Javier Zanetti, c'è solo l'Inter

Javier Zanetti, c'è solo l'Inter

L'argentino è stato l'anima dei nerazzurri fino a diventarne il capitano e il vice-presidente una volta ritiratosi. Arrivato in sordina, diventerà il condottiero del ciclo vincente più grande nella storia recente del club

Alessandro Ruta/Edipress

10.08.2023 ( Aggiornata il 10.08.2023 09:01 )

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Casa, famiglia e Inter: si potrebbe riassumere così la vita di Javier Zanetti. "El Tractor", ma anche "Pupi", il primo soprannome per rimarcare quella sua andatura travolgente, il secondo più intimo. Nel dubbio, il capitano. 

Dal 1995 al 2014 in nerazzurro, nei momenti buoni e meno buoni, davvero come un matrimonio. Ora, vice-presidente: a 50 anni, una vita senz'altro soddisfacente.

Zanetti > Rambert

Estate 1995: l'Inter da pochi mesi ha cambiato presidente da Ernesto Pellegrini a Massimo Moratti. Il nuovo massimo dirigente nerazzurro ha un portafoglio molto ampio e tra i collaboratori ex giocatori proprio dell'Inter, gente che in passato aveva vestito la maglia della Beneamata anche quando il presidente era suo papà Angelo.

Uno di questi è Antonio Valentin Angelillo, argentino ma ormai milanese d'adozione, che gli suggerisce di comprare il terzino destro del Banfield, squadra semi-sconosciuta della zona di Buenos Aires: si chiama Javier Zanetti, ha quasi 22 anni e origini chiaramente italiane. Nel pacchetto dell'affare c'è anche un attaccante più giovane che sembra destinato a spaccare il mondo, Sebastian "Avioncito" Rambert. Su quest'ultimo si concentrano le attenzioni il giorno della presentazione, nella lussuosa cornice della Terrazza Martini a Milano.

Il primo giorno di ritiro a Cavalese, addirittura, Javier sembra essere arrivato lì per caso: in mano ha solo un sacchetto con le sue cose ed è un perfetto sconosciuto. L'Inter ha preso anche Roberto Carlos in quella sessione, di lui sì che si parla un gran bene ed effettivamente diventerà un fenomeno.

Fin dalle prime amichevoli, però, l'allenatore Ottavio Bianchi punta sull'argentino come terzino destro, un ruolo in cui in effetti l'Inter era scoperta. Nel 5-3-2 del tecnico nessuno può scalfire "El Tractor", che quando parte diventa impossibile da fermare: fisico compatto, andatura da rugbista, quadricipiti generosi e tanta fame. Il cocktail perfetto per sfondare anche nel cuore dei tifosi. Di Rambert, invece, nessuna traccia, tanto che al mercato invernale verrà ceduto al Saragozza e sparirà per sempre dai radar interisti.

Zanetti da allora ha sempre giocato, 858 presenze in maglia nerazzurra (record assoluto), praticamente in tutti i ruoli tranne l'attaccante e il portiere. Terzino destro in una difesa a quattro o a tutta fascia in un 5-3-2 (o 3-5-2), idem a sinistra; e poi mediano o incursore a centrocampo. Maglia numero 4, sua già ai tempi del Banfield, fino al termine della stagione 2013-14: ritirata poi dal club. In mezzo, 16 trofei compresa la Champions League del 2010.

 

Il capitano

Difficile riassumere in poche righe cos'è stato Javier Zanetti per l'Inter, la sua costanza di rendimento, la sua assoluta allergia a qualsiasi tipo di infortunio tranne nell'ultimo campionato in cui già oltre i 40 anni i cigolii sono aumentati in maniera esponenziale (e normale). Senza dimenticare il suo totale innamoramento con la città di Milano, le attività anche benefiche realizzate assieme alla moglie Paula.

Da terzino destro a mediano, da anonimo argentino a capitano dopo l'addio di Ronaldo, destinato a ereditare la fascia: sempre mettendoci la faccia nei momenti delle sconfitte, anche beffarde, e poi il primo a sollevare tutti quei trofei (16) vinti dal 2005 al 2011, un tempo irripetibile con la Champions League come culmine, senza dimenticare i cinque scudetti, il Mondiale per Club e la Coppa Uefa del 1998.

Zanetti le ha viste veramente tutte, segnando poco ma in momenti decisivi. A proposito di Coppa Uefa, suo il 2-0 nella finale di Parigi contro la Lazio in cui da esterno sinistro tirò una saetta sotto la traversa da fuori area. Un altro gol fondamentale nella stagione 2007-08 quando pareggiò contro la Roma all'88' a San Siro una partita che se persa avrebbe portato lo scudetto probabilmente ai giallorossi. Anche se forse il suo più bello fu la cavalcata a Verona nel campionato 1996-97, una serpentina chiusa con un missile all'incrocio dei pali, gol-vittoria peraltro.

Unica mancanza nel palmarés di Zanetti, chissà, un acuto con la nazionale, nonostante le 161 presenze complessive inclusa l'Olimpica. Grande occasione nel 1998, quarti di finale al Mondiale in Francia ed eliminazione beffarda con l'Olanda dopo che un suo gol aveva raddrizzato la contesa agli ottavi con l'Inghilterra. Questione anche di fortuna, sicuramente.

A 50 anni ha la stessa faccia di quando con 22, timido, si presentò al calcio italiano. In campo, poi, una belva. L'accento argentino, mai scomparso, ma anche quello rimasto nel "pacchetto" di questo calciatore semplicemente straordinario, da clonare.   

 

 

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