La notte quando Cagliari sognò la finale di Coppa Uefa

La notte quando Cagliari sognò la finale di Coppa Uefa

Semifinale della seconda competizione continentale della stagione 1993-94 tra i rossoblù di Bruno Giorgi e l'Inter di Gianpiero Marini: nella sfida del Sant'Elia vittoria 3-2 dei padroni di casa. Era il 30 marzo 1994

Francesco Scabar/Edipress

30.03.2024 ( Aggiornata il 30.03.2024 08:01 )

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Alla fine del marzo 1994 l’Italia è scossa da un autentico terremoto politico: Silvio Berlusconi ed il suo Polo delle Libertà, sconfiggono contro ogni pronostico l’Alleanza dei Progressisti guidata da Achille Occhetto. Per lo Stivale è il passaggio definitivo dalla Prima Repubblica alla Seconda Repubblica. In ambito calcistico il 30 marzo c’è in programma una sfida storica allo Stadio Sant’Elia di Cagliari: i padroni di casa, infatti, che mai sono andati così forte in una competizione europea, sono opposti ad un’Inter che invece è alle prese con una delle stagioni più tribolate della sua storia. Reduce da ben cinque sconfitte consecutive in campionato la società del presidente Pellegrini, che ha appena esonerato Osvaldo Bagnoli, si è affidata alle cure di Giampiero Marini, una soluzione interna temporanea in vista dell’arrivo, già prenotato per la stagione successiva, di Ottavio Bianchi. I nerazzurri sono attesi per altro da una trasferta insidiosa al cospetto di un Cagliari che è stato letteralmente rivitalizzato da un tecnico probabilmente sottovalutato come Bruno Giorgi (subentrato a Gigi Radice alla seconda giornata), il Paul Newman del calcio italiano, che per altro ha già portato nella stagione 1989-90 la Fiorentina ad una finale di Coppa UEFA. Gli isolani sono guidati in campo dalla regia del grande ex Gianfranco Matteoli, l’architetto dello scudetto nerazzurro dei record nella stagione 1988-89, che a 35 anni sta vivendo una seconda giovinezza nella sua Sardegna. La vigilia in casa Inter non è serena e lo si intuisce anche da queste parole di Marini: «Ho fatto quello che ho potuto e ho visto la vera Inter solo in tre partite: con Napoli, Udinese e a Dortmund. Ma stavolta i problemi sono degli uomini. Se non capiscono che molti potrebbero non giocare mai più una partita così importante, non so che farci». In casa Cagliari che, all’appuntamento con la storia, giunge con ben sei infortunati, i fari sono puntati sulla mezzala Massimiliano Allegri, un centrocampista dalle indubbie qualità, che però Giorgi non vede bene nel suo spartito tattico perché poco propenso alla fase difensiva (che sarà, ironia della sorte, un marchio di fabbrica dell’Allegri allenatore) e che contro l’Inter avrà l’occasione della vita, partendo nell’undici titolare: «Magari mi vedrà qualcuno e mi vorrà comprare!», queste le dichiarazioni del linguacciuto giocatore livornese che comunque, una volta passato dall’altra parte della barricata (cioè sulla panchina) spenderà sempre parole di elogio per Bruno Giorgi. Anzi, si può dire che l’Allegri allenatore assomigli di più dal punto di vista tattico e filosofico al compianto tecnico di Pavia, rispetto al suo mentore Giovanni Galeone.

 

Il Sant’Elia è pieno

 

Alle 18.30 di mercoledì 30 marzo 1994 lo Stadio Sant’Elia è ghermito di festa, con oltre 32 mila spettatori assiepati sulle tribune. L’Inter, che è priva di Schillaci e Shalimov, schiera la seguente formazione, scandita ancora alla “vecchia maniera” da Bruno Pizzul in diretta su Raidue: Zenga; Antonio e Massimo Paganin; Jonk, Ferri e Bergomi; Orlando, Manicone, Fontolan, Bergkamp, Rubén Sosa. Il Cagliari, che è privo di pezzi da novanta come Bisoli, Moriero, Napoli, Cappioli ed Herrera, replica con questo schieramento: Fiori; Villa e Pusceddu; Napoli, Bellucci e Firicano; Sanna, Allegri, Dely Valdés, Matteoli ed Oliveira. L’arbitro dell’incontro è lo spagnolo Lopez Nieto. Dal punto di vista tattico le due compagini adottano entrambe il 3-5-2 (che allora veniva prosaicamente definito 5-3-2), un sistema di gioco che a metà degli Anni Novanta è imperante in Italia. Nelle file cagliaritane Firicano è il libero, Villa e Napoli agiscono in marcatura rispettivamente su Rubén Sosa e Bergkamp, mentre un terzo difensore, Bellucci, viene schierato a centrocampo a uomo su Fontolan, il centrocampista nerazzurro più offensivo, che agisce quasi da trequartista. L’Inter, infatti, impiega a uomo solamente Antonio Paganin (su Lulù Oliveira) e Ferri (su Valdés), con Beppe Bergomi battitore libero (preferito da Marini al più tecnico Battistini), mentre i quattro centrocampisti (da destra a sinistra: Orlando, Manicone, Jonk e Massimo Paganin) sono schierati a zona con Fontolan che parte in posizione leggermente avanzata da trequartista/incursore.

