con destinazione Torino, Romano, nonostante l’arrivo, proprio dalla compagine granata, di Gian Nicola Pinotti, divenne finalmente titolare.

Cazzaniga restò in Brianza per quattro stagioni, per un totale in campionato di 103 presenze con 97 gol al passivo. In seguito giocò al sud, prima Reggio (36 presenze, 33 gol subiti) e poi Taranto (35 presenze, 29 gol al passivo).

Cazzaniga e lo scudetto con il Torino

La nostra storia prosegue con quello che nei film si chiama loop temporale; ci troviamo nel 1975 e sulla panchina del Toro è seduto Gigi Radice mentre tra i pali c’è Luciano Castellini; per completare la rosa manca un secondo esperto, che faccia da collante al gruppo e di cui i due di cui sopra si fidino ciecamente. Un solo nome poteva saltare fuori: ovviamente quello di Romano Cazzaniga, che, come a Monza cinque anni prima, accettò con entusiasmo il ruolo che doveva andare a svolgere, non sapendo ancora che da lì a pochi mesi sarebbe entrato per sempre nella leggenda granata.

In quel magico campionato raccolse tre presenze, di cui una da titolare contro l’Ascoli. Fu a detta di Radice una delle persone più importanti all’interno dello spogliatoio granata, fondamentale nei rari momenti di difficoltà di quella stagione. Castellini che piange sulla spalla di Cazzaniga davanti a 64mila persone al termine dell’ultima giornata di campionato, contro il Cesena (pareggio 1-1) che diede la matematica certezza al Toro di vincere il tricolore ai danni degli eterni rivali bianconeri, è una di quelle immagini iconiche che nessuno scorderà mai. Proprio di Castellini, il nostro ricorda: “Luciano era come mio fratello, eravamo compagni di stanza e di notte, per la tensione, non si dormiva mai; per fare passare il tempo ci facevamo anche la barba. Quel Torino era una famiglia, ogni lunedì andavamo con le famiglie a mangiare fuori insieme”.

Il Torino, ventisette anni dopo la tragedia di Superga, fu nuovamente campione d’Italia e Romano Cazzaniga fu uno degli artefici di quella storia leggendaria. Eraldo Pecci che insieme a Pulici e Graziani era il giocatore più rappresentativo di quella compagine lo ricorda così: “Rumanella (il soprannome di Romano ndr) quando venne chiamato in causa fece sempre il suo dovere; inoltre aveva le doti necessarie per fare gruppo. Era il nostro perfetto numero dodici”.

Cazzaniga, la seconda vita da allenatore grazie a un “volo” dalla finestra

Il ritiro precampionato dei granata in vista della stagione 1977-78 rischiò di trasformarsi in una tragedia; nel tentativo di organizzare uno scherzo ai compagni di squadra, Romano cadde da una finestra del secondo piano; così lui stesso racconta l’accaduto: "Cercavo di frenare i ragazzi negli scherzi. Allora un giorno Santin mi obbligò a preparare un gavettone dal secondo piano della Villa Sassi dove eravamo in ritiro a Torino. Fu destino, caddi dalla finestra e riportai diverse fratture. Dopo quell'incidente scelsi di non ritornare a giocare, ma di seguire Radice come vice".

Al fianco di mister Luigi Radice, Cazzaniga si calò pienamente nel ruolo di allenatore dei portieri, forgiando diversi estremi difensori, diventati poi veri e propri numeri uno nel ruolo: Walter Zenga, Fabrizio Lorieri, Luca Marchegiani, Giovanni Cervone, Christian Abbiati. “Ancora oggi - racconta il nostro protagonista - mi chiamano al telefono per darmi del vecchietto…per me resteranno sempre i miei ragazzi".

La chiusura del cerchio non poteva che avvenire nel Roncello, il suo paese natale, di cui allenò la compagine locale per una stagione, nel 2014, prima di ritirarsi dal lavoro di allenatore.

Quella di Romano è stata una onesta carriera di provincia, trasformata in sogno grazie al leggendario scudetto granata; c’è però qualcosa in più se l’indimenticato Rino Gaetano ti cita nel testo della sua “Nuntereggaeppiù” insieme ad altri, e sinceramente più famosi nomi, dello sport, della finanza e dello spettacolo; ecco questa è la magia che solo il calcio, sport popolare per antonomasia, ti può regalare, una magia che ti consente di passare in un baleno da comprimario ad icona indimenticabile.

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