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Redazione

11.02.2014 ( Aggiornata il 11.02.2014 11:28 )

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L'esonero o risoluzione del contratto, comunque si voglia definire l'accaduto, di Marco Branca da responsabile dell'area tecnica dell'Inter è stato il primo atto forte della gestione Thohir, ben più degli acquisti comunque utili di Hernanes e D'Ambrosio. Prima di fare un bilancio del suo decennio e passa di uomo mercato dell'Inter bisogna inquadrare questa mossa nell'inizio di guerra fredda fra Moratti e le sue vedove mediatiche con i nuovi arrivati dall'Indonesia (ma soprattutto dagli Usa, visto il management): Branca, legatissimo ai Moratti ed in particolare ad Angelo Mario (il figlio di Massimo, rimasto come vicepresidente per così dire di garanzia), avrebbe avuto in ogni caso i mesi contati ma cacciarlo adesso, subito dopo il mercato di riparazione, è stato un segnale molto preciso. Come a ribadire che il 70% delle azioni conta di più del 29 virgola qualcosa: una banalità a Jakarta, a Milano e nel resto del mondo, ma una banalità da ricordare nel momento in cui si sta riformando il partito di cultori dei bei tempi andati (già nefasto quando i bei tempi andati erano quelli della Grande Inter di Herrera). Una mossa resa opportuna dal venticello un po' razzista e molto nostalgico che sta circolando in certe redazioni e anche nei resti dello squadrone del Triplete, abituatisi all'idea che un grande ex calciatore debba avere assicurato un posto da dirigente senza avere dimostrato qualcosa in realtà minori. E' in fondo la storia dello stesso Branca, che dopo la chiusura da calciatore al Monza rientrò all'Inter come capo degli osservatori per diventare quasi subito responsabile dell'area tecnica. Per anni in tandem con Gabriele Oriali, che con Mourinho però quasi non si occupava più di mercato, poi dal 2010 senza quello che percepiva come un concorrente (e del cui allontanamento fu felice). Temi che di sicuro riaffronteremo, magari (chissà!) dopo il ritorno di Oriali dall'opinionismo Mediaset, intanto una riflessione sul significato di Branca nel momento in cui molti maramaldeggiano. Classica scelta morattiana, nel senso di essere messo in un posto senza precedenti esperienze in altre squadre ma soprattutto in quello di essere considerato uno di famiglia (già da quando era giocatore, dal 1995 al 1998 e quindi proprio nella prima fase dei 18 anni di Moratti padrone), Branca ha come tutti gli uomini mercato messo a segno grandi colpi e fatto grandi errori, ma in una società come è stata l'Inter negli ultimi anni è impossibile scindere i suoi meriti-colpe da quelli della proprietà. Di chi è il merito di Cambiasso a 24 anni a zero euro? E di chi è la colpa delle folli svendite, con giocatori in pratica messi fuori rosa (da Maicon a Sneijder), di campioni tuttora decisivi? Per non parlare della chiusura con il tentato scambio alla pari Guarin-Vucinic, grandissimo colpo per la Juventus e molto meno per l'Inter, bloccato da una rivolta popolare e dall'intervento notturno di Thohir. Di certo dal punto di vista mediatico il 'cattivo' della situazione è sempre risultato lui, secondo i suoi detrattori la sua vera funzione è proprio stata quella di parafulmini. Non è stato insomma un Sabatini (Pallotta è probabile che certi giocatori presi dalla Roma non li abbia mai sentiti nominare) e nemmeno un Marotta che è autonomo ma che mai nasconderebbe operazioni ad Agnelli. Branca stato l'unico tipo di dirigente possibile, non solo nel settore calciomercato ma anche in altri (marketing, comunicazione, finanza), in una società gestita in maniera familiare e paternalistica, con tutti i pro e i contro della situazione.

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