Ciccio Colonnese: "Tra Inter e Napoli ho passato gli anni più belli"

Ciccio Colonnese: "Tra Inter e Napoli ho passato gli anni più belli"

I ricordi dell'ex difensore: "Non volevo lasciare l'azzurro, ma andare a Milano è stata la svolta della mia carriera. Gigi Simoni, il tecnico che mi ha dato per primo fiducia"

Paolo Colantoni/Edipress

04.01.2023 ( Aggiornata il 04.01.2023 12:25 )

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“Napoli e Inter rappresentano le squadre più importanti della mia carriera e quelle in cui sono riuscito a emergere. Anni belli, emozionanti e ricchi di passione. Che non dimenticherò mai”. Francesco Colonnese ha vestito la maglia azzurra per due stagioni, sfiorando il trionfo in Coppa Italia. Poi il passaggio all'Inter, squadra con la quale ha vinto una Coppa Uefa ed è arrivato ad un passo dallo scudetto. “A Napoli stavo benissimo. Era stata la prima grande squadra che mi aveva dato fiducia. Ho giocato due stagioni e pensavo di poter rimanere a lungo. Alla fine del secondo anno però gli azzurri non mi riscattarono. Fu una grande delusione, ma proprio in quel momento la mia vita calcistica cambiò. L'Inter si interessò a me e mi diede l'opportunità di andare a vincere trofei e lottare per lo scudetto”.

Cosa ricorda dell'esperienza di Napoli??

“Due anni bellissimi. Ho sentito cosa vuol dire giocare in una piazza che ti apprezza e con tifosi che ti vogliono bene. Venivo da mesi difficili alla Roma e in Campania ho trovato affetto e un gruppo unico. Il San Paolo ti regalava una carica incredibile. Dal punto di vista calcistico, poi, ho giocato con continuità. Peccato solo che l'esperienza si è chiusa con una grande delusione”.

Quale??

“La sconfitta nella finale di Coppa Italia contro il Vicenza. Io giocai titolare la gara d'andata, che vincemmo 1-0: ricordo che al San Paolo ci saranno stati 80.000 spettatori. Venni ammonito nel finale e fui costretto a saltare la gara di ritorno, che perdemmo. Peccato. Avremmo meritato di portare a casa quel trofeo. Ricordo ancora il cammino che ci portò fino alla finale”.

Che squadra era quel Napoli?

“Una formazione che non mollava mai e dove c'erano ottimi giocatori. Ricordo con affetto Pino Taglialatela, il nostro capitano e una persona eccezionale. Avevo un ottimo rapporto con lui. Era un punto di riferimento per tutti, un leader e un grandissimo portiere. Ricordo ancora quando parò il rigore in semifinale con l'Inter a Paganin. Fu lui a portarci in finale. E poi anche Milanese, con il quale ho giocato anche all'Inter, Baldini, Ayala e tutto il gruppo di difensori”.

A inizio stagione in c'era panchina Gigi Simoni, che poi ritrova anche all'Inter.?

“Una persona eccezionale. Un uomo fantastico, l’allenatore ideale per gestire i campioni. Ha fatto un grande lavoro al Napoli e all'Inter è stato perfetto. È stato il tecnico che mi ha dato per primo fiducia e mi ha permesso di emergere al Napoli. A Milano poi ha fatto un capolavoro. Ha gestito Ronaldo meglio di tutti. Il brasiliano con lui ha fatto la stagione migliore di tutta la sua carriera. Aveva una capacità unica di gestire il gruppo e di ottenere il meglio da calciatori di grande personalità. Per la mia carriera è stato fondamentale”.

Dall'addio al Napoli all'approdo all'Inter.

“La testimonianza che da una grande delusione può nascere qualcosa di importante. Ripeto, non volevo lasciare il Napoli, mi trovavo benissimo, ma andare all'Inter ha rappresentato la svolta della mia carriera. Anni bellissimi, con un gruppo unico. Abbiamo vinto la Coppa Uefa, battendo in finale una Lazio fortissima, e abbiamo sfiorato lo scudetto. Che a distanza di anni grida ancora vendetta”.

Che effetto faceva giocare con tanti campioni??

“Era un'Inter stellare. San Siro era sempre pieno: c'era gente come Pagliuca, Bergomi, Zanetti, Zamorano, Moriero e poi Ronaldo”.

Molti sono convinti che in quel momento fosse imprendibile.

“Lo era. Giocatore sublime: nella stagione 1997-98 ha fatto cose eccezionali. Poteva segnare da un momento all'altro. Un talento puro e un ragazzo fantastico. La sua grandezza la mostrava nell'umanità e nella semplicità che mostrava con i tifosi e con i compagni. Ma non era il solo. Quello è stato il gruppo più unito che ho mai trovato nella mia carriera da calciatore. Un insieme di ragazzi straordinari. Eravamo una squadra di fratelli. E lo siamo ancora”.

Continuate a seguirvi??

“Quando venne a mancare Gigi Simoni abbiamo creato una chat, formata da tutto il gruppo del 1997. Sentivamo la voglia di rimanere uniti. Ripeto: eravamo una squadra unica e a distanza di tanti anni il rapporto che ci lega è ancora solido. L'idea l'abbiamo portata avanti io e Moriero. Ci sentiamo spesso e condividiamo il nostro pensiero sul calcio di oggi. Tutto quello che diciamo e scriviamo resta lì. E questa è la dimostrazione di quanto quel gruppo sia forte. E nella chat non ci sono solo giocatori. Ci sono anche dirigenti e tecnici: Luciano Castellini, allenatore dei portieri, Piero Volpi che era il dottore di quella squadra, Bordon. E tanti altri. Ci volevamo bene, ci rispettavamo e sarà per sempre così”.

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