 

La cronaca di Cagliari-Inter

 

Parte subito forte il Cagliari: cross dalla destra di Sanna ed incornata di Dely Valdés che manda la palla fuori. Insiste la squadra di casa, al 5’ Allegri raccoglie una respinta dalla difesa e calcia un tiro rimbalzante che però viene bloccato in sicurezza da Zenga. Al 6’ però, alla prima occasione della gara, passa in vantaggio l’Inter: Bergkamp controlla bene la palla in area, allarga il gioco su Orlando, il cui cross trova l’inserimento di Fontolan che di testa manda il pallone a scavalcare Fiori con una palombella. Il Cagliari, che si è presentato con una formazione imbottita di difensori, sembra patire lo svantaggio e ci mette qualche minuto per ingranare, ma all’11’ trova il pareggio: bel passaggio in profondità di Allegri, Oliveira controlla bene il pallone, si prende gioco del suo marcatore Antonio Paganin e con un diagonale mortifero scaglia il pallone alle spalle di Zenga, 1 a 1. Al 14’ Sosa di opportunismo, sugli sviluppi di una punizione, impegna Fiori, ma l’uruguagio era in fuorigioco. Con il passare dei minuti l’Inter inizia a prendere le redini del match, anche se per trovare la prima occasione per la squadra di Marini bisogna aspettare il 21’ quando, su un cross di Manicone, Bergkamp di testa manda il pallone fuori. Passano tre minuti ed il Cagliari si fa nuovamente pericoloso: su una punizione dalla destra di Matteoli, Dely Valdés colpisce bene la palla di testa, ma la indirizza troppo centralmente e Zenga para. Al 26’ un cross insidioso dello scatenato Allegri non trova nessuno in area di rigore. Al 29’, però, l’Inter va vicinissima al vantaggio: su una punizione dai trenta metri di Sosa, la palla va prima a schizzare sul palo e poi sulla schiena di Fiori per poi finire sul fondo. Al 34’ Allegri commette un fallaccio su Fontolan e viene ammonito dall’arbitro Lopez Nieto, essendo diffidato il centrocampista livornese salterà la gara di ritorno. Due minuti dopo è Manicone a beccarsi il giallo per un fallaccio su Oliveira. Al 43’ altro cross da destra di Manicone, questa volta il colpo di testa è di Sosa, ma finisce ancora a lato; sessanta minuti dopo Jonk ci prova dalla lunghissima distanza e Fiori blocca in due tempi. Al 45’ il Cagliari costruisce l’occasione più grossa del primo tempo: Dely Valdés riceve un allungo di Allegri, si gira di scatto e punta la porta, il suo tiro, a Zenga battuto, viene salvato quasi sulla linea da Fontolan. È l’ultima occasione di un primo tempo scoppiettante che termina sull’1 a 1, la ripresa non sarà da meno!

 

