Gunnar Nordahl, il centenario del "Bisonte"

Gunnar Nordahl, il centenario del "Bisonte"

Simbolo del Milan, ha chiuso la carriera italiana con la Roma: è il miglior goleador straniero in Serie A. Fu capocannoniere per cinque volte in campionato, record ancora imbattuto
 
 

Redazione Edipress

19.10.2021 15:25

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Prendete un centravanti moderno, possente e dal tiro potente. Calatelo nel calcio in bianco e nero degli anni Cinquanta. Avrete lo svedese Gunnar Nordahl, il miglior marcatore straniero della Serie A. Erede di una famiglia di tornitori, gioca a calcio per passatempo fino a quasi vent’anni. Esplode a Norrköping. In panchina c’è un allenatore ungherese decisivo per la sua carriera, Lajos Czeizler, chiamato nel 1948 nel comitato che guida la nazionale alle Olimpiadi di Londra. La Svezia conquista l’oro e impressiona il mondo, Czeisler diventa allenatore del Milan e nel gennaio del 1949 porta in Italia Nordahl. Lo chiamano “Il Pompiere”, professione che ha svolto ai tempi del Norrköping. In Italia diventa “Il Bisonte”. Nordahl appare a Milano il 22 gennaio 1949 alla stazione: migliaia di tifosi lo accolgono. La Juve lo sta trattando da prima, ma Gianni Agnelli ha “soffiato” al Milan il danese Ploeger e decide signorilmente di farsi perdonare. Venire in Italia per un calciatore svedese degli anni Cinquanta è una scelta non semplice. Perché, per una decisione surreale della federazione, chi diventa professionista non può più essere convocato nella nazionale della Svezia, che perde così la sua generazione migliore, fino al Mondiale ‘58 in casa. Nordahl si annuncia come un sogno di rinascita il 27 gennaio 1949 all’Arena milanese. Al suo esordio, contro la Pro Patria, Nordahl raccoglie il lancio di Gudmundsson e di sinistro firma il suo primo gol e l’inizio di una leggenda.

Il Milan

Nordahl, che ha già 27 anni, conquista i tifosi. I giornali lo raccontano con espressioni come “terrificante ammasso di muscoli”. È travolgente, segna in tutti i modi, di destro, di sinistro e di testa, in corsa e da fermo. È lui nell’estate del 1949 a convincere Gunnar Gren e Nils Liedholm, che è suo grande amico dai tempi del Norrköping, a venire in Italia. Formeranno il Gre-No-Li, forse il trio più famoso della Serie A. Si incastrano come tessere di un mosaico. Gren, il Professore, ricama. Liedholm, il Barone, ha visioni eleganti e lanci di geometrica precisione e artistica eleganza. Nordahl, il Bisonte, fa quello che gli riesce meglio: sfonda e segna, a ripetizione. Vince cinque volte il titolo di capocannoniere della Serie A, un record. Realizza 35 gol nel 1949-50 – che resterà il record di reti in una sola stagione per 66 anni, lo batteranno prima Higuain e poi Immobile con 36 –; 34 nel 1950-51, 26 nel 1952-53, 23 nel 1953-54 e 27 nel 1954-55. Con il Milan vince due scudetti (1951 e 1955) e due Coppa Latina (1951 e 1955). In otto stagioni, fino al 1956, segna 221 gol in 268 partite: uno solo su rigore, perché dal dischetto vanno gli altri due del trio. Nordahl è più l’icona dei tiri dalla distanza, capace di una memorabile tripletta a Torino nel 7-1 in casa della Juventus, che resta la peggior sconfitta interna dei bianconeri. Liedholm, che con lui ha girato anche una pubblicità per il Punt e Mes, ha raccontato che da giovane Nordahl giocava a polo in Svezia. Suo padre, per scaldarsi, gli consigliava di tirare anche da 40, 50 o 60 metri. Non ha più smesso.

La Roma

Lasciato il Milan, il Bisonte ha chiuso la carriera italiana alla Roma. Arriva in cambio di Carletto Galli. È già quasi un ex, è impegnato a scrivere libri, ma quando gli acciacchi lo lasciano in pace brilla ancora. Aiuta Da Costa a vincere la classifica cannonieri. Nel 1957, inizio di quello che sarà il suo ultimo anno da calciatore in Italia, si occupa anche della parte tecnica e ha un merito non da poco. Ha evitato che Giacomo Losi, “Core de Roma”, lasciasse la squadra all’inizio del 1958. Ritroverà due volte la Roma, da allenatore dell’Öster nel 1976 e prima dell’andata dei sedicesimi di Coppa Uefa del 1982 all’Olimpico contro il Norrköping. All’aeroporto, dirigenti e rappresentanti dei tifosi lo accolgono con un mazzo di fiori giallorossi. Viene festeggiato insieme a Selmosson e al suo grande amico Liedholm. «Ciao Nils – gli dice –, sei contento di vedermi?».

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