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Redazione

20.02.2014 ( Aggiornata il 20.02.2014 12:03 )

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Se uno segna un gol a una squadra italiana diventa automaticamente il miglior attaccante del mondo e Diego Costa non fa eccezione, nonostante le partite della Liga siano ben (non sempre, visto che l'HD ci ha fatto sparire vari canali) visibili su Fox Sports. Cose già dette e stradette, mentre non riusciamo ancora ad abituarci alla compravendita delle nazionalità sportive. Cioè dell'unica cosa che in teoria non sarebbe commerciabile: l'identità. Come è noto, l'attaccante brasiliano dell'Atletico Madrid è diventato spagnolo il settembre dell'anno scorso, a 25 anni e dopo 5 di residenza in Spagna (Ha giocato anche in Celta, Albacete, Valladolid e Rayo Vallecano). Tutto legale e fatto nel momento giusto, visto che Del Bosque dopo un colloquio privato gli ha detto che sarà sicuramente convocato per le prossime partite della nazionale campione del Mondo oltre che per il Mondiale brasiliano. È proprio questo il punto. Cosa è passato per la testa di Diego Costa, visto che Scolari gli aveva fatto capire chiaramente di tenerlo in considerazione? Glielo ha fatto capire con i fatti, convocandolo e facendolo giocare un anno fa per la Selecao nelle amichevoli contro Italia e Russia. Senza contare la concorrenza non eccezionale nel ruolo di prima punta in tandem con Neymar: Hulk (Zenit) è senz'altro inferiore al Diego Costa attuale, Jo (Atletico Mineiro) ha il fisico ma è tecnicamente di una categoria più bassa, gli altri nella testa del c.t. sono tutti leggerini o non da nazionale. In altre parole, come può un brasiliano rinunciare coscientemente alla certezza di giocare per la nazionale del suo paese in un Mondiale in Brasile nel momento migliore della propria carriera? Non stiamo parlando di Camoranesi, Thiago Motta o Osvaldo, gente che nel proprio vero paese non è mai stata tenuta in considerazione, ma di uno, come Diego Costa, che può scegliere. Ha scelto la Spagna, come da comunicazione da lui fatta alla CBF (la federazione brasiliana) lo scorso ottobre, con Scolari che ha subito chiuso la discussione: "Un brasiliano che non sogna di giocare con il Brasile il Mondiale nel suo paese , con la maglia di chi è stato cinque volte campione, merita di essere cancellato". Etica che a Scolari fa onore, visto che le sue possibilità di scelta sino ridotte tantissimo. La convenienza finanziaria di Diego Costa, poi, è tutta da dimostrare: dalla prossima stagione potrà giocare in Spagna come comunitario (nella Liga gli extra UE possono essere al massimo tre), ma non ci sembra che il posto fosse in pericolo e comunque è probabile che in estate l'Atletico provi a sfilare un centello (di milioni) dalle tasche dell'emiro di turno. Difficile anche pensare a un suo odio per il Brasile, che ha lasciato a 18 anni non con la valigia di cartone ma sotto la protezione dell'agente Jorge Mendes (curiosamente anche agente di Scolari, oltre che di Mourinho, Cristiano Ronaldo e mille altri) che lo piazzò in Portogallo al Braga e da lì fece partire tutto. Insomma, un colpo di testa. Non tutto ciò che è legale è anche giusto o intelligente.

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