Lamberto Boranga: l’highlander della porta

Lamberto Boranga: l’highlander della porta

L’ex numero uno di Reggiana e Cesena, ottantenne, si diletta ancora tra i pali. Laureato in Biologia e Medicina, dopo aver smesso di giocare si è dedicato con successo anche al salto in alto e al giornalismo

Massimiliano Lucchetti/Edipress

30.10.2022 08:13

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Nel giuoco del calcio, il ruolo del portiere è notoriamente quello che consente una maggiore longevità agonistica; possiamo trovare molti esempi di questo tipo: El-Hadary, con l’Egitto nel Mondiale del 2018, stabilì con i suoi 45 anni e 161 giorni, il record di più anziano giocatore a calcare il campo della Coppa del Mondo; Marco Ballotta, poi, a 43 anni e 253 giorni disputava la sua ultima partita in maglia laziale in UEFA Champions League. Tuttavia, trovare qualcuno che, alla soglia degli 80 anni, riesca ancora a volare da un palo all’altro, seppur in categorie dilettantistiche, come il nostro protagonista, Lamberto Boranga, è davvero un evento eccezionale.

Gli inizi

Lamberto crebbe in Umbria da una famiglia originaria di Belluno. Gli inizi agonistici furono nel settore giovanile del Perugia, dove arrivò ad affermarsi anche con la prima squadra; successivamente ad alcune annate molto buone di Serie C, venne notato da vari dirigenti, tra cui quelli della Fiorentina, che lo acquistarono per farne la riserva del “monumento” Ricky Albertosi. Il giovane Boranga però era già molto stravagante e poco incline a seguire le regole del calcio professionistico. Un giorno, infatti, in ritiro per una trasferta di Coppa, tornò tardissimo in albergo, si vociferò per via di una donzella bionda che gli aveva fatto perdere la testa. Di fatto però perse pure la porta della prima squadra. In effetti, non contento del suo comportamento, l’allenatore Chiappella lo mandò per qualche tempo ad allenarsi con la “De Martino” per “espiare” i bollenti spiriti. Nonostante ciò, riuscì ad esordire nella massima serie con la maglia viola ma, chiuso da Albertosi, fece le valigie direzione Reggiana. In quel di Reggio si dimostrò portiere altamente affidabile nonostante le solite stravaganze, vedi una tazzina di caffè fattasi portare in campo da un massaggiatore, durante lo svolgimento della partita.

Il ciclo cesenate

Negli anni ’80 la squadra cesenate è stata una fucina di numeri uno: Alberto Fontana, Sebastiano Rossi, Adriano Bonaiuti. È facile pensare che molti di loro, andando allo stadio in gioventù, si siano innamorati del ruolo vedendo quel matto di Boranga tra i pali con il suo look da rivoluzionario: zazzera bionda, baffoni da gringo, tipico di quegli anni; Lamberto era simpatizzante di sinistra, sindacalista nella difesa dei diritti dei colleghi calciatori e giornalista free-lance anche per una testata importante come il Guerin Sportivo. Questa visione della vita sarebbe stata ereditata, qualche anno dopo in Germania, dal “profeta” del Saint Pauli, Volker Ippig, anch’egli paladino dei diritti dei più deboli e antagonista verso le regole del calcio.

Torniamo adesso a quel meraviglioso Cesena, allenato da Pippo Marchioro, squadra capace di concludere il campionato 1975-76 in sesta posizione accedendo così per la prima volta nella sua storia alla Coppa Uefa; fu un traguardo storico per la società romagnola, la prima società italiana non espressione di un capoluogo di provincia capace di partecipare a tale competizione. Purtroppo, venne estromessa subito al primo turno dai tedeschi del Magdeburg.

Una delle ulteriori innovazioni di Boranga fu l’uso dei guanti da portiere; erano versioni che precorrevano i guanti che i numeri uno indossano oggi; il palmo era formato da tanti pezzi di lattice in corrispondenza delle dita e del palmo stesso; il marchio era AM (Allegri-Montescani, il cognome dei due venditori) e venivano fabbricati in Svizzera da un artigiano, erano di colore nero e la scritta AM era posizionata in prossimità del polso. Un articolo del Corriere della Sera del 30 maggio 1974 riportò il seguente titolo: “Zoff invidia i guanti a Boranga”. Zoff e Valcareggi, allora commissario tecnico azzurro, cercarono in tutti i modi di acquistare questo prodotto innovativo.

Prima di appendere definitivamente i guantoni al chiodo, Lamberto giocò ancora per il Varese e per il Parma; i tifosi ducali più attempati lo ricordano ancora per le sue stravaganti imprese: inseguire un avversario fino a metà campo e toccare la traversa con i piedi.

Dottor Boranga

Nel corso della carriera agonistica Boranga si laureò in Biologia e Medicina (nel periodo di Cesena faceva internato gratuito all’ospedale Bufalini) dimostrando che la regola del calciatore poco incline allo studio, non era sempre vera. Anche in questo fu precursore per i colleghi degli anni a venire. A proposito di questo dichiarò: “Ero un calciatore diverso. Studiavo Medicina e questa di per sé era una stranezza a quel tempo. Non era una cosa ben vista, perché sul piano culturale ero capace di mettere in difficolta un allenatore. Anche il Milan si interessò a me, ma ero percepito come uno che non poteva completamente dedicarsi alla carriera e la cosa non andò avanti. Non mi sono pentito, da medico ho acquisito una professionalità e ho avuto una lunga e soddisfacente carriera che il calcio difficilmente mi avrebbe dato”.

Nel 1992, a 50 anni divenuto nel frattempo medico sociale della società Bastardo (compagine dilettantistica della provincia di Perugia) a causa del forfait contemporaneo di tutti i portieri in rosa, tornò tra i pali.

Lamberto in effetti, non smise mai di giocare e nel frattempo trovò il modo di diventare primatista del salto in alto (memore della traversa toccata con i piedi a Parma) nelle categorie master over 45, 55, 65 e si cimentò anche nel salto triplo. Nel 2008 ha ottenuto agli Europei di atletica il record mondiale di salto in lungo over 60 con 5,47 metri. Nel 2014 si è laureato campione del mondo di salto in alto nella categoria over 70.

Il 5 maggio 2018 alla veneranda età di 75 anni ha giocato la sua ultima partita in terza categoria con la Marottese, società marchigiana. Ancora oggi cercando nei vari social si possono trovare foto e video del nostro protagonista che vola da un palo all’altro, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Lamberto Boranga è stato un personaggio non banale: portiere, dottore, rivoluzionario, chiamatelo come vi pare. Se ad uno scrittore non potete togliere il materiale per scrivere, ad un portiere non potrete mai togliere il gusto di volare.

 

 

 

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