Da Pirlo a Henry, da Totti a Scholes: quando cambiare fa bene

Da Pirlo a Henry, da Totti a Scholes: quando cambiare fa bene

Il Maestro venne spostato dalla trequarti alla regia da Mazzone, il Pupone da fantasista a centravanti atipico grazie a Spalletti

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Quante volte avete sentito dire a un amico: “Mollo tutto e apro un bar”? Quanto spesso siete stati voi a dirlo o a pensarlo? Cambiare lavoro in alcuni casi è sinonimo di cambio di vita. Una rivoluzione strutturale che nel mondo del calcio può essere paragonata solo al cambio di ruolo. Quando un giocatore cambia squadra, molto spesso continua a fare ciò che faceva in passato. Se cambia ruolo è costretto a reinventarsi alla radice e in alcuni casi il progresso è talmente clamoroso da ridefinire la sua carriera e la percezione collettiva nei suoi confronti.

Da trequartista a regista: come Mazzone ha cambiato la carriera di Pirlo

Se oggi si parla di Andrea Pirlo lo si descrive come il regista che è stato dal 2001 in poi, mentre in pochi ricordano la sua prima parte di carriera da trequartista. Sin da ragazzino era chiaro a tutti che il futuro “maestro” bresciano aveva qualità sopra la norma, ma trovargli la giusta collocazione in campo era un altro discorso. Facile paragonarlo a Rivera, capire che aveva una visione di gioco superiore e gli occhi anche dietro la testa, più complesso farlo rendere al meglio nel 4-4-2. Tardelli, Ct della Nazionale Under-21, lo impiegava seconda punta. Simoni, suo primo tecnico all'Inter, lo metteva in concorrenza con Baggio. Il primo a capire che uno con le sue capacità di analisi perimetrale del campo di gioco avrebbe dato il meglio davanti alla difesa è stato Carletto Mazzone, nel 2001 a Brescia: “Mi indicò la mia nuova posizione in campo, la svolta della mia carriera. La cosa mi piaceva, soprattutto per come riuscì a spiegarmela lui. Lì è scattata la scintilla di un’idea di gioco diversa” ha raccontato Andrea nel documentario sull'allenatore romano. Passati entrambi al Milan nel 2001-02, pure Ancelotti ha impiegato un po' a capire che l'idea di Mazzone era vincente, tanto da schierare Pirlo interno sinistro a centrocampo o addirittura esterno alto. Farlo convivere con Rui Costa e Seedorf era un rebus la cui soluzione ha fatto felici tutti quanti: i tifosi rossoneri, quelli della nazionale e poi gli juventini.

Milan, Capello trionfa con Desailly e Massaro

Rimanendo in ambito milanista, un altro che ha beneficiato del cambio di ruolo è Marcel Desailly, primo calciatore a vincere due Champions League di fila con due squadre diverse. A Marsiglia difensore centrale e a Milano frangiflutti davanti alla difesa per un'intuizione di Fabio Capello. Il francese non sarà stato illuminante come Pirlo, ma superarlo era un'impresa titanica e il gol al Barcellona nella finale 1994 ad Atene è stato il giusto premio al suo eclettismo. Chi segnò le prime due reti di quella gara? Daniele Massaro, uno dei multi ruolo per antonomasia: ala, mediano di spinta, seconda punta e infine centravanti della “Provvidenza” nel Milan campione d'Italia e d'Europa 1994. Un vero e proprio coltellino svizzero.

Henry, da ala alla Juve a bomber all'Arsenal. Bagni e lo scudetto da incontrista

A Torino ricordano bene quando nel mercato di gennaio 1999 è arrivato in bianconero un gattino impaurito di nome Thierry Henry. Aveva vinto il Mondiale con la Francia l'anno prima da esterno destro d'attacco e così Ancelotti aveva cercato di cucirgli addosso quel ruolo pure nella Juventus, accentuandone i compiti difensivi. I risultati furono deludenti, tanto da cederlo all'Arsenal dopo pochi mesi. Oltre duecento gol dopo, riadattato punta centrale dal suo scopritore Wenger, un po' tutti avevano compreso quale fosse la posizione in campo più adatta a esaltare le sue doti. Salvatore Bagni vinse lo scudetto a Napoli da incontrista tutto corsa e grinta, ma nella prima parte di carriera al Perugia dei miracoli era un'ala destra dal gol facile. Fu Rino Marchesi, suo primo allenatore in azzurro, a ripensare il suo ruolo ai tempi dell'Inter nei primi anni Ottanta.

Il cambio di Totti e Bale

A volte cambiare ruolo può allungarti la carriera, come successo a Totti nella Roma di Spalletti. Un tempo numero dieci con licenza di svariare su tutta la metà campo offensiva, nella seconda parte di carriera l'ex “Pupone” si è trasformato in centravanti atipico di un 4-2-3-1 costruito sulle sue doti realizzative e la sua capacità di muoversi a “elastico” per lanciare gli inserimenti dei trequartisti. Usando le parole dell'attuale Ct della Nazionale, con una delle sue amate metafore contadine: “Avvicinare Francesco all’area di rigore è come mettere la volpe vicina al pollaio. Trova sempre lo spazio per creare terrore”.

Stessa sorte toccata al gallese Gareth Bale, cinque Champions League con il Real, che sfrutterà al massimo le sue doti di calcio e la sua potenza fisica una volta spostato da terzino sinistro a esterno destro d'attacco, così da poter rientrare sul mancino mortifero.

Dalla fascia al centro e viceversa

Il tedesco Lahm del Bayern Monaco dimostrerà tutta la sua visione di gioco e l'intelligenza tattica quando da terzino destro sarà spostato dentro al campo. Fabio Grosso, l'eroe di Berlino, farà successo facendo il percorso inverso. Da trequartista buono per i campionati d'Eccellenza umbra a terzino campione del mondo il passo è lungo, come l'occhio del depositario copyright: Serse Cosmi. “Silent Hero” e bandiera del Manchester United, nel 1995 Paul Scholes fu scelto per sostituire Eric Cantona, squalificato per il famoso calcio volante a un tifoso. Da punta segnò addirittura quattordici gol alla sua prima stagione da titolare, ma la sua carriera esploderà solo nel 1997, quando dovrà arretrare il suo raggio d'azione per prendere il posto dell'infortunato Roy Keane: “Il più grande centrocampista centrale degli ultimi vent'anni” l'ha definito Xavi, non uno qualsiasi.

Tardelli, da terzino a incontrista, Beckenbauer e Matthäus, da trequartisti a difensori centrali, Chiellini da esterno a tutta fascia a centrale di difesa. Le storie di successo sono molte, ma in alcuni casi il cambio non funziona proprio: vi ricordate di Vialli centrocampista nella Juve anni Novanta di Trapattoni? Un'esperienza dimenticabile, come per i tanti che dopo aver aperto un bar o addirittura un chiringuito sulla spiaggia tornano sui loro passi sconvolti: “In ufficio si stava meglio!”.

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