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Il 31 maggio del 2002 a Seoul la nazionale guidata da Metsu vinse la sua prima gara in una Coppa del Mondo, superando i transalpini campioni in carica orfani di Zidane
Perché ci piace tanto il calcio? Anzi, perché ci piace tanto lo sport? Perché di solito si tratta di un confronto dall’esito impronosticabile, imprevedibile, perché non si sa mai fino alla fine chi vincerà e chi no. Come un thriller che ci tiene incollati fino all’ultima pagina per scoprire l’identità dell’assassino, l’agone sportivo ci fa tenere il fiato sospeso, proprio come faceva già millenni fa durante le Olimpiadi. Ed era quella già allora la principale distinzione tra sport e teatro. Forse non molti sanno che gli antici greci andavano a teatro conoscendo già bene la trama della commedia o della tragedia, interessati per lo più alla rappresentazione in sé, alla catarsi spirituale che vivevano attraverso lo spettacolo. In ogni caso, non c’è nulla di più distante tra l’uomo antico e l’uomo moderno, e infatti l’agonismo come lo intendiamo noi oggi è figlio di quest’ultimo, frenetico secolo. La storia dello sport, e del calcio in particolare, è disseminata di pagine che lo hanno reso quel grande e imprevedibile spettacolo amato da miliardi di persone, storie in cui chi è era dato sconfitto alla fine vince, storie che ci ricordano sempre come in questo sport non ci sia mai niente di scontato. Una di queste è stata scritta il 31 maggio del 2002, durante la partita d’esordio del Mondiale di Corea e Giappone.
Il Seoul World Cup Stadium si veste a festa con una pirotecnica cerimonia di inaugurazione: si tratta di uno dei tornei più attesi di sempre, a cui partecipa una folta generazione di campioni proveniente da ogni parte del pianeta. È la Golden age del calcio moderno: sponsor, stampa e tifosi hanno tutti gli occhi puntati sulla Corea e sul Giappone in quell’inizio d’estate di venti anni fa, ci si aspetta un’edizione del Mondiale senza precedenti e il primo capitolo non deluderà le aspettative. A scendere in campo sono i decoratissimi calciatori francesi, che si presentano appuntando fieri sul petto un Mondiale e un Europeo consecutivi, oltre che la Confederations Cup. Les Bleus vantano una formazione davvero stellare anche se arrivano ai nastri di partenza con una defezione d’eccezione: il numero 10 Zinedine Zidane è costretto ai box dopo essersi infortunato in un’amichevole contro la Corea del Sud. Dall’altra parte c’è il Senegal, nazionale al suo esordio assoluto al Campionato Mondiale, formata principalmente da ragazzi che giocano in Ligue 1 e guidata da un allenatore francese, Bruno Metsu. Le previsioni della vigilia preannunciavano niente più di una passerella d’onore per i transalpini, relegando gli africani a vittima sacrificale nel rito di apertura del mondiale nippo-coreano. La partita dirà tutt’altro.
Le prime battute vedono come previsto un buon approccio dei campioni in carica, che forti della loro superiorità si presentano in più di un’occasione dalle parti di Sylva: il portiere senegalese alla fine risulterà uno dei migliori in campo. Poco dopo il ventesimo i francesi rischiano di andare in vantaggio con un gran tiro di Trezeguet che si stampa sulla traversa, da lì in poi gli uomini di Lemerre iniziano a calare d’intensità e cominciano a soffrire i ritmi degli africani. È proprio in quel momento che la squadra di Metsu si porta in vantaggio: Diouf in velocità sulla fascia supera Leboeuf e crossa al centro. Barthez si fa superare dal pallone rasoterra, Petit nel tentativo di calciare in angolo fa carambolare la palla sulla mano del suo portiere e Bouba Diop da terra riesce a dare il tocco buono a porta praticamente vuota. Nel secondo tempo, la squadra di Lemerre prova a forzare i tempi, con poche idee e scarsa velocità. Verso la metà della ripresa il Senegal va vicino al raddoppio con una azione personale di Fadiga, la cui potente conclusione viene fermata dalla traversa, imitato esattamente un minuti dopo da Henry, però dall’altro lato del terreno di gioco. Un gol, due traverse e un palo per una grandissima sorpresa. Nello stupore generale dunque il match termina con la vittoria del Senegal, che eguaglia l’impresa del Camerun conto l’Argentina a Italia ’90. Vince grazie al gol di Papa Bouba Diop, nuovo idolo dei tifosi dei Lions de la Teranga scomparso purtroppo poco meno di due anni fa, stroncato dalla SLA.
FRANCIA (4-2-1-3): Barthez; Thuram, Leboeuf, Desailly (C), Lizarazu; Petit, Vieira; Djorkaeff (14' st Dugarry); Wiltord (36' st Cissè), Henry, Trezeguet. A DISP.: Ramé, Coupet, Candela, Christanval, Makelele, Silvestre, Boghossian, Sagnol, Micoud. ALL.: Lemerre.
SENEGAL (4-1-4-1): Sylva; Coly, Diatta, M. Diop, Daf; D. Cissè; Ndayè, Diao, Diop, Fadiga; Diouf. A DISP.: Cissokho, N'Dour, H.Camara, S.Camara, Fayé, Beye, N'Diaye. ALL.: Metsu.
ARBITRO: Ali Bujsaim (Emirati Arabi Uniti). MARCATORE: 30' Diop (S).
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