Romeo Anconetani: il Presidentissimo che fece grande il Pisa

Romeo Anconetani: il Presidentissimo che fece grande il Pisa

Il 27 ottobre del 1922 nasceva a Trieste lo storico patron nerazzurro. Dirigente, imprenditore, giornalista: una figura mitologica del nostro calcio 

Paolo Marcacci/Edipress

27.10.2022 ( Aggiornata il 27.10.2022 00:00 )

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“Vulcanici”, così li definivamo quei dirigenti in generale, molti dei quali presidenti, che animavano il nostro calcio di provincia nei decenni che vanno dai settanta ai novanta, più o meno. Provincia nobile, beninteso, in grado di abitare stabilmente il quartiere residenziale della Serie A e spesso di scrollarsi di dosso la questione salvezza con varie domeniche di anticipo, magari concedendosi anche di fare lo sgambetto a uno o più club di quelli cosiddetti grandi. Tra queste figure dirigenziali divenute mitologiche più che semplicemente mitiche, si stagliano la mole imponente e la contrastante voce stridente come una puntina di giradischi al termine della canzone di Romeo Anconetani, triestino di nascita, toscano d’adozione soprattutto calcistica.



A differenza degli altri presidenti, Anconetani non aveva un’attività commerciale o industriale dalla quale ricavare i capitali da investire nel calcio: la sua attività nacque, si ramificò e proliferò nel mondo del pallone, sempre in bilico tra geniali intuizioni, chiaroscuri dirigenziali che gli causarono anche una squalifica per illecito, introduzione di varie innovazioni commerciali e una sempre più vasta rete di osservatori su scala mondiale.

Dirigente

Nel secondo Dopoguerra comincia la sua avventura dirigenziale, come dirigente dell’Empoli, poi seguirà l’esperienza al Prato. Sono, fino alla fase finale dei ‘50, gli anni in cui comincia a esibire la sua visione manageriale dell’amministrazione di una società di calcio e dei ricavi che la stessa può produrre: fu lui a partorire l’idea del botteghino per far acquistare i biglietti ai tifosi; un’altra trovata che avrebbe cambiato per sempre le modalità di frequentazione degli stadi fu l’istituzione di treni speciali per le trasferte dei tifosi nelle occasioni in cui volevano seguire la squadra. Dopo una imbarazzante vicenda relativa al tentativo di “addomesticare” alcune partite, venne radiato, pur rimanendo al Prato con la qualifica generica di consulente. Nel frattempo, si era dato anche all’esperienza giornalistica, con una serie di sapidi corsivi sul Giornale del Mattino di Firenze.

L’Archivio Anconetani

Una svolta sostanziale - ed economicamente sostanziosa - della sua attività arriva negli anni settanta, quando Anconetani, anche a causa degli effetti della radiazione, si ricicla come consulente e mediatore per più di una società di calcio, alcune delle quali molto importanti come la Fiorentina, il Torino, il Napoli. In quel periodo indirizza e sovrintende a cambi di maglia anche epocali, come quello che vede protagonista Claudio Sala quando dal Napoli approda al Torino alla fine degli anni sessanta. Conoscenze moltiplicate, come la “ragnatela” dei suoi collaboratori: è in quello stesso periodo che nasce il leggendario, perché da tutti fruito e decantato, “Archivio Anconetani”, al quale tutti prima o poi attingono, anche perché la ramificazione degli osservatori annovera occhi e occhiali in mezzo mondo, poi anche nell’altra metà.

Presidentissimo del Pisa

Ironia della sorte, il suo ufficio si trova a Livorno, ma di lì a poco il suo nome si legherà indissolubilmente ai colori del Pisa, la piazza caratterizzata in assoluto dalla più acerrima rivalità nei confronti della società amaranto. Nel 1978 diviene presidente dei nerazzurri toscani, senza tuttavia poter figurare ancora come massimo dirigente, in quanto sono ancora in vigore gli effetti della sua radiazione. Formalmente il club lo acquista suo figlio Adolfo, per trecento milioni di Lire. Con la vittoria della Coppa del Mondo del 1982, il calcio italiano concede a se stesso una monumentale sanatoria, a cominciare dalle condanne per il calcioscommesse e anche Romeo Anconetani, fra i tanti, può essere riabilitato, potendo risultare da quel momento in poi Presidente a tutti gli effetti. Anzi: Presidentissimo, con la maiuscola dovuta a tutte le interpretazioni del superlativo assoluto. Accentratore, munifico, burbero e paterno al tempo stesso, loquace e polemico verso la stampa, umorale quanto a sopportazione dell’allenatore di turno e scaturigine di continue scosse telluriche per la panchina del club. Preso in Serie C, con lui il Pisa fino al 1994 conoscerà quattro promozioni in A, sei campionati nella massima categoria, due Coppa Mitropa e, forse soprattutto, lo storico undicesimo posto della stagione 1982-83.

Tra gli altri, in quegli anni per il Pisa hanno giocato Wim Kieft, poi campione d’Europa con l’Olanda nel 1988; Klaus Berggreen, nazionale danese, Diego Simeone del quale è superfluo rammentare i trascorsi. Tutte scoperte di Anconetani. Religiosissimo e superstizioso al tempo stesso, vescovo mancato (a suo dire) e spargitore di sale prima delle partite, nato come disegnatore artistico come attestava il diploma preso a Trieste, questo irripetibile uomo di calcio poté arrivare a dire, senza che la frase risultasse iperbolica più di tanto: “In Italia comanda l’Avvocato Agnelli, ma a Pisa comando io”.

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