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Redazione

25.06.2011 ( Aggiornata il 25.06.2011 15:41 )

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Con un ritardo di cinque anni, un'inezia nella narcolettica Italia, si avvicina il momento della verità sullo scudetto 2006. Le ultime indiscrezione, alcune riportate anche stamani sulla Gazzetta, fanno propendere per la cancellazione del titolo dato all'epoca all'Inter. Potrebbe succedere in luglio. A spingere il procuratore Stefano Palazzi verso questa delicata e controversa decisione, le intercettazioni tra Facchetti e Bergamo che - se scoperte nel 2006 - sarebbero costate addirittura il deferimento alla società nerazzurra. Non è mai bello citarsi, anzi è proprio sgradevole, ma non posso dimenticare il clima avvelenato di quei giorni. Per i massimalisti, molti dei quali presenti nella mia categoria prima della generale conversione, si passava per moggiani o per complici della piovra a dichiararsi contrari all'assegnazione di qualunque titolo in quel calcio malato. La motivazione era la stessa che viene portata avanti oggi dagli opinionisti convertiti: era molto più dirompente un vuoto scolpito nell'albo d'oro che un titolo fittizio, a sua volta fonte di mille guerre e di crociate, caricato dalle parti di un odio ideologico. Il vuoto avrebbe rappresentato un monumento perenne alla sporcizia che accompagnò il nostro calcio in quegli anni e non avrebbe spaccato in due il Paese. Il calcio italiano, nel quale vivevo e che in parte conoscevo, si spartiva accordi e omertà con il denaro. Le grandi, Inter compresa, stavano al tavolo buono della Lega, unite dai danè che non schifavano nessuno, mentre le piccole dovevano semplicemente guardarsi dalla ritorsione arbitrale in caso di eccessiva opposizione. Sappiamo chi si occupava del lavoro sporco. E la prova fu la Fiorentina. Certo: in questo gioco perverso c'era chi ci guadagnava di più, sfruttando meglio le debolezze del sistema. Ecco perché il Bologna, il Chievo o il Brescia furono le vere vittime di Calciopoli. Ma era un moloch contro cui pochissimi si scagliavano. Ricordo Zeman, Franco Baldini, ma ahimè nessuno dei tanti che hanno poi rivendicato la loro verginità. Lo scudetto fu assegnato da Guido Rossi, sentiti i famosi saggi. Con il tempo, tutti e tre hanno dichiarato di essere contrari alla decisione. Per cui mi chiedo chi la prese davvero. Forse il solo Rossi? Forse l'avvocato Nicoletti? Fu un errore, figlio della fretta e del clima arroventato. Ripeto la mia idea "storica": l'Inter fu clamorosamente danneggiata negli anni di Simoni (1998) e Cuper (2002), non in quelli di Roberto Mancini (2005 e 2006). E ora proviamo a girare pagina.

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