Beppe Savoldi, un grande bomber per Atalanta, Bologna e Napoli

Beppe Savoldi, un grande bomber per Atalanta, Bologna e Napoli

Cresciuto nelle giovanili della Dea, con i rossoblù prima e i partenopei dopo divenne uno degli attaccanti più forti degli anni ‘70. Ferlaino fece follie per portarlo in azzurro

Alessio Abbruzzese/Edipress

21.01.2022 ( Aggiornata il 21.01.2022 11:48 )

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Il 21 gennaio del 1947 a Gorlago nasce Giuseppe Savoldi, per tutti Beppe. In comune con moltissimi calciatori dello scorso secolo ma anche di questo, ha l’estrema umiltà delle origini. La famiglia Savoldi, come molte altre, vive un dopoguerra difficile tra le macerie di un Paese dilaniato dal conflitto mondiale. Il papà è ferroviere mentre mamma Gloria lavora in una fabbrica di bottoni. Ma c’è un particolare che li differenzia dagli altri: oltre all’impegno nel lavoro e alla fatica per sbarcare il lunario, i Savoldi sono una famiglia di sportivi, guidati proprio dalla signora Gloria, appassionata giocatrice di pallavolo. Beppe sin da bambino dimostra una predisposizione naturale sia per la pallacanestro che per il calcio, coltivando entrambi con ottimi risultati. E uno dei punti di riferimento dell’A.L.P.E. Bergamo anche se ben presto si trova davanti ad un bivio. Accantonerà così la passione per la palla a spicchi, dedicandosi completamente al calcio quando a casa Savoldi viene a bussare l’Atalanta. 

La gioventù e l’exploit a Bologna

Con la Dea cresce nelle giovanili prima di esordire in prima squadra appena diciottenne. Beppe Savoldi è un centravanti puro, dotato di un mancino eccezionale, un’ottima coordinazione che gli permette di concludere facilmente in rete anche in acrobazia e soprattutto, di un’elevazione e un colpo di testa fuori dal comune, retaggio dei suoi anni passati sul parquet con la palla arancione. Sin dagli inizi della carriera risulta chiaro a tutti che il ragazzo ha un rapporto davvero intimo con il gol, nelle prime tre stagioni con l’Atalanta, nonostante venga usato spesso come ala, racimola ben 17 reti. Nel 1968, appena 21enne, viene prelevato dal Bologna, squadra con cui raggiungerà la maturità calcistica oltre che la fama. Qui Savoldi diventa il centravanti per eccellenza, segna con una grandissima continuità e da tutte le posizioni, oltre ad essere infallibile dal dischetto: il bomber di Gorlago è stato probabilmente uno dei primissimi calciatori ad avere la freddezza di guardare il portiere fino all’ultimo istante e calciare. Nel corso degli anni contribuirà alla vittoria di due Coppe Italia (risultando capocannoniere in entrambe le edizioni) e di una Coppa di Lega Italo-Inglese. 

Il trasferimento di “Mister due miliardi” al Napoli di Ferlaino e gli ultimi anni

Nel 1975 Beppe è deciso più che mai a fare il definitivo salto di qualità, sono ormai diverse estati che viene accostato ad un grande club e sente che il momento di ringraziare Bologna e fare le valigie sia ormai giunto. A Napoli, Corrado Ferlaino lo vuole a tutti i costi. Il trasferimento verrà a costare al patron partenopeo ben un miliardo e 440 milioni, Clerici e la comproprietà di Rampanti, per un totale che sfora i due miliardi. La cifra folle rappresenta un record, e in Italia diventa un vero e proprio caso di costume, con tanto di interrogazione parlamentare. Savoldi ripagherà la fiducia di Ferlaino nel corso dei 4 anni passati a Napoli, segnando ben 77 gol e portando a casa due trofei che aveva già alzato a Bologna: una Coppa Italia e una Coppa di Lega Italo-Inglese. Nel 1979, ormai 32enne, decide di tornare a Bologna, dove a fine stagione viene coinvolto nello scandalo del Totonero e squalificato. Dopo l’amnistia della Federcalcio successiva alla vittoria della Coppa del Mondo 1982 torna definitivamente a casa, all’Atalanta, dove disputa un’ultima stagione in serie cadetta prima di ritirarsi definitivamente. 

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