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La seconda volta della Nuova Zelanda

Redazione

24.10.2011 ( Aggiornata il 24.10.2011 16:13 )

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Proprio come avvenne nella prima edizione, quella del 1987, anche in quella appena terminata, la Nuova Zelanda conquista il titolo mondiale di fronte al proprio pubblico e superando la Francia all’atto conclusivo. Gli All Blacks raggiungono a quota due titoli Sudafrica e Australia mentre per i transalpini è la terza Webb Ellis Cup persa in finale (alle due con i neozelandesi va aggiunta quella del ’99 contro l’Australia). La finale di Auckland è stata vinta per un solo punto dagli uomini di Graham Henry, ma considerando l’intero svolgimento del torneo, la Coppa ha senz’altro trovato il padrone più degno: la Nuova Zelanda ha vinto infatti tutti gli incontri disputati, e finale a parte, tutti con margini che non lasciano spazio a recriminazioni avversarie. Le due finaliste si erano tra l’altro già incontrate nella fase a gironi, sempre ad Eden Park, ad un mese esatto dalla finale: in quell’occasione non ci fu storia e i Tutti Neri vinsero 37-17. LA FINALE. La finale invece è stata decisamente più livellata: solo due mete messe a segno, una dal pilone neozelandese Woodcock e una dal capitano francese Dusautoir, nominato “giocatore dell’anno” dall’International Rugby Board. La differenza è venuta dai calci: ai cinque punti di meta, la Francia aggiunge soltanto la trasformazione da due punti di Trinh-Duc; la Nuova Zelanda, che invece la trasformazione post-meta l’aveva fallita con Weepu, trova i suoi tre punti decisivi con un calcio piazzato di Donald (significativo che li metta a segno proprio lui, subentrato nella prima frazione all’infortunato Cruden, la cui uscita dal campo era coincisa col calo della squadra). Quando i padroni di casa vanno sull’8-0, pare tutto scritto, anche se in campo c’è una buonissima Francia, che reagisce fino all’8-7, ma non riesce a mettere a segno altri punti. È probabile che Trinh-Duc, subentrato all’infortunato Parra dopo un quarto d’ora, ripenserà a lungo all’occasione che ha avuto a metà ripresa, quando ha fallito il calcio piazzato del sorpasso. La squadra di Lièvremont ha come giustificazione proprio l’uscita dal campo di Parra, che in semifinale col Galles, per dire la sua importanza, realizzò tutti e nove i punti con tre calci piazzati. In finale, anche Yachvili ne ha sbagliato uno. Ma a dire il vero, ai Coqs di giustificazioni non ne servono; hanno giocato alla pari contro la squadra più forte e senza alcun timore reverenziale (persino durante l’haka, i francesi hanno dimostrato carattere sanguigno avvicinandosi agli All Blacks): evidentemente nemmeno questa volta era il turno dei Blues, che devono rimandare a chissà quando, l’appuntamento con la storia (la Francia è la squadra con più secondi posti). Gli ultimi minuti di gara sono stati di puro congelamento da parte dei neozelandesi, forse anche impauriti dal punteggio in bilico, dal ricordo dell’eliminazione perpetrata dalla Francia quattro anni fa e dal tabù che da troppo tempo li vedeva scalzati dal gradino più alto del podio. Al fischio del sudafricano Craig Joubert, il nervosismo lascia spazio alla gioia, e può partire la festa dei kiwi: il capitano McCow alza la Webb Ellis Cup al cielo, la gioia dei tifosi si manifesta negli spalti di Eden Park e si riversa nelle strade. IL TORNEO. Inghilterra e Australia, rispettivamente vincitori degli ultimi Sei e Tre Nazioni, hanno lasciato il passo alle due finaliste. I britannici sono usciti ai quarti contro la Francia, un po’ a sorpresa, viste le proporzioni (non tanto per il 12-19 finale, ma per lo 0-16 del primo tempo); l’Australia, che sognava in grande dopo aver sbattuto fuori ai quarti i campioni in carica del Sudafrica (che nonostante un deludente risultato, può almeno consolarsi con Morné Steyn, miglior marcatore), chiude la sua corsa in semifinale contro la Nuova Zelanda con un 6-20. I Wallabies si piazzano terzi grazie alla finale del terzo posto vinta sulla rivelazione Galles, che per poco non sgambettava la Francia in semifinale (9-8 il risultato). Nella fase a gironi, non hanno fatto male nonostante l’eliminazione Tonga (rea di essere inserita nello stesso girone delle due finaliste), Scozia (incredibili le due partite gettate via con Argentina e Inghilterra nei minuti finali. Quella coi sudamericani ha di fatto sancito l’eliminazione), Samoa e Italia: queste quattro, grazie al terzo posto del girone, hanno già il biglietto per la prossima edizione, che si disputerà in Inghilterra nel 2015. Le altre otto (Giappone, Canada, Romania, Georgia, Usa, Russia, Figi e Namibia) se vorranno risedere al banchetto delle magnifiche venti, lo dovranno fare passando per le qualificazioni. Oltre alla Nuova Zelanda, la cui supremazia è stata evidente sin dalle prime partite (41-10 con Tonga, 83-7 col Giappone, 37-17 con la Francia e 79-15 col Canada), anche l’Irlanda (ricordiamo che la nazionale irlandese include sia l’Eire che l’Irlanda del Nord), il Sudafrica e l’Inghilterra hanno vinto i loro gironi con quattro successi su quattro incontri. Al contrario, Russia, Romania e Namibia sono le uniche tre squadre che hanno perso ogni gara, ma i russi (unica novità rispetto al 2007, al cui posto c’era il Portogallo) chiudono con 1 punto, grazie al bonus guadagnato contro gli Stati Uniti (un punto di bonus veniva assegnato nella fase a gironi a chi avesse perso con meno di sette punti di scarto e a chi riuscisse a fare almeno quattro mete). La Namibia ha l’aggravante della peggior batosta del torneo: l’87-0 subito per mano del Sudafrica. Oltre a queste tre compagini, anche il Giappone, unica rappresentante dell’Asia, termina la kermesse senza vittorie, ma si salva per il pareggio ottenuto col Canada, unica partita finita in parità dell’intero torneo. Il movimento giapponese è comunque in crescita: oltre ad essere fresco campione della Pacific Nations Cup, ospiterà in casa propria la Coppa del Mondo nel 2019. Fa invece un piccolo passo indietro rispetto alla scorsa Coppa del Mondo l’Argentina. Terza nel 2007, la nazionale allenata da Santiago Phelan è uscita ai quarti, contro i padroni di casa. Dall’anno prossimo, potranno trovare la rivincita su incontri ufficiali: dal 2012, il Tre Nazioni di Nuova Zelanda, Sudafrica e Australia, sarà allargato anche ai bianco-celesti. L’ITALIA. Per gli Azzurri si chiude l’epoca di Nick Mallett, iniziata nel 2007. L’allenatore sudafricano ha fatto fare dei progressi notevoli al movimento italiano, peccato non esser riusciti a passare per la prima volta la fase a gironi della Coppa del Mondo. Come nel 2007 a Saint-Etienne con la Scozia, anche quattro anni dopo l’Italia arriva all’ultima gara del girone con l’obbligo di vincere il confronto diretto, questa volta contro l’Irlanda. Archiviata la sconfitta iniziale con l’Australia (6-32), gli Azzurri erano stati bravissimi a rientrare in corsa nelle due gare successive, ottenendo due vittorie con tanto di punto di bonus, contro Russia (53-17, miglior successo in una Coppa del Mondo per la nostra nazionale) e Stati Uniti (27-10): dopo un primo tempo giocato ad armi pari con i Verdi, c’è stato il crollo nel secondo (36-6 per gli irlandesi il punteggio finale). Il sogno di passare alla seconda fase, impresa finora mai riuscita, è rimandato al 2015 in Inghilterra, sotto la nuova guida tecnica del francese Jacques Brunel. Giovanni Del Bianco delbianco.giovanni@gmail.com I risultati: Gruppo A: Nuova Zelanda-Tonga 41-10, Francia-Giappone 47-21, Tonga-Canada 20-25, Nuova Zelanda-Giappone 83-7, Francia-Canada 46-19, Tonga-Giappone 31-18, Nuova Zelanda-Francia 37-17, Canada-Giappone 23-23, Francia-Tonga 14-19, Nuova Zelanda-Canada 79-15. (Classifica: Nuova Zelanda 20, Francia 11, Tonga 9, Canada 6, Giappone 2) Gruppo B: Scozia-Romania 34-24, Inghilterra-Argentina 13-9, Scozia-Georgia 15-6, Argentina-Romania 43-8, Inghilterra-Georgia 41-10, Inghilterra-Romania 67-3, Argentina-Scozia 13-12, Georgia-Romania 25-9, Inghilterra-Scozia 16-12, Argentina-Georgia 25-7. (Classifica: Inghilterra 18, Argentina 14, Scozia 11, Georgia 4, Romania 0) Gruppo C: Australia-Italia 32-6, Irlanda-Stati Uniti 22-10, Russia-Stati Uniti 6-13, Australia-Irlanda 6-15, Italia-Russia 53-17, Australia-Stati Uniti 67-5, Irlanda-Russia 62-12, Italia-Stati Uniti 27-10, Australia-Russia 68-22, Irlanda-Italia 36-6. (Classifica: Irlanda 17, Australia 15, Italia 10, Stati Uniti 4, Russia 1) Gruppo D: Figi-Namibia 49-25, Sudafrica-Galles 17-16, Samoa-Namibia 49-12, Sudafrica-Figi 49-3, Galles-Samoa 17-10, Sudafrica-Namibia 87-0, Figi-Samoa 7-27, Galles-Namibia 81-7, Sudafrica-Samoa 13-5, Galles-Figi 66-0. (Classifica: Sudafrica 18, Galles 15, Samoa 10, Figi 5, Namibia 0) Quarti di finale: Irlanda-Galles 10-22, Inghilterra-Francia 12-19, Sudafrica-Australia 9-11, Nuova Zelanda-Argentina 33-10. Semifinali: Galles-Francia 8-9, Nuova Zelanda-Australia 20-6. Finale per il terzo posto: Galles-Australia 18-21. Finale: Francia-Nuova Zelanda 7-8.

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