Quando si stilano le classifiche dei portieri pi&ugrave; forti della storia giallorossa spesso esce il nome di Michael (per tutti Miki) Konsel. Due stagioni nella Roma di Zeman ad altissimo livello per un giocatore arrivato solo a 35 anni in Italia. L&rsquo;austriaco &egrave; stato protagonista anche nei derby. In particolare in quello vinto 3-1 l&rsquo;11 aprile 1999. Quello che tutti ricordano per la maglia &ldquo;Vi ho purgato ancora&rdquo; di Totti. Lo sorprendiamo mentre gioca a golf, uno dei tanti sport che ancora pratica.  Solo due anni alla Roma, eppure i tifosi ancora la ricordano con grande affetto. Si &egrave; mai spiegato perch&eacute;?  &laquo;&Egrave; facile, io per la Roma davo tutto. Ero orgoglioso di giocarci e questo i tifosi romanisti lo sentivano. Io mi esalto negli ambienti con pressione alta, con lo stadio pieno. Non &egrave; per tutti, soprattutto per quel che riguarda il mio ruolo. Sentire il calore della Sud alle mie spalle era qualcosa di unico. Era l&rsquo;ambiente perfetto, per altri giocatori magari poteva non esserlo. Io ero abituato al Rapid Vienna, la pi&ugrave; importante squadra in Austria&raquo;.  Ci racconta come &egrave; nata la decisione di venire a Roma?  &laquo;All&rsquo;epoca i portieri e i difensori stranieri non erano ben visti in Italia anche perch&eacute; prima della Legge Bosman preferivano puntare su altri ruoli. Io sono stato notato durante un girone di Champions in cui c&rsquo;era anche la Juve. Mi chiamarono Inter e Roma, ma io non ho avuto dubbi. La citt&agrave; e l&rsquo;ambiente di Roma mi esaltavano di pi&ugrave;, e poi c&rsquo;era Zeman&raquo;.  &Egrave; stato uno dei primi portieri al mondo a giocare molto con i piedi.  &laquo;&Egrave; anche per quello che Zeman mi ha voluto. Il suo calcio era moderno e prevedeva che tutti provassero a giocarlo. Io sono stato aiutato dal fatto che nelle giovanili intorno ai 12-13 anni giocavo anche da attaccante nella squadra riserve e segnavo pure parecchi gol. Dopo di me ci sono stati Neuer e altri&raquo;.  Derby di Roma, li ricorda? Come li viveva un austriaco?  &laquo;Il derby &egrave; importante in tutto il mondo, anche in Austria. Ma quello di Roma &egrave; unico, sinceramente non saprei spiegare le emozioni. Era una stupenda follia collettiva, ti veniva la pelle d&rsquo;oca&raquo;.  Il primo anno &egrave; andata decisamente male con i 4 derby persi. La vivevate come una maledizione?  &laquo;Onestamente non ricordo i derby persi, li ho rimossi e non li ho mai voluti rivedere. Mi aiuta a guardare avanti. Ricordo solo che c&rsquo;era una bella cornice di pubblico&raquo;.  L&rsquo;anno successivo &egrave; stato protagonista del 3-1. Quello lo ricorda?  &laquo;Me lo ricordo eccome. Proprio ieri mi sono andato a rivedere le foto e ce ne &egrave; una di quando mi &egrave; caduto un fumogeno a pochi passi. &Egrave; stata una partita esaltante, non ci davano per favoriti. Ricordo la doppietta di Delvecchio e quella magia di Totti. Ma anche io ho fatto la mia figura, ricordo un miracolo su Almeyda e tante uscite. Come dimenticare poi la festa dei tifosi? Purtroppo saltai quello dell&rsquo;andata perch&eacute; infortunato&raquo;.  E il confronto con Marchegiani?  &laquo;Gran portiere, anche se all&rsquo;epoca nelle classifiche di rendimento me la giocavo con Peruzzi. A fine anno proprio una statistica del Corriere dello Sport -Stadio disse che ero stato pi&ugrave; decisivo degli attaccanti con le mie parate&raquo;.  La migliore gara?  &laquo;Eh, ce ne sono state tante. Forse quella con la Juve nello 0-0 del mio primo anno &egrave; stata la migliore ma in quella Serie A dovevi vedertela con fenomeni veri come Ronaldo, Baggio e Batistuta al quale ho parato pure un rigore. Oggi la Serie A ha perso molte di quelle individualit&agrave;, quando c&rsquo;ero io era il campionato pi&ugrave; bello insieme alla Liga&raquo;.  Come &egrave; nato il soprannome Er Pantera?   &laquo;In realt&agrave; mi ci chiamavano gi&agrave; in Austria, dicevano che ero la Pantera di Kritzendorf. Poi lo hanno fatto anche a Roma senza saperlo. Era per il mio modo di giocare, ero un portiere aggressivo come una belva (ride, ndr)&raquo;.  Primo anno bellissimo, poi l&rsquo;infortunio al tendine. &Egrave; stato per quello che &egrave; andato via dopo solo due anni?  &laquo;No, io stavo bene. Dopo due mesi ero gi&agrave; in campo. Sono andato via perch&eacute; era arrivato Capello che non aveva fiducia nel mio modo di giocare, aveva altre idee e io non volevo restare come un peso. A Venezia invece mi voleva Spalletti che somigliava molto a Zeman&raquo;.  Come era lavorare col Boemo?  &laquo;Particolare, lui &egrave; un grande personaggio. I suoi allenamenti erano un massacro ma io ero molto contento. Se sei professionista e sei pagato tutti quei soldi devi lavorare sodo&raquo;.  Pronostico per stasera?  &laquo;Io sono ottimista di natura: vince la Roma. Con Mourinho mi sembra abbia un&rsquo;altra mentalit&agrave; anche se ora arrivano i test importanti. E alla partita di ritorno mi vedrete all&rsquo;Olimpico, mi manca da prima della pandemia&raquo;. 

<p>L&rsquo;ex numero uno austriaco ricorda: &laquo;&Egrave; una di quelle partite che ti fanno venire la pelle d&rsquo;oca, tutto quel pubblico era qualcosa di stupendo&raquo;</p> 

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Lazio-Roma, Konsel e le emozioni del derby della Capitale