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Redazione

13.09.2011 ( Aggiornata il 13.09.2011 15:21 )

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Io continuo a chiamarlo Gasperini e condivido il richiamo di Gianni Mura alla Gazzetta dello Sport. Troppo fumettistico e giovanilistico ridurlo a Gasp. Ma più ridicola, involontariamente comica, è stata la difesa interista a Palermo. Se i dati scovati sui giornali sono giusti, l’Inter non subiva quattro gol in campionato da più di un lustro. Per dire che è una cosa piuttosto rara quella che è capitata di vedere a Palermo domenica sera, nella seconda uscita ufficiale di Gasperini (con seconda sconfitta rimediata, dopo la Supercoppa italiana). Anche qui ci sono voluti 90 anni per assistere a due ko iniziali. Gasperini è un allenatore che diverte. Purtroppo, non solo i propri tifosi, ma anche quelli avversari. Lo dice la sua storia, lo spiega il suo curriculum. Il suo ultimo Genoa, mi riferisco a quello con cui ha concluso un’intera stagione due anni orsono, arrivò a incassare 61 reti, seconda peggiore difesa del campionato, superato unicamente dal Siena retrocesso. Tantissimi gol segnati e tanti incassati, complice in quest’ultimo caso una difesa a tre che ha complicato i piani. All’Inter si gioca con la linea più classica dai tempi di Mancini e la tradizione qualcosa conta. Aggiungo che Nagatomo e Jonathan non sono laterali in grado di fare tutta la fascia, meglio forse mettere Zanetti in quel ruolo e non in quello di centrale di sinistra, visto che potrebbe starci Ranocchia. Costava davvero molto all'allenatore adeguarsi alla situazione ricevuta e non tentare un impianto genetico? Salvo tentare ora una correzione in corsa per salvare il posto. Comunque sono tutti e solo discorsi, che valgono il tempo che trovano. La verità è che in una settimana, tra Trabzonspor e Roma, il tecnico piemontese si gioca già tutto. Dovrà dimostrare di essere entrato nell’ambiente interista, di averne colto il cuore e l’essenza, cosa che finora non mi è parsa. Dovrà soprattutto blindare la difesa e dimostrare rapidamente che Zarate ha un ruolo definito. Per inciso, non è un laterale, ma una seconda punta. Le frizioni con Moratti sono tangibili da tempo, figlie anch'esse di una scelta che è suonata come ripiego estivo di fronte alla fuga di Leonardo e alla mancanza di alternative. Le stilettate su Pazzini e la difesa a tre hanno fatto capire molto. Marco Branca cerca la mediazione, visto che il grande elettore è lui. Come un anno fa lo fu di Benitez. Trovate analogie? Io sì, purtroppo molte. [poll id="1"]

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