Milan-Roma: dalla Serie A alla cucina, i ricordi del doppio ex Scarnecchia

Milan-Roma: dalla Serie A alla cucina, i ricordi del doppio ex Scarnecchia

Andò via dalla Capitale nell'ottobre 1982: "Mezzo scudetto lo sento comunque mio. Devo molto a Liedholm, gli avrei preparato le tagliatelle al filetto al barolo". In rossonero giocò nel 1984-85

Jacopo Pascone/Edipress

08.01.2023 ( Aggiornata il 08.01.2023 11:00 )

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“Diciamo che metà del mio cuore è giallorosso, mentre l’altra metà la divido per tutte le squadre in cui ho giocato. Tutti i miei figli sono milanesi, a Milano ho vissuto quasi 30 anni, per cui, insomma, c’è una storia profonda anche con il Milan e con la città”. È passato anche per Napoli, Pisa e Barletta, Roberto Scarnecchia, romano, classe ’58, ex ala destra dalle spiccate doti offensive. La progressione devastante - sprigionata peraltro da un fisico da granatiere - lo rendeva inarrestabile se libero di sfruttare campo a disposizione, per questo si guadagnò l’appellativo di “Speedy Gonzales”. Fu un pallino di Liedholm, tecnico al quale ha legato le sue stagioni migliori da calciatore. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, non ha mai smesso di correre. Ci sarebbe tantissimo da raccontare anche sulla sua seconda vita: docente alla Bocconi, assiduo frequentatore di master nei campi del marketing, della comunicazione e della gastronomia. Oggi è uno chef di successo e gestisce il ristorante “Trattoria della Stampa dal 1956” a Fontana di Trevi. Oltre a rievocare tanti momenti nostalgici, ci ha fatto venire anche tanta fame.

Fu Liedholm a volerti subito in prima squadra??

“Feci il provino con la Roma nell’aprile del ’77. C’era ancora Liedholm, ricordo che disse: ‘Non vi fate scappare quel ragazzo’. Venni aggregato subito in prima squadra, ma il mister si trasferì al Milan e arrivò Giagnoni. Anche lui mi confermò per la preparazione con la prima squadra insieme ad altri 7-8 ragazzi della Primavera. A ottobre mi fece esordire”.

Proprio contro il Milan.

“Perdemmo 2-1 all’Olimpico, c’era anche un rigore per noi, ma vabbè... il Milan era uno squadrone in quel momento. Liedholm era in panchina dall’altra parte: disse che avevo giocato una grande partita. Non mi aspettavo di debuttare così presto, fino a tre mesi prima ero all’Almas in Serie D. Giocare davanti a uno stadio pieno fu davvero incredibile”.

Nils Liedholm, una figura fondamentale per Roberto Scarnecchia.?

“Per me è stato un secondo padre. Prima mi ha voluto alla Roma, poi quando è tornato mi ha coinvolto tantissimo. È l’allenatore che è riuscito a farmi credere in me stesso: quando uno dei tecnici migliori al mondo ti dice che sei bravo, poi ci credi. In allenamento facevamo il muro (sinistra-destra, sinistra-destra in continuazione)... si dimenticarono di chiamarmi e Liedholm chiese: ‘Scanecchia dov’è?’, ‘È ancora a fare il muro mister...’. Mi chiamava ‘Scanecchia’ (ride, ndi). Diceva sempre: ‘Se continui a fare il muro con questa intensità fa- rai una grande carriera’. Poi, anche quando dopo lo scudetto della Roma è tornato al Milan mi ha voluto ancora con lui. Avevamo un rapporto fantastico”.

A proposito dello scudetto, sei andato via dalla Roma a ottobre 1982: quanto ti sei pentito?

“Quando fai delle scelte purtroppo non puoi sapere quello che succede in futuro. Quello scudetto è venuto da tutti gli anni vissuti da noi, non è stato costruito solo nella stagione 1982-83. Erano tre o quattro campionati che eravamo considerati una delle squadre migliori della Serie A. Diciamo che mezzo scudetto me lo sento mio. Poi sono andato a Napoli, anche per una prospettiva di carriera. Essendo cresciuto nella Roma, a livello professionale non è che si guadagnasse poi così tanto: non provenivo da un’altra realtà, portavo semplicemente avanti il mio primo contratto. Mi spiego meglio, non ero arrivato da fuori già con uno stipendio alto: è ovvio che quando si passa da una squadra di alto livello a un’altra, si comincia anche a guadagnare di più. Non ho mai giocato per soldi, ma bisogna comunque stare attenti anche a quell’aspetto”.

Hai vinto comunque due Coppe Italia con la Roma.?

“E ne sfiorai una terza con il Milan! Facemmo la doppia finale contro la Sampdoria, fu una bellissima esperienza (in quella Coppa Italia un gol importantissimo nel derby di semifinale contro l’Inter, ndi). Oltre alle due Coppe Italia con la Roma, ho vinto una Mitropa con il Pisa”.

Come reputi il bilancio della tua carriera??

“Tante partite in Serie A, questo è importante, tante partite a livello ufficiale (quasi 300 a livello ufficiale, più di 100 in Serie A): insomma, sono contento. Una carriera soddisfacente, in tanti vorrebbero farne una di questo tipo. Sono state tutte esperienze positive”.

Per chiudere facciamo un gioco: cinque piatti che cucineresti ai tuoi ex compagni.?

“Uno assolutamente per Franco Baresi, vista l’importanza del giocatore e l’amicizia che mi lega a lui. Gli farei sicuramente un risotto alla milanese con l’ossobuco. Senz’altro uno lo dedicherei al mister: tagliatelle al filetto al barolo. Il sugo delle tagliatelle viene creato da un fondo bruno mischiato al grasso della carne, visto che lui aveva anche un’azienda vinicola in Piemonte lo avrebbe apprezzato sicuramente. Per Carletto Ancelotti fammi pensare... Carlo è uno che mangia bene: gli farei un bel tonnarello cacio e pepe. Un altro piatto per un mio collega del Napoli, Claudio Pellegrini, una punta che cura molto l’alimentazione: gli preparerei una Caesar Salad rivisitata, in cui il condimento sia del pollo che della salsa Caesar viene fatto con lo zafferano. Poi ne dedicherei uno a un mio ex compagno del Pisa: Wim Kieft. Gli farei qualcosa di particolare che ricordi un po’ il freddo: un astice cotto al forno con la gelatina condito con una crema di mango. Mancherebbe un piatto per un compagno del Barletta, ma in questo caso lo dedicherei a tutta la città, oltre che a tutti i miei compagni: bocconcini di pollo saltati in padella con un po’ di scalogno accompagnati con una burrata di Andria”.

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