Maier, un superman tra i pali di Bayern e Germania Ovest

Maier, un superman tra i pali di Bayern e Germania Ovest

Con Franz Beckenbauer e Gerd Muller, Il portiere fu tra i protagonisti dei successi del calcio tedesco degli anni Settanta. Famosi anche gli scherzi che organizzava nei ritiri

Paolo Valenti/Edipress

27.02.2024 ( Aggiornata il 27.02.2024 20:01 )

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È il 14 luglio del 1979. Una di quelle estati senza Europei né Mondiali nelle quali ricaricare appieno le energie fisiche e mentali. Una di quelle giornate che scivolano verso l’inizio di una nuova stagione. Magari sentendo la musica che passano le stazioni radio in FM. In quel periodo Miguel Bosè impazza con un singolo frizzante come Super Superman. E forse è proprio quella la canzone che ascolta Sepp Maier nel percorso che sta facendo in macchina nella sua amata Baviera.


Maier, il superman tedesco

In quel momento chi, più di lui, è il superman del calcio tedesco? Maier è il portiere più forte della Germania Ovest, titolare inamovibile della nazionale e del Bayern Monaco. E il suo ruolo, più dei difensori, dei centrocampisti e degli attaccanti, è quello che meglio si presta all’accostamento con il supereroe col mantello che nella vita di tutti i giorni fa il giornalista. La reattività muscolare, l’elasticità dei movimenti, il colpo d’occhio necessario per intuire le situazioni di pericolo sono le qualità che l’ormai trentacinquenne Sepp dimostra ancora ogni volta che scende in campo. Col suo club l’ha fatto per 473 partite di campionato; con la Mannschaft, invece, le gare disputate sono 95. La sua maglia azzurra a maniche lunghe è un’icona del calcio anni Settanta, un indumento che, abbinato ai pantaloncini neri, è una sorta di divisa che, proprio come quella di Superman, sembra conferirgli dei poteri speciali. Talmente utilizzata dal portiere bavarese che anche gli artigiani che dipingono a mano i giocatori del Subbuteo non possono esimersi dal replicarla nella squadra dei bianchi della Germania Ovest.


Tra professionalità e risate

A valutare le apparenze, come il personaggio della Marvel, anche Maier sembra avere una doppia personalità. Ritratto nelle foto di gioco, allineato con i compagni in mezzo al campo nell’ascolto degli inni nazionali o intento a dare disposizioni sulle marcature degli avversari, i suoi lineamenti si induriscono in uno sguardo tipicamente teutonico che potrebbe essere quello di un sagrestano attento nell’applicazione rigida delle direttive del suo parroco. Nella vita di tutti i giorni, in realtà, Sepp è un burlone che ama divertirsi. Memorabili, in questo senso, gli scherzi che fa durante i ritiri. Come quella volta che, intrufolatosi sotto il tavolo della sala da pranzo, legò i lacci delle scarpe dei compagni che, quando si alzarono per servirsi al buffet, recitarono involontariamente un buffissimo sketch. Un’altra volta fece uscire dalla borsa del dottore un coniglio. E anche in campo lasciò intuire il suo lato giocoso. Avvenne durante un match tra il suo Bayern e il Bochum, quando sul perimetro di gioco irruppe un’anatra: non esitò un attimo ad inseguirla per provare a prenderla, regalando un divertente fuori programma agli spettatori.


I nuovi guanti da portiere

Di Superman sembrò assumere i superpoteri quando, di fatto, inventò la nuova generazione di guanti per i portieri, frutto della dedizione che Sepp dimostrava in allenamento come in partita. Dalla sua attenzione verso i dettagli arrivarono i suggerimenti per Gebhardt Reusch, il titolare dell'azienda che produceva i suoi, per mettere sul mercato i primi guantoni da portiere in schiuma di lattice cuciti su ogni dito, che riuscivano davvero ad avere presa sul pallone di cuoio. Quei nuovi strumenti rendevano più efficaci le parate che Maier faceva ininterrottamente da quando, ancora ragazzino, aveva lasciato il suo iniziale ruolo di ala ed era stato spostato tra i pali per diventare un vincente, in nazionale come nel Bayern Monaco. Per un decennio lui, Franz Beckenbauer e Gerd Muller costituirono l’asse centrale di due squadre leggendarie. Con la Mannschaft, Maier aveva preso parte al suo quarto mondiale nel 1978 per difendere il titolo di campione del mondo conquistato quattro anni prima proprio a Monaco di Baviera, dopo essere già stato campione d’Europa nel 1972 ed aver partecipato in Messico alla partita del secolo contro l’Italia. Alla spedizione del 1966 in Inghilterra era stato aggregato come giovane portiere di riserva. Con i bavaresi il suo palmares si era arricchito a dismisura, tra campionati e coppe nazionali, tre Coppe dei Campioni, un’Intercontinentale e una Coppa delle Coppe. Non erano mancati nemmeno i riconoscimenti individuali, come il premio per miglior giocatore del campionato tedesco occidentale (1975, 1977 e 1978) e il record, tutt’oggi imbattuto, di 422 partite consecutive disputate in Bundesliga.


L’incidente e il ritiro

Insomma, Maier era davvero un superman del calcio. E il 14 luglio 1979, prima di essere coinvolto in un drammatico incidente stradale, a tutto pensava tranne che la sua carriera fosse sul punto di interrompersi. Uno come lui, un metro e ottantaquattro centimetri distesi su un corpo ancora integro, avrebbe potuto continuare a giocare per dare filo da torcere a colleghi più giovani o anche più anziani (Zoff, all’epoca, lo sopravanzava di due anni e ancora non aveva vinto il mondiale). Ma come il destino, tanti anni prima, aveva scelto di dirottarlo dalla fascia alla porta, quel giorno d’estate decise che per lui, almeno tra i pali, la storia era finita. Quel terribile incidente d’auto gli lasciò la vita ma gli tolse definitivamente i guantoni: troppi i danni da riassorbire, eccessivi i rischi da correre nell’eventualità di un ritorno in campo. Superman aveva smesso di volare. Non gli restava che voltarsi indietro per contemplare la sua carriera con uno dei sorrisi che sapeva suscitare e che, come quelli dei migliori clown, nascondeva una lacrima di malinconia.              

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