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F1 Dossier: il caso Horner e la guerra interna in Red Bull. Prima parte© Getty Images

F1 Dossier: il caso Horner e la guerra interna in Red Bull. Prima parte

Dalle accuse di comportamento inappropriato nei confronti di una dipendente all’assoluzione al termine dell’indagine interna Red Bull: ricostruiamo le prime fasi del caso che ha visto protagonista il Team Principal del team campione del mondo

20.03.2024 ( Aggiornata il 20.03.2024 19:42 )

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La nascita della Red Bull e i primi segnali di crisi tra Christian Horner ed Helmut Marko

Per capire meglio cosa si nasconda dietro il caso Horner (o l’Horner-gate, come definito dalle testate inglesi) è necessario fare un passo indietro, cominciando dall’inizio. E più precisamente dal 1982, quando un 38enne Dietrich Mateschitz si reca in Thailandia per un viaggio d’affari per conto della Blendax, e in quell’occasione incontra Chaleo Yoovidhya, proprietario della TC Pharmaceutical ed inventore di una bevanda energetica chiamata Krating Daeng. Mateschitz è incuriosito da questa bevanda e decide di assaggiarla, scoprendo grazie ad essa di riuscire a smaltire gli effetti del jet-lag. Da qui la decisione da parte dell’imprenditore austriaco di portare questa bevanda in Europa, fondando nel 1984 una nuova società, la Red Bull GmbH di cui sarebbero stati soci alla pari al 49% sia Mateschitz che Chaleo Yoovidhya al 49% a testa, con il 2% rimanente che sarebbe andato al figlio di Chaleo, Chalerm Yoovidhya, mentre la gestione della società sarebbe finita nelle solide mani di Mateschitz. Tra il 1984 e il 1987 la Red Bull GmbH modifica la ricetta della Krating Daeng (rendendola meno dolce) in modo da adeguarla agli standard europei, e nel 1987 comincia a distribuirla inizialmente sul solo suolo austriaco, per poi progressivamente diffonderla nei primi anni 90 in tutta Europa, e nel 1997 negli Stati Uniti. Fin dalla sua introduzione la Red Bull riscontra un grandissimo successo, e così quella che era nata per essere una bevanda energetica si trasforma in un vero e proprio brand di successo, che viene utilizzato anche per sponsorizzare non solo degli sport estremi, ma anche ad esempio la stessa Formula 1. Nel 1995, infatti, la Red Bull decide di sponsorizzare il team Sauber: inizierà, così, una partnership che durerà fino al 2004, con il team elvetico che nel biennio 1995-1996 assumerà la denominazione di Red Bull Sauber Ford, per poi divenire dal 1997 al 2001 Red Bull Sauber Petronas (nella foto sottostante vediamo raffigurato Kimi Raikkonen in occasione del test svoltosi sul circuito del Mugello nel Settembre 2000) in seguito all’adozione del motore Ferrari, rebrandizzato Petronas in onore al fornitore di carburante malese che all’epoca appoggiava la Sauber.

© Motorsport Images

Nel triennio 2002-2004 la Red Bull continuerà a sponsorizzare la Sauber (pur non essendo più title name della scuderia elvetica), ma il patron Mateschitz sente che è arrivato il momento di schierare una propria squadra all’interno del Mondiale di Formula 1, e così, approfittando della decisione della Ford di lasciare la massima serie motoristica, decide di acquistare nel 2004 il team Jaguar alla cifra simbolica di un dollaro, creando una propria squadra, la Red Bull Racing (nella foto sotto pubblicata possiamo vedere David Coulthard nel 2005 al volante della Red Bull RB1).

©@redbullracing

Come consulente viene nominato l’ex pilota di Formula 1 Helmut Marko (che tra la fine degli anni’90 e i primi anni 2000 era diventato responsabile dei piloti junior Red Bull), il quale suggerisce a Mateschitz come Team Principal il nome di un giovane ex pilota che aveva conosciuto nel 1996 quando gli aveva venduto un caravan per correre in Formula 3000, e con il quale era nata una stretta partnership, al punto da acquistare e vincere i campionati di Formula 3000 con i piloti suggeritigli dallo stesso Marko: stiamo parlando di Chris Horner.

