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Prelevato dal Perugia nel gennaio del 2000, rimase nella Capitale una stagione e mezza risultando decisivo per la conquista del terzo tricolore giallorosso
Ci sono giocatori che “ballano” una sola stagione, con una maglia, eppure sono destinati a restare scolpiti nella memoria dei tifosi che la venerano. A Hidetoshi Nakata, giapponese del distretto di Yamanashi, classe 1977, bastarono soltanto sei mesi in più, a conti fatti.
Nel gennaio del 2000 il nipponico era passato alla Roma, dal Perugia, per l’allora “normale” cifra di 30 miliardi di lire, più il cartellino di Alenichev. Un investimento che venne comunque ritenuto ingente, anche se Nakata qualcosa di buono con gli umbri lo aveva già messo in mostra. Nonostante l’esborso, quando giunge a Roma non è altro che il sostituto “ufficiale” di Francesco Totti e per questo motivo non vede il campo con regolarità. In ogni caso nella sua prima mezza stagione firma tre reti in diciotto presenze, giocando anche in Coppa Italia e Coppa Uefa. Nel campionato successivo, il primo e unico intero in maglia giallorossa, gioca ancora meno. In termini assoluti ottiene ventidue presenze, ma diluite in molti più incontri. Poco male, visto l’esito di quel 2000-01 che vede la Roma conquistare il suo terzo tricolore.
L’uomo giusto, al giusto momento; o col giusto subentro, secondo l’intuizione di Fabio Capello in una serata non casuale: nella sfida più importante e di conseguenza decisiva di quella stagione, i giallorossi si ritrovano in svantaggio di due reti a Torino contro la Juventus. Capello toglie dal campo Totti per dare spazio proprio al fantasista giapponese. Da quel momento, Nakata “scrive” la sua serata magica, che è anche la più importante della carriera: prima mette a segno, con una conclusione secca e precisa, il gol che dimezza le distanze; poco dopo crea i presupposti per la rete del pareggio di Montella. Quel punto conquistato nella serata torinese si dimostrerà decisivo per le sorti del campionato. Intervistato da Eurosport, di quella rete Nakata disse: "Il gol alla Juventus me lo ricordano ancora tanti tifosi italiani, soprattutto gli juventini. È stato uno dei momenti più belli della mia carriera". Una serata che gli ha garantito in eterno le chiavi del cuore dei romanisti, ma che non basta per permettergli di conquistarsi il rinnovo. Nell’estate del 2001, saluta la Roma con 40 presenze, 6 reti e quel memorabile scudetto.
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