"Spillo" Altobelli, il gol come colpo di classe

"Spillo" Altobelli, il gol come colpo di classe

Un attaccante che ha fatto epoca, soprattutto con l'Inter e negli anni Ottanta in cui è stato fondamentale per legare due ere della nazionale
  • Link copiato

Sta tutto in quel gol, uno dei più visti nella storia del calcio italiano: il 3-0 della finale del Mondiale del 1982, quando Alessandro Altobelli praticamente in un unico movimento supera il portiere Schumacher e deposita nella rete sguarnita. Controllo, dribbling, finalizzazione: un succo di ciò che dovrebbe fare un attaccante, peraltro con una freddezza invidiabile, durante la partita da non sbagliare per eccellenza. "Spillo" Altobelli, dieci anni e passa di gol così, filo conduttore di un'epoca in cui gli attaccanti, almeno in Italia, dovevano vedersela ogni volta contro difensori agguerritissimi.

 

 

 

Dal Brescia all'Inter

Nato in provincia di Latina, bresciano d'adozione, bandiera dell'Inter. Questo è il riassunto breve della carriera di Altobelli, così alto e magro da essere soprannominato appunto "Spillo". Famiglia modesta, grande voglia di emergere, una trafila breve ma convincente, dalla Serie B alla A e con la maglia dell'Inter, che per lui non è che si sveni, nel 1977, ma quasi: 4 giocatori e 630 milioni di lire per strapparlo al Brescia, che rifà la squadra quasi con le cessioni nerazzurre di Martina, Guida, Magnocavallo e Mutti. Per 11 anni vestirà nerazzurro, diventando il secondo miglior marcatore nella storia del club dietro a una leggenda come Giuseppe Meazza.

 

 

Concedendosi il lusso di triplette e persino poker, come quello rifilato al povero Catania nel campionato 1983-84. E in mezzo, naturalmente, lo scudetto del 1980, quando inizia ad essere chiamato anche in Nazionale per via delle squalifiche di Paolo Rossi e Bruno Giordano, e due Coppa Italia, nel 1978 e nel 1982. Centravanti tecnico ma tremendamente efficace sottoporta, per 8 stagioni arriva in doppia cifra di reti segnate, in quegli anni Ottanta in cui grande era l'attenzione al reparto difensivo e gli attaccanti per arrivare alla fatidica quota 10 dovevano sudare parecchio.

 

 

 

Brillante in Azzurro

La sua grande occasione sarebbe il Mondiale 1982, quando è nel pieno della maturità agonistica. Bearzot lo convoca dicendogli chiaramente che è una riserva in attacco dietro a Paolo Rossi e Francesco Graziani. Lui scalpita e nelle prime tre partite del girone non vede mai il campo: dalla seconda fase, però, eccolo protagonista anche se dalla panchina, con Argentina e Polonia. Il giorno della finale, l'11 luglio, dopo 7 minuti Graziani si fa male alla spalla e deve entrare al suo posto. Non ci sono risultati da difendere o tempo da perdere, adesso bisogna vincere. Una serata che sembra stregata dopo l'errore di Cabrini su rigore, ma che diventa apoteosica nella ripresa: Rossi, Tardelli, Altobelli, il terzo gol come ve l'abbiamo già descritto. Nella parziale gestione del ricambio generazionale operata da Bearzot in vista del Mondiale 1986, tra i "ragazzi" che il "Vecio" ostinatamente conferma non può che esserci lui, visto che nel frattempo Rossi e Graziani sono evaporati.

 

 

Da prima riserva a titolare inamovibile, nel 1986, dove segna ben 4 gol nelle prime 3 partite, dimostrando anche qua classe e freddezza. Intorno a lui purtroppo c'è poca roba e l'Italia è costretta ad abbandonare già agli ottavi di finale, spazzata via dalla Francia di Platini. La sua esperienza in Azzurro si concluderà nel 1988 con la partecipazione agli Europei in Germania, ultimo cameo di una carriera notevole. Che con i club vedrà anche una comparsata con la Juventus e l'ultimo anno al Brescia, sua città di adozione.

 

 

 

 

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Loading...





















Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi