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Redazione

26.03.2012 ( Aggiornata il 26.03.2012 10:27 )

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La migliore Inter dell’anno, come sento ripetere da ieri e leggo oggi sui quotidiani, è uscita sconfitta per 2-0 dal campo della Juventus. Istruttivo. Qualcuno addossa la colpa a Ranieri, arrendevole nel togliere Obi e Poli invece dei senatori. Ma è soprattutto la prova ulteriore, definitiva, persino superflua, di una squadra a fine corsa. L’Inter non ne ha più dal dopo-Triplete. Maradona, solo ultimo in ordine di tempo, lo ha ripetuto sabato alla Gazzetta dello Sport. Dimostrazione che non serve neppure più una particolare vicinanza alla squadra o la lucidità di giudizio per rendersene conto. Possibile che non lo sappia Moratti? Ancora prima erano stati decine di opinionisti a dirglielo, molti addetti ai lavori, persino Rafa Benitez due anni fa, che a differenza di Gasperini non si lamentò a licenziamento avvenuto. Lo spagnolo denunciò per primo il bisogno disperato di rinnovamento, di muscoli e benzina, prosciugati nel biennio di Mourinho. Ma piuttosto che ascoltare l’invito, la società pensò di licenziare Rafa dopo il Mondiale per club, oggi che financo la qualificazione in Europa league pare un miraggio. L’ostracismo nei confronti di Benitez resta inspiegabile, così come la sgradevole ironia di Moratti su di lui in conferenza-stampa. Quasi che il problema fosse l’allenatore e non ciò che andava dicendo. Inutile ricordare chi abbia avuto ragione col tempo. Dicevo: tutti sanno, tutti sappiamo che l’Inter del Triplete - grande e immensa - non esiste più da un bel po'. Possibile che non se ne sia accorto il solo Moratti? In realtà il presidente lo sa benissimo, meglio di chiunque altro, semplicemente non può farci nulla. Con 334 milioni di debito, senza neanche la Champions il prossimo anno, all’Inter restano pochissime opzioni. Con un calcolo fatto a spanne, Moratti ha speso in quindici anni oltre 1.000 miliardi di vecchie lire. Sicuramente si è già ricomprato dieci volte la società, cioè ha decuplicato il costo iniziale. Uno sforzo che non si può più reggere a queste ritmi, soprattutto oggi che la crisi economica morde e che ci sarebbe bisogno di rifondare la squadra, di comprare grandi campioni affermati sul mercato internazionale. Ho scritto qualche settimana fa che non mi sorprenderebbe l’addio di Moratti dal calcio, appena pochi giorni prima che iniziassero le voci su possibili cessioni agli sceicchi indonesiani. Il problema però è proprio qui: una società fortemente appesantita e con nessun asset concreto (due mali di tutti i nostri grandi club), fa poca gola agli investitori stranieri. Insomma, siamo a un punto delicato, forse il passaggio più sofferto e difficile di tutti i quindici anni di Moratti. Solo una fortuna può tirarlo fuori dalle secche: un allenatore capace di lavorare con l’esistente, senza pretese particolari, ma di altissima resa. Per questo Moratti prende tempo e osserva. PS La vittoria dei giovani nerazzurri nella NextGen Series è una boccata d’ossigeno, un invito a proseguire. Chi critica oggi Moratti si ricordi sempre quale sarebbe l’alternativa. Il niente. Twitter@matteomarani [poll id="9"]

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