Lazio-Feyenoord: che sfida di punizioni tra Mihajlovic e Van Hooijdonk

Lazio-Feyenoord: che sfida di punizioni tra Mihajlovic e Van Hooijdonk

Due fenomenali specialisti dell’arte del calcio piazzato: Sinisa e Pierre tra quelli che hanno fatto scuola

Jacopo Pascone/Edipress

08.09.2022 ( Aggiornata il 08.09.2022 14:34 )

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Affermando che non esistono più i grandi specialisti di un tempo, si rivela semplicemente la verità. È un dato di fatto: oggi si segna meno su punizione, sono rari i calciatori che non fanno dormire i portieri la sera prima della partita. Da Mariolino Corso, profeta della “foglia morta”, marchio di fabbrica che l’ha reso mitologico, passando per Maradona, Zico e Platini, fino ad arrivare agli specialisti degli anni ‘90/2000: Zola, DelPiero, Totti, Baggio, Recoba, Pirlo, Signori in Serie A; Beckham, Juninho, LeTissier, Koeman, Ronaldinho e Roberto Carlos nel resto dell’Europa; addirittura due “portieri volanti” come Rogerio Ceni e Chilavert in Sudamerica. Sicuramente ne abbiamo dimenticato qualcuno; appositamente sono rimasti fuori dall’elenco Sinisa Mihajlovic e Pierrevan Hooijdonk: in vista di Lazio-Feyenoord l’accostamento tra i due sembra quasi scontato.

Le sassate di Mihajlovic hanno segnato un'epoca

Una tecnica, quella del serbo, assimilata nella ex Jugoslovia. È cresciuto a Borovo, sulle sponde del Danubio, frazione di Vukovar situata nell’attuale Croazia: basta attraversare il fiume per trovarsi in territorio serbo. Passava interi pomeriggi a calciare ininterrottamente contro il garage di casa: “I vicini si lamentavano del rumore, mio padre del fatto che dovesse cambiare due porte l’anno. Più tardi, ho iniziato a staccare la testa alle sagome”. Una predisposizione affinata sui campi di calcio jugoslavi e resa letale con l’approdo in Italia. In Serie A – statistiche raccolte dal 1987 – il serbo ne ha incastonate 28, solo Pirlo come lui. Cercava spesso il palo del portiere puntando sulla forza, come accadde in occasione del suo 3° gol, quando impallinò Marchegiani sul proprio palo, punendo la sua futura squadra e aprendo la strada al successo doriano. La punizione che consentì alla Samp di pareggiare a Napoli fu una perla di rara bellezza: un tracciante da distanza siderale finito nel sette. Sarebbe sbagliato chiamarlo un colpo alla “Maradona”, troppa distanza dalla porta e troppa violenza nello schiaffo al pallone. È un colpo alla Mihajlovic. Boskov se lo coccola pavoneggiando nel ricordare di essere stato lui ad averlo portato in Italia, alla Roma nel ‘92. Forse ancora acerbo, sicuramente indisciplinato tatticamente – arrivò come centrocampista offensivo –, Sinisa Mihajlovic è maturato negli anni a Genova. Si è sposato, si è tagliato i capelli, ma soprattutto è diventato un tiratore infallibile, incubo di tutti i portieri. C’è chi addirittura pensò di farlo calciare senza barriera per veder partire la sfera. Le sue bombe scendevano in picchiata a velocità elevatissima, prese addirittura in esame dall’Università di Belgrado: 160 km/h (secondo solo al brasiliano Eder, che ai Mondiali del 1982 calciava a 174,5 km/h). Da lontano o da vicino; da destra o da sinistra; sul lato corto o sul lato lungo dell’area di rigore non fa differenza. Il calciatore che ritrova Eriksson alla Lazio è un cecchino: ogni sua punizione all’Olimpico viene accompagnata come fosse un rigore. Appare lo stendardo “Sinisa tira la bomba”: nel 1998-99 ne mette 7, tre delle quali nella stessa partita contro la sua ex Samp. Una tripletta da record che gli consente di eguagliare un altro “laziale” come Signori, unico a riuscirci prima di lui, che però, nel giorno della tripletta, ne calciò una indiretta.

Contornato da trofei, si tolse anche la soddisfazione di segnare il primo storico gol in Champions dei biancocelesti: battuta affilatissima, palo-gol sul campo del Leverkusen. Lui che aveva già punito una tedesca, il Bayern Monaco, nella semifinale della Coppa Campioni ‘91 poi vinta con la Stella Rossa. Indimenticabile per i tifosi laziali anche la traiettoria da posizione defilata che regalò il prestigioso successo in maglia gialla a Stamford Bridge. “Nessuno al mondo sa calciare come lui da fermo. Siamo di fronte al più grande specialista di sempre. Mihajlovic non si limita ad aggirare la barriera, ma calcia con effetto e forza assieme. Se le mie punizioni erano un ricamo, quelle del serbo sembrano missili terra-aria. È capace di trasformare le foglie morte in proiettili traccianti. È il prototipo del tiratore del 2000". L’investitura è di quelle importanti, arriva da Mario Corso (una trentina di punizioni trasformate in Serie A), che nel 1999 intervistato al Corriere della Sera lo elegge migliore di sempre.

“Il mio vero segreto è la rincorsa: a differenza degli altri, non ho bisogno di partire da lontano per calciare con forza, dunque il portiere non sa mai quale tipo di tiro aspettarsi dal sottoscritto", questo il segreto di Sinisa.

Le traiettorie di Van Hooijdonk, un'artista al De Kuip

Passi brevi e schiaffo al pallone per Mihajlovic, preparazione e stile totalmente differenti per Pierre van Hooijdonk. L’olandese prendeva una rincorsa laterale (creando quasi un angolo retto con la barriera) e si avvicinava al pallone con passi lunghi. Dava più effetto e risultava più efficace dalla media-corta distanza. Il modo di calciare era sempre lo stesso: uno stile inimitabile che gli consentiva di dipingere inimmaginabili traiettorie arcuate. Carriera segnata da tanti cambi di maglia con la costante del gol, non solo su punizione. Per dieci anni nel giro della nazionale Oranje, con la quale ha avuto alterne fortune. Le sue esecuzioni hanno cominciato a fare il giro del mondo, rendendolo una vera icona del gesto. Al De Kuip ha fatto impazzire i tifosi del Feyenoord per due stagioni, tornando poi a fine carriera. Chiedere a Buffon, rimasto immobile, battuto dal destro dell’olandese nella gara d’esordio della Champions 2002-03. Ma Pierre il suo capolavoro l’aveva dipinto quattro mesi prima: rigore e punizione a segno nella finale Uefa contro il Dortmund vinta 3-2 anche grazie al gol del compagno di reparto Tomasson, futuro attaccante milanista. In quella squadra, che aveva eliminato l’Inter in semifinale, giocava anche un imberbe Van Persie: al pari di Sneijder confesserà di aver rubato i segreti dei piazzati dal mago olandese. Sinisa e Pierre non si sono mai affrontati da avversari (l’olandese era in panchina nell’ottavo del Mondiale ’98 vinto dagli Oranje contro la Jugoslavia). In un confronto virtuale, viste le diverse opzioni di calcio a disposizione, la spunta Mihajlovic. Ma anche le punizioni a scavalcare la barriera di Van Hooijdonk hanno fatto scuola.

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