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Eternità di Kazu Miura

Eternità di Kazu Miura

L'attaccante giapponese ha rinnovato il contratto con lo Yokohama FC, a quasi 51 anni di età. Autentica superstar in patria, con la maglia del Genoa non ha avuto fortuna nell'unica sua stagione italiana...

Stefano Olivari

11.01.2018 17:19

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I record di longevità vanno collocati nel loro contesto, con tutto il rispetto per la serie B giapponese, ma certo è che Kazuyoshi Miura ancora in campo a quasi 51 anni è una notizia che ha dell’incredibile. Al di là del livello dello Yokohama FC, stiamo parlando di un attaccante che è di fatto un professionista dall’età di 15 anni e che per il calcio giapponese ha avuto un’importanza storica ben superiore al suo valore tecnico, testimoniata dalle 89 presenze in Nazionale e dall’incredibile seguito popolare di cui gode in patria. Nel 1982 un quindicenne Miura andò in Brasile a studiare calcio, tornando in Giappone con poche apparizioni in campo (qualcuna però nel Santos, sul serio) ma con un bagaglio di esperienza notevolissimo che ne fece la prima vera stella giapponese della J-League, nata nel 1993.

Memorabile il suo passaggio al Genoa nell’estate del 1994: una scelta unicamente professionale, perché in patria guadagnava già benissimo (da un paio di mesi nella J-League era arrivato anche Totò Schillaci) ma voleva fare il salto di qualità come calciatore di livello internazionale, visto che fra le altre cose era anche il Pallone d’Oro asiatico in carica. Così nacque la complessa operazione che lo portò dallo Yomiuri Verdy al club all’epoca presieduto da Aldo Spinelli e allenato da Franco Scoglio, non esattamente entusiasta dell’arrivo del giapponese anche se all'inizio finse di imparare qualche parola di giapponese, con esiti spettacolari. Tutto gratis, perché sia l’ingaggio (un miliardo e mezzo di lire) che il costo del prestito (circa 3,5 miliardi) furono pagati da sponsor e al Genoa rimase anche in mano più di qualcosa, a cui aggiungere anche la sponsorizzazione Kenwood sulla maglia. L’arrivo da popstar alla Malpensa insieme alla splendida moglie Risako, una trentina di valigie e una decina di accompagnatori con mansioni varie, per non parlare dei connazionali giornalisti al seguito, sembrò confermare le perplessità del Professore, ma in realtà Miura si mise al lavoro con estrema umiltà.

Ottimo atleta, grazie al portoghese superò la barriera della lingua ma purtroppo si fece male quasi subito e fu operato al setto nasale dopo uno scontro con Franco Baresi. A fine novembre Scoglio fu esonerato e al suo posto arrivò Pippo Marchioro. La squadra era di buonissimo livello (Tacconi, Torrente, Galante, Signorini, Manicone, Ruotolo, Marcolin, Bortolazzi, Onorati, Van’t Schip, Skuhravy), ma non cambiò passo. Con Marchioro Miura ebbe qualche chance in più e nel derby del 4 dicembre segnò anche il gol del vantaggio rossoblu (poi vinse la Sampdoria 3-2), anticipando Zenga. Sarebbe rimasto il suo unico gol italiano, in una stagione che il Genoa chiuse con Maselli in panchina e la retrocessione in serie B dopo aver perso lo spareggio con il Padova. Gli infortuni gli avrebbero impedito di partecipare alla Coppa del Mondo 1998 (nelle qualificazioni aveva segnato 14 gol…) ed è per questo che fuori dal Giappone è meno considerato dei vari Nakata, Inamoto, Honda, Okubo e Nagatomo. Pur avendo girato mezzo mondo è stato ed è profeta soprattutto in patria. Se davvero comandassero gli sponsor Halihodzic non potrebbe esimersi dal portarlo in Russia, schierare un cinquantunenne sarebbe una mossa pubblicitaria strepitosa vista l'età media del pubblico televisivo. 

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