Wim Kieft: l'olandese passato per Pisa e Torino, nella leggenda del PSV

Wim Kieft: l'olandese passato per Pisa e Torino, nella leggenda del PSV

Nato ad Amsterdam il 12 novembre 1962, attaccante scuola Ajax, giocò in Serie A negli anni '80. Nel 1988 vinse l'Europeo con gli Oranje e il Triplete con il club di Eindhoven

Emanuele Iorio/Edipress

11.11.2022 ( Aggiornata il 11.11.2022 21:49 )

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Se basassimo l’analisi dei singoli calciatori unicamente sul palmarès e le statistiche, la carriera di Wim Kieft sembrerebbe una di quelle perfette, quasi da film, invidiabile da qualsiasi collega: un Europeo, una Coppa Campioni, una Scarpa d’Oro, decine di campionati e coppe nazionali, oltre a più di 200 gol siglati in carriera. Pochissimi atleti possono vantare una bacheca e un curriculum di tale caratura, e l’ex-centravanti olandese è uno di questi.

Il calcio però non può basarsi unicamente su questi aspetti (i trofei e i numeri), utili certamente ma troppo limitanti per un’analisi seriamente approfondita su un atleta o una squadra: se si scava più a fondo si scopre che Kieft ha avuto certamente un’ottima carriera, ma che poteva rendere molto di più per com’era iniziata. Questo a causa di una serie di circostanze sfortunate e problemi personali che gli hanno impedito di raggiungere una fama ancora maggiore.

L'inizio all'Ajax e la Scarpa d'Oro

L’inizio di carriera è di quelli che fanno subito pensare ad un predestinato: Kieft, nato ad Amsterdam il 12 novembre 1962, cresce nel prestigioso settore giovanile della squadra della capitale, l’Ajax, diventando a soli 17 anni già titolare fisso dei “Lancieri”, prendendosi la scena già nella seconda stagione (1981-82), quando con ben 32 gol segnati in 32 partite di campionato conquista la Scarpa d’Oro, diventando così il più giovane vincitore di tale premio (a soli 19 anni, record ancora ineguagliato).

Sembra andare tutto a gonfie vele, ma la sfortuna è in agguato: nel settore giovanile dell’Ajax si è fatto strada a suon di gol un altro centravanti, che pare essere molto più forte dello stesso Kieft, un certo Marco van Basten. Già la stagione successiva gli contende il posto da titolare, e Wim è costretto suo malgrado a fare le valigie. Decide di andare in Italia a giocarsi le sue carte ma non, come si potrebbe pensare, in una big, ma in una “provinciale”: il Pisa. Inutile sottolineare quanto fosse prestigiosa la Serie A dell’epoca, se un calciatore di questo calibro sceglieva di approdare in una piccola realtà, pur di giocare nel nostro campionato.

In Italia a Pisa e Torino

La squadra del “Presidentissimo” Romeo Anconetani, con l’acquisto dell’olandese, punta ad un netto salto di qualità, avendo ora come obiettivo minimo una salvezza tranquilla. Le cose però non andranno affatto bene, né per il Pisa, che retrocederà in B, né per Kieft, che al suo debutto in Serie A segnerà solo tre gol, sperimentando su di sé le sfiancanti marcature a uomo dei nostri difensori, oltre a qualche problema fisico di troppo. I toscani, comunque, allenati da Gigi Simoni, riusciranno a vincere il campionato cadetto 1984-85, con Wim assoluto protagonista della promozione con i suoi 15 gol, ma sarà solo una gioia passeggera, visto che il ritorno in massima serie si concluderà con un’altra retrocessione (Kieft sarà comunque il miglior marcatore della squadra, con 11 reti tra Coppa Italia, Mitropa Cup e Serie A. 

La sua avventura italiana non è comunque finita, visto che viene acquistato dal Torino di Gigi Radice (già tecnico granata nello storico scudetto di 10 anni prima) per la stagione 1986-87. Stagione che si rivelerà essere più che deludente per i granata, con un mediocre undicesimo posto in campionato, mentre Kieft, pur siglando 16 reti in tutte le competizioni, patirà un grave infortunio che gli farà saltare molte partite. Salutata definitivamente l’Italia (bilancio complessivo con pochi alti e tanti bassi), Wim torna a giocare nei Paesi Bassi, ma non ad Amsterdam, bensì ad Eindhoven, per indossare naturalmente la maglia del PSV.

Il tripelete con il PSV Eindhoven

E la prima stagione (1987-88) con la squadra della Philips sarà indimenticabile: guidati in panchina da Guus Hiddink, e in campo dal fuoriclasse come Hans van Breukelen in porta, Ronald Koeman ed Eric Gerets in difesa, Soren Lerby, Frank Arnesen e Gerald Vanenburg a centrocampo, i biancorossi si aggiudicheranno uno storico “Triplete”, conquistando l’Eredivisie, con Kieft come capocannoniere (per lui 29 centri), la Coppa d’Olanda e infine la Coppa dei Campioni, vinta in finale contro i portoghesi del Benfica. In estate si disputa inoltre il campionato Europeo in Germania Ovest, ma Wim sa benissimo che, malgrado la grande stagione con il PSV, sarà destinato ad essere la riserva di lusso di Van Basten... e andrà così infatti, con il grande Marco che si prende (più che meritatamente) le luci della ribalta, trascinando gli oranje al loro primo (e unico) titolo continentale, ma anche Kieft riesce a dare il suo più che decisivo contributo alla causa: nell’ultima partita del girone, contro l’Irlanda, nel match decisivo per il passaggio del turno, è proprio Wim a risolverla, con un colpo di testa in girata, correggendo in rete un tiro al volo di Ronald Koeman, a pochi minuti dalla fine, permettendo così agli olandesi di arrivare in semifinale e, di conseguenza, di andare a vincere il torneo.

Dopo quella grande annata, la carriera di Kieft sarà segnata da un rendimento sempre più altalenante, tra stagioni marchiate da un’ottima prolificità sottorete, ed altre in cui i gol realizzati saranno invece ben pochi. Chiuderà la carriera sempre con la maglia biancorossa del PSV (con in mezzo una infelice parentesi in Francia, con il Bordeaux), ritirandosi a soli 31 anni... Agli infortuni sempre più frequenti, si aggiungerà qualcosa di ben più serio, ovvero una dipendenza da alcool, iniziata negli ultimi anni da giocatore, e soprattutto cocaina, questa invece nata dopo il ritiro, e proseguita per più di un decennio: dopo molti anni di sofferenza personale e debiti accumulati che lo avevano portato quasi alla povertà, riuscì finalmente a disintossicarsi e ad iniziare una nuova vita, grazie all’aiuto proprio della sua ex-squadra, il PSV, il cui allenatore di allora, Fred Rutten, lo assunse nel suo staff tecnico, come pretesto per aiutarlo a curarsi dalla cocaina, riuscendo a salvarlo.

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