Il secondo Pallone d’Oro di Ronaldo “Il Fenomeno”

Il secondo Pallone d’Oro di Ronaldo “Il Fenomeno”

Dopo il trionfo al Mondiale 2002 arrivò il bis nel premio assegnato da France Football. Appena due anni prima in molti pensavano che non sarebbe tornato a giocare a calcio

Jacopo Pascone/Edipress

13.12.2022 13:37

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Snodabile e dinamico, geniale e imprendibile, giovane e potente. Ronaldo il Fenomeno si presentò in forma smagliante in occasione del derby d’Italia che stappava il 1998 del grande calcio nostrano. Era la sera del 4 gennaio: prima la foto di rito con il Pallone d’Oro, poi la giocata che risolse il match. Un affondo perentorio, trapassando le maglie di Montero e Iuliano come fa un coltello col burro, prima di servirlo a Djorkaeff quel ‘pallone d’oro’ per battere la Juve.

Ronaldo Pallone d'Oro 2002

16 dicembre 2002, 5 anni dopo – meno snodabile e dinamico; ugualmente geniale (un po’ meno imprendibile), ma maturo e consapevole – Ronaldo il Fenomeno, da poco passato al Real Madrid, riceveva il suo secondo Pallone d’Oro. "Due anni prima nessuno credeva che avrei giocato ancora a calcio". A inizio 2000 neanche il più fantasioso degli sceneggiatori avrebbe potuto scrivere tale epilogo. Nel 1997-98 il brasiliano era insindacabilmente il calciatore più forte al mondo. Non si era mai visto nell’epoca moderna un attaccante talmente immarcabile: le sue gambe andavano al doppio di quelle degli altri. Era inarrestabile, il numero uno assoluto, anche a detta dei più grandi (rivali e compagni).

Il 1998 del Fenomeno

Quel ‘98 portò in dote una fantastica Coppa Uefa, vinta nella finale tutta italiana con la Lazio – quella del doppio passo a Marchegiani –, ma nel complesso fu un anno terribilmente deludente. Prima lo scudetto sfumato con responsabilità attribuita – senza neanche tutti i torti – al signor Ceccarini, reo di aver lasciato correre giudicando regolare l’intervento di Iuliano che scaturì nell’episodio arbitrale più eclatante della decade; poi il Mondiale perso in finale con la Francia. Quel giorno a Saint Denis, il Fenomeno non figurava nelle formazioni ufficiali. Non avrebbe dovuto giocare! Alla fine si fece di tutto per farlo scendere in campo: apparì l’ombra di stesso, inconcludente e fiaccato. Si parlò di un malore, del quale ancora oggi la motivazione resta misteriosa. Forse per i potenti non si poteva giocare una finale di Coppa del Mondo senza il Fenomeno, o chissà… sicuramente un esito differente del Mondiale gli avrebbe regalato il secondo Pallone d’Oro consecutivo, che invece si portò a casa – come la coppa – Zinedine Zidane.

"Tutti ricordano l'episodio delle convulsioni prima della finale contro la Francia. In Giappone (4 anni più tardi prima di giocare contro la Germania, ndr) cercai insistentemente qualcuno per parlare, per evitare di addormentarmi e rivivere quell'episodio. Trovai Dida e gli chiesi di restare con me, di parlare. È stato con me fino a quando non siamo saliti sull'autobus".

L’infortunio di Ronaldo in Lazio-Inter

La stagione seguente trascorse via amara. I problemi alle ginocchia cominciarono a tormentarlo, saltò tante partite: nulla in confronto all’immane sofferenza che si prospettava. Il 21 novembre ‘99 la lesione al tendine rotuleo del ginocchio destro sul campo del Lecce: il 12 aprile successivo tornava arruolabile all’Olimpico, per giocare la finale d’andata di Coppa Italia contro la Lazio. Al 14’ della ripresa Lippi decise finalmente di buttarlo nella mischia per provare a rimontare lo svantaggio. Entrò tra gli applausi di uno stadio che non era il suo, ma che seppe comunque riconoscere un campione di tutti. Passarono appena 6’ quando Ronaldo prese la sfera e puntò l’area avversaria: un doppio passo e franò a terra urlando dal dolore. Lo stadio gelò, il Fenomeno in lacrime; compagni e avversari con le mani nei capelli. Il tendine cedette di nuovo, questa volta si era rotto definitivamente.

In quanti sarebbero riusciti a riconquistare il trono dopo essere stati villanamente detronizzati?

Il ritorno in campo e il 5 maggio

Il Fenomeno tornò a segnare il 9 dicembre 2001 sul campo del Brescia, a 749 giorni di distanza dall’ultima gioia. Costretto ancora ai box per un infortunio alla coscia, riuscì a rientrare in tempo per lo sprint finale: i gol al Brescia e al Chievo, la pennellata contro il Piacenza e l’epilogo malinconico del 5 maggio. Ancora l’Olimpico teatro di una tragedia, di un pianto disperato, mentre lo scudetto prendeva la strada per Torino. In quelle lacrime tutta la delusione di un uomo che non era riuscito a ripagare l’immensa fiducia e l’infinita pazienza di un presidente come Massimo Moratti, che lo aveva sempre difeso e aspettato; tutta l’incompiutezza di un campione mancato troppe volte, ancora una volta di più in quella domenica romana che avrebbe potuto cambiare la storia dell’Inter.

Ronaldo campione del mondo

In quei sette mesi che dividevano il 5 maggio 2002 dall’ultimo capitolo dorato, Ronaldo riuscì miracolosamente a invertire la rotta del destino. "Molti ricordano ancora il mio look. Davvero orribile! Chiedo scusa a tutte le mamme che hanno visto i figli farsi lo stesso taglio di capelli, ma c'era una ragione: prima della sfida con la Turchia subii un infortunio muscolare. Decisi di tagliarmi i capelli e ovviamente i miei compagni mi dissero di togliere quel ‘disegno’. Quando i giornalisti videro il taglio, si dimenticarono dell'infortunio e parlarono solo di quello. Così togliemmo un po’ di pressione". In Corea e Giappone nessuno parlava più delle sue ginocchia, tutti parlavano delle sue magie. Otto in totale, una in semifinale – geniale tocco di punta per battere il portiere turco Rustu –, due decisive a Kahn nella finale di Yokohama con la Germania: “Quei due gol rappresentano la mia rivincita, la mia battaglia”.

Dalle lacrime disperate dell’Olimpico a quelle di gioia dello Yokohama: di un romanticismo unico. Il Pallone d’Oro sarà solo una conseguenza. Due anni prima nessuno pensava fosse in grado di tornare a giocare… in quella notte giapponese con una mezzaluna aveva abbagliato il mondo.

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