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Roma, la sincerità di Szczęsny

Roma, la sincerità di Szczęsny

Redazione

03.11.2015 ( Aggiornata il 03.11.2015 13:01 )

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«Se l'Arsenal mi richiamasse, direi di sì». Dov'è il problema? L'ammissione di Szczęsny - arrivata prima dell'erroraccio sul tiro di Medel - non è stata di gradimento ai tifosi della Roma. Forse non è ancora chiaro il fatto che il portiere polacco, stando alle strategie odierne, sia soltanto di passaggio nella capitale. Prestito secco dall'Arsenal fino al termine della stagione. Qual è adesso il nuovo gioco di Natale? Quello di criticare chi si esprime con la massima sincerità? Il peso che si sta dando alle parole di Szczęsny è piuttosto dovuto alle recenti prestazioni al di sotto delle aspettative, dopo un inizio di campionato straordinario. La grana, semmai, nasce a monte, dall'impossibilità (o incapacità?) di regalare alla squadra un portiere titolare, vista l'ormai altalenante affidabilità di chi difendeva i pali lo scorso anno, De Sanctis. E quello che sorprende è vedere la Roma declassata quasi a una società "satellite", perché questo almeno frulla nella testa dell'ex numero uno dei Gunners. Spararsi le proprie carte in Italia, da titolare, per riprendersi il posto perso a gennaio. Però adesso bisognerà fargli capire che a Londra c'è Petr Cech, che aveva vissuto un'esperienza simile al Chelsea per via di Courtois. E il secondo è Ospina, quello che gli ha soffiato la porta e che s'è guadagnato pure la nomina per il Pallone d'Oro. Nell'ultima partita contro l'Inter, è vero, ha sbagliato anche se chi ha commesso l'errore più grave è Garcia. Non nei contenuti, ma nei modi. Giustissimo criticare un tuo giocatore, un po' meno esporlo negativamente davanti a tutti i media. Soprattutto in una piazza come quella di Roma, abile più delle altre nel santificare e sconfessare un proprio adepto nel giro di pochi giorni. Dzeko è ancora fermo a una sola rete. Che facciamo, vogliamo cacciarlo prima del previsto? Siamo sicuri che qualcuno, dopo il gol di Destro a Bologna, abbia pensato a un paragone scomodissimo. Per non parlare di Doumbia, che sicuramente non ha i meriti per essere il centravanti di una squadra da scudetto, ma nemmeno è quel giocatore che ha lasciato l'Italia assaltato metaforicamente dal lancio di uova e pomodori. È Garcia che non sa gestire gli attaccanti? @damorirne

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