Milan campione d'Italia 1961-62, decisiva la vittoria sul Torino

Milan campione d'Italia 1961-62, decisiva la vittoria sul Torino

Sessant'anni fa il primo scudetto con Nereo Rocco in panchina, arrivato grazie a un 4-2 a San Siro contro i granata

Alessandro Ruta/Edipress

08.04.2022 ( Aggiornata il 08.04.2022 07:46 )

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Nel weekend che propone Torino-Milan in campionato torniamo indietro di 60 anni, all'8 aprile del 1962, quando i rossoneri battendo proprio i granata conquistarono il loro ottavo scudetto. Un titolo speciale, il primo di Nereo Rocco, che nell'estate del 1961 era arrivato a Milano dal Padova, dove giocava con uno stile spregiudicato, seppur all’italiana, quello del catenaccio-e-contropiede: tre punte e un fantasista coi veneti, tre punte e un fantasista anche al Milan, dove diventerà una leggenda nella centenaria storia del club. 

Da Greaves a Sani

All'inizio il presidente rossonero Andrea Rizzoli non è molto convinto del “Paròn”, “Il padrone”, nato a Trieste, che fatica un po' con la lingua italiana ma si fa capire benissimo dai suoi giocatori, con cui condivide tutto, dalla tavola alla doccia. Un approccio da romanzo popolare che attecchisce in particolare con Gianni Rivera, il “Golden boy” milanista, di cui Rocco sarà una specie di secondo padre. E se Rizzoli mugugna, ritenendo il “Paròn” uomo buono solo per la provincia, ci pensa Gipo Viani a calmare le acque con la sua longa manus di supervisore tecnico della squadra. Anche se tra i due non correrà mai davvero buon sangue. La campagna acquisti ha portato in rossonero il formidabile inglese Jimmy Greaves. Il problema è che fuori dal campo il ragazzo è del tutto incontenibile e indisciplinato, in più in campo le cose vanno poco bene. Morale, Greaves a fine ottobre 1961 fa le valigie e torna Oltremanica, nonostante nove gol segnati in dieci partite di campionato, quindi individualmente non gli era andata così male. Ci mancava solo questo, comunque, come comitato d'accoglienza per Rocco, che dopo 11 giornate si guarda attorno e scopre che l'Inter è scappata in classifica, nonostante la vittoria rossonera nel derby,la Fiorentina è la rivale più accreditata, specie dopo il 5-2 rifilato al Milan nell'ultima partita di Greaves. Nel mercato autunnale, però, Gipo Viani fa il miracolo e pesca dal Boca Juniors il regista brasiliano Dino Sani, che ha trent'anni ma è già considerato sul viale del tramonto. Del resto, mezzo calvo, con un filo di pancia e lento, non sembra uno che possa compiere chissà quali imprese. Lo stesso Rocco, la prima volta che se lo trova davanti, al campo d'allenamento, pare che trasecolando dica, col solito accento triestino: “Ma questo è un giocatore di football?”. Gravissimo errore di valutazione, perché il nuovo acquisto è esattamente ciò che mancava al Milan per fare il salto di qualità. Non ha ritmi eccelsi, Sani, ma vede tutto con un secondo d'anticipo, sgrava il giovane Rivera da compiti di copertura e trova coi tempi giusti il tridente Barison-Altafini-Danova. Sani e Altafini peraltro erano stati compagni di Nazionale in Svezia nel 1958, quando il Brasile trascinato da Pelé, Garrincha, Didì e Vavà aveva sbaragliato la concorrenza, e con il mitico José che veniva chiamato ancora “Mazòla” per via della sua somiglianza con Valentino Mazzola. Prima partita del brasiliano, a San Siro contro la Juventus: 5-1, e tutti i dubbi vengono spazzati via. Altro che pelato con la pancetta. È l'inizio della riscossa milanista, che culminerà con la conquista dello scudetto. A partire da quel momento l'unica sconfitta in campionato arriveràproprio nel derby di ritorno, casualmente una partita in cui Sani verrà espulso, mentre Morbello e Suarez daranno il trionfo all'Inter.

Torino-Milan dell'8 aprile 1962: la partita-scudetto

L'Inter però dopo aver chiuso l'andata nettamente in testa alla classifica si scioglie nel ritorno. Il Milan ne approfitta e prende il volo, una vittoria dopo l'altra, fino a quando l'8 aprile si presenta a San Siro il Torino, che non ha più ambizioni in classifica e che curiosamente ha avuto, come i rossoneri, problemi con degli inglesi. Nel caso dei granata, Law e Baker, protagonisti di notti movimentate nella capitale sabauda, con tanto di macchine disintegrate. Con una vittoria è scudetto matematico, gli 85mila spettatori presenti allo stadio non vedono l'ora di festeggiare e già dopo otto minuti la partita è segnata. Vantaggio del Milan con un'autorete di Gerbaudo su tiro di Rivera che spiazza Lido Vieri: oggi sarebbe assegnato il gol al “Golden Boy”, ma allora funzionava così. Il raddoppio, stavolta sì, è di Rivera, con un assolo dei suoi che si conclude con una rasoiata di sinistro all'incrocio. Il resto è praticamente accademia in attesa del fischio finale. Svarione di Salvadore e contropiede immediato del Torino, con Crippa che fulmina Ghezzi in diagonale. Prima dell'intervallo Altafini, che sarà capocannoniere del campionato assieme al fiorentino Milani con 22 centri, ristabilisce le distanze. Un fallo di mano di Cesare Maldini in area dà agli ospiti la possibilità di accorciare con Locatelli, che trasforma; ma un altro gol, sempre di Altafini servito dall'amico Sani in profondità, chiude la contesa sul 4-2. Per la cronaca, l'arbitro della partita è Concetto Lo Bello, che coi rossoneri avrà anni dopo qualche altro momento “caldo”, per non parlare del figlio Rosario. Inizia così, l'8 aprile del 1962, l'epopea del Milan di Rocco, che già dodici mesi dopo a Wembley conquisterà la sua prima Coppa dei Campioni.

 

 

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