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La Formula 1 solidale© Getty Images

La Formula 1 solidale

Fin dall'inizio dell'emergenza sanitaria globale legata al Coronavirus il mondo della Formula 1 ha cercato di dare il suo contributo attraverso iniziative realizzate dalle squadre e dai piloti. Ci sono anche coloro che ogni giorno, come volontari, combattono l'emergenza legata al COVID-19: stiamo parlando di Mario Isola (Pirelli) e dell'ex Team Principal Ferrari Maurizio Arrivabene.

23.04.2020 ( Aggiornata il 23.04.2020 18:20 )

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Dare il proprio contributo, o mettendo a disposizione il proprio know-how tecnico a favore della medicina, o raccogliendo fondi per la lotta al COVID-19. Fin da quando è esplosa in maniera globale la drammatica emergenza sanitaria legata al Coronavirus, il mondo della Formula 1 non ha esitato a mettersi in gioco. È il caso dei sette team con sede (o parte di essa) in Gran Bretagna (Mercedes, Red Bull, McLaren, Racing Point, Renault, Haas e Williams)), che, come vi avevamo raccontato qualche settimana fa, avevano unito le proprie forze in un progetto comune, chiamato Progetto Pitlane, con il chiaro obiettivo di aiutare il sistema sanitario britannico a combattere il Coronavirus mettendo a disposizione le caratteristiche di un team di F1 (rapida progettazione volta a risolvere i problemi di una monoposto, produzione di prototipi e assemblaggio specializzato) nella produzione e fornitura di dispositivi sanitari atti a favorire la respirazione dell'individuo in caso di necessità (i cosiddetti ventilatori). Un progetto che aveva visto nel giro di pochi giorni la Mercedes in collaborazione con gli ingegneri della University College di Londra (UCL) e i medici della University College Hospital London (UCHL) mettere a punto dei ventilatori alternativi (CPAP) che consentono ai pazienti COVID-19 con gravi infezioni polmonari di poter respirare facilmente senza venir di fatto intubati, e che in queste settimane hanno fatto registrare numerosissime richieste da parte delle strutture sanitarie.

Anche Renault e Red Bull in collaborazione con Aston Martin avevano realizzato in tre settimane un loro progetto comune (BlueSky) in merito ai ventilatori, ma il dispositivo purtroppo in questo caso è stato bocciato dalle autorità sanitarie britanniche, in quanto non presenterebbe alcune impostazioni necessarie per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. Appresa la notizia, le due squadre sono subito tornate al lavoro per cercare di mettere a punto dei correttivi atti a consentire l'impiego del dispositivo BlueSky anche nei casi legati a questa malattia.

In Italia anche la Ferrari non ha esitato a dare il suo contributo nell'emergenza legata al Coronavirus: dopo aver donato nelle settimane scorse un'ambulanza all'AUSL Modena, la scuderia di Maranello ha convertito la sua produzione fabbricando sia ventilatori polmonari, sia raccordi per le maschere di protezione utilizzando delle moderne stampanti 3D, in modo da poter distribuire questi preziosissimi supporti negli ospedali del nostro Paese.

Anche i piloti hanno voluto dare il loro contributo nella lotta al Coronavirus organizzando sulla piattaforma Twitch (con il beneplacito di Liberty Media) la Race For The World: un evento benefico in tre appuntamenti che attraverso delle gare virtuali aveva l'obiettivo di far divertire il pubblico (orfano delle gare reali di F1) e al contempo raccogliere dei fondi da destinare alla lotta per il Coronavirus. Se l'evento benefico (che ha visto la partecipazione non solo dei principali piloti impegnati nella F1 Virtual Series (i Gp virtuali organizzati da Liberty Media nelle date in cui si sarebbero dovuti correre i Gp reali di F1) ma anche alcuni calciatori (tra cui spiccano il portiere del Real Madrid Thibault Courtois, e l'attaccante della Lazio Ciro Immobile, arruolati entrambi anche per il Virtual Gp di Cina, corso domenica scorsa) ha visto la vittoria del ferrarista Charles Leclerc, a vincere è stata anche e sopratutto la solidarietà che ha consentito di raccogliere una cifra pari a 70 milioni di dollari.

