Quando Roma e Lazio hanno giocato con la stessa maglia

Quando Roma e Lazio hanno giocato con la stessa maglia

Solitamente avversarie di derby molto sentiti, in passato le due squadre della Capitale hanno dato vita a selezioni miste per disputare partite amichevoli. Questa è la loro storia

Paolo Valenti/Edipress

06.04.2024 ( Aggiornata il 06.04.2024 10:01 )

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Sul web si trovano fotografie datate nelle quali compaiono affiancati giocatori simbolo di Roma e Lazio che indossano la stessa maglia. Una maglia atipica, che porta sul petto uno sull’altro gli stemmi stilizzati delle due squadre. Un dettaglio unico che non ha più avuto repliche e che ebbe modo di trovare il suo spazio nella storia il 18 novembre 1979 allo stadio Olimpico di Roma, quando i calciatori delle due compagini capitoline si mischiarono dando vita a un’amichevole tra nativi di Roma (e dintorni) e coloro che provenivano dal resto d’Italia. A guidare le due rappresentative i tecnici Bob Lovati, che dalla panchina della Lazio si andava a sedere su quella dei “romani”, e Nils Liedholm, da pochi mesi tornato nella Capitale, in quel giorno chiamato a inculcare i principi del gioco a zona alla rappresentativa del “resto d’Italia”. Iniziativa anomala, anche se non la prima in assoluto di quel tenore, tanto che, dopo quel 18 novembre 1979, non trovò più il modo di essere replicata. Vale la pena ricordare il motivo per il quale venne organizzata: la morte di Vincenzo Paparelli, tifoso laziale seduto in curva Nord che pochi giorni prima, in attesa del derby, era stato colpito da un razzo partito dalla curva Sud che gli aveva tolto la vita. Quell’amichevole aveva lo scopo di raccogliere fondi da devolvere alla famiglia Paparelli, oltre a quello di mitigare le inevitabili tensioni che quel ferale episodio aveva innescato tra le tifoserie delle due squadre. Un esperimento andato a buon fine: quasi ventimila spettatori occuparono gli spalti mentre in campo si vide un match gradevole, finito 2-1 per il resto d’Italia grazie alla doppietta di Roberto Pruzzo e al rigore realizzato da Bruno Giordano. Divertiti anche i protagonisti: Spinosi espresse l’auspicio di ripetere quel tipo di amichevole due volte l’anno mentre Wilson venne elogiato da Liedholm per la facilità con cui si inserì nella difesa a zona, sistema di gioco che all’epoca in Italia muoveva i primi passi proprio grazie al Barone ma che non convinceva il capitano biancoceleste.


I precedenti tra gli anni ’20 e ’30

In realtà, come accennato, quella fu l’ultima volta in cui scesero in campo delle rappresentative miste di Roma e Lazio. Ma non era la prima, che risale a un lontano 26 dicembre 1928. Quel giorno una selezione capitolina incontrò il Viktoria Žižkov, campione in carica della Cecoslovacchia, vincendo 4-2 grazie alle reti dei giallorossi Volk (doppietta) e Fasanelli e del biancoceleste Pardini. Per gli ospiti realizzò due gol Novak. A sei giorni di distanza, il Capodanno del 1929, la rappresentativa romana scese nuovamente sul campo dello Stadio Nazionale indossando la divisa che aveva già utilizzato nell’amichevole precedente: una maglia bianca con una grande lupa blu apposta sul petto e dei calzoncini neri. Questa volta l’avversario era costituito dall’Hungaria, che si impose 4-3.
A due anni esatti dalla prima esperienza, una selezione mista disputò una nuova amichevole contro la squadra ungherese del Sabaria. Le cronache del tempo raccontano di una partita non esaltante, giocata a Campo Testaccio sotto una pioggia caduta per quasi tutta la durata dell’incontro davanti a uno scarso pubblico, nella quale tra i locali si distinsero le prestazioni dei romanisti Fasanelli e Ferraris IV e del laziale Pizzetti. Alla fine i padroni di casa si imposero 3-2.


Gli anni Quaranta

Durante la seconda guerra mondiale, in assenza del massimo campionato, il calcio faceva quello che poteva per sopravvivere. In quel periodo furono due le occasioni in cui si ebbe modo di ripresentare Roma e Lazio in campo insieme. La prima il 16 aprile 1944, quando giallorossi e biancocelesti si unirono per affrontare una rappresentativa di giovani che giocavano nelle squadre del Campionato Romano di Guerra. Nella squadra dei cosiddetti Assi, che indossava una maglia biancoceleste, figurava gente come Gradella, Andreolo, Krieziu, Amadei e Koenig. I Giovani, in maglia giallorossa, fecero un’ottima figura: in svantaggio per una tripletta di Koenig, trovarono la forza di rimontare e chiudere sul 3-3 la partita.
Il 4 febbraio 1945 il sole ormai primaverile che baciava lo Stadio del Partito Nazionale Fascista faceva da preludio all’imminente fine della guerra. Una partita di calcio tra una rappresentativa romana e una squadra inglese formata da militari era un evento ideale per respirare il profumo di una nuova primavera che accompagnasse Roma e l’Italia fuori dall’incubo del conflitto bellico. Si giustifica anche così l’enfasi con la quale la stampa commentò quella gara che, organizzata a scopi benefici, vide i romani imporsi col punteggio di 3-1, grazie alla doppietta di Koenig e alla rete di Krieziu. Il gol della bandiera inglese venne siglato da un tale Rudd.


Contro l’Armata Rossa

 

Roma e Lazio si ritrovarono nuovamente insieme il 1° novembre 1973 a fronteggiare il CSKA di Mosca, la squadra dell’esercito sovietico. Per la prima volta all’Olimpico, in una giornata di sole, davanti a cinquantamila spettatori, i giocatori non fecero molto per raccogliere gli applausi di quel pubblico che immaginava ben altra prestazione. I biancocelesti erano in corsa per vincere lo scudetto e la linea offensiva, formata dal quintetto Domenghini, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi e Prati, faceva sognare. La rappresentativa, che indossava per l’occasione un’anomala maglia bianca con tre strisce verticali rossa, blu e gialla, non sembrò avere voglia di profondersi nel massimo impegno e soccombette agli ospiti, che andarono in gol al 45’ grazie a Kuznetzov, abile a liberarsi di Martini e Re Cecconi prima di superare anche Pulici e segnare a porta vuota il gol vittoria.
Di queste partite episodiche rimane il ricordo sempre più sfocato di un calcio quasi primordiale, che riusciva a recuperare il gusto del gioco fine a se stesso. Oggi, tra calendari asfissianti, contratti da rispettare, infortuni da evitare (o dai quali recuperare) trovare spazio per simili iniziative è impossibile. Roma-Lazio rimane così un eterno derby che contrappone le due tifoserie trecentosessantacinque giorni all’anno senza momenti di tregua.

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