Milan, lo scudetto degli Invicibili di Fabio Capello

Milan, lo scudetto degli Invicibili di Fabio Capello

30 anni fa l'impresa dei rossoneri guidati dal "sergente di ferro", con un Van Basten stellare. Una stagione strana, per via della squalifica dalle coppe europee dopo i fatti di Marsiglia

Alessandro Ruta/Edipress

10.05.2022 ( Aggiornata il 10.05.2022 09:15 )

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L'inizio del Milan degli Invincibili va fatto risalire alla stagione 1991-92, quando i rossoneri guidati da Fabio Capello vinsero un incredibile scudetto senza perdere nemmeno una partita e conquistando matematicamente il tricolore il 10 maggio di trent'anni fa. Fu dopo un pareggio a Napoli, l'ex rivale storica nel decennio precedente ma che ormai non era più una candidata alla vittoria in campionato. Quell'1-1, con le reti di Rijkaard e Blanc, fu decisivo per lasciare a distanza di sicurezza la Juventus.

Senza coppe è meglio

Trentaquattro partite e zero sconfitte: un ruolino di marcia migliore di quello del Perugia del 1978-79, che di incontri ne aveva disputati 30 ma che soprattutto era arrivato secondo, proprio dietro al Milan. Solo la Juventus di Conte nel 2012 riuscirà in un'impresa simile, se non ancora migliore, con un campionato intero da 38 giornate senza sconfitte. I rossoneri quell'anno hanno operato una rivoluzione copernicana, un'altra dopo il quadriennio sacchiano. Via il “Vate di Fusignano” e al suo posto un uomo-azienda, uno che il Milan lo conosce benissimo, ma che con i giocatori ha un atteggiamento meno ossessivo e più da manager. Per il tecnico friulano peraltro non è l'esordio con il Diavolo, dato che al termine della stagione 1986-87 era stato scelto per sostituire Liedholm e guidare i rossoneri verso lo spareggio-Uefa vinto contro la Sampdoria. In più era stato responsabile della Polisportiva Milan, un tentativo riuscito a metà di portare il marchio rossonero in altre discipline come pallavolo, rugby, baseball e hockey ghiaccio. La squadra (di calcio) del resto va toccata pochissimo. Anzi, non c'è bisogno nemmeno di allargare la rosa per turnover e simili: le partite da giocare, infatti, sono solo quelle in terra italica, visto che in Europa il Milan è squalificato per un anno, dopo i fattacci di Marsiglia nella precedente edizione della Coppa dei Campioni, con l'uscita dal campo a pochi minuti dal termine dei quarti di finale di ritorno per protesta contro un faro che stava facendo le bizze. Una coppa diventata ironicamente “dei lampioni”. Così mentre le rivali si “scannano” tra Coppa Campioni, con la Samp che arriva fino in finale, Coppa delle Coppe e Coppa Uefa, per i rossoneri è comodo concentrarsi sul campionato. Qualche pareggio, tipo quello contro la Juve e la Fiorentina, arriva per il rotto della cuffia, ma in generale la squadra mantiene una velocità di crociera che le fa concludere il girone d'andata con tre punti sulla Juventus e vittorie pesanti come il 2-0 in casa della Sampdoria (doppietta di Gullit) o lo strabiliante 5-0 al Napoli, con cinque marcatori diversi: Maldini, Rijkaard, Van Basten, Donadoni e Massaro.

Il cigno di Utrecht

Il giocatore che maggiormente beneficia del cambio di allenatore da Sacchi a Capello è Marco Van Basten, che sembrava non aspettasse altro per trasformarsi in una macchina da gol ancora migliore rispetto al passato. Per il “Cigno di Utrecht” un ruolino di marcia impressionante: 25 gol in 31 presenze, la caviglia lo lascia in pace e i litigi con Sacchi sono un ricordo. Le reti dell'olandese sono di ogni tipo: destro, sinistro, testa, punizione e rigore. Di precisione o di potenza, arrivano addirittura tre triplette: una al Foggia, una al Cagliari e una all'Atalanta. Accanto a lui giostrano a rotazione Gullit, Massaro o Simone, che piano piano si ritaglia un ruolo sempre più importante in rosa nonostante la giovane età. E a proposito di giovani, è questa la stagione del debutto da titolare nel centrocampo rossonero di uno dei futuri pilastri della squadra: Demetrio Albertini, rientrato dal prestito al Padova. Per lui in mezzo c'è la staffetta con Carlo Ancelotti, destinato al ritiro a fine campionato dopo aver contribuito in prima persona all'epopea del grande Milan sacchiano. Un addio con fuochi d'artificio, visto che segnerà una doppietta al Verona, a scudetto già vinto. Saluterà tutti la notte del 20 maggio successivo, quando per l'occasione del suo addio al calcio a San Siro, il Milan organizzerà un'amichevole contro la nazionale brasiliana. Albertini è l'unico vero cambio nell'undici titolare assieme a Sebastiano Rossi, che diventa il portiere e ultimo baluardo di una difesa che si conferma come ulteriore punto di forza della squadra insieme alla vena realizzativa di Van Basten. Una macchina quasi perfetta, insomma, che non trova nessuna rivale in grado di batterla in singola partita.

L'ultimo punto per lo scudetto del Milan

A lungo andare la concorrenza si squaglia. Di fatto rimane solo la Juventus a sperare nell'impossibile. Le due vittorie completamente diverse contro la Sampdoria (5-1) e nel derby di Pasqua (1-0 all'Inter con inzuccata di Massaro a un minuto dalla fine) sono i classici risultati della sicurezza non-aritmetica. Quella arriva, appunto, il 10 maggio, quando a Napoli è sufficiente un pareggio a due giornate dalla fine per lasciare la Juve a sei lunghezze, un distacco incolmabile, e che anzi si dilaterà nelle ultime partite. Al San Paolo, trent'anni fa, sblocca la situazione Rijkaard con uno dei suoi classici inserimenti da dietro: splendido il duetto con Van Basten nell'occasione. Il Milan potrebbe raddoppiare in almeno due occasioni, ma prima un palo e poi Giovanni Galli (ex di turno) che para un rigore proprio a Van Basten dicono di no. Così nel finale ecco il pareggio di Laurent Blanc, di testa, sugli sviluppi di un corner. Un pari che sta bene a tutti, la Juventus pure non sta andando oltre lo 0-0 a Parma e quindi è scudetto, il dodicesimo nella storia rossonera, a quattro anni di distanza dal precedente conquistato con Sacchi. Capello fa quindi centro inaugurando a sua volta un quadriennio veramente da favola, che porterà altri tre scudetti e una Coppa Campioni, nel 1994 ad Atene contro il Barcellona. Il suo verrà ricordato sempre come il Milan degli Invincibili, perché la prima sconfitta arriverà solo alla giornata 24 della stagione successiva, 0-1 in casa con il Parma (rete di Asprilla su punizione): le partite consecutive senza ko saranno ben 58, un record tutt'ora imbattuto in Italia.

 

 

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