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Una Corea anche per i tedeschi© Getty Images,

Una Corea anche per i tedeschi

La più spenta Germania di sempre non è riuscita per la prima volta nella sua storia ed entrare fra le prime 16 di un Mondiale. Costruire una solida classe media non significa avere 11 giocatori con il fuoco dentro...

Stefano Olivari

27.06.2018 19:13

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Pensare alla Germania eliminata nella prima fase del Mondiale, dopo miliardi di articoli e servizi sulla grandezza del modello tedesco, sembrava un’ipotesi da bar. E invece anche la nazionale di Löw ha avuto la sua Corea, perdendo contro una squadra virtualmente già eliminata ma che ha onorato il torneo con una prova eccezionale, sfiorando una quantità industriale di gol in contropiede e vincendo per 2-0 grazie ai gol di Kim e Son nei minuti di recupero. Per la terza volta nelle ultime tre edizioni la squadra  campione in carica viene buttata fuori subito e non è soltanto un curiosità che coinvolge anche Italia e Spagna, ma già una parziale spiegazione del tracollo: il ‘vecchio’ gruppo è senza stimoli (come due settimane fa aveva osservato con preoccupazione Oliver Bierhoff) e i nuovi non sono all’altezza del recente passato, accontentandosi di eseguire il compitino.

Sembrava assurdo che dopo essere usciti miracolosamente vivi dalla partita con la Svezia, grazie alla prodezza di Kroos all'ultimo respiro, i tedeschi si lasciassero sfuggire l’occasione per passare il turno e magari finire nella mitica parte bassa del tabellone. E invece sono fuori dalle prime 16 del mondo per la prima volta nella loro storia (hanno partecipato a 19 edizioni su 21, considerando quella Ovest la vera Germania) e dalle prime 8 soltanto per la seconda. La squadra assemblata da Löw iniettando anche un po’ del sangue fresco della scorsa Confederations Cup, quello dei Goretzka e dei Werner, dei Kimmich e degli Hector, ha continuato con il suo tran tran convinta come tutti gli spettatori e gli scommettitori (la quota era 1,16) del mondo che alla fine il golletto necessario sarebbe arrivato per motivi di censo, di status, di vicinanza agli dei del calcio (o all’Adidas). La palla giusta è capitata sulla testa di Hummels, ma lui l'ha presa di spalla: fine.

L’allenatore aveva provato a dare una scossa escludendo dall’undici titolare Thomas Müller, riciclando Khedira dopo la frattura al setto nasale per Rudy e puntando sulle invenzioni di Ozil, ma nessuno è sembrato rendersi conto della gravità della situazione. Tutti a fare possesso palla e a giochicchiare, a volte anche rifiutando (plateale Ozil in più occasioni) tiri per riaprire il gioco alla tedesca, come abbiamo visto fare milioni di volte da interpreti a volte più bravi e sempre più motivati. Va detto che un normale attaccante in forma sarebbe bastato a risolvere una partita del genere, ma ancora una volta Werner ha dimostrato di essere a un livello più basso rispetto allo standard della Germania, mentre uscendo dalla panchina Müller e Gomez hanno combinato poco.

Gli effetti di un Mondiale sono devastanti, a volte fanno perdere la ragione. Il fatto che la Svezia abbia buttato fuori Olanda, Italia e Germania non significa che il suo movimento sia superiore a quelli dei tre paesi citati, in particolare a quello tedesco dove il sistema di produzione di calciatori funziona a meraviglia ed ha formato una solida classe media. Insomma, la Germania non è finita contro gli uomini di Shin ma certo è che a questo Mondiale si è presentata con atteggiamento impiegatizio. Colpa anche di Löw, visto che la qualità della rosa faceva comunque della sua squadra una delle favorite del torneo: ha rimescolato formazioni e tenuto sulla corda tutti, con il senno di poi la sua rivoluzione avrebbe dovuto essere ancora più radicale, presentando la stessa Germania che portò in Russia l’anno scorso. Senno di poi sempre discutibile, visto che l'unico innesto a livelli di decenza è stato Kimmich. Löw ha già un accordo con la federazione fino al 2022, in pochi lo discuteranno dopo tutto ciò che ha fatto come risultati ma anche a livello filosofico. Dopo 16 anni da capo-allenatore (più i 2 da vice di Klinsmann) e 165 partite il primo a non avere stimoli è però forse lui. 

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