Ajax, 50 anni fa il primo storico trionfo in Coppa dei Campioni

Ajax, 50 anni fa il primo storico trionfo in Coppa dei Campioni

Nel 1971, a Wembley contro il Panathinaikos, la prima vittoria europea dei Lancieri trascinati da Johan Cruijff: ne arriveranno altre due consecutive

Alessandro Ruta/Edipress

02.06.2021 ( Aggiornata il 02.06.2021 00:00 )

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Mezzo secolo esatto è passato da quando l’Ajax vinse la sua prima Coppa dei Campioni, contro il Panathinaikos al vecchio stadio di Wembley: un 2-0 firmato da Van Dijk (nessuna parentela con l’attuale difensore del Liverpool) e Arie Haan, centrocampista che ai Mondiali del 1978 segnerà a Dino Zoff uno dei due gol dell’Olanda all’Italia. Il 2 giugno del 1971, però, l’Ajax per la prima volta si mette sulla mappa del calcio europeo. È la seconda squadra olandese a riuscirci dopo il Feyenoord l’anno precedente, a conferma di un periodo d’oro per il calcio oranje, iniziato proprio con l’Ajax. 

La sconfitta contro il Milan e l’arrivo di Cruijff

Nel 1969, infatti, i Lancieri avevano subito una ripassata epocale dal Milan di Gianni Rivera in campo e Nereo Rocco in panchina nella finale del Santiago Bernabeu di Madrid: 4-1, con tripletta di Prati, mai come in quel caso “Pierino la Peste”. Però già si vedevano i germogli di una squadra che non solo a livello di club, ma anche di nazionale, avrebbe dettato legge negli Anni Settanta. Tra la finale del 1969 e quella di Wembley cambiano cinque titolari su undici, mentre rimangono gli altri sei: Suurbier, Hulshoff, Vasovic, Swart, Keizer. È ancora lì, ha solo modificato il numero di maglia, dalla 10 alla 14, la stella dell’Ajax e di tutto il calcio olandese: il figlio con i piedi piatti della verduraia che lavorava vicino allo stadio dei Lancieri, Johan Cruijff. È attorno a lui, al “profeta del gol”, che si snoda ogni manovra. È su Cruijff che Rinus Michels, l’allenatore che già c’era nel 1969, ha impostato i suoi concetti di totaalvoetbal, di “calcio totale”, con i giocatori in grado di cambiare ruolo in campo automaticamente. 

La finale contro il Panathinaikos e il trionfo

C’è una marea verde a Londra quel 2 giugno. L’avversario dell’Ajax, infatti, è il Panathinaikos, rivelazione assoluta di quell’edizione della Coppa Campioni: in campo nessuna vera stella, in panchina una leggenda come l’ungherese Ferenc Puskas, che grazie a quell’impresa verrà ricompensato dal Regime dei Colonnelli in Grecia con una montagna di bonus in denaro. Però c’è poco da fare contro una squadra che sfiora la perfezione, come l’Ajax di Cruijff e di un ragazzino non ancora ventenne, che in quella finale gioca da terzino destro, ma che diventerà grandissimo da “tuttocampista”: Johan Neeskens. Uno che se la caverebbe bene anche nel baseball, sport abbastanza diffuso in Olanda, e che ha fatto addirittura uno stage negli Usa, ai Chicago Cubs, squadra professionista: poi però sceglie il calcio semplicemente perché gli piace di più. Non c’è bisogno dell’apporto di Neeskens, comunque, contro il Pana: minuto 5, cross di Keizer da sinistra e incornata di Van Dijk, mentre nel secondo tempo magia di Cruijff per la corsa di Haan, che in scivolata segna il raddoppio. Un 2-0 che sta perfino stretto all’Ajax, visto che i greci quasi non vedono palla. È il primo trionfo europeo degli olandesi, che vinceranno anche le successive due edizioni, nelle finali contro Inter e Juventus. Rinus Michels, poi, andrà ad allenare la nazionale olandese, trasformandola in “Arancia Meccanica”.  

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