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Il Brasile incompiuto di Neymar© AFPS

Il Brasile incompiuto di Neymar

La squadra di Tite ha chiuso il suo Mondiale perdendo con il Belgio una partita dai tanti rimpianti e anche sfortunata, che stava per raddrizzare nonostante le prove negative di alcuni suoi campioni. L'ennesima occasione buttata...

Redazione

06.07.2018 22:30

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Dopo l’impresa del Belgio si può dire che l’Europa domini il Mondiale con quattro semifinaliste su quattro, come nella storia era avvenuto soltanto altre quattro volte: nel 1934, nel 1966, nel 1982 e nel 2006. Ma tutto scompare di fronte all’uscita di scena del Brasile, che questa volta è stata meno drammatica e teatrale di tante altre. E proprio per questo fa più male: i rimpianti della squadra di Tite devono essere enormi, al netto del più clamoroso errore del VAR in questo torneo (rigore non dato al 56’ per fallo di Kompany su Gabriel Jesus, con risultato sullo 0-2), pennellata di Orsato anche se poi l'ultima parola è dell'arbitro in campo. 

Rimpianti prima di tutto perché molti singoli hanno giocato sotto il loro standard: disastroso Fernandinho, per l’autogol e il costante ritardo in quasi tutti gli interventi, poco lucido Paulinho, inferiore rispetto alle scorse settimane Coutinho, inesistenti Willian e Gabriel Jesus, fumoso e ormai battezzato come simulatore Neymar. In queste condizioni avere sfiorato più volte il 2-2 contro una delle migliori squadre del ranking mondiale, anche grazie alle mosse dell’allenatore (Firmino, Douglas Costa e soprattutto Renato Augusto), ed avere disputato un gran secondo tempo è stato quasi un miracolo. E per quello che si è visto i supplementari sarebbero stati giusti, anche se il Belgio ha fatto un’onesta partita di quelle che una volta avremmo definito all’italiana: muro Fellaini-Witsel davanti alla difesa e ripartenze con pallone gestito da un assatanato Hazard e da un buon De Bruyne.

La testa della squadra di Martinez è adesso alla Francia, quella del Brasile a un altro Mondiale scivolato via senza un vero perché. Quattro anni fa il Mineirazo, con le assenze di Thiago Silva e Neymar, era stato un colpo così grosso da sembrare irreale. Questa sconfitta con il Belgio è invece tremendamente concreta, essendo arrivata al termine di una partita normale e che poco si presta ad analisi visto che un episodio avrebbe potuto farla girare e senz’altro il Belgio non ha alcun merito nel modo in cui il risultato si è sbloccato permettendogli dai fare una partita catenacciara contro avversari stranamente poco centrati, troppo condizionati dall’assenza di Casemiro. Il resto lo hanno ha fatto la fortuna e le cattive prove di alcuni singoli, ma, va ripetuto, se il Brasile avesse rimontato sarebbe stato giusto.

Quando la Selecão viene eliminata si ha quasi la sensazione che sia finito il Mondiale, inutile negarlo. Inizia un altro quadriennio di speranze, forse ancora con Tite che ha poco da rimproverarsi, senza dover fare rivoluzioni perché la squadra è abbastanza giovane e può arrivare quasi in blocco a Qatar 2022, fatta eccezione per i difensori centrali visto che Miranda e Thiago Silva hanno quasi 34 anni. La copertina del dolore sarà dedicata inevitabilmente a Neymar, il terzo grande del pianeta su tre a tornarsene a casa con la sensazione di avere perso un treno che forse non passerà più: la stella del PSG avrà ancora almeno un tentativo per prendersi il suo Mondiale, scenario difficile per Messi e Cristiano Ronaldo, ma ancora una volta ha lasciato la sensazione di qualcosa di incompiuto. Non per il risultato, ma per il suo stesso modo di stare in campo. Peccato.

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