La giostra del gol di Sergio Brighenti

La giostra del gol di Sergio Brighenti

Fratello di Renato, altro grande bomber, segnò tanto ovunque: dal Modena, passando per Inter, Triestina e Padova, fino alla Sampdoria, dove si laureò capocannoniere nel 1961. A Milano vinse anche due scudetti

Alessio Abbruzzese/Edipress

23.09.2022 ( Aggiornata il 23.09.2022 20:03 )

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La famiglia Brighenti è una di quelle legate al calcio come solo una volta succedeva. C’è stato un tempo in cui non era così raro imbattersi in alcune famiglie che vantavano, tra fratelli, padri e parenti più o meno stretti, un buon numero di calciatori. I Sentimenti sono uno degli esempi più lampanti: tra gli anni ’40 e ’50 sono stati ben 7 a calcare i campi italiani: Ennio, Arnaldo, Vittorio, Lucidio, Primo, Lino e Andrea, categoricamente nominati dalla stampa con di fianco la numerazione romana per distinguerli durante le cronache. I Brighenti calciatori non furono così tanti, ma anche Sergio, il minore dei due, veniva appellato Brighenti II, per distinguerlo da suo fratello Renato, grandissimo bomber del Modena.

Gli inizi e gli scudetti vinti

Anche la carriera calcistica di Sergio inizia con la maglia dei Canarini, con cui debutta nel 1950 nella serie cadetta. Brighenti II è un ottimo centravanti, ha un bel rapporto con il gol ma partecipa moltissimo anche alla manovra di squadra, venendo spesso a prendersi il pallone fuori dall’area.

In Serie B fa così bene da attirare l’attenzione di Alfredo Foni, il neo tecnico dell’Inter che lo vuole assolutamente con sé. L’approdo di Brighenti e Foni sulla sponda nerazzurra di Milano è quasi miracoloso: la Benamata vince due campionati consecutivi, cosa mai riuscita nella sua storia; tra l’altro la vittoria mancava alla squadra milanese da prima della guerra. Sergio Brighenti in quelle due stagioni dà un buon contributo segnando diversi gol, nonostante non riuscisse a trovare molto spazio nell’affollato reparto offensivo nerazzurro che vantava campioni del calibro di Nyers, Lorenzi e Armano.

Gli anni d'oro con Padova e Sampdoria

Nel 1955 si trasferisce alla Triestina dove rimane due anni prima di intraprendere una delle sue avventure più fortunate: incrocia sul suo cammino Nereo Rocco, allora sulla panchina del Padova. Brighenti è il centravanti perfetto per la filosofia del tecnico friulano: nei tre anni in cui veste la maglia biancoscudata segna ben cinquanta reti, contribuendo in maniera decisiva agli ottimi piazzamenti finali in classifica. Negli anni padovani arriva anche la chiamata della Nazionale, con tanto di esordio con gol a Wembley, tempio del football d’Oltremanica e non solo.

Sembra essere come il vino Sergio Brighenti, che migliora invecchiando e, diventato ormai quasi un barricato, è pronto alla soglia dei trent’anni a vincere il trofeo più prestigioso per un centravanti italiano. Nella stagione 1960/61 passa alla Samp e segna 27 reti in campionato, laureandosi capocannoniere e raggiungendo un record ancora oggi imbattuto in casa blucerchiata. Nel 1963 torna nella sua Modena dove la sua carriera da calciatore si avvia verso il termine, che arriva nel ’65, dopo una breve parentesi con il Toro. Brighenti II non dirà ovviamente addio al calcio, continuerà come allenatore durante tutti gli anni ’70 tra Parma, Varese, Seregno e Lecco, prima di diventare il vice del commissario tecnico Vicini dal 1986 al 1991.

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