Giovanni Galli, il numero 1 delle grandi notti europee

Giovanni Galli, il numero 1 delle grandi notti europee

Il portiere toscano ricorda i suoi trascorsi tra Milan e Napoli: "In azzurro mi presi una rivincita, in coppa davo sempre il meglio"

Massimiliano Lucchetti/Edipress

12.04.2023 ( Aggiornata il 12.04.2023 12:15 )

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Giovanni Galli è stato uno dei migliori portieri italiani di sempre. Dopo aver vestito la maglia della Fiorentina, ha indossato la casacca del Milan, dove in quattro anni ha vinto ogni trofeo disponibile. Nel 1990 si è trasferito in quel di Napoli, portando la sua leadership e il suo carisma, contribuendo alla conquista della Supercoppa italiana. Chiuse la carriera da titolare a Torino, per poi terminare il suo percorso a Parma e Lucca.

Arrivi al Milan dopo nove anni di Fiorentina. Com’è stato l’ambientamento?

"Il primo anno non è stato facilissimo; rispetto a Firenze, Milano è una metropoli. Io vivevo a Castellanza, una città poco fuori da Milano e fortunatamente dopo pochi mesi sono riuscito ad abituarmi ai ritmi della grande città".

Nel Milan hai vinto tutto. Qual è stata la vittoria che ricordi di più?

"Sicuramente ti direi lo scudetto, perché se è pur vero che vincere la Coppa Campioni o gli altri trofei è stato bellissimo, il tricolore arriva dopo mesi e mesi di duro lavoro; l’unico rimpianto è che, rispetto ad ora, non veniva consegnato nessun trofeo da alzare nel momento della vittoria del campionato".

La prima Coppa Campioni (1988-89) porta indelebilmente la firma dei tuoi guantoni ricordando soprattutto la sfida con la Stella Rossa: cosa ci puoi dire a riguardo?

"Prima di tutto ti dico che è stata una partita infinita, considerando che il mercoledì pomeriggio la partita venne sospesa per nebbia intorno al 60’ e poi giocammo giovedì altri 90 minuti più supplementari e rigori. Io ne parai due, compreso uno al “Genio” Savicevic, fu una soddisfazione personale enorme, considerando che avevo aiutato la mia squadra a passare il turno".

Fu anche una tua personale rivincita dopo le critiche ricevute nel Mondiale messicano?

"Non mi va di rivangare il passato; sicuramente in quella serata, ma soprattutto nei due anni di Milan, vincendo tutto, dimostrai di non essere per niente un estremo sul viale del tramonto, come molti giornalisti mi avevano dipinto precedentemente".

Gullit, Van Basten, Baresi e potrei andare avanti all’infinito: chi era il leader di quel Milan?

"Tutti e nessuno. La squadra era al primo posto, avevamo l’obiettivo di vincere trofei tutti insieme, e direi che ci siamo riusciti nel migliore dei modi".

Un pensiero su mister Sacchi?

"Portò qualcosa di innovativo all’interno del rettangolo verde, ci ha convinto che quello fosse il modo migliore per vincere, e i risultati parlano per lui".

Dopo i successi al Milan, vai al Napoli. È vero che per te è stata una sorta di rivincita nei confronti della tua ex squadra?

"Assolutamente sì, mi sentivo ancora di poter essere protagonista e per quanto il mister mi facesse giocare nelle gare di coppa, dimostrandomi la sua totale fiducia, non mi andava giù di stare in panchina tutte le domeniche".

Arrivi in quel di Napoli, a fine ciclo Maradona. Com’è stato giocare anche solo per poco con il migliore di sempre?

"Prima cosa, ti dico che io ho conosciuto Diego e ho conosciuto Maradona. Diego era una persona meravigliosa, ma anche molto fragile, Maradona, a differenza, era l’arroganza, ma di una lealtà spaventosa; come giocatore cosa vuoi che aggiunga, se non che era il migliore di tutti".

La tua prima partita ufficiale a Napoli coincide con la vittoria della Supercoppa italiana, contro la Juventus. Ricordi di quella serata?

"Fu una serata magica, primo perché fu la prima Supercoppa italiana nella storia del Napoli, poi perché ottenuta contro la Juve; inoltre, vincendo per cinque reti a uno abbiamo dato una dimostrazione di forza incredibile".

Quel Napoli poteva ambire a qualcosa di più in campionato e in coppa?

"Sicuramente, avevamo il tricolore cucito sulla maglia, quindi era lecito aspettarsi di più. In Coppa venimmo sconfitti ai rigori dallo Spartak Mosca dopo due brutte partite, chiuse sullo zero a zero; in campionato non partimmo bene, e poi la parentesi legata a Maradona (fu squalificato a un controllo antidoping, ndr) non portò serenità all’interno dello spogliatoio, e chiudemmo con un anonimo ottavo posto".

Con la Juventus hai da sempre avuto un conto aperto: Fiorentina, Milan, Napoli, tre acerrime rivali dei bianconeri.

"Non te lo so dire, sicuramente ho giocato in piazze in cui la Juve era vista come la più grande rivale tra tutte, ovviamente anche per la forza che aveva in campo".

Che differenza c’era tra giocare una partita di coppa oppure una di campionato?

"La tensione era pressoché identica, l’unica differenza - ma ben notevole - era che allora le partite di coppa erano da subito ad eliminazione diretta, non come ora che con il girone hai la possibilità di recuperare una giornata storta; per questo motivo la concentrazione doveva essere totale".

Eri soprannominato il “portiere di coppa”. Ti ci ritrovi in questa definizione?

"Direi proprio di sì; fino a Firenze ho sempre giocato in tutte le competizioni, e anche nel primo anno di Milan; invece nel secondo mi sono ritrovato titolare solo nelle notti di coppa, che avevano le caratteristiche di cui ho parlato prima; ti dico la sincera verità, in quelle serate mi sono sempre espresso al meglio".

Differenze tra Milan e Napoli?

"Moltissime, ma quella più sostanziale è che al Milan si metteva al primo posto il lavoro, al Napoli il gruppo veniva sopra ad ogni cosa. Io mi sono trovato bene in entrambe le società, nonostante differenze marcate".

Due parole sui protagonisti odierni: Maignan e Meret?

"Due caratteri completamente diversi e anche due portieri diversi. Uno (Maignan) è sempre protagonista in ogni cosa che fa, l’altro (Meret) è il portiere più forte tecnicamente che abbiamo in Italia. Ecco, se si fondessero nascerebbe il numero 1 perfetto".

Ultima domanda. Chi passa il turno?

"In coppa si sa che i valori si ribaltano, ma, nonostante ciò, non si può non tenere conto di quello che sta facendo il Napoli in campionato; quindi ti direi 51% Napoli e 49% Milan".

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