Come ammetterà l’attuale Team Principal Red Bull in una intervista rilasciata lo scorso Ottobre, è dunque grazie a Helmut Marko che Christian Horner riuscì ad approdare nella scuderia fortemente voluta dal patron Mateschitz (a cui sarebbe nel 2006 si sarebbe aggiunta una seconda squadra, la Toro Rosso (nata sulle ceneri della Minardi), che avrebbe poi cambiato denominazione nel 2020 in AlphaTauri e infine quest’anno in Visa CashApp RB Team) e conquistare nei diciannove anni di storia del team austriaco (grazie anche al prezioso supporto del progettista Adrian Newey, approdato nel Febbraio 2006 nelle vesti di Direttore Tecnico) la bellezza di sette titoli piloti (quattro con Sebastian Vettel dal 2010 al 2013 e tre con Max Verstappen dal 2021 al 2023) e sei titoli costruttori (dal 2010 al 2013, e dal 2022 al 2023).

All’interno della squadra (che vedeva a capo la triade costituita dal Team Principal Chris Horner, il consigliere Helmut Marko e il progettista Adrian Newey, affiancato negli ultimi anni da Pierre Wache) Dietrich Mateschitz rappresenta l’elemento capace di tenere unita la squadra, avendo anche la possibilità di esprimere l’ultima parola in merito a qualsiasi decisione da prendere.

Con la sua scomparsa (avvenuta il 22 Ottobre 2022) le cose sono però progressivamente cambiate, con la cordata austriaca e la cordata thailandese (con a capo Chalerm Yoovidhya, che dopo la scomparsa del padre Chaleo nel 2012 ha ereditato anche le sue quote, passando al 51% della proprietà Red Bull) improvvisamente senza più un elemento capace di tenerle unite, e desiderose l’una di prevalere sull’altra.

Una prima dimostrazione la si era avuta nell’Ottobre 2023 quando una indiscrezione diffusa dalla testata brasiliana O’Globo raccontava di una vera e propria guerra di potere all’interno della Red Bull tra Christian Horner ed Helmut Marko, con Horner che spingeva per una uscita di scena dell’ottantenne pilota di Graz per assumere il potere totale della gestione della squadra. Una notizia che fece il giro del mondo, ma che venne spenta prontamente nell’arco di pochissimi giorni. Max Verstappen (molto legato a Helmut Marko) non esitò a dichiarare che esistevano delle persone all’esterno della squadra che riportavano delle sciocchezze, e che all’interno della squadra l’umore era molto buono sapendo quale fosse il ruolo di ognuno all’interno del team, e che tutte le persone all’interno della squadra stavano cercando di portare avanti l’eredità che aveva loro lasciato Dieter Mateschitz, e che erano importanti per i successi conseguiti nell’arco della stagione, motivo per il quale non ci sarebbero stati cambiamenti per il futuro.
A queste dichiarazioni si aggiunsero poi quelle dei diretti interessati, con Helmut Marko che, oltre a smentire l’esistenza di un vertice in quei giorni che avrebbe dovuto decidere il suo futuro, mise in chiaro che aveva un contratto fino alla fine del 2024 che sarebbe stato solo lui a decidere quando e come fermarsi e non ad esempio il signor Horner, e con il Team Principal Red Bull che nel sottolineare il legame stretto con Marko nato già nel 1996 (quando acquistò da lui un caravan per partecipare al campionato di Formula 3000), sottolineò il fatto che era stato proprio Marko a fare il suo nome a Mateschitz quando lo storico patron era alla ricerca di un Team Principal per il nascente team Red Bull, non mancando di rilevare il ruolo molto prezioso che Marko aveva all’interno della squadra, concludendo che non c’era alcuna intenzione o desiderio da parte sua o di chiunque altro di vedere un cambiamento all’interno del team.

Una situazione che (anche alla luce del rinnovo contrattuale di Marko fino al termine della stagione 2026) sembrava definitivamente rientrata. Fino al 5 Febbraio 2024, data in cui alcune indiscrezioni hanno dato il via a livello pubblico al caso Horner.

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