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Ai Giochi Olimpici in Grecia l’Italia conquistava il secondo posto, suggellando una vera impresa
L’ultimo grande risultato dell’Italbasket alle Olimpiadi fu l’incredibile cammino con il quale, ad Atene, gli uomini di Carlo Recalcati si videro fermare solo in finale da un’Argentina troppo forte e troppo organizzata. Non ci fu nulla da fare per gli stanchi reduci dalla battaglia conclusasi 100-91 contro i lituani, corazzata che da tutti veniva descritta come squadra più organizzata per ambire all’oro. Gli uomini di Meo Sacchetti dovranno cercare di emulare e dovranno ispirarsi alle gesta, a dir poco stoiche, del gruppo capitanato da Jack Galanda ai Giochi del 2004 in terra greca.
Nella diffidenza generale la squadra di Charlie, come veniva chiamato ai tempi Recalcati, parte vincendo contro la Nuova Zelanda. È una partita molto particolare nella quale gli azzurri prima sembrano essere intimoriti dall’Haka Maori e dalla fisicità degli oceanici, poi alla distanza esce fuori il talento e la vera anima di questo team che nella difficoltà del vero leader offensivo Basile trova le prestazioni sopra le righe dei comprimari della panchina per vincere. Pozzecco, convocato tra molte polemiche visto il suo carattere che è un eufemismo descrivere come complicato, lascia intendere fin da subito che sarà uno dei protagonisti della spedizione tricolore. Arrivano due sconfitte contro Serbia e Montenegro e Spagna che riportano l’Italia sulla terra nonostante il buon inizio. I protagonisti di questa avventura sanno, però, quali sono le loro potenzialità. Gli azzurri inanellano altrettante vittorie, e si fanno due scalpi illustri come la Cina di Yao Ming e l’Argentina di Manu Ginobili. Gli uomini di coach Recalcati si qualificano per i quarti dove incontrano e superano con discreta agevolezza Portorico per 83-70.
Il 27 agosto 2004 c’è la semifinale e gli occhi del mondo cestistico sono tutti sui lituani, già dipinti come vincitori del titolo, che appaiono come un’orchestra perfetta. Quando l’approdo alla finale da parte di Stombergas, Lavrinovic e compagni sembra una pura formalità, esce fuori tutto l’orgoglio di una nazionale, quella azzurra, che fa della consapevolezza dei propri mezzi e del collettivo la vera arma in più per sconfiggere l’armata dell’Europa dell’Est. I lituani partono fortissimo ma l’Italia è capace di ricucire il gap e di portarsi in vantaggio aiutata finalmente dai punti pesantissimi di Gianluca Basile. Non è solo il Baso a lasciare il segno con le sue “triple ignoranti”: Pozzecco semina il panico con le sue penetrazioni brucianti, Bulleri illumina, capitan Galanda suona la carica e anche i lunghi Marconato e Chiacig marcano il territorio. La Lituania è effettivamente più preparata a questi palcoscenici e si rifà sotto ma la Nazionale Italiana non molla, difende forte sotto canestro e limita gli avversari sui tiri da 3 punti. Una tripla sensazionale di Basile, che chiude con 31 punti, trova la giugulare della partita e gli azzurri sono in finale olimpica per la seconda volta nella storia dopo Mosca 1980.
Poco importa se la stanchezza e le forze impiegate per domare un avversario così temibile, annebbiano la classe dimostrata fino a quel giorno e impongono una sonora sconfitta contro l’Argentina guidata da Scola e Ginobili ai limiti dello straripante. La cavalcata dell’Italia si infranse sul più bello. Quella squadra rimarrà però scolpita nella mente degli amanti della palla a spicchi e non solo, così denigrata all’inizio e in grado di far ricredere i più scettici imponendo il proprio ritmo ed il proprio gioco sul pitturato contro dei giganti assoluti della pallacanestro.
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