La ripresa si apre con una punizione alle stelle di Rubén Sosa. Al 48’ bel lancio in profondità di Allegri, ma Oliveira viene anticipato in area da un intervento di Antonio Paganin. Al 50’ capitan Matteoli trova con un lancio millimetrico Dely Valdés che scappa in progressione per poi scagliare un bolide che termina di poco a lato alla sinistra di Zenga. Due minuti più tardi Pusceddu dai trentacinque metri cerca il gol impossibile, ma il suo tiro mancino termina di molto fuori. Al 53’ si fa vedere l’Inter: Bergkamp si libera in slalom di due avversari e poi serve un pallone al fluidificante Massimo Paganin, trovatosi in attacco, che con lo specchio spalancato non riesce ad inquadrare la porta. Al 58’ Fontolan calcia un fendente da posizione laterale, ma Fiori respinge il pallone con il pugno. L’Inter ha preso coraggio e al 61’, su una prolungata azione di contropiede, la Benamata torna in vantaggio: su un filtrante di Manicone, Rubén Sosa calcia un tiro di punta, bruttissimo da vedere, ma tremendamente efficace, che ruba il tempo d’intervento a Fiori, battendolo senza pietà, 2 a 1. Aveva proprio ragione Bagnoli: l’uruguaiano “de tattica el capìss nient” però trova la porta come pochi! Al 62’ Giorgi cerca il tutto per tutto inserendo Criniti, una mezzapunta, per Allegri, decidendo poi di spostare il neoentrato sulla fascia destra, con Sanna che viene portato al centro. Due minuti dopo Angelo Orlando entra in maniera scomposta su Oliveira, il cursore nerazzurro si becca il giallo ed, essendo diffidato, salterà anch’egli la gara di ritorno. Al 67’, sugli sviluppi di una punizione, un morbido cross di Matteoli trova lo stacco di Dely Valdés che manda il pallone alto. Dopo soli centoventi secondi il Cagliari rischia una clamorosa autorete, con un colpo di testa in alleggerimento di Firicano che quasi scavalca Fiori, il quale, con un colpo di reni, recupera in presa alta. Al 70’ Criniti sguscia via a Massimo Paganin e mette al centro un pallone teso, respinto da Zenga. Al 73’ la squadra sarda costruisce un’azione da Playstation: dopo una lunga fase di possesso palla, Matteoli trova con un’imbucata geniale Oliveira che scarta Zenga, calcia una prima volta a rete trovando l’opposizione di Antonio Paganin e poi tira nuovamente in porta, trovando l’opposizione di Zenga, prontamente ritornato a guardia dei suoi pali. La spinta del Cagliari si concretizza all’82’ quando su un cross dalla destra, Criniti (non proprio un granatiere) anticipa di testa Massimo Paganin, lasciando di sale Zenga: 2 a 2 e il Sant’Elia esplode di gioia! Passa un solo minuto e Giorgi compie la seconda mossa decisiva per il suo capolavoro: Pancaro, un terzino d’attacco, entra per Bellucci, uno stopper puro. All’87’ quindi si corona la rimonta sarda: sugli sviluppi di un corner da sinistra, Pancaro, dimenticato in area da una difesa interista a dir poco statica, calcia un fendente di sinistro (leggermente deviato) che si insacca alla sinistra di Zenga. Il terzino del Cagliari, forse ancora incredulo, inizia correre a perdifiato sotto la tribuna con il suo allenatore Giorgi, vestito rigorosamente in tuta, che inizia a rincorrerlo con uno scatto da centometrista, poi i due si abbracciano per un istante mentre il Sant’Elia è un’autentica bolgia festante. L’Inter, tramortita dal micidiale uno-due del Cagliari, non riesce ad abbozzare alcuna reazione fino alla fine, con i rossoblù che concludono il match con un’estenuante melina.

 

Le reazioni alla partita

 

Nelle consuete interviste a caldo, capitan Bergomi è laconico: “Colpa nostra!”; mentre Fontolan, autore di una grande prestazione, la vedo meno nera: “il 3-2 si può ancora rimontare, siamo abbastanza fiduciosi”. Bruno Giorgi invece afferma che a vincere la sfida sono stati “i cambi della disperazione”, mentre un arrabbiatissimo Marini si rifiuta di parlare. In sala stampa il tecnico cagliaritano aggiunge: “Avevamo preparato con cura questo incontro. Purtroppo la stanchezza ha pesato, ad un certo punto, sulle gambe dei miei giocatori: ritengo di aver preso almeno una rete di troppo. Ora abbiamo il cinquanta per cento di probabilità di passare il turno e di arrivare alla finale di coppa”. Giampiero Marini invece non ha sbollito la rabbia: “Il Cagliari in questo momento è meglio di noi, i rossoblù ci hanno battuto meritatamente. La svolta della partita si è avuta nel finale dell'incontro, quando dovevamo stare più attenti e tenere più a lungo la palla. Cosa che in questo momento purtroppo qualche giocatore non sa fare”. Al ritorno però non ci sarà storia e un’Inter ritrovata si qualificherà per la finalissima (che vincerà contro l’Austria Salisburgo) con un netto 3-0, spegnendo così il sogno di un Cagliari mai arrivato così vicino ad un grande traguardo europeo. Per Bruno Giorgi, l’artefice di quella serata indimenticabile e del Cagliari più europeo della storia ci sarà invece l’oblio. Il tecnico gentiluomo, infatti, in odore di rinnovo alla vigilia della semifinale, verrà sostituito dall’uruguaiano Óscar Washington Tabárez, un altro galantuomo della panchina. Nella stagione 1995-96, però, Giorgi non saprà dire di no quando il presidente Cellino, noto “mangia allenatori”, gli chiede di rimpiazzare la leggenda Trapattoni sulla panchina di un Cagliari pericolante. Nelle ultime dodici giornate di campionato i sardi vengono letteralmente rivitalizzati da Giorgi che nell’estate successiva decide di abbandonare a soli 56 anni la carriera di allenatore. Poi quattordici lunghi anni di silenzio attorno al “Paul Newman del calcio italiano” finché il 22 settembre 2010, a funerali già consumati, viene data la notizia della morte di Bruno Giorgi, un personaggio che è stato sicuramente dimenticato dal mondo del calcio, ma non in Sardegna dove ancora oggi ha un posto speciale nel cuore di tanti tifosi, che in quel 30 marzo 1994 sognarono per una seconda volta in grande nella loro storia.

 

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