Oltre alle iniziative sopra riportate, c'è anche chi ogni giorno affronta l'emergenza coronavirus come volontario o come autista delle ambulanze: personalità legate al presente, ma anche al passato prossimo della Formula 1, e che con grandissima generosità in un momento così delicato, non hanno esitato a dare sul campo il proprio contributo: stiamo parlando del Responsabile Motorsport Pirelli Mario Isola, e dell'ex Team Principal Ferrari Maurizio Arrivabene.

Mario Isola non è nuovo a questo tipo di esperienza: nei momenti in cui non è impegnato con Pirelli sui circuiti di Formula 1, è infatti impegnato come volontario sulle ambulanze della Croce Viola di Milano. Un'esperienza iniziata a 18 anni e che lo ha portato nel 2004 ad avviare un programma di guida in ambulanza, formando 7000 volontari e 150 istruttori all'interno della Regione Lombardia. Il responsabile del Motorsport Pirelli oltre ad essere volontario sulle ambulanze, non esita a fornire il massimo supporto possibile alla comunità, portando ad esempio medicinali agli anziani in carrozzina.

Con la delicata emergenza sanitaria legata al Coronavirus in Lombardia, dalle 19 di sera fino alle 5 di mattina Mario Isola non ha esitato anche questa volta a mettersi a disposizione degli altri salendo a bordo dell'ambulanza, consapevole non del fatto che questo possa ovviamente portare a dei rischi, come da lui specificato in un'intervista rilasciata nelle scorse settimane al tabloid britannico “The Sun”, sostenendo che “come paramedici sappiamo che dobbiamo correre dei rischi. Potresti trovarti di fronte a una persona aggressiva, sai che è rischioso e che puoi avere un incidente. (…). Ora, il fatto è che ogni volta che la radio suona con una nuova missione, tu ti stai mettendo in pericolo. Lo fai, perchè devi farlo”.
L'aspetto più difficile però in questa fase è il non poter portare in ambulanza i familiari del paziente eventualmente soggetto a ricovero. “Ho parlato con molti dei miei colleghi, siamo una comunità ed abbiamo una chat. Condividiamo quello che accade(...). La parte più difficile del lavoro è che ora non puoi portare in ospedale alcun parente del paziente caricato all'interno dell'ambulanza. Normalmente, porti qualcuno della famiglia che è disponibile a venire perchè è importante per i pazienti avere quel tipo di supporto. Ma ora, per evitare il contatto con qualsiasi paziente, è vietato portare persone diverse dallo staff presente in ambulanza. A volte hai qualcuno in serie condizioni e dobbiamo dire ai parenti “Ci dispiace, non puoi venire con noi”. Si rendono conto potrebbe essere l'ultima volta che vedono i loro parenti vivi ed è davvero difficile per noi. Dobbiamo spiegare loro che dobbiamo seguire le procedure, ma è davvero difficile”.

Mario Isola non è stato però l'unico rappresentante del mondo della Formula 1 a partecipare in prima linea all'emergenza sanitaria legata al Coronavirus: nei giorni scorsi con la massima riservatezza che lo ha sempre contraddistinto anche l'ex Team Principal Ferrari Maurizio Arrivabene (messosi a disposizione nelle ultime ore della Protezione Civile di Madonna di Campiglio per partecipare alla task force che in Trentino dovrà occuparsi di mettere a punto la Fase due) ha voluto dare un contributo tangibile come autista volontario, accompagnando le persone malate in clinica. Un gesto apparentemente semplice, ma bellissimo umanamente parlando, che ci dimostra che anche lo sport (e in questo caso la Formula 1) nei momenti più duri e difficili è pronta a dare un segnale forte, con l'auspicio che questo brutto momento possa passare quanto prima.

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