Ubaldo Righetti, l’eleganza del centrale

Ubaldo Righetti, l’eleganza del centrale

Gli esordi, il Maestro Nils Liedholm, lo scudetto, il Trofeo Bravo, il rigore contro il Liverpool in una notte maledetta: come direbbe Mourinho, storia di un “bambino” della Roma

Stefano Cocci/Edipress

01.03.2023 ( Aggiornata il 01.03.2023 11:24 )

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Nel suo destino sembrava potesse esserci la Lazio, invece è stato il giovane pilastro della Roma più bella e vincente di sempre. Ubaldo Righetti compie sessant’anni, oggi brillante comunicatore, capace di cogliere i momenti tattici delle partite come in pochi sono capaci di fare. Ubaldo Righetti da Sermoneta fu preso da Liedholm tra i ragazzini della Roma (“i bambini” come li chiama oggi Mourinho) e visse sette anni magici, conquistando lo scudetto del 1983 e tirando un rigore (segnato) nella sfortunata finale contro il Liverpool del 1984 - a testimonianza di quanta fiducia avesse Nils in quel ragazzo alto, prestante, ma ancora 21enne -. 

Gli inizi: da tornante a libero

Fu l’altezza a far fallire il suo primo provino nella Roma. Tredicenne, giocava tornante nella Fulgorcavi, fu preso, ma fu fermato tutto quando alla Roma scoprirono la sua giovane età, lo avevano scambiato per un quindicenne. L’occasione si ripresentò più avanti, ma con la Lazio; fu Giorgio Perinetti a soffiarlo ai biancocelesti pagandolo in totale 20 milioni di lire. Più o meno 10 mila euro. Debutta in Serie A il 7 febbraio 1982, tre minuti, come recitava un catenaccio del Corriere dello Sport-Stadio. Invece, l’esordio dal primo minuto, da titolare, è del 21 marzo 1982, la Roma gioca a Bologna e per sfortuna i giallorossi perdono, ma la sua pagella è buona: 6,5. A fine partita dichiara: “Sono davvero felice per aver soddisfatto il mister. Personalmente mi sento euforico, soddisfattissimo per la mia prestazione. Purtroppo a frenare la mia gioia c’è il risultato: non ci voleva questa sconfitta, non l’abbiamo meritata. Che cosa ha fatto il Bologna più di noi?”. E quando gli chiedono della prima ammonizione, Righetti risponde sicuro: “Non avevo alternativa, Mancini (eh sì lui, l’attuale commissario tecnico della Nazionale, ndr) era stato bravissimo a sorprendermi, io mi aspettavo che stoppasse la palla, invece se l’è portata avanti di prima, sullo slancio e per non mandarlo in gol l’ho dovuto atterrare”

La carriera di Righetti

La Roma gioca a zona e Righetti diventa un centrale, quello che oggi definiremmo uno con il piede educato, capace di verticalizzare per superare la prima linea di pressing avversaria o in grado di sganciarsi palla al piede per creare superiorità a centrocampo. Nel 1984 vinse il Trofeo Bravo, riconoscimento per il migliore Under 21 europeo. Roma, la Roma, Dino Viola e soprattutto Liedholm se lo coccolano. Lui Nils non lo ha mai dimenticato. Qualche tempo fa, durante un’intervista per il canale tv della società giallorossa, dichiarò come Liedholm per lui fu “un Maestro, non solo di calcio, ma di vita, capace di leggere le situazioni anche personali, perché se la persona sta bene riesce a fare l’allenamento bene e dà molto di più”. Alla Roma resta fino al 1987. Poi arrivarono Collovati e Signorini e per il centrale, ancora giovane, iniziò una nuova avventura, a Udine, poi Lecce, Bari (in prestito per disputare la Mitropa Cup che i biancorossi vinsero), poi Pescara (città e club a cui è ancora legatissimo e dove nacque l’amicizia con Massimiliano Allegri). Chiuse la carriera a Terracina, vicino casa, lui di Sermoneta e ancora oggi un cuore giallorosso. 

PODCAST - La Roma di Liedholm

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